danaro, convertito in oro ed argento — una somma favolosa. Lo seguii furtivamente fino alla locanda dove prese alloggio per la notte. Attesi fino a che mi convinsi che si fosse addormentato e m’introdussi nella stanza per far la mia fortuna. Ma il viennese non dormiva, sopraffatto com’era dalla paura della guerra. Mi stava aspettando, ed era armato. Estrasse una pistola da sotto la coperta e fece fuoco su di me.
«Crollai sotto il peso del dolore e della sorpresa. Il colpo mi scaravento sul pavimento. Mi aveva colto in pieno stomaco e sanguinavo a profusione. Ma, tutto a un tratto, il flusso decrebbe e lo spasmo s’attuti. Mi alzai. Dovevo aver un aspetto terribile in quel momento, pallidissimo e coperto di sangue. Una strana sensazione m’invase in quell’istante, qualcosa di assolutamente nuovo, mai provato prima d’allora. La luna affacciatasi in cielo mandava i suoi raggi nella stanza attraverso la finestra, il mercante urlava e, prima ancora che mi rendessi conto di cosa stessi facendo, ero piombato su di lui. Volevo zittirlo, tappargli la bocca con la mano, ma… qualcosa s’impadroni di me. Le mie mani corsero su di lui, le mie unghie — lame forti, affilate. Gli squarciai la gola. Fu soffocato dal copioso sgorgare del suo stesso sangue.
«Io stetti li, tremante, a guardare quel sangue nero fiottare da lui in pieni zampilli, mentre il suo corpo si dibatteva sul letto nel pallido lucore della luna. Stava morendo. Avevo visto molta gente morire prima di lui, a Parigi, in battaglia. Stavolta fu diverso.
«Corsi l’intera notte lasciandomi chilometri alle spalle, e trascorsi la giornata successiva nel chiuso di una cantina sotterranea nella cinta di una fattoria incendiata e abbandonata.
«Avevo vent’anni. Un bambino ancora tra la gente della notte, ma giunto sulla soglia della maturita. Quando quella notte mi risvegliai nella cantina, tutto imbrattato di sangue secco e con la cintura di danaro stretta a me, rammentai le parole di mio padre. Adesso, finalmente, sapevo cosa fosse la Sete Rossa. Solamente il sangue poteva saziarla — cosi m’aveva detto. Ed io ero sazio. Mai nella mia vita avevo sentito in me tanto vigore e tanto benessere. Mi sentivo fisicamente forte e sano, pero, in cuor mio, ero disgustato e orripilato. Ero cresciuto tra la tua gente, capisci, e come la
«Avevo impiegato circa un mese per giungere li. La terza notte che trascorsi a Londra mi sentii strano, fiaccato da un malessere fisico che mai avevo provato prima d’allora. In tutta la mia vita non mi ero mai ammalato. La notte seguente mi sentii peggio. E infine, la terza notte, riconobbi quella sensazione per cio che realmente era. La Sete Rossa era dentro di me. Urlai e diedi sfogo alla mia rabbia. Ordinai un gustoso pranzo, una rossa e ricca bistecca di carne che contavo potesse spegnere il desiderio. La mangiai, e mi disposi con le migliori intenzioni alla calma. Inutile. Non era trascorsa un’intera ora che gia mi trovavo fuori a battere le strade della citta. Trovai un vicolo appartato, attesi. Una giovane donna fu la prima a passarvi. Una parte di me ne ammiro la bellezza; un ardore di fiamma si accese alla vista di lei. Un’altra parte di me provo semplicemente fame. Quasi le strappai la testa dal collo, ma, se non altro, lo scempio non duro a lungo. Dopo piansi.
