di maionese sgusciavano dal pane umido, e l'odore di fritto si mescolava a quello di sudore e insetticida. Stella rimise la cartolina nella borsa e inizio a inventarsi una nuova bugia, questa volta per il suo agente. Come spiegare che un'idiota senza nessuna esperienza le aveva soffiato la parte?
Mancava una fermata ad Astor Place, era vicina a casa. La donna con l'hamburger si alzo lasciando sul sedile una macchia di unto. Nessuno occupo il posto. In quel pigia-pigia alzarsi, e allontanarsi dall'uomo in piedi di fronte a lei si annunciava difficoltoso. Senti un prurito al braccio. Fece per grattarsi e tocco qualcosa di vivo.
Una grossa mosca nera. Anzi, una cascata di mosche che ora le pioveva sulla testa, una piaga di proporzioni bibliche. Incredibile, erano quasi tutte morte. Le poche ancora vive le si arrampicavano addosso, stordite.
Sulle gambe.
No!
A quel punto scatto in piedi, scuotendo i capelli. Le mosche cadevano a terra a manciate. Stella urlo, poi anche gli altri passeggeri. Gli insetti scricchiolavano sotto le scarpe mentre saltava per scrollarseli dai vestiti. Quella danza isterica divento collettiva. Tutti battevano i piedi, agitavano le braccia. Un passeggero stacco inavvertitamente il biglietto attaccato alla schiena di Stella. Il treno freno, le porte finalmente si aprirono. Il pezzetto di carta e il suo messaggio sparirono, trascinati via dal tacco di una donna.
9
Charles Butler, al centro della sala operativa della Crimini Speciali, osservava le fotografie. Ciascuna delle pareti laterali era dedicata a una delle due donne impiccate. La sua attenzione fu attirata dalla parete posteriore. Le mosche morte intorno al cappello da baseball dello spaventapasseri costituivano un tocco di creativita. Si rivolse al detective accanto a lui. «Davvero l'ha fatto Ronald Deluthe?»
«Si.» Riker armeggiava con un piccolo registratore. «Quel ragazzo finira per piacermi.»
«Allora perche non smetti di trattarlo come se fosse un ragazzino mezzo scemo?»
«Va bene, gli offriro una birra. E il massimo onore che posso concedere a una recluta.» Riker alzo il volume del registratore. Poche parole pronunciate in tono piatto. Era la voce dello spaventapasseri, grigia, senza una punta d'emozione, senza la profondita della disperazione.
Charles osservo le altre pareti coperte di appunti, rapporti, fax, foto. Disordine, troppe mani e troppi cervelli intenti a occuparsi di un solo caso. «Possiamo portare via questa roba?»
«No» disse Riker. «Non possiamo spostare niente. E non possiamo neppure copiarla. Ordini di Coffey. Quindi devi leggerti tutto.»
Charles comprese che il suo ruolo era quello di macchina fotocopiatrice umana. Doveva leggere tutto il materiale sull'omicidio di Kennedy Harper e immagazzinarlo grazie alla sua memoria eidetica. Gli appunti dell'autopsia erano stati appesi da Mallory, senza dubbio. Una piccola oasi di ordine.
Riker alzo il volume del registratore. «Ascolta attentamente, ancora una volta.»
«Intervalli regolari» disse Riker. «Sappiamo che e un rumore automatico. I tecnici sostengono che potrebbe trattarsi di un nebulizzatore per le piante. Potrebbe essere in un negozio di fiori o in un vivaio.»
«Escluderei che abbia chiamato dal posto di lavoro» disse Charles. «Se fosse nervoso, preoccupato di essere interrotto, lo capiresti dalla voce. Invece e piatta, assolutamente monocorde.» Ascolto un altro frammento poi,
«Sparrow» disse Riker. «Nient'altro.»
