verso Charles Butler. «Altre idee sullo spaventapasseri?»
«Io credo che fosse molto legato a Natalie Homer. Ha ripetuto il suo omicidio due volte.»
«Puo darsi, ma e solo una teoria.» Coffey si rivolse ai detective: «Io metto Gary Zappata sulla lista dei sospetti».
Il pugno di Mallory si abbatte sul bracciolo della sedia. «Cosa diavolo…»
«Detective Mallory.» Il tenente sollevo la mano per zittirla. «Lo sapevi che suo padre era un detective? Proprio cosi, e anche Zappata voleva diventarlo.» Coffey si volto verso Charles. «E quasi riuscito a farsi licenziare. Per questo il sergente Bell gli ha suggerito di entrare nei pompieri, nella squadra del capo. Cosi avrebbe potuto portare una pistola e giocare al detective.»
Riker annui. Era tipico di Bell: cercare di farsi amico un poliziotto psicopatico.
«L'altra notte,» disse Coffey «Zappata e comparso sulla scena del delitto e ha preso in mano la situazione.»
Le unghie rosse di Mallory tamburellavano sul bracciolo. «Sicche Zappata impiccherebbe le donne per fare carriera.»
«Lasciami finire, Mallory.» Non era una richiesta. Coffey le stava ordinando di tapparsi la bocca. «Era presente anche sulla scena del delitto Harper. La sua faccia spicca tra la folla nelle fotografie.»
«Avra intercettato la radio della polizia» disse Riker.
Il tenente lo ignoro. Si rivolse a Butler: «Dopo che ebbe lasciato la polizia fu giudicato capace di tornare armato di fucile per vendicarsi degli ex colleghi. Questo ti aiuta a inquadrare il personaggio». Coffey frugo tra le carte sul tavolo finche non trovo il rapporto che voleva. «Zappata e entrato in servizio nel momento in cui il pronto intervento riceveva la chiamata a proposito di Sparrow. La caserma dei pompieri si trova a due isolati dalla scena del delitto. Sono sorpreso che il loro cane non abbia fiutato l'incendio prima.»
«Stai dicendo che l'avrebbe impiccata e poi si sarebbe fatto due isolati di corsa fino alla caserma per crearsi un alibi?»
«Si, Mallory.» Coffey fece una pausa, per sottolineare che qualunque forma di sarcasmo poteva essere considerata insubordinazione. «Quel nodo e una morte lenta gli hanno fatto guadagnare del tempo. Ma voleva che morisse.» Si volto di nuovo verso Charles. «Secondo il rapporto dei colleghi, ha ostacolato gli altri pompieri che volevano tirare giu Sparrow.»
Riker osservo Mallory. «Potrebbe essere.» Ma in realta intendeva:
«Potrebbe avergliene parlato suo padre» disse Coffey. «Considera tutti i dettagli che non quadrano. Sapeva che c'erano delle candele, ma non sapeva quante. Sapeva che c'era un cappio, ma non sapeva di che tipo. Informazioni di terza mano. Vent'anni fa il padre di Zappata puo aver avuto qualche contatto con uno dei poliziotti coinvolti. Stiamo verificando…»
«Non c'e stato nessun incendio nell'appartamento di Kennedy Harper. Se Zappata fosse…»
«Forse stava facendo pratica, Mallory. O forse conosceva quella donna. Supponi che abbia ucciso Sparrow solo per sviarci…»
«No» disse Mallory. «Tu
Riker poteva testimoniarlo. Era difficile mettere paura a Sparrow. Era sopravvissuta a un accoltellamento che avrebbe ucciso una donna meno tenace. Quindici anni piu tardi dimostrava di essere ancora dura a morire.
A dispetto di quanto dichiarato dal suo medico, era sopravvissuta un'altra notte.
Jack Coffey sorrideva a Mallory: cattivo segno, sempre. «Allora perche Sparrow non ha fatto fuori l'assassino. Non lo sai? Te lo dico io. L'ha aggredita al buio, la lampadina sopra la porta era svitata.»
Riker si guardo le scarpe. Sapeva cosa sarebbe successo. Aveva dimenticato di dirle…
«Ancora una cosa» disse Coffey. «Riker ha richiamato la Scientifica perche rilevasse le impronte sulla lampadina: c'erano quelle di Zappata.»
