«Devo chiedervi qualcosa.» Billy ripete tutto quello che Joshua York gli aveva detto. Quando ebbe terminato, la stanza rimase avvolta da un pesante silenzio.
«Povero Billy,» disse finalmente Julian. «Hai ancora dei dubbi, Billy, dopo tutto questo tempo? Se dubiti, non completerai mai la tua trasformazione, Billy. Ecco perche il caro Joshua e ancora cosi tormentato. I suoi dubbi l’hanno lasciato a meta, tra il padrone e l’animale. Mi capisci? Devi avere pazienza.»
«Voglio iniziare,» insistette Billy la Serpe. «Sono passati anni, Mister Julian. Ora che abbiamo questo battello, le cose vanno meglio di prima. Voglio essere uno di voi. Me l’avete promesso.»
«E vero.» Damon Julian ridacchio. «Bene, allora, Billy, dovremo iniziare, vero? Mi hai servito bene e se sei cosi insistente, posso mai rifiutarmi? Sei cosi intelligente, e non vorrei perderti.»
Billy la Serpe riusciva a stento credere alle sue orecchie. «Volete dire che lo farete?»
«Naturalmente, Billy. Ti ho fatto una promessa.»
«Quando?»
«La trasformazione non puo essere effettuata in una sola notte. Mi ci vorra del tempo per trasformarti, Billy. Anni.»
«Anni?» Billy la Serpe era sgomento. Non voleva aspettare degli anni. Nelle leggende, non occorrevano anni.
«Temo di si. Come quando da adolescente ti sei trasformato lentamente in adulto, ora da schiavo devi diventare padrone. Ti nutriremo bene, Billy, e dal sangue acquisterai potenza, bellezza, sveltezza. Berrai la vita ed essa fluira attraverso le tue vene, fino a che tu rinascerai nella notte. Non puo essere fatto rapidamente, ma puo essere fatto. Sara come ti ho promesso. Avrai la vita eterna e il potere, e la sete di sangue ti riempira. Inizieremo subito.»
«Come subito?»
«Per cominciare, devi bere, Billy. Per questo abbiamo bisogno di una vittima.» Sorrise. «Il Capitano Marsh,» disse ad un tratto. «Per te sara sufficiente, Billy. Quando prenderemo il suo battello, portamelo qui, come ti avevo detto. Incolume. Io non lo tocchero. Sara tuo, Billy. Lo legheremo nel suo salone e tu berrai, notte dopo notte. Un uomo di quella stazza deve avere molto sangue. Durera a lungo, Billy, e anche per trasformarti ci vorra del tempo. Si. Inizierai con il Capitano Marsh, non appena sara nostro. Prendilo, Billy. Per me, e per te stesso.»
CAPITOLO VENTICINQUESIMO
Abner Marsh stava guardando fuori dalla cabina di pilotaggio dell’Eli Reynolds, quando il Fevre Dream inizio a tagliare il fiume. Batte il bastone con forza e bestemmio, ma, nel suo intimo, non sapeva se essere deluso oppure sollevato. Sapeva benissimo che vedere la sua creatura fracassarsi su quella dannata secca gli avrebbe spezzato il cuore. D’altronde, in quel momento il Fevre Dream era ancora dietro di loro, e se avesse raggiunto il Reynolds, non c’era alcun dubbio che sarebbe stato Damon Julian a strappargli il cuore. In un modo o nell’altro, quella sembrava una partita persa. Marsh rimase li, accigliato, mentre il pilota dell’Eli Reynolds fece ruotare il timone e inizio anch’egli a tagliare il fiume. Sempre al loro inseguimento attraverso l’oscurita, il Fevre Dream costituiva una visione spaventosa. Marsh l’aveva costruita affinche eguagliasse in velocita l’Eclipse, affinche fosse la nave piu veloce mai andata a vapore, ed ora doveva superarla con una delle piu vecchie e piu misere navi del fiume. «Non possiamo farci nulla,» disse ad alta voce, voltandosi verso il pilota. «Questa e una gara. Fate in modo che non ci raggiungano.» L’uomo lo guardo come se fosse pazzo, e forse lo era davvero. Abner Marsh scese sul ponte di coperta per vedere cosa poteva fare. Cat Grove e il primo ufficiale di macchina, Doc Turney, stavano gia facendo tutto il possibile. Il ponte era inondato dal calore. La fornace ruggiva e crepitava, e lingue di fiamma ne lambivano la bocca e talvolta ne fuoriuscivano, non appena i fuochisti gettavano dentro legna fresca. Grove aveva radunato la tutti i suoi magazzinieri, i quali stavano sudando per alimentare quelle fauci rosso arancio, e per ricoprire i tronchi di pino e di faggio con il lardo prima di gettarli dentro la fornace. Grove girava tra gli uomini con un secchio di whiskey ed un grande mestolo di rame, cosicche essi potessero bere a turno, prendendosi delle pause il piu brevi possibile. Il sudore colava dal suo petto nudo in rivoli, e come i magazzinieri, il suo viso era rosso a causa del terribile calore. Era difficile capire come potessero sopportarlo, ma la fornace veniva alimentata continuamente.
