«E un caso come gli altri, lo stesso…»

«Mallory, non prendermi in giro.»

«Hai intenzione di aiutarmi oppure no?»

«I tuoi metodi d'indagine sconfinano nella tortura.»

«Metto in pratica gli insegnamenti di mio padre.»

«Lou Markowitz era un uomo buono e onesto.»

«E un poliziotto abilissimo. Quando Lou non aveva prove da usare in tribunale, si accaniva sui sospetti. Mentiva come un demonio, li terrorizzava finche non se la facevano nei calzoni. Se Markowitz fosse qui, agirebbe come me.»

«Riker dice che e…»

«Lascia perdere quel che dice Riker. E disposto a tutto pur di riportarmi a New York, neanche fossi una ragazzina scappata di casa.»

«E preoccupato per te.»

«Sono venuta a Dayborn con un obiettivo e intendo raggiungerlo. Facciamo cosi: non mi aiutare, d'accordo? Ti chiedo solo di non essermi d'intralcio.»

«Mallory, aspetta. Io non penso…»

«E questo il guaio, tu non pensi. Preferisci farti condizionare da Riker.».

Charles si sentiva svuotato, come se avesse fatto una lunga corsa. Un coleottero nero plano sulla balaustra mentre Mallory si sedeva sulla seggiola accanto a lui.

«Dimentica che la vittima era mia madre.» Parlava in tono cosi calmo, cosi distaccato. «Si tratta di un delitto vecchio di diciassette anni. Le piste fredde sono terribilmente difficili da seguire. Non ci sono prove, nessun testimone, a meno di non contare Ira, e io voglio lasciarlo fuori da questa storia. Alma, poi, e pazza, completamente inutile.»

Ora la sua voce era piu alta, ma sempre priva di emozione. «Devo stanare un testimone attendibile e costringerlo a deporre contro il resto del branco. Riusciro a farlo parlare, costi quel che costi.»

Il volto di Mallory era a pochi centimetri dal suo. Una mano gli stringeva il braccio, affondandovi le unghie. A un tratto tutte le emozioni di lei vennero allo scoperto. Un dolore concreto le deformava il viso, la voce. «Diro a quel verme che mia madre se l'era andata a cercare! Che quella puttana meritava di morire!»

La testa di Charles scatto all'indietro come se avesse ricevuto uno schiaffo. Mallory continuo: «Gli diro tutte le sporche bugie che ha bisogno di sentire, pur di farlo parlare». Poi mormoro: «E il mio mestiere. E quel che fanno gli sbirri».

Si alzo, allontanandosi da lui. Torno alla balaustra.

«Alma Furgueson si e tagliata i polsi. Pero lei respira ancora, mentre mia madre e morta. E ora di scegliere da che parte stare, Charles.»

Indugiava vicino alla scalinata, indecisa se andare o restare. «Con chi ti schieri? Con me o con Riker?»

«Io non potrei mai…»

«Charles, sei con me oppure no?»

«Sono con te.» Dopo tutto, Alma respirava ancora.

22

Nell'atmosfera fumosa del Dayborn bar & grill, lo sceriffo si appoggio allo schienale e osservo la sua giovane vice da sopra l'orlo del bicchiere di birra. Lilith Beaudare aveva un sacco di cose da imparare, ma perlomeno le aveva fatto perdere l'arroganza, proprio come aveva fatto con Eliot Dobbs prima di lei. Quando Travis era arrivato l'aveva gia persa da un pezzo, e Tom non ci si era divertito affatto.

«Molto presto la situazione potrebbe prendere una brutta piega, Lilith.» E lei, come avrebbe reagito? «Se fossi costretta, riusciresti a uccidere qualcuno? Altrimenti potresti finire morta, tu o qualcun altro. Avrai a disposizione un secondo per scoprire di che pasta sei fatta.»

Sapeva di aver toccato un nervo scoperto. Lei abbasso lo sguardo: brutto segno. Si era gia trovata sotto tiro? Nella scheda personale non c'era nessun accenno a un suo coinvolgimento in uno scontro a fuoco.

«Hai mai ucciso qualcuno, sceriffo?»

«Da quando faccio questo lavoro, e sono molti anni, non ho mai avuto occasione di usare la pistola in servizio.»

