si trattasse di un ricordo. Se era accaduto davvero, i particolari si erano persi con il passare del tempo. Forse era il ricordo di un sogno o di una fantasia, o magari una scena di un film che aveva visto tanto tempo prima in cui si era identificato…

In quel ricordo, o qualunque cosa fosse, con lui c’erano sempre due persone. Un uomo e una donna, o forse un ragazzo e una ragazza. L’eta di loro tre non era chiara, cosi come non lo era il rapporto che li univa, ma erano felici. Il luogo in cui si trovavano sembrava non essere importante. La geografia del posto era mutevole. A volte Thorne era sicuro che sotto di loro ci fosse un fiume, altre volte era una strada e il ronzio degli insetti diventava il rumore lontano del traffico.

Le uniche costanti erano le felci e la presenza di quelle due persone stese sull’erba a pochi metri da lui, la terra sotto di loro e il cielo sopra…

Sembrava che avessero mangiato qualcosa. Forse avevano fatto un picnic. Thorne si sentiva sazio, con le braccia aperte che si muovevano pigramente avanti e indietro tra le felci. Aveva il sorriso sulle labbra ed era scosso dai sussulti di una risata. Non sapeva chi o cosa li avesse fatti ridere tanto. Non era mai sicuro di nulla, se non dell’ineffabile, sconosciuta sensazione che nasceva in lui mentre ricordava. Mentre immaginava. Mentre era steso tra le felci.

I quando, i chi e i perche della sua presenza su quella collina erano cosi indistinti da poter essere totalmente inventati. Ma di tanto in tanto, nei momenti in cui, come adesso, si trovava immerso nella follia e nella violenza, gli sembrava un posto molto bello in cui andare.

Quando fuori iniziarono a cadere le prime grosse gocce di pioggia, Thorne affondo la testa nel cuscino e immagino le fronde delle felci che gli accarezzavano il collo.

E quando i fari delle auto di passaggio illuminavano la stanza, Thorne sentiva il sole sul viso.

12 giugno 1976

Camminavano fianco a fianco nel centro commerciale, con i volti inespressivi, ciascuno con una borsa in mano. Una coppia che faceva shopping. Vedendoli, nessuno avrebbe potuto capire.

L’enormita dello spazio tra loro.

Il dolore che lo riempiva.

Quanto poco tempo restasse…

Toccavano oggetti nei negozi, li sollevavano per guardarli meglio, a volte facevano gli stessi commenti banali che avrebbero fatto sei mesi prima. «Questo starebbe bene in cucina.» «Quel colore ti dona.»

Entrarono come due sonnambuli in un negozio che vendeva articoli da regalo orrendi e inutili.

Dal giorno in cui si era concluso il processo, avevano continuato a ripetere i soliti gesti quotidiani. Mangiavano, uscivano a fare spese, mettevano in ordine i giocattoli, si sedevano sul divano a guardare la tivu. E i giorni passavano. L’unica novita era che lei non era piu tornata al lavoro. Franklin invece era stato accolto a braccia aperte, e con tante scuse.

Fuori da un negozio, dentro un altro. Entrarono in un grande magazzino, evitando accuratamente il reparto cosmetici, dove si trovavano i profumi e, soprattutto, i dopobarba. A lei bastava sentire l’odore del Brut per avere i conati di vomito.

Erano quasi perfetti, come le vittime dell’Invasione degli ultracorpi. Erano un gioco di “scopri le differenze” impossibile da vincere. Il “prima” e il “dopo” erano, sotto ogni aspetto, identici, ma quello che loro avevano nella mente e nel cuore non era visibile, ne immaginabile. Neppure da loro stessi.

Lei si era richiusa in se stessa e lui era diventato insopportabilmente gentile. In casa i loro corpi si muovevano normalmente, ma intanto i silenzi di lei e la falsa allegria di lui si inseguivano da una stanza all’altra. Intanto la follia e il sospetto crescevano e s’insinuavano ovunque.

E stata colpa mia…

Perche lei non ha lottato…?

