siringhe.
La puttana tossica si era sempre preoccupata di tenere una scorta di siringhe nuove. Da bambina, Kathy Mallory ne aveva rubate scatole intere da una clinica. Regali per Sparrow.
Mallory sfioro con la mano uno strappo nel cuscino del divano e noto qualcosa che gli uomini di Heller non avevano notato. Scavo nello strappo e trovo un pettinino d'avorio, finemente cesellato. Sparrow lo portava sempre fra i capelli. Le incisioni orientali erano elaborate ed eleganti. Era l'unico oggetto di valore che non avesse venduto per comprarsi una dose. Kathy aveva rubato quel fermacapelli antico per pagarsi la prima ora di storie. Ma Sparrow aveva posato il regalo con un sospiro, dicendo: «Piccola, le storie non si comprano, sono gratis».
Per quanto tempo si erano tenute compagnia, e perche?
Mallory non aveva ricordi precisi dell'epoca in cui ancora viveva per strada. La memoria andava e veniva, mescolando le cose. Decise che, nel migliore dei casi, Sparrow era stata la brutta copia di una madre morta. Una puttana e nient'altro. Sulla scena del delitto, non l'aveva nemmeno riconosciuta. Riker l'aveva avvertita mentre andavano in ospedale, e l'aveva fatto con mille cautele, come se si trattasse di una sua parente.
Mallory strinse il fermacapelli. Non era finito nello strappo del cuscino per caso. Era stato seppellito li intenzionalmente. Sparrow aveva avuto tempo di nasconderlo, ma quando? Mentre l'assassino bussava alla porta? Oppure era gia entrato in casa? C'era stato tempo per fare conversazione? Per tentare di convincerlo a non ammazzarla?
Fisso il lenzuolo sul vetro rotto. Perche l'uomo aveva bruciato la tenda prima di fuggire?
La porta si apri. Mallory si alzo e vide Gary Zappata. Il pompiere era impalato sull'uscio. La maglietta senza maniche e i calzoni erano piu piccoli di una taglia per mettere in mostra il fisico atletico. I capelli scuri erano pettinati all'indietro, ancora bagnati dopo la doccia. Puzzava di colonia.
«E la scena di un delitto, Zappata. Hai dimenticato le regole?» Mallory indico la porta: «
«Sono qui per aiutare». Chiuse la porta ed entro. C'era arroganza nel suo sorriso e in ogni gesto. «Allora, detective?»
«Sto lavorando. Cosa vuoi?»
Zappata aggancio i pollici ai passanti della cintura e si avvicino al divano. «Sto cercando di far quadrare i conti.»
«Non farmi perdere tempo. Se sai qualcosa, dilla e falla finita.»
Adesso Zappata era irritato, ma si sforzo di sorridere. «Io posso aiutarti, Mallory. So delle cose sull'incendio. Per esempio, le candele non c'entrano nulla.»
«Bella scoperta. Grazie per essere passato di qui.» Mallory gli volto le spalle per esaminare il muro annerito. Dopo un istante, si volto.
Il pompiere la ignoro e si butto sul divano. «Non e un professionista.» Appoggio una gamba al bracciolo, per farle capire che si sarebbe fermato per un po'. «Un vero piromane avrebbe collegato dell'esplosivo alla porta.»
«L'hai imparato alla scuola dei pompieri?»
Zappata non gradi che gli ricordassero che era nuovo del mestiere. Anche quando era in polizia, la sua carriera non era durata abbastanza perche cessasse di essere una recluta. «Ascolta, Mallory…» Era un ordine. «Non e nemmeno un assassino professionista. I veri killer tendono a ripetere cio che ha funzionato in passato. Il nostro uomo e sicuramente un principiante.»
Il
Mallory guardo la finestra e vide una sagoma maschile oltre il lenzuolo. Dalla forma del cappello, sembrava un poliziotto in divisa. Riker doveva aver messo qualcuno di guardia, contravvenendo agli ordini di Coffey. Zappata si alzo dal divano per raggiungere il mucchio di vestiti colorati. Sollevo il costume luccicante che anche Riker aveva notato.
«Chissa come le stava.»
