dite voi, Abner? Attento a misurare le parole. Parlate come se la vostra vita dipendesse da ogni sillaba che pronuncerete.»
Ma Abner Marsh era troppo furioso per pensare. La paura che lo aveva invaso aveva scatenato adesso un accesso d’ira; era stato destinatario di menzogne, ingannato, raggirato, trattato come un brutto bestione col cervello di una gallina. Nessun uomo aveva mai osato trattare Abner Marsh in quel modo, e poco importava che York non fosse affatto un uomo. York aveva trasformato il Fevre Dream, la sua creatura, in una sorta di incubo galleggiante. «E da lungo tempo che navigo su questo fiume,» comincio Marsh. «Non provate a spaventarmi. Viaggiavo sul mio primo battello quando vidi un mio amico buscarsi una coltellata nelle budella in un saloon di St. Joe. Afferrai la carogna che sferro il colpo, gli strappai di mano il coltello e gli spezzai la schiena. E sono stato anche a Bad Axe, e giu nel sanguinoso Kansas, percio non sara certo un dannato succhiasangue a mettermi paura con le sue minacce. Volete prendermi, fatevi sotto allora. Peso il doppio di voi, e per giunta siete arrostito fino alle ossa. Forza, fatevi sotto, e vi torcero il collo. Meritate che lo faccia comunque per come vi siete comportato.»
Silenzio. Poi, sorprendentemente, Joshua York proruppe in una lunga e sonora risata. «Ah, Abner,» disse quando si fu ricomposto, «siete davvero un battelliere, e lo siete fino al midollo. Meta sognatore e meta sbruffone, e completamente sciocco. Siete li seduto in totale cecita e sapete bene che uno spiraglio di luce che s’insinua tra le tende chiuse o che s’infila sotto la porta mi basta per vedere ogni cosa alla perfezione. Ve ne state li seduto, grasso e lento nei movimenti, consapevole della mia forza e della mia scattante agilita. Dovreste sapere con quanta silenziosita so muovermi.» Vi fu una pausa, un lieve scricchiolio, e d’improvviso la voce di York giunse da tutt’altra direzione. «Cosi.» Ancora silenzio. «E cosi.» Dietro di lui. «E cosi.» Adesso era tornato dov’era originariamente; Marsh, che aveva girato la testa ogni volta seguendo la direzione da cui proveniva la voce, fu colto da vertigini. «Potrei dissanguarvi fino alla morte colpendovi cento volte senza che ve ne accorgeste neppure. Potrei avvicinarmi a voi, invisibile nell’oscurita, e squarciarvi la gola prim’ancora che vi rendiate conto che abbia finito di parlare. Eppure, malgrado tutto questo, ve ne state li seduto a guardare nella direzione sbagliata, con la barba protesa, a sbraitare e minacciare.» Joshua sospiro. «Avete coraggio, Abner Marsh. Scarso giudizio, ma molto coraggio.»
«Se avete deciso di uccidermi, non perdete tempo,» disse Marsh. «Sono pronto. Non avro battuto l’Eclipse, ma sono riuscito a fare quasi tutto cio che desideravo. Preferisco marcire in una di quelle elegantissime tombe di New Orleans piuttosto che comandare un battello per un branco di vampiri.»
«Una volta vi chiesi se foste superstizioso, o religioso,» disse Joshua. «Negaste di esserlo. Eppure adesso vi sento parlare dei vampiri con un qualsiasi ignorante venuto da fuori.»
«Cosa state dicendo? Siete stato proprio voi a dirmi…»
«Si, si. Bare piene di terreno, creature prive d’anima che non appaiono negli specchi, esseri che non possono attraversare acque in movimento, creature che possono trasformarsi in lupi o in pipistrelli, che possono dissolversi in nebbia eppure indietreggiano di fronte ad uno spicchio d’aglio. Siete un uomo troppo intelligente per credere a queste sciocchezze, Abner. Scrollatevi di dosso le vostre paure e la vostra rabbia, per un solo istante, e
Cio mise Abner Marsh alle strette. Di fatto, il mordace sarcasmo del tono di York gli aveva fatto apparire tutto cosi irrimediabilmente insulso. Certo era bastata un po’ di luce solare ad ustionarlo cosi malamente, pero cio non toglieva che egli avesse bevuto dell’acqua santa, portasse un anello d’argento e la sua immagine si riflettesse negli specchi. «Mi state forse dicendo che
«I vampiri non esistono,» disse Joshua in tono paziente. «Sono come le storie del fiume che Karl Framm racconta con tanta passione. Come il tesoro del Drennan Whyte. Il battello fantasma di Raccourci. Come quel pilota cosi fedele al suo compito da mettersi al timone dopo che era morto. Storie, Abner. Semplici divertimenti, invenzioni che un adulto non prende sul serio.»
