Lilith resto di guardia al prigioniero piangente. Tom Jessop usci dalla stanza con addosso una sensazione di vuoto, come se avesse saltato un pasto. Non uno, ma tutti i pasti, per diciassette, lunghissimi anni.

Accompagno Riker e Charles lungo il corridoio, parlando meccanicamente. «Io e Lilith porteremo via Jimmy passando dal retro. Sara piu al sicuro in una cella di New Orleans. Devo procurarmi ventitre mandati d'arresto e non mi viene in mente nessun giudice che mi debba un favore. Mi ci vorra un po' di tempo. Riker, puoi badare all'ufficio e restare a portata di telefono? Potrei aver bisogno del tuo aiuto per convincere un giudice a collaborare.»

«Non c'e problema» rispose Riker.

In sala di attesa si imbatterono nel volto sorridente di Jane. Era seduta sulla panca vicino alla porta e aveva in grembo un vassoio coperto da un pezzo di stagnola. «Salve, Tom. Ho visto arrivare il nuovo detenuto. Ho pensato di portargli il pranzo.»

«Non e piu necessario, Jane. L'ho liberato dieci minuti fa. Mandami il conto per il vassoio, d'accordo?»

Jane continuava a sorridere. Di certo non si sarebbe accontentata dei pochi dollari del conto.

Quando la porta si chiuse alle spalle della donna, lo sceriffo si rivolse a Riker: «Qualsiasi cosa abbia sentito, prima di pranzo lo sapra tutto il paese».

«Quanto ti ci vorra per avere i mandati?»

«Troppo. Stasera a Owltown si terra il funerale di Babe. Ci saranno solo la famiglia e pochi intimi, il che significa un centinaio di ubriaconi a fare casino per le strade. La cosa migliore e muoversi domattina all'alba con la polizia di Stato e arrestare i sospetti prima che possano smaltire i postumi della sbornia.»

All'una Charles torno all'ufficio dello sceriffo con panini e caffe acquistati al Jane's Cafe. «Non mi e parso che circolasse alcun pettegolezzo. Forse Jane non ha sentito niente.»

«Ne dubito.» Gli occhi di Riker non si staccarono dalla finestra che dava sulla piazza mentre infilava una mano nel sacchetto e ne estraeva un panino. Stava fissando uno dei clienti di Jane. Appena uscito dal locale, giro la testa verso l'ufficio dello sceriffo.

Charles sembrava di buon umore mentre sorseggiava il caffe. «Alla fine, Mallory ha agito secondo le regole.»

«Ha commesso tre reati gravi nella raccolta delle prove. Di quali regole parli?»

«Be', non ha fatto del male a nessuno.»

Sicuro?

Riker non ribatte. Il panino era sul piano della scrivania, intatto. Stava guardando l'uomo sulla piazza, che era stato raggiunto da un amico. I due tenevano d'occhio la porta dello sceriffo, come sentinelle.

«Riker, non vorrai ricominciare con i tuoi sospetti! Credi ancora che lei…»

«Mallory e tornata a Dayborn per regolare i conti con gli assassini di sua madre, e ora finalmente ne ha l'elenco completo.» Si abbandono contro lo schienale della poltrona e allungo i piedi sulla scrivania. «Vorrei che tornassi da Augusta e la tenessi occupata per un po'.»

Un altro uomo si era aggiunto ai due sulla piazza. Si spostarono verso la fontana e si sedettero sul bordo della vasca.

«Perche non riesci a fidarti di lei?» Charles passeggiava avanti e indietro, ignaro delle sentinelle. Riker aveva fretta di sbarazzarsene. «Mallory non farebbe nulla che rischiasse di compromettere questo caso» insistette Charles.

«Dio, a volte hai la testa piu dura di un muro. Mallory sta dando segnali chiarissimi di quali siano le sue reali intenzioni.» Riker si costrinse a distogliere gli occhi dalla piazza per fissarli sull'amico. «Hai visto il suo travestimento da pistolero. Pensi che stia giocando? Nossignore.»

«Ma e ridicolo.»

Riker getto un'occhiata alla finestra, come per vedere che tempo facesse. Malcolm Laurie stava uscendo dal Jane's Cafe: si fermo un attimo a scambiare sorrisi con gli uomini della fontana e passo oltre. Charles torreggiava sulla scrivania, in attesa della battuta successiva.

«Non voglio litigare con te, Charles.» Riker sfoglio la rubrica del telefono dello sceriffo, poi impugno la cornetta e compose il numero del bed & breakfast. «Salve, voglio prenotare una camera per Charles Butler… si, proprio lui, il gigante dal grosso naso. Sara li fra qualche minuto… Bene, grazie.»

