pollice.

Riker stava per dire che aveva visto Charles Butler fare lo stesso trucco mille volte.

Be', aveva bevuto decisamente abbastanza per quella notte.

Non volendo perdere la faccia con il compagno di bevute, si porto alle labbra la fiaschetta, fingendo di prenderne un sorso prima di ripassargliela. Dopo qualche altro giro, la fiaschetta non si era alleggerita affatto. Solo allora Riker realizzo di aver bevuto da solo tutta notte.

Merda.

«I tuoi amici del tendone mi hanno detto che puoi mutare l'acqua in vino.» E i poliziotti in idioti completamente ubriachi.

«Sissignore. Il pubblico va in visibilio tutte le volte.»

«Ma quella gente che ti segue in tour, prepara la scena per il tuo numero, no? Come e possibile che credano in un miracolo?»

«Quasi tutte le religioni esigono la fede nelle cose impossibili.» Indico il crocifisso sulla tomba accanto. «La gente e convinta che l'uomo sulla croce sia stato generato da Dio. Che guarisse gli ammalati e resuscitasse i morti. Magia pura.»

Punto il dito su un'altra casetta in pietra. «Quella e la tomba di una donna di qui che faceva il mio stesso mestiere.» Le pareti della tomba erano segnate da graffiti e alla base c'erano schegge di vetri colorati, nastri e spilli. «I disegni sono simboli vudu. Le cose la in terra sono offerte religiose. E morta da cent'anni, ma alcuni credono che eserciti ancora il suo potere.»

Malcolm si alzo e apri le braccia. Soffiava un'aria fredda che spinse all'indietro i suoi lunghi capelli rivelando la forma del cranio. Sorrise. «Questa parte di mondo e pronta ad abbracciare il pensiero magico.»

Charles Butler, dottore in filosofia, intellettuale pragmatico e illuminato, era fermo al limitare del cimitero con in mano un vasetto di sangue ancora caldo, ricavato dal recente sacrificio della vita di un pollo.

Aspettava in silenzio. Finalmente Malcolm si avvio lungo il vialetto di ghiaia e spari oltre il cerchio d'alberi insieme a Riker. A quanto pareva, la seduzione era stata un successo, perche Riker rideva di gusto mentre il venditore di miracoli gli posava un braccio attorno alle spalle.

Charles si volto verso Henry e insieme si diressero verso l'angelo vendicatore le cui ali cominciarono a legare con della corda. Lavorarono in silenzio per un'ora buona, sostituendo la scultura. Verso la fine accelerarono il ritmo, perche si stava facendo chiaro e i credenti sarebbero arrivati presto.

Come sarebbero rimasti delusi.

Henry si asciugo il sudore dalla fronte mentre tornava a dirigersi verso la cappella di Jason Trebec. Giro una chiave nella serratura della porta e sistemo i propri attrezzi, vicino al sangue di pollo e a un blocco di ghiaccio secco.

Charles stava fissando la faccia triste di Nancy Trebec.

«Henry, ritieni possibile che Babe Laurie fosse sterile?»

«Non e escluso. I Laurie sono prolifici come conigli, ma l'unico figlio di Babe e un bastardo.»

«Supponi che Babe si sia vendicato accanendosi sul ragazzo, che in realta e figlio di Fred. Fred avrebbe potuto uccidere Babe per vendicarsi a sua volta. Cosa ne pensi?»

Henry si strinse nelle spalle. «Un figlio bastardo e un movente plausibile per un omicidio.» Alzo lo sguardo su un bassorilievo mezzo sgretolato raffigurante Jason Trebec. «Un giorno Jason trascino la moglie in tribunale e cerco di far dichiarare illegittima Augusta.»

«E la verita?»

«No, il giudice non ebbe dubbi. La somiglianza tra lei e Jason era assolutamente evidente. Se questo ritratto di pietra fosse in condizioni migliori, potresti constatarlo anche tu. Credo che Jason puntasse a ottenere l'annullamento del matrimonio, in modo da poter avere un figlio maschio da un'altra donna.»

Detto questo, Henry si allontano per tornare a casa.

Ma Charles, dopo aver a lungo studiato il volto di Jason Trebec confrontandolo con quello di Augusta, imbocco il viottolo che si dirigeva a est. Il sole era un disco biancastro dietro una cortina di nuvole. Gli uccelli avevano ricominciato a cantare, ma nonostante il cinguettante baccano Charles percepi un rumore di passi sulla ghiaia. Getto un'occhiata alle proprie spalle.

