Welch la tiro fuori e se l’appoggio sul petto, senza guardarla. Poi la sollevo lentamente, un po’ alla volta, emettendo un gemito soffocato quando la vide. Il cappuccio era scomparso, ma lei dava le spalle alla macchina fotografica e teneva la testa abbassata. I capelli corti erano a malapena visibili e il viso era nascosto. Era seduta sui talloni, con le mani legate dietro la schiena, le spalle leggermente in ombra e un bel culo rotondo…

La porta si apri e Welch non fu piu solo. Sollevo le ginocchia per nascondere l’erezione e si appoggio la foto sul petto. Quando il suo compagno di cella si lascio cadere sulla branda di fronte con un grugnito, Welch aveva gli occhi chiusi e ripassava mentalmente ogni dettaglio della nudita di Jane.

7 maggio 1976

«Signore e signori, forse la cosa vi sorprendera, ma io vorrei concentrarmi per qualche minuto sulle prove fornite da un testimone chiamato dalla difesa.

Vi invito a considerare la dichiarazione resa dal sergente Derek Turnbull.

Si tratta di un poliziotto dal curriculum esemplare e credo che la sua testimonianza abbia un grande valore. Dovremmo prendere molto sul serio cio che gli abbiamo sentito dire nel corso di questo processo.

Ricordate le sue parole…

Ricordate cio che ha detto il sergente riguardo ai colloqui da lui avuti con la donna che accusa il mio cliente di stupro. Ha parlato di “confusione”, di “mancanza di concentrazione” da parte della donna. Io vi chiedo, allora, un incidente tanto drammatico non dovrebbe essere facile da ricordare? Non dovrebbe essersi impresso a fuoco nella memoria? Naturalmente si. Eppure questa donna non sa dire con precisione l’ora in cui e avvenuto, non ha saputo descrivere in modo coerente come era vestito il mio cliente al momento della presunta violenza. Solo un sacco di chiacchiere irrilevanti su una lozione dopobarba…

Ricordate le parole del sergente Turnbull quando ha descritto i risultati dell’esame fisico. Non e stato trovato nulla sotto le unghie della donna, nulla che suggerisse una resistenza qualunque. Il sergente ha ripetuto alla corte la risposta della donna quando le e stata posta questa domanda: “Non ho potuto ribellarmi”.

Non ha potuto, o non ha voluto?

Ricordate anche cosa ha detto il sergente quando ha descritto le circostanze del primo colloquio, del primo esame fisico. Si e trattato di un esame “del tutto inutile”, per ripetere le sue parole, poiche ha avuto luogo il mattino successivo alla presunta violenza e dopo che la donna aveva fatto una doccia. Ricordate le parole della sua collega, quando ha descritto il vestito che vi e stato mostrato come Reperto A? “Troppo carino per essere indossato al lavoro”. Io metto insieme tutte queste cose, signore e signori, e il risultato e una versione completamente diversa di cio che e accaduto in quel magazzino, lo scorso dicembre…

Quel vestito non potrebbe essere stato strappato durante un rapporto sessuale frenetico e consensuale, come ha dichiarato il mio cliente? I lividi non potrebbero essere dovuti semplicemente a una passione eccessiva? E quella doccia fatta per “lavare via” l’odore del mio cliente, non potrebbe aver avuto lo scopo di nascondere al marito la verita di quel rapporto extraconiugale?

Vi ho chiesto di ricordare le parole di un funzionario di polizia la cui testimonianza era intesa a danneggiare l’uomo che io qui rappresento. Invece, sicuramente senza volerlo, ha ottenuto il risultato opposto. Vi ho chiesto di considerare le sue parole e vedo che lo state facendo. Vedo dai vostri volti, signore e signori della giuria, che quelle parole hanno instillato in voi un dubbio legittimo. E se dubitate, com’e logico, della verita di cio che questa donna sostiene, allora so che la vostra decisione, dopo che vi sarete ritirati a deliberare, sara molto rapida.

La legge spiega chiaramente come regolarsi in caso di ragionevole dubbio. E poiche sono certo che si tratti proprio di questo, so che farete la cosa giusta e assolverete il mio cliente…»

CAPITOLO 5

Un’altra serata calda e umida. Nell’aria l’odore pesante di un temporale in arrivo. Brani di conversazione dei passanti entravano in soggiorno dalla finestra aperta.

