Riker offri una tazza di caffe a Charles che sedeva impacciato a quel piccolo tavolo, progettato per corporature normali. Ma l'uomo aveva chiesto un posto appartato e non esisteva posto piu tranquillo di una cella. «Possiamo proseguire a casa tua, se preferisci.»

«No, va tutto bene, davvero.» Charles sorseggiava il caffe fingendo che fosse buono. «Ancora una domanda.»

«Spara.» Il detective giro la sedia e si mise a cavalcioni abbracciando lo schienale di legno. «Tutto quello che vuoi.»

«Mi pare di capire che l'interesse di Louis nei confronti di Mallory sia cominciato prima della notte in cui la porto a casa.»

La pressione sanguigna di Riker ebbe un'impennata. Brillante deduzione, Charles! Una stazione di polizia era il posto migliore per domande cosi difficili.

«Restera tra noi?»

«Certo.»

«Una notte, un'assistente sociale arrivo alla stazione di polizia. Lou le doveva un favore, cosi lei gli chiese di trovare una bambina, una bambina molto speciale. Credo che Kathy avesse nove o dieci anni. Usava le gallerie della metropolitana per muoversi in citta, ma raramente saliva su un treno. Quella sera, aveva giocato a rimpiattino in un tunnel con un addetto alle pulizie. Era rimasta sui binari fino a un attimo prima che il treno la travolgesse e solo allora era balzata via…» La teoria di Riker era che quella notte la bambina avesse deciso di morire.

«A quel poveretto per poco non venne un infarto. Era preoccupato che la piccola finisse sul binario elettrificato, cosi chiamo la polizia, che blocco il transito. Sei poliziotti non riuscirono ad acchiapparla. A quel punto arrivo l'assistente sociale. Kathy le ando incontro spontaneamente. La donna era alta, bionda…»

«Come la tua amica Sparrow.»

«Si. Kathy fu felice di andare via con lei. Continuo a stringerle la mano anche mentre compilavano le carte al riformatorio. La piccola fu lavata, nutrita e preparata per la notte. Cinque minuti dopo, non appena l'assistente se ne fu andata, Kathy scappo. Niente signora bionda, niente Kathy. Le guardie non hanno mai capito come abbia fatto a uscire senza farsi notare. E stata l'unica che e riuscita a scappare da quel posto.»

«Forse aveva imparato da Wichita Kid.»

Riker si blocco. Da quanto tempo la porta era aperta. Da quanto?

Jack Coffey, in piedi sulla soglia, disse: «Ci sono visite».

E poi, come se Charles Butler sapesse quanto fossero pericolosi quei western, continuo: «Mi spiace, davvero».

Quando Riker torno alla scrivania, un suo vecchio amico lo stava aspettando. Non c'era nulla nell'espressione di Heller che facesse capire se portasse buone o cattive notizie. Era un genio nel mascherare le emozioni. Gli mostro un biglietto da visita: «Tu conosci questo tizio, vero?».

Riker afferro il biglietto e lesse il nome ad alta voce: «Warwick libri usati». Gli si chiuse lo stomaco mentre si sedeva. Aveva la bocca secca. «Si, l'ho interrogato.»

Heller giro lentamente la sedia, guardando verso la finestra. «John Warwick e arrivato mentre ero qui, e Janos me l'ha rifilato. Tutto eccitato, mi sventola il giornale in faccia e farnetica di un libro. Non chiede se l'abbiamo trovato, dice che l'ho trovato io nell'appartamento di Sparrow. Lo rivuole indietro. Pare che la prostituta l'abbia rubato dal suo negozio un'ora prima di essere uccisa.» Si volto a guardare stancamente la scrivania e il detective. «Warwick dice che puoi garantire per lui perche sei tu che hai raccolto la deposizione.»

«Certo.» Riker si porto l'indice alla tempia, in un gesto che significava che il vecchio era un po' suonato.

«Probabilmente il libro e andato distrutto nell'incendio, ma non l'ho detto a Warwick.»

«Gliel'ho detto io» disse Heller. «E hai ragione, e fuori di testa. E scoppiato a piangere, credo che quel libro fosse importante per lui… e anche per Sparrow.»

«Credo di si.» Riker ripenso alla propria giacca completamente abbottonata nell'afa della scena del delitto. Heller, un uomo a cui non sfuggiva nulla, sicuramente aveva notato quella stranezza e la macchia umida che si era formata sull'indumento.