Riker stava tornando, trascinandosi lungo il vialetto come se le gambe gli pesassero un quintale ciascuna.

«Ehi, Charles, hai ripensato alla proposta che ti ho fatto?» Scandiva le parole con chiarezza, lentamente. Ci teneva molto a non farfugliare, per quanto potesse aver bevuto.

Charles osservo l'espressione spenta, il colorito pallido dell'amico e si chiese come facesse a reggersi in piedi. «Hai bisogno di un po' di riposo» disse.

«Deduco che non vuoi aiutarmi.» A un tratto Riker noto l'angelo appena installato sul piedistallo: vacillo. «Cristo, Charles, devi smetterla con questi giochetti. O farai impazzire anche me.»

A ovest echeggio un tuono. Il cielo grigio si illumino per una frazione di secondo.

«E finita» spiego Charles. «Questo e l'angelo originale.»

Riker si avvicino per osservare la bambina fra le braccia della statua. Si giro verso Charles, che annui: «E Mallory. All'eta di quasi sette anni».

«E ossessionata dal suo piano di vendetta, vero? Quei bastardi staranno perdendo la testa a furia di chiedersi quando fara la prossima mossa.» Riker alzo il bavero della giacca per ripararsi il collo dal freddo.

«Immagino siano un po' turbati» disse Charles.

«Turbati? Una donna ha cercato di uccidersi.» Riker rabbrividiva nel suo abito leggero.

«Non provare a schiacciarmi con il senso di colpa. E non chiedermi di tradire Mallory.» Charles si sedette sull'erba: a un tratto era molto stanco. «Perche mi fai questo?»

«Devo portarla via da qui prima che quelli del giro di Babe Laurie la trovino. Travis ha raccontato che Babe era presente al linciaggio, quindi Mallory ha un movente perfetto. Lo sceriffo probabilmente…»

«Riker, sei stanco e confuso. A quest'ora dovresti aver capito che di quel che e successo a Babe non frega niente a nessuno.»

«Errore. I membri di quella folla inferocita si staranno chiedendo come faccia Kathy a sapere che Babe era uno di loro. Dal loro punto di vista, Mallory e una minaccia.» La prima goccia di pioggia mattutina colpi Riker macchiandogli la giacca.

La pioggia era fine, ma il canto degli uccelli si interruppe mentre tutte le creature del bosco cercavano un riparo.

«Charles, lo sceriffo vuole che Mallory se ne vada. Quel che sto per dire rappresenta un grave affronto all'ego della ragazza, ma dubito che l'evasione dal carcere sia stata un'idea sua.»

«Credi che gliel'abbia organizzata lo sceriffo?» Poco verosimile. Il giorno dell'evasione, lo sceriffo gli era sembrato molto determinato a riacciuffarla. A meno che non stesse mentendo.

Riker si strinse nelle spalle. «Non c'e nessun mandato d'arresto nei suoi confronti. Interessante, vero? Nessun poliziotto al di fuori di questa circoscrizione sa che e evasa o ricercata. Se la portiamo via da qui adesso, non ci inseguiranno.»

«Ha tutto il diritto di indagare sulla morte della madre» disse Charles.

«E quando avra la lista completa delle persone presenti quel giorno, che fara allora?» Gocce di pioggia rigavano il volto di Kiker.

Cadeva piu forte ora, martellando le foglie degli alberi circostanti. «Ci saranno altri omicidi, Charles.» Riker infilo la mano nella tasca dei calzoni ed estrasse l'orologio d'oro di Mallory. «Ecco, prendilo. Lo sceriffo mi ha chiesto di farglielo riavere. Credimi, vuole che Mallory se ne vada.»

Charles afferro l'orologio e chiuse la mano a pugno per proteggerlo dalla pioggia. «Perche non sei disposto a stare dalla sua parte? Tutto quel che cerca e un po' di giustizia.»

Charles si avvio lungo il sentiero, mezzo accecato dalla pioggia che gli batteva di traverso sul viso.

Riker parlo rivolto alle sue spalle: «Penso che sia tornata per far fuori venti, forse trenta persone». Alzo la

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