solitaria, con gli stivali ai piedi e indosso uno spolverino da cavallerizzo. Il volto era in ombra sotto la falda di un cappello nero.
27
Tom Jessop era nel corridoio dell'ospedale, davanti al banco accettazioni, e teneva in braccio Ira. Numerosi feriti gli passavano accanto su barelle e lettini. Darlene stava piangendo, mentre l'infermiera addetta allo smistamento esaminava il volto tumefatto e insanguinato di Ira, controllandogli il polso e sollevandogli una palpebra.
«Sono spiacente, sceriffo. Ci vorra un po' prima che un medico possa visitarlo. Gli ustionati della fabbrica hanno priorita assoluta.»
Lui aveva compreso quello che l'infermiera voleva dire in realta. Il respiro del ragazzo era ridotto a un rantolo e il suo volto era quasi cianotico. Ira stava morendo e l'infermiera era piu interessata ai pazienti che potevano ancora essere salvati.
La donna corse a vedere le vittime appena entrate al pronto soccorso. L'ultima arrivata aveva la pelle piena di bolle e gli abiti intrisi di sangue. La sua lunga capigliatura era bruciata per meta. Lo sceriffo vide l'infermiera scuotere il capo anche per quella paziente. Sarebbe morta li in corridoio, lontana dai suoi cari, abbandonata sul lettino d'emergenza.
Aveva infranto la barriera del suono per portare Ira all'ospedale in tredici minuti esatti: non voleva vederlo morire nell'attesa di un dottore. Si rivolse a Lilith: «Portami uno di quei bastardi con lo stetoscopio. Non mi frega come ci riesci».
Lo sceriffo deposito Ira sul banco dell'accettazione. Intorno a loro, i medici correvano da una parte all'altra e le infermiere spingevano le lettighe verso le sale operatorie, in fondo al corridoio.
Darlene era china su suo figlio, la testa vicinissima alla sua. Ascoltava il suo respiro, pronta a respirare per lui se Ira avesse smesso.
Lo sceriffo segui con gli occhi Lilith che camminava con passo deciso lungo il corridoio. La ragazza spalanco una porta: all'interno c'erano alcuni distributori automatici di vivande e un comodo salottino, e l'aria sapeva di fumo.
Lilith accosto un dottore.
Dapprima l'uomo parve seccato, ma poi sorrise: osservo attentamente la giovane che aveva di fronte, facendo un inventario del suo corpo, soffermandosi in particolare sui seni, come se ne avesse diritto. Lei gli mormoro qualcosa all'orecchio, poi gli agguanto una mano e lo trascino lungo il corridoio.
Il dottore si piego su Ira, ed esamino le lesioni. «Va operato. Temo che un polmone sia collassato. Servirebbero un'infermiera e la sala operatoria, ma…»
«Agli ordini, dottore» rispose Lilith, scivolando nel corridoio in cerca di un'infermiera da terrorizzare e di una sala operatoria da requisire.
Mentre Ira veniva preparato per l'intervento, lo sceriffo accompagno Darlene nella sala d'attesa, una sorta di manicomio pieno di grida isteriche, lacrime, e preghiere. La fece accomodare nell'unica sedia libera. Per tutto il tempo aveva pianto in silenzio e a pugni stretti, e solo ora apri una mano e si ritrovo a fissare il telefono cellulare di Mallory.
«Kathy!» esclamo.
Darlene aveva tutta l'attenzione dello sceriffo.
«Kathy e andata a Owltown.» Gli strinse forte il braccio. «Temo che voglia ammazzare qualcuno.»
«Avra bisogno d'aiuto» e prima che Darlene potesse replicare, Jessop stava attraversando l'atrio a passi concitati. Spinse la porta a vetri e raggiunse la macchina. Mentre usciva dal parcheggio, la portiera del passeggero si apri e la vicesceriffo Beaudare sali a bordo.
La bara era stata scaraventata via dall'esplosione. Ora giaceva fracassata al suolo. Il coperchio di vetro si era rotto lasciando rotolare il cadavere sul terreno. Le fiamme provenienti dal camion si estesero fin li. Gli abiti di Babe presero fuoco e le fiamme gli lambirono la testa, divorando la cera con cui era stato ricostruito il cranio spaccato.