Riker guardo Mallory. Sorrideva e scuoteva la testa. «E con questo,» disse «non e certo strano trovare le impronte di un pompiere sul luogo di un incendio.»
Riker sapeva che Coffey non avrebbe cambiato idea, ma sapeva anche che avrebbe passato la giornata a rimuginare. E se Mallory avesse avuto ragione? Se il killer si stesse preparando a colpire di nuovo?
Mentre sua madre sorseggiava una bibita insieme a un'altra mamma, il bambino si era allontanato, attirato dal ronzare delle mosche intorno al bidone dell'immondizia. Si prese un bello spavento scoprendo quella specie di macchia nera che si muoveva freneticamente sopra qualcosa di piccolo e puzzolente. L'erba di Tompkins Square gli faceva il solletico alle ginocchia. Si chino per osservare gli insetti ronzanti: cosa stavano mangiando? Forse la loro preda era ancora viva. Il bambino sposto la carne marcia aiutandosi con un bastone. Era un'operazione difficile, la preda era viscida, sicuramente morta. Un po' deluso, continuo a guardare l'ammasso vibrante di zampe, ali, corpi neri e lucidi. Il ronzare degli insetti era infernale, eccitante. Poi il bambino noto un uomo in jeans e cappello da baseball seduto sulla panchina. Non si muoveva. Sembrava morto, come la carne sotto le mosche, ma nessun insetto gli ronzava intorno. Il bambino si avvicino alla panchina e senti odore di insetticida. Quel borsone grigio posato per terra conteneva la roba che usava sua madre per ammazzare gli insetti. C'era anche un grosso barattolo di vetro, pieno di mosche. Alcune ronzavano ancora.
Un collezionista.
Bene, adesso il mondo aveva di nuovo un senso. Il bambino collego l'uomo all'esca di carne putrida nel cestino: in quel modo il collezionista non doveva inseguire le mosche una a una. L'uomo sembrava non averlo notato. Non muoveva gli occhi, restava immobile. Il bambino rimase in attesa di un segno di vita, e dopo un po' decise che era morto stecchito. Per esserne sicuro, gli sfioro una gamba con il bastone.
Il morto volto la testa.
Il bambino si mise a gridare. La madre arrivo di corsa, lo strinse a se e lo porto via. Il bambino, in braccio alla madre, si volto. Il morto indossava un paio di guanti gialli di gomma, e si era chinato sopra al nugolo ronzante nel cestino spruzzando l'insetticida.
La giovane attrice si era guadagnata un posto a sedere sulla metropolitana infilandosi fra due passeggeri e una valigia. Si preparo al lungo tragitto fino all'East Village. Dopo aver ispezionato la giacca, tolse un lungo capello biondo dal bavero. Il lino azzurro era dello stesso colore di suoi occhi. Era il vestito piu costoso che avesse mai avuto. Lo considerava una sorta di portafortuna, anche se non gliene aveva portata granche nelle ultime audizioni. I corpi sudati premevano. Dalla borsa estrasse qualche cartolina e scrisse le solite bugie settimanali alla madre e alla nonna. Prese in prestito una frase scritta su un manifesto pubblicitario appeso ai finestrini,
Qualcuno la urto con una sacca di tela.
«Stia attento!» sbraito da brava newyorkese. Poi alzo lo sguardo e vide i jeans sbiaditi di un uomo a pochi centimetri dalla sua faccia. Puzzava d'insetticida. Abbasso lo sguardo sulle cartoline e scrisse:
Voleva tornare nell'Ohio.
L'anno precedente si era aggiudicata il lavoro di tutte le aspiranti attrici: cameriera in un fast food. Era stata un'amara sorpresa per la madre e la nonna, entrambe cameriere sedotte e abbandonate da qualche camionista. La nonna aveva risparmiato per mandarla a New York, dove i ristoranti per camionisti non esistevano. Sua madre, le spediva le mance.
L'aria condizionata non funzionava, e l'attrice odiava gli altri passeggeri che le rubavano ossigeno prezioso. Una donna la fissava con aria truce. Un'altra masticava un hamburger. La carne sembrava pulsare, cipolle e rivoli