la guarigione, nella frescura delle mie tenebrose cantine, dove giacqui per piu di una settimana, preda di incubi e visioni, la carne lacerata dalle ustioni, il corpo scosso da spasmi convulsi. E intanto guarivo. Rosicchiai un polso fino a lasciare in terra la mano destra e far scivolare il moncherino dalla manetta.
«Quando ripresi conoscenza, dopo un’intera settimana, avevo di nuovo la mano. Era piccola e tenera, ancora semiabbozzata nella forma, e mi doleva. Terribilmente. Ma col tempo la pelle si induri. Poi la mano prese a gonfiarsi, la pelle si crepo e si spacco secernendo un denso fluido bianchiccio. Quando le ferite si seccarono e la pelle morta si stacco, la carne sottostante apparve piu sana. Tutto cio si ripete tre volte. Il processo di guarigione richiese piu di tre settimane, ma quando giunse a compimento nessuno avrebbe mai sospettato che quella mano avesse subito la minima offesa. Ero esterrefatto.
«Questi eventi ebbero luogo nel 1812: un anno che segno la svolta della mia vita.
«Quando fui nuovamente padrone delle mie forze, capii di essere uscito da quella prova suprema con una ferma decisione: dovevo cambiare il mio modo di vivere e quello della mia razza intera, dovevo liberare il mio popolo da cio che mio padre aveva definito la nostra
«E nell’attesa mi dedicai allo studio della medicina. Nulla, naturalmente, era noto alla scienza per quel che riguardava la mia razza. La nostra stessa esistenza era considerata mera leggenda. Ma c’era molto da imparare sulla tua razza, cosi simile eppur tanto diversa dalla mia. Entrai in rapporto d’amicizia con molti medici, un chirurgo di gran fama, parecchi esponenti di una ben nota scuola di medicina. Lessi testi medici, vecchi e nuovi. Approfondii lo studio della farmacia, biologia, anatomia, persino dell’alchimia, sperando di trovarvi una risposta, un chiarimento. Costruii ed attrezzai un laboratorio personale per condurre esperimenti nella stessa stanza che avevo utilizzato quale infausta prigione. Ed ora, quando prendevo una vittima — il che accadeva ogni mese — portavo il corpo via con me ogniqualvolta mi fosse possibile e lo studiavo, lo sezionavo. Non puoi immaginare, Abner, quanto desiderassi disporre di un cadavere della mia specie cosi da poter scorgere le differenze!
«Nel mio secondo anno di studio mi tagliai un dito dalla mano sinistra. Sapevo che si sarebbe rigenerato. Volevo sottoporre ad analisi e dissezione la carne della mia carne.
«Un dito resetto non bastava a rispondere a cento domande, ma il dolore fu comunque giustificato per quel che appresi. La struttura ossea, gli strati tissulari e la composizione del sangue mostravano tutti significative differenze da quelli umani. Il sangue era piu chiaro, e mancava di alcuni elementi presenti invece in quello umano. Le ossa, per contro, contenevano elementi in numero maggiore. Erano, al tempo stesso, piu forti e piu flessibili di quelle umane. L’ossigeno, quel gas miracoloso di Priestley e Lavoisier, era presente nel sangue e nel tessuto in quantita di gran lunga maggiore rispetto ai campioni prelevati da individui della razza umana.
«Non sapevo quali conclusioni trarre da questi dati, da nessuno di essi, ma ipotesi, congetture, teorie, si accumulavano nella mente in una smania febbrile. Forse, credevo, la carenza di sostanze nel mio sangue aveva una qualche connessione con la mia sfrenata necessita di bere sangue altrui. Quel mese, quando la sete era puntualmente arrivata ed io avevo preso la mia vittima, prelevai immediatamente un campione del mio sangue e lo analizzai. La composizione del mio sangue era cambiata! In qualche modo avevo convertito il sangue della mia vittima arricchendo e rendendo piu denso il mio, quanto meno per un limitato periodo di tempo. Allora effettuai un prelievo ogni giorno per studiare i mutamenti che sarebbero avvenuti nel mio sangue, e difatti scoprii che esso diventava gradualmente piu debole e inconsistente. Probabilmente quando l’equilibrio raggiungeva un certo punto critico scoppiava la sete rossa.
«La mia supposizione lasciava molte domande senza una risposta. Perche il sangue degli animali non bastava a placare la sete? E perche non vi riusciva neppure il sangue prelevato da un cadavere? Forse la morte cagionava la perdita di alcune proprieta? Perche la sete mi aveva colto soltanto all’eta di vent’anni? Perche non prima? Non conoscevo nessuna di queste risposte, ne sapevo come trovarle, ma ora, se non altro, avevo una speranza, un punto di partenza. Cominciai a preparare pozioni.