Thorne aveva cenato in maglietta e calzoncini, con il sottofondo del frastuono di una festa dall’altra parte della strada. Non sapeva che cosa lo irritasse di piu, se le urla e lo stereo ad altissimo volume, o il fatto che quegli sconosciuti si stessero divertendo tanto.

Elvis aveva ripulito il piatto leccandolo a dovere. Thorne aveva aperto una lattina di birra economica, cercando di ignorare la musica e le risate e aveva trascorso un paio d’ore a leggere. Una sera d’estate dedicata alla morte violenta.

Stava leggendo i rapporti basati sulle ricerche del CRIMINT, il database del Criminal Intelligence, in cerca di casi simili a quelli dell’omicidio di Remfry.

Holland e Stone avevano fatto un buon lavoro, consistito per lo piu nel procedere per prove ed errori, restringendo le ricerche fino a trovare qualcosa di significativo. Avevano inserito parole chiave e confrontato i risultati con quelli di altre ricerche. Immettendo nel computer le parole “stupro” e “omicidio” erano venuti fuori alcuni casi in cui la vittima era di sesso maschile e i risultati erano stati sottoposti a un’ulteriore verifica incrociata con quelli ottenuti inserendo parole chiave piu specifiche.

“Sodomia”. “Strangolamento”. “Cappio”. “Corda da bucato”.

Era emersa, cosi, una serie di omicidi insoluti che risaliva fino a cinque anni prima. Otto ragazzini brutalmente strangolati, i cadaveri abbandonati in boschi, cave di ghiaia o giardini pubblici. Un gruppo di pedofili troppo ben organizzati o troppo ben ammanicati. Imprendibili.

Un uomo assalito in casa sua. Legato con una corda da bucato, mentre la casa veniva saccheggiata, e poi picchiato a morte senza nessuna ragione apparente. Thorne penso a Darren Ellis e ai due coniugi anziani che aveva legato e derubato.

Un catalogo di violenze sessuali e omicidi, molti dei quali ancora insoluti. I particolari piu turpi ridotti a semplici dati in un archivio informatico dell’orrore. Una risorsa cui attingere nella speranza che gli orrori del passato servissero a gettare luce su quelli del presente.

Ma non quella volta.

Holland aveva, in realta, scovato due casi di un certo interesse: un giovane di circa trent’anni, trovato nel bagagliaio di una macchina, nel 2002, violentato e strangolato con un laccio non rinvenuto. Un sessantenne assalito in un parcheggio e strangolato con una corda da bucato, nel 1996.

Entrambi i documenti erano stati esaminati attentamente e poi accantonati.

Thorne rimise i rapporti nella sua ventiquattrore e si affaccio alla finestra. Per una decina di minuti fisso la casa dove si teneva la festa, cercando senza successo di identificare la canzone che sentiva e di smettere di pensare a persone morte da anni, a un corpo che non era stato ancora sepolto e alla foto che aveva dato a Dennis Bethell.

Poi chiamo suo padre.

Dopo aver concluso la telefonata, di li a venti, faticosi minuti, rimase in piedi con il telefono in mano, cercando di immaginare le sinapsi nel cervello del padre che si inceppavano, i pensieri che esplodevano in una cascata di scintille…

Poi queste immagini scomparvero lasciando il posto al nero del cappuccio che copriva la testa di una donna nuda e mascherava il terrore sul volto di un pallido cadavere con il sedere all’aria, sopra un materasso macchiato di sangue.

Thorne si spoglio completamente, ando in camera e si getto sul letto. Resto per un po’ a fissare nella penombra il profilo del lampadario Ikea da una sterlina, rendendosi conto che era costato pochissimo anche perche era bruttissimo.

Il letto era duro come se fosse pieno di ghiaia.

Sentiva quel caso strisciargli addosso come un insetto, che risaliva con zampe appuntite la pellicola di sudore che gli velava il petto.

Thorne chiuse gli occhi, ricordando un momento felice su una collina coperta di felci. Ma non era sicuro che

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