Heller diede un'occhiata a un taccuino aperto sul suo tavolo. «Warwick ha detto che il libro s'intitolava Ritorno a casa, l'autore e un certo Jack Swain.» Poi alzo lo sguardo: «Ma credo che tu lo sappia gia».

Quell'uomo aveva fatto sospendere piu di un poliziotto per aver rubato cianfrusaglie dalla scena del delitto. Se Heller lo avesse sospettato di aver sottratto una prova, la loro ventennale amicizia non lo avrebbe trattenuto dal prendere i provvedimenti necessari.

Si fissarono in silenzio, per troppo tempo.

«Dopo che Warwick se n'e andato,» riprese Heller «sono tornato al laboratorio e ho dato un'occhiata alla cenere e ai frammenti. Alcune riviste erano intatte, ma non c'era traccia del libro. E strano… Di solito, rimane qualcosa almeno del dorso. Posso fare dei test, se vuoi.»

Riker scosse la testa, stava confessando la sua colpevolezza.

Heller annui, poi strappo il foglio dal taccuino e lo butto nel cestino. «D'accordo, questo e tutto.» Senza salutare, si alzo dalla sedia e si diresse alla porta.

Riker sapeva che non sarebbe stato radiato perche mancavano le prove, ma l'amicizia con Heller era finita. Ed era esattamente quello che era venuto a dirgli.

Il caffe Regio, a McDougal Street, era pieno di gente che parlava ogni tipo di lingua straniera. Charles Butler esamino la sala da pranzo affollata, quadri e mobili eclettici. Vide una persona che conosceva a un tavolo d'angolo. Anthony Herman era un folletto, alto poco meno di un metro e mezzo, naso carnoso e orecchie a sventola, quasi perpendicolari alla testa. I capelli castani erano pettinati all'indietro e mettevano in mostra una fronte appuntita, segno palese di stregoneria, anche se la sua vera professione sarebbe stata giudicata noiosa dai piu. L'omino si aggiusto il nodo della cravatta rossa cercando di nascondersi dietro un menu, nonostante l'ora di cena fosse passata da un pezzo.

Quando Charles lo raggiunse al tavolo, il commerciante di libri antichi gli passo un pacchetto di carta marrone. «E tutta la collana. Non aprirlo qui.»

Un assegno molto generoso attraverso il tavolo e ando a finire nella tasca di Herman. L'omino si guardava intorno come se tutti i presenti fossero li per osservare quello scambio, prendere appunti e scattare fotografie compromettenti. La punta dei piedi sfiorava nervosamente il pavimento e le mani tamburellavano sul tavolo. «Se dici ad anima viva che mi sono messo a cercare questa…»

«Mi ucciderai» disse Charles. «Non preoccuparti. La tua reputazione e salva.» Appoggio il pacco di libri. «Come hai fatto a trovarli cosi in fretta?»

«Un collezionista» borbotto Herman. «Possiede tutti i western che siano mai stati scritti. Sono dovuto andare fino in Colorado, ecco perche il conto e salato. I libri non mi sono costati nulla, li ho vinti a biliardo giocando contro un cowboy convinto che quella roba fosse arte.»

Mentre Charles si sforzava d'immaginarselo con la stecca da biliardo in mano, Herman continuo: «Quel collezionista ha anche altri libri rari, ma se li vuoi, questa volta vai tu a giocare a biliardo con quello stronzo».

«Immagino che tu non li abbia neppure aperti…» Charles osservo Herman che abbassava lo sguardo. «Oppure mi sbaglio?»

«Solo un'occhiata sull'aereo.» La bocca dell'omino prese una piega disgustata, come per dire Che razza di domande! Charles avrebbe dovuto saperlo, Herman non apprezzava il ciarpame.

Apri il pacchetto, ignorando le proteste di Herman che lo supplicava di non farlo in un luogo pubblico. Dopo aver sfogliato un capitolo del primo volume, Charles sorrise. Herman evidentemente era un altro avido lettore: la lettura rapida e un talento che accomuna i collezionisti. «Roba leggera, vero? Un sacco di spazi bianchi. Quanto e durato il viaggio, tre o quattro ore?»

«E va bene.» Herman abbasso lo sguardo. «Li ho letti tutti e dodici.»

«Eppure, sicuramente ti eri portato qualcos'altro da leggere…»

«E colpa tua, Charles. Dovevo capire perche li volessi a tutti i costi, e poi mi sono lasciato coinvolgere.»

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