«Non hai risposto alla mia domanda.»

«Credo che avremo tempo per conoscerci meglio, Lilith, ma quel tempo non e ancora arrivato. Allora, cos'e che mi nascondi?»

Le dita di lei si attorcigliarono attorno al bicchiere mentre abbassava di nuovo gli occhi e si guardava in giro alla ricerca di un diversivo. Quanto prima lui avrebbe dovuto insegnarle a dissimulare meglio le emozioni.

Sollevo lo sguardo. «Penso che Mallory potrebbe essere una poliziotta. E solo un…»

«Ci hai azzeccato. E il sergente investigativo Kathleen Mallory.»

«Come hai fatto a…»

«Guarda chi c'e, quel tipo di New York» e indico la porta del locale.

Sulla soglia, Charles Butler bloccava la luce del sole che splendeva alle sue spalle. Chiusa la porta, resto un po' disorientato per il passaggio dalla luce alla semioscurita del locale.

Lo sceriffo lo chiamo: «Signor Butler! Se cerca il suo amico Riker, l'ha mancato per un pelo. E andato a New Orleans».

Lo sceriffo dedusse che Butler aveva deciso di fingere di non essere in cerca di Riker. Infatti sorrideva, avvicinandosi al loro tavolo.

«Mi chiami Charles, la prego. A dire la verita, cercavo proprio lei, sceriffo.»

Tom Jessop ce la stava mettendo tutta per reprimere un sogghigno: adesso il povero Butler sarebbe stato costretto a improvvisare qualche pretesto per giustificare la visita.

«Mi stavo chiedendo se tra i sospetti per l'omicidio di Babe Laurie ci fosse qualche uomo. Finora mi pare che abbia dato la preferenza alle donne.»

«Ed e ancora cosi. Sono politicamente corretto, tutto qui.» Si rivolse alla sua vice. «Giusto?»

Lilith sorrise mentre si alzava e lasciava il tavolo, spiegando che aveva alcune cose da sbrigare. Charles si sedette. «Dunque, lei non crede che possa essere stato Fred Laurie?»

«Certo che puo essere stato lui.» Gli piaceva l'idea di avere un morto come indiziato. Con tutta probabilita, a quell'ora Fred era sotto terra, dove non avrebbe potuto accusare nessuno di diffamazione.

Charles prosegui: «Mi chiedo anche dove fosse lei quando Babe Laurie e morto».

Lo sceriffo ridacchio. «Bella intuizione. Se avessi saputo quel che Babe aveva fatto a Ira, oggi sarei il maggior indiziato. Ma allo stato attuale, continuo a considerare piu probabile che a far fuori Babe sia stata una delle signore. Forse pensera che abbia escluso Augusta dal novero dei sospetti, il che non e vero. Non ho voluto farle domande dirette, nella remota possibilita che confessasse. Come certo sapra, lasciare che Augusta la passi liscia dopo aver commesso un omicidio e una specie di tradizione qui nel distretto di St. Jude.»

«In senso figurato, naturalmente…»

Evidentemente, Butler non sapeva. «Non ha partecipato al tour di Betty? Lei racconta tutta la storia a chiunque visiti Dayborn.»

«Sono stato piuttosto occupato.»

«Lei dev'essere il primo forestiero in cinquant'anni a non sapere che Augusta uccise suo padre.»

Charles si limito a scuotere il capo con aria divertita, come se si trattasse di uno scherzo. «Non avrebbe potuto fare un cosa del genere.»

«Confesso.» Lo sceriffo attiro l'attenzione del barista e gli fece segno con due dita. «Volle dargli una morte lenta e straziante. Naturalmente io conosco i particolari meglio di chiunque altro. Mio padre era l'avvocato di Augusta, la quale d'altronde sarebbe lieta di raccontarle tutto di persona. Non ha mai tentato di negare le sue responsabilita. Anzi, direi che va orgogliosa di quell'impresa. E una donna eccezionale.»

Sul tavolo arrivarono due birre. «Mettile sul mio conto» disse lo sceriffo. Il barista annui e se ne ando.

«Grazie» disse Charles. «Dunque Augusta confesso? Ci fu un processo?»

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