Ma la folla lo aveva gia dimenticato. Tutti fissavano la strada buia dove brillava la luce del lampione. A un tratto si spense, e un altro, piu vicino, si accese: sotto c'era Mallory. Avanzo cosi verso di loro, entrando e uscendo dal buio. Quando si accese l'ultimo lampione, nel cono di luce non c'era nessuno. La folla rimase li inchiodata a guardare, in attesa.
Ma lei era gia fra loro.
Sollevo lo spolverino per lasciare bene in vista la fondina con la pistola. Senza fretta, quasi con indifferenza, raggiunse Riker. Piazzo sulla propria spalla il braccio dell'uomo ancora incosciente e gli cinse la vita.
Si rivolse a Charles. «Cammina e non fermarti per nessun motivo.» La mano libera era stretta attorno al calcio della pistola.
Quattro uomini sbarrarono loro la strada. Avevano in mano delle pietre.
Uno fece un passo avanti e sogghigno mentre piegava il braccio all'indietro per scagliare la prima.
Mallory estrasse l'arma dalla fondina.
L'uomo senti il colpo e vide il lampo della pistola; poi, abbasso uno sguardo incredulo sulla propria gamba squarciata. Cadde in terra e striscio via piangendo. La folla si apri per lasciarlo passare, ma nessuno si fece avanti per aiutarlo.
Charles e Mallory avanzavano lentamente, trascinando il corpo di Riker. Il branco, non piu compatto, camminava al loro fianco.
Una donna vestita di raso rosso insulto Mallory e le lancio contro una bottiglia, mancandola di oltre un metro. Quando un proiettile le perforo la manica del vestito, la donna fuggi in preda al panico.
Charles e Mallory continuavano a camminare. Un adolescente corse loro incontro e lancio un mattone che sfioro Charles: Mallory sparo. L'assalitore capi che la sua giovane eta non lo avrebbe protetto e corse a nascondersi nella massa di adulti sul marciapiede.
«Non hanno piu un capo, sono allo sbando» disse Mallory. «Se restiamo calmi possiamo farcela.»
Un tizio basso e tarchiato tiro una pietra che colpi Mallory alla spalla. Lei punto la pistola e fece fuoco. L'uomo cadde, urlando e tenendosi il fianco dove era stato colpito. Un'altra pietra fu lanciata da dietro una macchina. Lei sparo ancora, mandando in frantumi il finestrino della vettura, e poi ancora, sopra il mare di teste della folla, che, impietrita da quella lotteria di pallottole, cominciava ad acquistare coscienza della propria mortalita. Molti scapparono quando lei alzo l'arma per l'ennesima volta.
Un sasso colpi Mallory in mezzo alle scapole. Lei si giro e prese di mira l'uomo che l'aveva lanciato. Quello alzo una mano come per fermare la pallottola e scomparve. Mallory aveva finito i colpi. «Charles, reggi Riker per un secondo, e non fermarti.» Stacco il caricatore dalla cintura e infilo le pallottole nella camera di caricamento. Poi torno ad afferrare il braccio di Riker.
Charles sentiva calde vampate alla schiena. Stava gia voltando la testa quando lei gli disse: «Non guardare. Le case stanno bruciando. Non c'e nient'altro da vedere».
Alle spalle della folla, una sottile figura dalla fluente chioma bianca si spostava da una casa all'altra con in mano una tanica di benzina, appiccando le fiamme. Un'altra pietra fu scagliata contro Mallory e la colpi alla gamba, per l'esultanza dei presenti.
Due grossi topi attraversarono di corsa il portico di una casa vicina, in fuga dal fumo nero che avvolgeva le assi.
Un secondo dopo, due finestre sulla facciata scoppiarono e ondate di fiamme inghiottirono il muro esterno.
Il fuoco era ovunque. Charles sentiva il calore sul viso e gli bruciavano gli occhi. Il vento trascinava il fumo verso il Lower Bayou. L'incendio montava.
«Non aver paura.» Il tono di Mallory era tranquillo.
Comprese. Era spacciato, lo era stato fin dal momento in cui si era sdraiato a coprire il corpo di Riker.