«Per mesi e mesi fui preda della disperazione. Grazie alle mie letture avevo capito quale fosse la mia natura. Avevo imparato quelle parole. Per vent’anni mi ero considerato un essere superiore. Adesso mi scoprivo una creatura innaturale, una belva, un mostro privo d’anima. Non sapevo decidere se fossi un vampiro o un licantropo, e cio mi sconcertava. Ne io ne mio padre avevamo il potere di trasformarci in qualcosa, ma la Sete Rossa si ripresentava in me ogni mese, in una sorta di ciclo lunare — sebbene non sempre coincidesse con il plenilunio. E questa, a quanto avevo letto, era una peculiarita dei licantropi. Cercai di istruirmi il piu possibile su questi argomenti attraverso numerosissime letture, al fine di comprendere me stesso. Come i licantropi delle leggende, anch’io spesso dilaniavo la gola delle mie vittime e mangiavo una piccola quantita di carne, specie quando la sete era molto violenta. E, quando la sete non era in me, apparivo come una persona del tutto normale, e anche questo particolare corrispondeva alle caratteristiche dei licantropi che popolavano le leggende. Per altri versi, tuttavia, vi erano delle differenze; l’argento non aveva alcun potere su di me, ne tantomeno l’aconito. Inoltre non avevo il potere di mutare la mia forma, ne il corpo mi si ricopriva di peli. Quanto alle affinita con i vampiri, come questi potevo andare in giro solamente di notte. E, oltre a cio, mi sembrava che fosse il sangue, e non la carne, a suscitare la mia ferale brama. Per contro, dormivo normalmente nei letti e non nelle bare, e avevo superato senza la minima difficolta centinaia di fiumi, torrenti ed acque in movimento. Ero sicuramente vivo e gli oggetti religiosi non mi disturbavano affatto. Una volta, per essere sicuro, portai via il cadavere di una vittima: volevo scoprire se per caso si sarebbe trasformato in un lupo o in un vampiro. Resto un cadavere. Dopo un po’ di tempo comincio ad esalare un cattivo odore, cosi lo seppellii.
«Puoi immaginare il mio terrore. Non ero umano, ma non ero neppure una di quelle leggendarie creature. Ne conclusi che i libri non servivano a nulla. Avrei dovuto cavarmela da solo.
«Mese dopo mese la Sete Rossa si appropriava della mia vita. Un’ignobile esultanza riempiva quelle notti, Abner. Nel ghermire la vita altrui, io stesso
«Cercai di cambiare, di dominare i miei istinti. Disperatamente. Ma la mia volonta, cosi forte in condizioni normali, nulla poteva allorche la Sete Rossa s’impadroniva di me. Una volta, non appena percepii il primo tocco dei tentacoli che mi attanagliavano accendendo in me la febbre, cercai una chiesa, e confessai ogni cosa al sacerdote che mi apri la porta. Non volle credermi, ma accetto di sedersi a pregare insieme a me. Portavo al collo un crocifisso, mi inginocchiai davanti all’altare, pregai con fervore, attorniato dalle sante statue e dal luccichio delle candele, al sicuro nella casa di Dio, con uno dei suoi ministri li al mio fianco. Non erano ancora passate tre ore quando mi avventai su di lui e lo uccisi li stesso, nella chiesa. Vi fu un certo clamore quando il giorno dopo fu rinvenuto il corpo.
«Allora provai con l’intelletto. Se la religione non aveva saputo darmi una risposta, allora cio che mi dominava non doveva appartenere al regno del sovrannaturale. Presi ad uccidere animali al posto degli uomini. Rubai sangue umano dal laboratorio di un medico. Mi introdussi nell’ufficio di un impresario di pompe funebri dove sapevo trovarsi un cadavere fresco. Tutto cio valse ad alleviare la sete, a placarla un poco, ma non a spegnerla del tutto. La migliore di queste soluzioni alternative si rivelo l’uccisione di un animale vivo, e l’immediato trangugiare del suo sangue ancora caldo. Era la vita, capisci, la vita a saziarmi oltre che il sangue stesso.
«Durante l’intero corso di queste vicende, non mancai di prendere le dovute precauzioni. Mi spostai all’interno dell’Inghilterra piu volte, di modo che le morti e le sparizioni delle mie vittime non si concentrassero in un’unica regione. Sotterrai il maggior numero possibile dei corpi. E infine cominciai a sfruttare la mia intelligenza al fine di rendere la mia caccia quanto piu sicura possibile. Mi occorreva danaro, e cosi preferii vittime facoltose. Divenni ricco, sempre piu ricco. Il danaro genera altro danaro, e una volta posseduto un buon capitale, lo feci