Lui si mise a guardare cornici per foto, pensando al viso del presidente della giuria. Poco piu in la, lei esaminava cartoline illustrate, rivedendo dita tozze che frugavano sotto il suo vestito, cercandole l’inguine. I loro sguardi si incrociarono, ma lei distolse gli occhi prima che lui potesse sorriderle.

Un attimo dopo, da dietro una vetrinetta emerse all’improvviso la moglie di Franklin e si trovo esattamente davanti a lei.

Lui fece un passo nella loro direzione, ma si fermo vedendo sua moglie allungare una mano verso quella donna che l’aveva fissata con disprezzo per tutto il processo. Vide la moglie di Franklin ignorare la mano, piegare indietro la testa e poi sputare in faccia a sua moglie.

Una donna li vicino soffoco un grido, un’altra fece un passo indietro, urtando una caraffa di vetro, che fini per terra frantumandosi in mille pezzi.

Lui allora si fece avanti e sospinse la moglie in modo gentile, ma fermo verso l’uscita. Mentre lasciavano il centro commerciale, lei non distolse neppure un attimo gli occhi dalla donna che le aveva sputato in faccia. E non fece neppure il gesto di pulirsi il viso.

Non disse una parola mentre tornavano a casa, verso quella casa da cui non sarebbe piu uscita.

CAPITOLO 6

Da Kentish Town, Thorne prese tutte le scorciatoie che conosceva fino a Highbury Corner, da dove si diresse a est lungo Balls Pond Road in direzione di Hackney.

Getto una rapida occhiata allo stradario. La fioraia stava da qualche parte dietro Mare Street, a poca distanza dai London Fields, un parco pubblico isolato in una delle zone piu depresse della citta.

Un tempo pascolo di pecore e regno di borseggiatori, adesso era pieno di giovani registi e pubblicitari intraprendenti, seduti sulle panchine a sorseggiare bibite o intenti a portare a spasso i loro levrieri, facendo di tutto per sembrare convincenti nella loro eccentricita.

Thorne percorse strade affollate di gente dedita agli acquisti del sabato mattina. Strade rumorose di saluti e di grida di venditori del mercato. Strade in cui ogni cento metri Thorne riconosceva, dall’espressione di un viso o dalla mano affondata in una tasca, i segni di un genere di affari completamente diverso.

Li, come in decine di altri quartieri, la criminalita comune era fuori controllo. La distruzione dei telefoni pubblici era una forma di interazione sociale e se uno se ne andava in giro con uno stereo portatile era un turista che non sapeva leggere una mappa stradale.

Adesso, i borseggiatori giravano in bande.

E cosi le autorita, nella loro infinita saggezza e con il desiderio di guadagnarsi l’approvazione della stampa, sceglievano zone come Hackney per inaugurare iniziative destinate a coinvolgere i giovani. Thorne aveva letto un rapporto su uno di quei programmi, in cui due giovani poliziotti avevano sostituito la divisa con felpe munite di cappuccio e si erano mescolati ai ragazzi in un centro ricreativo locale. Uno di loro aveva chiesto a un tredicenne membro di una banda cosa pensava di poter fare per evitare guai con la polizia. E il ragazzo aveva risposto, in tono nient’affatto ironico: «Usero un passamontagna».

Il negozio era piccolo, incassato tra la sede di una societa di taxi e un fabbro. L’aspetto era piacevolmente antiquato, con una vetrina minimalista e l’insegna dipinta in lettere verdi a mo’ di rampicante, su uno sfondo panna.

L’interno era illuminato da candele con un sottofondo di musica classica a basso volume. Non c’era un solo fiore che Thorne conoscesse.

«Cerca qualcosa in particolare?» chiese, da dietro un piccolo bancone in legno, un uomo sulla trentina, con un libro in mano.

Thorne gli si avvicino, sorridendo. «La gente non compra piu crisantemi, rose, giunchiglie…?»

Una donna entro da una porta sul retro portando un’enorme composizione floreale. Appena parlo, Thorne

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