Doc Turney teneva d’occhio le lancette del manometro che indicava la pressione della caldaia. Marsh si avvicino e vi lancio anche lui un’occhiata. La pressione aumentava sempre piu. L’ufficiale di macchina lo guardo. «Non abbiamo mai raggiunto una pressione cosi alta, nei quattro anni che sono stato su questa nave,» urlo. Bisognava urlare per farsi sentire, urlare piu forte dello sfrigolio e del tossire della fornace, del sibilo del vapore, del battito del motore. Marsh allungo una mano con cautela, la ritiro immediatamente. La caldaia era troppo calda per essere toccata. «Come faro con la valvola di sicurezza, Capitano?» chiese Turney.
«La disenserisca,» grido Marsh. «Abbiamo bisogno di vapore, signore.»
Turney aggrotto la fronte e fece come gli era stato ordinato. Marsh osservo la lancetta; l’ago saliva costantemente. Il vapore praticamente usciva urlando attraverso i tubi, ma lo sforzo stava dando i suoi frutti: il motore fremeva e picchiava come se stesse per andare in pezzi, e la ruota stava girando, piu veloce di quanto avesse fatto in quegli anni,
L’ufficiale di macchina in seconda e i macchinisti stavano danzando intorno ai motori, oliando e ingrassando, per mantenere regolare il tempo. Sembravano delle scimmiette ricoperte di catrame. Si muovevano anche svelti come scimmie. Dovevano farlo. Non era facile ingrassare delle parti in movimento, specialmente al ritmo a cui si stava muovendo il vecchio motore dentato del Reynolds. «PIU IN FRETTA!» ruggiva Grove. «Piu in fretta con quel lardo!» Un grosso fuochista dai capelli rossi si allontano barcollando dalla bocca della fornace, stordito dal calore. Cadde sulle ginocchia, ma un altro prese immediatamente il suo posto, e Grove raggiunse l’uomo caduto e gli verso un mestolo di whiskey sulla testa. L’uomo alzo la testa, bagnato, ammicco, apri la bocca, e l’ufficiale gli verso dell’altro alcool giu per le budella. In un istante fu di nuovo in piedi, a spalmare lardo sui tronchi di pino.
L’ufficiale di macchina fece una smorfia e apri i tubi di fuoriuscita, scaricando il vapore surriscaldato che si disperse sibilando nella notte, e facendo calare un po’ la pressione della caldaia. Poi ricomincio a farla aumentare. Lo saldature su alcuni tubi si stavano fondendo, ma c’erano uomini pronti a rappezzare ogni buco. Marsh era immerso nel sudore provocato dal caldo umido del vapore e da quello secco emanato della furia della fornace. Tutti quelli che gli stavano intorno correvano, urlavano, si passavano legna e lardo, alimentavano la fornace, sorvegliavano la caldaia e i motori. Il motore e la ruota facevano un terribile fracasso, le fiamme della fornace li avvolgevano tutti in una mutevole luce rossa. Era un inferno di sudore, un inferno di frastuono, attivita, fumo, vapore e pericolo. Il battello si scuoteva, gemeva e tremava come un uomo che stesse per avere un collasso o stesse per morire. Ma si muoveva, e laggiu non c’era niente che Abner Marsh potesse dire o fare per farlo andare piu veloce.
Usci fuori sul castelletto con sollievo, via da quell’orribile calore, con la giacca, la camicia e i pantaloni bagnati come se fosse caduto nel fiume. Il vento gli soffio intorno, e per un istante provo una meravigliosa sensazione di fresco. In lontananza, vide un’isola che divideva in due il fiume, e una luce alle sue spalle, sulla riva occidentale. Si stavano muovendo verso di essa a grande velocita. «Dannazione,» esclamo Marsh. «Di sicuro stiamo filando a venti miglia all’ora. Per l’inferno, forse addirittura trenta» disse ad alta voce, quasi gridandolo, come se il tuonare della sua voce lo rendesse verosimile. L’Eli Reynolds era una nave che al massimo arrivava a otto miglia all’ora. Naturalmente, in quel momento avevano la corrente a favore. Marsh si lancio su per la scala, attraverso il salone, arrivo sul ponte di passeggiata, da dove pote gettare un’occhiata a poppa. Le sommita dei corti e tozzi fumaioli stavano vomitando scintille dappertutto e lasciavano dietro di se scie di fuoco, e Marsh vide il vapore uscire ribollendo dalle bocche dei tubi, non appena Doc Turney li apri di quel tanto che bastava ad impedire