«Cosa dirti, Abner? Occorsero anni, anni di infiniti esperimenti, anni di accanito studio. Usai sangue umano, sangue di animali, metalli e sostanze chimiche di ogni sorta. Lo cossi, lo seccai, lo bevvi crudo, lo mescolai con l’assenzio, brandy, fetidi conservanti medicinali, erbe, sali, metalli. Trangugiai un migliaio di pozioni, senza alcun risultata Due volte stetti malissimo, e lo stomaco impazzito mi si rivolto e mi si arrorciglio talmente che vomitai l’intruglio che avevo mandato giu. Tentai e ritentai, ma sempre inutilmente. Pozioni e boccali di sangue e droghe ne consumai a centinaia, ma sempre, inevitabilmente, la sete rossa s’impadroniva di me e mi spingeva ad uscire di notte a caccia di una preda, di una nuova vittima. Ora, pero, uccidevo senza sentire il fardello della colpa, perche sapevo che stavo lottando per ottenere una risposta, una soluzione, e sapevo che infine sarei riuscito a sconfiggere e conquistare la mia stessa bestiale natura. Non disperavo, Abner.
«E finalmente, nell’anno 1815, trovai la risposta.
«Alcune delle mie misture si erano dimostrate piu efficaci di altre e su queste continuai a lavorare, migliorandole sempre di piu, ora cambiando questo elemento, ora aggiungendo taluna sostanza, insomma, pazientemente, provai ora in un modo ora nell’altro ed ogni volta sperimentando la nuova formula su me stesso. Il composto che produssi alla fine aveva come base una buona dose di sangue di pecora, mescolato ad una forte porzione di alcol che agiva, credo, come conservante delle proprieta della pozione. Tuttavia, questa sommaria descrizione semplifica immensamente la complessa natura del preparato. V’e in esso anche una buona parte di laudano, per il suo potere calmante, sali di potassio, ferro ed assenzio, e varie erbe e preparazioni alchemiche da lungo tempo in disuso. Per tre anni avevo studiato quella formula, ed un notte nell’estate del 1815 la bevvi, come avevo fatto con tante altre pozioni prima d’allora. Quella notte la sete rossa non fu in me.
«La notte seguente avvertii i primi sintomi di quella bruciante irrequietezza che caratterizza l’innescarsi della crisi, e mi versai un bicchiere della mia bevanda. Lo sorseggiai senza convinzione, temendo che il mio trionfo fosse solo un sogno, un’illusione. Ma la smania svani. Neppure quella notte ebbi sete, neppure quella notte uscii in cerca di una preda da uccidere e dissanguare.
«Non persi tempi, iniziai subito a preparare il fluido in grande quantita. Non e sempre facile prepararlo nella maniera esatta, e la correttezza della preparazione ne determina l’efficacia; basta un piccolo errore perche la bevanda non abbia piu il suo effetto. Per questo il mio lavoro fu ed e sempre stato scrupoloso. Hai veduto tu stesso il risultato di esso, Abner. La mia bevanda speciale. Non me ne separo mai. Abner, io sono riuscito a realizzare qualcosa che mai nessuno della mia razza aveva neppure sognato di fare. Di cio, comunque, nell’estasi del trionfo, non me ne resi conto allora. Una nuova epoca era iniziata per il mio popolo, e per il tuo, ed ero stato io a segnare questa svolta. Vivere nell’oscurita senza il boia della paura; non piu cacciatori e prede, non piu nascondigli e disperazione. Non piu notti di sangue e barbarie. Abner,
«Adesso so quanto fui fortunato, straordinariamente fortunato. La mia comprensione era allora superficiale e limitata. Credevo che le differenze tra la mia e la tua razza fossero circoscritte alla composizine del sangue. In seguito capii quanto cio fosse sbagliato. Pensavo che l’eccesso di ossigeno fosse in qualche modo responsabile della sete febbrile che periodicamente mi incendiava le vene. Oggi ritengo piu probabile che l’ossigeno dia alla mia razza la forza che possiede, e che esso favorisca l’eccezionale capacita di guarigione che ci contraddistingue. Buona parte di cio che credevo d’aver scoperto nel 1815, alla luce di cio che so oggi, mi appare come un mucchio di sciocchezze.
«Ho ucciso ancora da allora, Abner, non lo nego. Nel modo in cui uccidono gli esseri umani, e per ragioni umane. Ma da quella notte che trascorsi in Scozia nel 1815 non ho mai piu assaggiato una goccia di sangue, ne ho piu provato il delirio predace della Sete Rossa.
«Non cessai di studiare, ne allora ne mai. La conoscenza ha per me il fascino della bellezza, ed io gioisco nella bellezza, in ogni forma di bellezza, ed avevo ancora tanto da conoscere di me stesso e della mia razza. Dapprincipio impiegai lettere ed agenti. Successivamente, quando la pace torno a regnare in Europa, mi misi in viaggio e raggiunsi il continente. Scoprii allora qual era stata la fine di mio padre. E, cosa piu importante ancora, antichi documenti di provincia mi rivelarono donde provenisse — o almeno da quali terre egli aveva dichiarato di esser figlio. Ripercorsi il sentiero delle sue origini e attraversai la Renania, la Prussia e la Polonia. Per i polacchi era un bizzarro personaggio vagamente ricordato, una sorta di recluso temuto dal vicinato, un personaggio del