pronto a tornare a Dayborn. E cerca di non ammaccare l'auto. E l'unica che abbiamo fino a quando quella di Travis non sara riparata.»

Quando Lilith usci, lo sceriffo guardo Mallory, e lei gli sorrise. Era il primo gesto amichevole che gli riservava da quando era sua detenuta.

Rimase sorpreso e si rilasso. «Ecco la mia Kathy.» Lo disse piano. Quasi un sospiro.

Mallory stava ancora sorridendo quando disse: «Entra nel mio ufficio, sceriffo. Mettiti comodo».

«Oh, l'insegna» esclamo Malcolm Laurie, cancellandola con un gesto della mano e cercando di riportarla al suo vero significato. «Il nostro e un mondo che si basa sul commercio. Non e d'accordo, Charles? Io cerco semplicemente di comunicare con il mio gregge con tutti i mezzi possibili.» Gli era tornato sulle labbra il sorriso del ragazzino pieno di fascino.

«Allora, non vendete veramente i miracoli?»

«Ma certo che li vendo. Le persone non si fidano di quello che non pagano. Sono piu portate a credere a cio che costa caro. Nel mio campo, alimentare la fede rappresenta il novanta per cento del lavoro. Maledizione, e il lavoro. Se Cristo tornasse oggi e facesse gratis il suo sermone della montagna, quanti crede che si presenterebbero allo spettacolo?»

«C'erano pane e pesci per sfamare la moltitudine» ribatte Charles. «Io mi sarei presentato per quelli.»

«Salve, Mal!» Un uomo con un blocco di appunti in mano avanzava verso di loro. Aveva lineamenti simili a quelli di Malcolm a eccezione degli occhi, che erano piccoli e scuri. L'uomo gli fu presentato come Fred Laurie. Mentre Malcolm controllava gli appunti, Charles fu distratto dalla vista dell'auto dello sceriffo che entrava nel parcheggio. La sua scorta era arrivata, e presto avrebbe dovuto accomiatarsi da Malcolm.

Quando Fred Laurie se ne ando, Charles chiese: «Che genere di miracoli vende, Malcolm?».

«Tutto quello che il mercato richiede.»

Al di sopra della testa di Malcolm, in lontananza, Charles scorse Lilith Beaudare che usciva dall'automobile e si guardava in giro. La ragazza lo individuo subito tra la folla. Un compito piuttosto facile. Charles era molto alto, ed era l'unico che indossasse un abito con gilet. Mentre la vicesceriffo attraversava a grandi passi lo spazio che li separava, un ubriaco le si paro dinanzi barcollando. Un gruppo di persone passo davanti a Charles, bloccandogli la visuale.

«Supponiamo che io sia un omicida interessato a un miracolo che mi permetta di farla franca…»

Il sorriso di Malcolm era divertito. Gli occhi rivelavano un'attivita cerebrale intensa. Stava valutando l'avversario. «Ogni miracolo racchiude in se un monito e una garanzia. La bilancia del paradiso e dell'inferno e in perfetto equilibrio. Ogni atto di distruzione esige un prezzo terribile. Cosi potrebbe decidere di non volere quel tipo di miracolo.»

Charles era confuso.

Malcolm aveva forse preso alla lettera la sua domanda? O la sua era stata una richiesta piu comune di quanto pensasse?

Il gruppetto di persone si mosse. Lilith era di nuovo visibile.

«E se fosse quello l'unico miracolo che voglio?» Charles continuava a tener d'occhio Lilith e l'ubriaco. Ma la ragazza stava sorridendo e Charles non vide alcun motivo d'allarme. Si volto mettendosi di fronte a Malcolm, e riformulo la domanda. «Mi venderebbe quel miracolo?»

«Si, ma le costerebbe carissimo.» Silenzio. Forse il venditore di miracoli aspettava soltanto che Charles chiedesse il prezzo per cominciare a mercanteggiare. Ma Charles resto zitto.

«Le mie garanzie valgono come l'oro» disse Malcolm. «Sono scritte nel nome del Signore.»

Charles sorrise al collegamento fra oro e religione, che ben riassumeva la filosofia della New Church: prima il pagamento, poi l'estasi mistica.

«Ma, se non ricordo male, Charles, io le ho gia offerto un miracolo in omaggio. Ha deciso di non crederci, forse perche non ha dovuto pagare per ottenerlo?»

Charles non sorrideva piu, perche ora il gioco si era fatto piu intricato. Era difficile indovinare la strategia dell'uomo di fronte a lui.

Guardando oltre Malcolm, vide l'ubriaco che cadeva ai piedi della vicesceriffo. Ora l'uomo si stava rotolando sull'erba, mentre Lilith, inginocchiandosi al suo fianco, gli ammanettava i polsi. Un uomo grosso le urlava contro, «Lo ha colpito alle spalle!», le mani serrate a pugno, furioso.