«Alcune di quelle storie hanno qualcosa di vero,» protesto debolmente il Capitano Marsh. «Voglio dire, conosco un mucchio di piloti che affermano di aver visto le luci del battello fantasma nei pressi di Raccourci, e dicono persino di aver sentito imprecare e bestemmiare gli uomini allo scandaglio. E il Drennan Whyte, beh, io non credo nelle maledizioni, ma quel battello e affondato proprio come ha raccontato Mister Framm, e le altre barche giunte a recuperarlo sono colate a picco nello stesso modo. Quanto al pilota morto, corpo del diavolo, io lo conoscevo. Era un sonnambulo, ecco cos’era, e pilotava il battello mentre dormiva. Solo che la storia racconta i fatti esagerando in qualche particolare.»
«Era proprio qui che volevo arrivare, Abner. Se insistete sulla parola, e allora si, i vampiri sono esseri reali. Ma le storie su di noi hanno un po’ esagerato alcuni particolari. In pochi anni il vostro sonnambulo e diventato un cadavere, provate ad immaginare cosa diventera tra un secolo o due.»
«Cosa siete dunque, se non vi definite un vampiro?»
«Non esiste una parola che serva a descrivermi in maniera semplice,» disse Joshua. «Nella vostra lingua mi si puo definire con parole come vampiro, licantropo, stregone, mago, demone,
«La vostra lingua…» esito Marsh.
«Non abbiamo una lingua. Usiamo lingue umane, nomi umani. Cosi e sempre stato. Non siamo esseri umani, ma non siamo neppure vampiri. Siamo… un’altra razza. Quando ci diamo una definizione, lo facciamo di solito utilizzando parole che appartengono al vostro linguaggio, parole a cui noi abbiamo conferito un significato segreto. Noi siamo il Popolo della Notte, il Popolo del Sangue. O semplicemente il Popolo.»
«E noi?» domando Marsh. «Se voi siete
Joshua York esito qualche istante, e fu Valerie a prendere la parola. «Il Popolo del giorno,» si affretto a rispondere.
«No,» si oppose Joshua. «Questa e una mia definizione. Non e quella che la mia gente usa di solito. Valerie, il tempo delle menzogne e finito. Di’ ad Abner la verita.»
«Non gli piacera. Joshua, il rischio…»
«Non importa. Diglielo, Valerie.»
Un silenzio plumbeo calo nella cabina. E poi, con voce sommessa, Valerie disse, «Il bestiame. E cosi che vi chiamiamo, Capitano. Il bestiame.»
Abner Marsh aggrotto le sopracciglia e serro un grosso e ruvido pugno.
«Abner,» soggiunse Joshua, «volevate la verita. Ho pensato molto a voi negli ultimi tempi. Dopo Natchez, ho temuto di dover escogitare un qualche incidente per eliminarvi. Noi non rischiamo mai di esporci, e voi siete una minaccia. Simon e Katherine mi hanno chiesto con insistenza di uccidervi. I miei nuovi amici, Valerie e Jean Ardant, con i quali ho intrecciato rapporti piu stretti, sono propensi a tale soluzione. Tuttavia, pur sapendo che io e la mia gente saremmo indubbiamente piu tranquilli avendovi morto, mi sono opposto. Basta con la morte, con la paura, sono infinitamente stanco della diffidenza che separa le nostre razze. Mi sono sempre chiesto se non fosse possibile lavorare insieme, ma non ho mai avuto la certezza di potermi fidare di voi. Fino a quella notte a Donaldsonville, e cioe fino alla notte in cui Valerie cerco di convincervi a cambiare la rotta del Fevre Dream. In quella occasione vi dimostraste piu forte di quanto avessi potuto sperare. Fu allora che presi la decisione. Dovevate vivere, e se foste venuto da me ancora una volta vi avrei detto la verita, tutta la verita, il bene ed il male. Volete saperla?»
«Ho altra scelta?»
«No,» ammise Joshua York.
Valerie sospiro. «Joshua, ti scongiuro di riflettere. Per quanto possa piacerti, e pur sempre uno di loro. Non capira. Verranno qui con paletti appuntiti, sai che lo faranno.»
«Spero di no,» disse Joshua. Poi, rivolgendosi a Marsh, «Valerie ha paura, Abner. Cio che sto per fare e una cosa del tutto nuova, e le novita sono sempre pericolose. State ad ascoltarmi fino alla fine e non giudicatemi, forse tra noi potra sorgere un’autentica collaborazione. Prima d’ora non ho mai detto la verita a nessuno di voi…»
«A nessuno del bestiame,» continuo Marsh con un grugnito. «Beh, neppure io ho mai ascoltato un vampiro raccontarmi la sua storia prima d’ora, sicche siamo pari. Cominciate pure, il toro qui presente e tutt’orecchi.»