«Lascia stare.» Mallory attraverso la stanza, dirigendosi verso Zappata. Lui indietreggio verso la porta, stringendo il costume al petto.
«Non toccare le sue cose!» Gli strappo il vestito di mano. «Vattene!»
Zappata era sul punto di aprire la porta quando noto l'ombra del piantone. Si avvicinava. Poi senti dei passi lungo le scale di cemento che conducevano alla porta dello scantinato.
Il pompiere era nervoso come una scolaretta preoccupata di perdere la reputazione. Gonfio il petto per ritrovare un po' di spavalderia.
«Qui ho finito, stronza!» urlo Zappata, aprendo la porta. Quindi usci dall'appartamento come se fosse stata un'idea sua.
Mallory si chiese se i suoi colleghi pompieri sapessero che quella recluta era un autentico codardo. Ma si dimentico subito di lui. Basto uno sguardo al fermacapelli che aveva in mano.
Il sergente Riker senti odore di cibo. Il suo stomaco gorgoglio non appena mise piede fuori dall'ascensore. Il piano era diviso in due. Da un lato l'appartamento di Charles Butler, dall'altro, un'agenzia di consulenza grazie alla quale Kathy Mallory regolarmente infrangeva la legge. Impiegava le ore libere indagando sul conto di personaggi tanto dotati quanto instabili, selezionandoli per posizioni professionali ad alto livello.
Il tenente Coffey le aveva ordinato di lasciare l'agenzia e Riker, quella sera, ammiro l'elegante soluzione trovata da Mallory. C'era una nuova targa appesa alla porta: quella che prima era la Mallory & Butler Ltd adesso era la Butler & Company. Era diventata un partner invisibile.
Attirato dal profumo, il detective attraverso il corridoio, diretto all'appartamento di Butler. Secondo il suo fiuto per il cibo da asporto, si trattava di cucina cinese. Prima che potesse bussare, la porta si apri e si trovo di fronte a Charles Butler.
L'uomo era piu alto della media e anche il naso era fuori misura, un naso sul quale avrebbe potuto comodamente posarsi un piccione. Gli occhi sporgenti, le palpebre pesanti, le piccole iridi blu, davano a Charles uno sguardo spaventato, simile a quello delle rane e dei cavalli imbizzarriti. Dal collo in giu, madre natura era stata generosa con quell'uomo. Il corpo di Butler era ben fatto, proporzionato e potente.
«Ciao, Riker.» Quando sorrideva sembrava un pazzo, anche se del tipo affascinante. Butler ne era consapevole, per questo sorridere lo imbarazzava.
«Allora, come va?» Riker noto che l'amico stranamente non indossava giacca e cravatta, ma portava una camicia di jeans che profumava di soldi. Si capiva da come gli donava. Probabilmente Mallory gli aveva presentato il sarto che le cuciva i jeans su misura. I due soci avevano qualche difficolta con il concetto di abbigliamento sportivo.
«Ho sentito che sei in vacanza.»
«Si, e un'idea di Mallory.» Charles si tolse dagli occhi una ciocca di capelli castani. Dimenticava spesso l'appuntamento con il barbiere. «Niente clienti fino all'autunno.» Improvvisamente sembro preoccupato: «Mallory sta bene vero? Non sei venuto per dirmi che…».
«Sta bene. Avrei dovuto chiamare, scusa.» Riker era sinceramente dispiaciuto. Charles doveva aver pensato che fosse venuto a comunicargli la prematura morte di Mallory. «E tardi. E meglio che vada.»
«Che sciocchezza. Sono contento di vederti.» Charles si fece da parte per lasciar entrare l'ospite. «Ero preoccupato perche avevamo prenotato un ristorante, ma non era in casa quando…»
«Non ha chiamato per avvisarti? La sgrido io, stai tranquillo.»
Ecco spiegato il profumo di cucina cinese nella casa di un ottimo cuoco. Riker attraverso l'ingresso e si fermo in soggiorno. «Ti ha rifatto l'impianto stereo, vero?»
«E come lo sai?»
«Sono un detective.» La perfezione era la firma di Mallory. Aveva reso invisibili l'apparecchiatura, i cavi e le