autopompe. Una delle fabbriche di prodotti chimici e andata a fuoco e l'incendio si e propagato a un campo di canna da zucchero. Il centralino mi ha collegato alla macchina dello sceriffo».
«Non fare il mio nome.» Mallory avvolse la striscia di stoffa sulla ferita alla testa. Non sentiva nessuna puzza di fumo: l'incendio doveva essere parecchio distante.
Darlene interruppe la comunicazione e chiuse il cellulare. «Lo sceriffo sta uscendo dalla statale. Sara qui a minuti.»
Mallory controllo le pupille di Ira. Stava tenendo duro. Darlene invece non se la cavava altrettanto bene.
Tento di confortarla a modo suo. «So chi e stato. Lo faro fuori per te.»
Darlene, confusa, scosse il capo. «No, Kathy.» Ora aveva assunto un tono materno. «Cass non lo vorrebbe, e nemmeno io. Tutto questo deve finire, capisci?» La sua mano si strinse intorno al braccio di Mallory. «Il male non puo continuare per sempre. Tutti questi anni, tutto questo male.»
Mallory si alzo. Mentre attraversava il cimitero, Darlene grido: «Kathy, ti prego, non uccidere nessuno».
Nel tono di quella preghiera, Mallory riconobbe la stessa preoccupazione che aveva avvertito a volte nella voce di sua madre. Controllo la camera del revolver e smise di ascoltare Darlene.
Era diretta a Owltown.
Augusta guardo attraverso il cannocchiale. Stava ammirando il paesaggio? Charles ne dubitava. «Non stai osservando gli uccelli, vero Augusta?»
«Al momento no, ma in generale trovo gli uccelli molto piu interessanti degli uomini. Considera il modo in cui fu uccisa Cass: nessuna passione. Dovresti vedere come strappano e dilaniano la carne gufi e falchi. Ma la morte e veloce. Ti volti un attimo, ed e finita.»
«Sono certo che tu non te ne perdi una.» Ma cosa stava guardando?
«Oh, non so. Passo un po' del mio tempo a guardare le stelle. Ma anche li c'e una certa violenza. L'intero universo si muove sull'onda di una spinta crudele. Io lo osservo e cerco di adattarmi. Dovresti provarci anche tu.»
Ma quella sera il cannocchiale non era rivolto alle stelle. «Augusta, tu non ti limiti a osservare. Tu agisci.»
«Le storie che hai sentito, mio buon Charles,» disse Augusta sorridendo, senza staccare l'occhio dal cannocchiale «sono tutte vere. Io sono un'assassina. Ho ucciso mio padre.»
«Non stavo pensando a quello.»
«Il tuo amico Riker e nei guai. Lo hanno preso e circondato.»
Charles le strappo di mano il cannocchiale. Augusta lo aiuto a mettere a fuoco lo spiazzo dove fino a poche ore prima sorgeva il tendone. Al centro dello spiazzo adesso c'era un grosso camion addobbato con luci colorate. Sopra era sistemata una bara di vetro. Gli ricordo una teca per mettere in mostra un insetto imbalsamato.
Tutto intorno erano riunite un centinaio di persone, che brandivano bottiglie e bicchieri di carta. Le donne, cariche di gioielli vistosi, portavano sgargianti abiti da sera. Anche fra gli uomini c'era chi indossava abiti con paillette, e qua e la spuntavano costumi piu adatti al carnevale che a un funerale. Un gruppo di suonatori e un tipo sui trampoli salirono sul camion. Accanto alla bara c'era una sedia, alta e dorata. Malcolm, vestito col suo abito da cerimonia, era seduto su quella specie di trono e indicava il centro della folla. La calca si apri intorno a Riker, solo e fuori posto nel suo abito grigio.
26
Charles volo giu per le scale. Attraverso di corsa l'atrio, diretto alla stanza sul retro, dove c'era il telefono. Sul tavolo trovo un biglietto: «Vado all'ufficio dello sceriffo.
Charles stava esaminando il filo del telefono spezzato, quando Augusta si precipito nella stanza correndo e apri la cassettiera.
«Un gruppo d'uomini sta attraversando il ponte. Vengono qui.» Stava cercando qualcosa nel primo cassetto in alto, tra la biancheria intima.