Era arrivata Mallory. Charles non sapeva da quanto. Un gatto che camminasse su un cuscino avrebbe fatto piu rumore. Si chiese se si divertisse a spaventare le persone sorprendendole a quel modo. Come adesso con Riker, che improvvisamente la vide passeggiare lungo la parete. Mallory mostro poco interesse per le foto del corpo nudo di Sparrow. Solo l'ingrandimento di una vecchia cicatrice sul fianco attiro la sua attenzione, un grosso nodo di carne cresciuto intorno a un foro. Chiuse gli occhi, un piccolo gesto significativo. Charles capi che lei e Sparrow avevano in comune molto piu di un vecchio tascabile sottratto sulla scena del delitto. Mallory alzo lo sguardo e vide Charles che la fissava.
«Cosa vuoi?»
«C'e un dettaglio che mi incuriosisce.»
Charles ritorno alle fotografie scattate in ospedale. Il relativo rapporto, redatto nella rigida grafia di Mallory, portava la firma di Edward Slope. Indico la fotografia della cicatrice. «Evidentemente Slope l'ha esaminata a fondo, ma nei tuoi appunti, Mallory, non c'e traccia delle sue osservazioni.»
«E una vecchia storia» disse lei. «Non ha niente a che fare con questo caso.»
«Allora sai com'e successo.»
Riker si allontano da loro in tutta fretta. Era un avvertimento per Charles: stava addentrandosi nel personale campo minato di Mallory.
«E una vecchia ferita da arma da taglio. Molto vecchia. Una perdita di tempo.» Strappo la fotografia dalla parete. «Non dovrebbe nemmeno essere qui.»
«Ma hai detto a Coffey che Sparrow era abile con il coltello.»
«Nessuno era piu abile di lei.» Charles intui il lavorio di un cervello brillante dietro quegli occhi verdi.
A causa del suo handicap, quella faccia che tradiva ogni emozione, le persone comunemente credevano che Charles non fosse in grado di capire quando gli altri mentivano. Era uno sbaglio che Mallory non aveva mai commesso. Charles sapeva che lei si stava chiedendo quale mezza verita convenisse raccontargli.
«Non e stata una rissa» disse lei. «Sparrow non vide il coltello arrivare.»
«Qualche problema di vista?»
«Non esattamente.» Mallory appallottolo la fotografia, poi la rigiro tra le mani. Abbasso la voce. «O meglio, era accecata da uno scherzo.» La palla di carta spari nel pugno di Mallory. «Quando fu accoltellata, Sparrow stava ridendo.» Mentre Charles era ancora concentrato sulla sparizione della pallina di carta nella mano di Mallory, un'altra mano punto un indice laccato di rosso contro il suo petto. «Vedi di dimenticare quella cicatrice» ordino. «Intesi?»
Mallory attraverso la stanza e usci. Charles sperava che sbattesse la porta, avrebbe significato che era arrabbiata, che lui l'aveva semplicemente infastidita. Ma le cose non stavano cosi. L'aveva ferita. Non avrebbe mai piu menzionato la cicatrice di Sparrow, mai piu. Aveva capito che in qualche modo quella cicatrice era anche quella di Mallory. In ogni caso, la fotografia era ben impressa nella sua mente. Non poteva ignorarla. A quel punto comincio a collegare tutti gli elementi, un vecchio scontrino della libreria di Warwick, la dedica a una bambina sul frontespizio di un romanzo western. Quando Mallory aveva assistito a quell'episodio di violenza?
Adesso che il campo era di nuovo sicuro, Riker gli torno accanto spegnendo il cellulare: «Charles, ho esaudito il tuo desiderio. Ho dato a Duck Boy un vero incarico. Accompagnera Geldorf a interrogare il detective che trovo il corpo di Natalie Homer. Contento adesso?»
Contento non era la parola giusta.
Deluthe aveva scritto in cima alla pagina il nome della persona interrogata, il primo a entrare nell'appartamento di Natalie Homer. Aveva descritto l'appartamento di Alan Parris, annotando la tappezzeria logora, i muri scrostati, la polvere e lo sporco. Era la casa di un uomo che aveva toccato il fondo prima di compiere quarantadue anni. Il fascicolo personale di Parris riportava solo i dati della sua breve carriera nella polizia di New York, ma il cestino della spazzatura, stracolmo di lattine di birra, indicava un serio problema di alcolismo. Il lavandino della cucina straripava di piatti sporchi. S'intravedeva una tazza da te incrinata, con un