Dopo aver chiuso la comunicazione sospiro: «Senza offesa, Charles, mi piace la tua compagnia, ma ho bisogno di dormire. Non voglio che qualcuno veda la tua macchina attraversare il ponte sul bayou: lasciala davanti al bed & breakfast di Betty. Firma il registro degli ospiti ed esci dalla porta sul retro. Poi ritorna da Augusta e fai la guardia alla ragazza fino a domattina». Fece una pausa. «Ma che non ti venga in mente di portarle via la pistola. Potrebbe farti male solo per averci provato.»

Era arrabbiato, era evidente, ma almeno se ne stava andando. La porta sbatte.

Riker torno a guardare il drappello di uomini fuori della finestra. Le loro teste si girarono insieme a guardare Charles che scendeva dalla Mercedes sul lato opposto della piazza. Quando fu entrato nel bed & breakfast, gli uomini tornarono a rivolgere la loro attenzione all'ufficio dello sceriffo. Ne arrivarono altri due.

Riker controllo le munizioni nella pistola e si chiese se fosse il caso di chiedere rinforzi alla polizia di Stato. Cosa avrebbe potuto dire? 'C'e un gruppo di ragazzoni sorridenti nella piazza del paese e io mi sto cagando addosso dalla paura'? Quelli gli avrebbero chiesto che cosa avesse bevuto.

«Salve, amico.» Un uomo della sua eta era sulla porta dell'ufficio. Aveva un ampio sorriso, occhi spenti e stupidi e un pancione debordante. «Sono Ray Laurie» e gli si avvicino a mano tesa.

Sotto il ripiano della scrivania, Riker sposto la pistola nella sinistra e offri la destra a Ray Laurie. Ray avvicino una sedia e gli si sedette di fronte. Un nuovo visitatore era fermo sulla soglia e un altro dietro di lui. Quando Riker torno a guardare la piazza, le sentinelle si stavano spostando verso l'edificio. Sotto la scrivania, Riker puntava una 38 automatica allo stomaco di Ray Laurie.

Altri uomini entrarono in fila indiana. Riker ne conto otto: la pistola fra le sue mani non aveva piu senso. Si sparpagliarono per la stanza, accerchiandolo.

Senti passi pesanti che salivano verso le celle, per ridiscendere poco dopo.

Un altro uomo comparve sulla porta. Trattenendo il fiato, guardo Ray Laurie. «La cella e vuota. Forse la donna ha capito bene, lo hanno liberato.»

Riker non senti la risposta di Ray. Ricevette un colpo alla nuca, e quando apri gli occhi si ritrovo a terra. Fluttuava fra coscienza e incoscienza e immagino di scivolare via attraverso la porta posteriore dell'ufficio dello sceriffo.

«Non mi convince. Gli idioti non sanno nemmeno scrivere» disse l'uomo che gli teneva ferme le gambe. Riker non udi il seguito.

Aveva deciso di concedersi un sonnellino.

I pipistrelli si erano alzati in volo da Casa Trebec nella luce del tramonto. Ira ne segui il percorso nel tondo di cielo disegnato dagli alberi attorno al cimitero. Poi si giro a guardare la statua della dottoressa Cass.

Sua madre si era sbagliata. Quella era la solita vecchia statua della dottoressa Cass ritta nel punto dove era sempre stata, con Kathy fra le braccia. Ma c'erano altri cambiamenti di cui tener conto. Solchi di ruote e spruzzi di ghiaia sull'erba, e rametti spezzati.

Gli uccelli abbandonarono gli alberi in un improvviso frullare d'ali.

«Cosi tu sei il testimone» disse una voce alle sue spalle, un suono privo di un significato reale. Allarmato, Ira si volto e vide un uomo che avanzava a grandi passi sul sentiero di ghiaia.

«Cosi tu sei il testimone» ripete Ira, senza comprendere, mentre si appoggiava all'angelo in cerca di rifugio, le spalle premute contro le pieghe della sua veste di pietra.

L'uomo era sempre piu vicino, piu grosso. Levo le mani con i pugni serrati. Ira cadde sull'erba. Si raccolse su se stesso come una tartaruga e infilo la testa tra le braccia. Il primo colpo non fu doloroso, solo un eccesso d'intimita. Poi i pugni piovvero piu pesanti, e il dolore divenne una lama che affondava nel suo cervello.

Adesso lo stava prendendo a calci. La paura di Ira era una palla di fuoco che pian piano si faceva piu opaca, passando dal rosso al grigio, fino a spegnersi. Aveva il volto bagnato, e del sangue negli occhi.

Capi quel che stava accadendo. Babe gli aveva urlato contro e l'aveva colpito quando lui aveva suonato quella manciata di note al piano. Poi gli aveva spezzato le mani. Ma quando la musica era finita, era finito anche il dolore. Allora, a labbra serrate, comincio a cantare il motivo che aveva accompagnato la morte di Cass.

Questo fece infuriare il suo assalitore e i colpi si fecero piu veloci, piu cattivi.

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