Quei pugni ritornarono subito lungo i fianchi, non appena la poliziotta, rialzandosi con un movimento aggraziato e fluido, sfioro con la mano l'impugnatura della pistola nella fondina. Erano troppo lontani perche Charles potesse udire quello che dicevano, ma l'omone sollevo una mano in un gesto pacificatorio, come dire 'Va bene, ho capito, me ne vado'. Poi si allontano farfugliando qualcosa.

Lilith Beaudare sorrideva mentre entrava nell'ufficio dello sceriffo insieme all'uomo in manette. Aveva riportato Charles Butler sano e salvo al bed & breakfast, e inoltre aveva con se quel bel trofeo, anche se ubriaco. L'uomo sembrava stranamente docile, pero. Forse l'aveva colpito troppo forte. Lilith lo avrebbe preferito recalcitrante, per fare maggior colpo sullo sceriffo.

Spinse l'ubriaco su per le scale, tenendolo per un braccio. Quando ebbero superato la soglia e si trovarono di fronte alla porta della prima cella, Lilith cerco le chiavi in tasca. Sposto d'istinto lo sguardo sulla cella di mezzo.

Mallory non c'era piu.

Lo sceriffo era in piedi in fondo alla cella, con la fondina vuota; lo sguardo fisso oltre l'inferriata della finestra, le mani nelle tasche dei calzoni, il capo piegato per osservare il via vai dei pedoni all'imbocco del vicolo. Avrebbe potuto richiamare la loro attenzione e chiedere aiuto, ma non lo fece.

Certo che no. Nemmeno Lilith lo aveva fatto quando Mallory le aveva preso la pistola.

Lo sceriffo si giro e la vide in compagnia di un uomo con la camicia rossa. Lilith diede un'occhiata al suo prigioniero. L'ubriaco non aveva ancora visto lo sceriffo. Il suo sguardo confuso era rivolto al soffitto, in attesa forse di una schiera di angeli che lo riportasse a casa. Lei lo ricaccio verso la porta da cui erano entrati.

«Per questa volta ti lascero libero.» Gli tolse le manette e lo scosse bruscamente per le spalle. «Mi stai a sentire?» Apri la porta e gli fece cenno di andarsene. «Sbrigati. Vattene!» Lo guardo scendere vacillando a ogni gradino, e quando l'ubriaco arrivo ai piedi delle scale gli grido dietro: «E non provare a rubarci qualcosa!».

Si volse verso la cella di mezzo, resistendo all'impulso di fare una battuta sarcastica. Non avere fretta di tirar fuori le parole. Represse un sorriso nell'osservare la fondina vuota dello sceriffo.

Jessop arrossi e la mano si mosse rapida a coprire il cuoio, come se lei l'avesse sorpreso nudo. «Non c'e bisogno che menzioniamo questo incidente a nessuno, vero, ragazza?»

«Ragazza?»

«Lilith» si corresse lui.

«Vicesceriffo» disse lei, con il tono di chi ha concluso un affare.

Jessop annui, e l'accordo fu firmato. Lilith apri la porta e lo sceriffo usci nel corridoio mentre lei studiava la serratura. «Dunque, come pensi che sia scappata? Ah, aspetta un attimo. Ora capisco.»

Jessop abbasso lo sguardo mentre lei gli indicava la serratura.

«Quest'aggeggio dev'essere vecchio quanto lo stabile. Peccato che il distretto non ti abbia aumentato il budget quest'anno. Avresti potuto farla cambiare.»

Lilith colpi la serratura col manganello, ma non successe nulla. Colpi una seconda volta, mettendoci piu forza. Il vecchio congegno comincio a cedere.

L'ombra d'un sorriso si dipinse sul viso dello sceriffo.

«Fottuti spilorci» disse Lilith, continuando a picchiare contro il metallo arrugginito. «Se fossi in te, gliela farei pagare cara, a quei bastardi.»

Ora il sorriso dello sceriffo si era fatto piu ampio, e la vicesceriffo Beaudare si disse che finalmente Jessop avrebbe cominciato a tenerla in maggiore considerazione.

C'era soltanto un'altra possibilita, che stesse ridendo di lei.

Le diede un colpetto affettuoso sulla spalla, come fanno gli uomini per congratularsi a vicenda. Ma Lilith non si fidava ancora di lui. Jessop scese nel suo ufficio e ne usci qualche minuto dopo con un'altra pistola nella fondina. Attraverso la porta aperta Lilith vide che dalla scaffalatura dietro la scrivania mancava la sacca da viaggio di pelle nera. Cosi adesso la fuggitiva aveva due armi, l'automatica da 9 mm dello sceriffo e la sua 357.

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