«Dobbiamo andar via, e in fretta.» Tiro fuori una piccolissima pistola e richiuse il cassetto. Gliela mostro. «E una 45 monocolpo, ma e meglio di niente.» Se la infilo nella tasca del vestito e usci di corsa dalla stanza. La gatta parve capire il senso di quella fuga prima di Charles, e corse dietro alla sua padrona.
Charles usci nell'atrio, gareggiando in velocita con l'animale. Gli chiuse la porta sul muso, e la bestia comincio a miagolare.
«Lasciala uscire» ordino Augusta.
Lui apri la porta e la gatta balzo fuori. Charles guardo Augusta, che nel frattempo era montata sul cavallo bianco, privo di sella. «Saranno gia arrivati al cimitero. Salta su, o sei un uomo morto.»
«Non sarebbe meglio…»
«So riconoscere un branco di assassini pronti al linciaggio, Charles. Vuoi vivere? E allora salta su.»
Charles monto sul cavallo dietro ad Augusta.
«Tieniti piu forte che puoi!» urlo lei, lanciando il cavallo al galoppo.
Non andava a cavallo da che era un bambino, e anche allora non era mai montato senza sella. Gli sembrava di cadere a ogni istante. I massicci muscoli dell'animale si allungavano e si contraevano nella corsa. Erano diretti verso l'argine, che si stagliava nero come la pece sullo sfondo del cielo.
Si piego in avanti per farsi sentire da Augusta: «Seguiremo la base dell'argine, girando intorno all'Upland Bayou?».
«Non e possibile» gli rispose, filando dritto verso la barriera. «Il terreno e troppo bagnato e insidioso» grido lei. «Il cavallo ci rimetterebbe le zampe prima ancora di arrivare alla casa di Henry.»
«E lui, quando sara di ritorno?»
«Stanotte tardi. Avvinghiati bene con le gambe e affonda i talloni nei fianchi. Seguiremo la strada che il cavallo conosce meglio. L'ha percorsa migliaia di volte.» Con abilita guido l'animale sul sentiero che si arrampicava sull'argine. Charles si teneva stretto, ginocchia e talloni contro il pelo del cavallo, le braccia attorno alla vita di Augusta, certo che sarebbe caduto non appena il cavallo avesse vacillato sulla salita erbosa. Ma l'animale non perse il suo slancio in avanti, trovando un punto d'appoggio nelle zone asciutte del terreno che si sbriciolavano sotto i suoi zoccoli.
Charles volto il capo a guardare la casa. Un esercito di formiche con teste e mani biancastre stava spuntando dal viale delle querce per convergere su Casa Trebec.
Gli ampi calzoni dell'uomo sui trampoli impedivano la vista della bara trasparente mentre passeggiava avanti e indietro sul pianale del pick-up. Tra la folla, qualcuno aveva gli occhi celati dietro una maschera colorata, qualcun altro indossava piume e mantelli. Il costume da torero indossato da Malcolm brillava piu di qualsiasi altro vestito. Aveva abbandonato il suo trono per mettersi a cavalcioni sulla bara: salutava con la mano i suoi sudditi e rideva.
Solo la banda dixieland era silenziosa. I suonatori si scambiavano occhiate ansiose, desiderosi di andarsene subito. Clark Kinkaid, il trombettista, ripose lo strumento e fece un cenno agli altri. Cominciarono ad allontanarsi, ma uno dei fratelli Laurie taglio la strada al sassofonista: era Ray, armato di fucile.
I musicisti ci ripensarono e rinunciarono all'idea di andarsene. Una bella ragazza danzante arrivo con una bottiglia piena e la offri alla banda. Stavano tutti bevendo da piu di un'ora, ma il funerale doveva ancora incominciare.
Clark guardo la pila di bastoni con in cima gli stracci imbevuti di benzina: avrebbero dovuto essere accesi da tempo per dare inizio alla fiaccolata lungo Main Street. Ma il pick-up del crematorio era arrivato ed era stato rispedito indietro vuoto. A quanto sembrava, Malcolm aveva altri piani per i divertimenti della serata.
Clark aveva accettato un altro impegno per il gruppo, immaginando che tutto sarebbe finito prima delle otto. Ora si chiedeva con impazienza quando sarebbe iniziato lo spettacolo e chi fosse quell'uomo anziano in mezzo al cerchio di ubriachi. Uomini e donne serrarono le fila per restringere il cerchio e Clark sali sul parafango del camion per vedere meglio.