gran lunga piu eccitante la sua attivita illegale, provava piacere anche in quella legale. Naturalmente, non avrebbe potuto svolgere l’una senza l’altra.
Il prossimo omicidio…
Non sapeva ancora con sicurezza se sarebbe stato anche l’ultimo, ma probabilmente si. Sarebbe stato un bel modo di chiudere.
Un omicidio diverso dagli altri, piu simbolico, ma di certo non meno piacevole.
Bisognava ancora decidere la data, ma quello era l’ultimo particolare. La vittima era gia stata scelta da settimane. Anzi, praticamente si era scelta da sola.
Quando si dice “trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato”…
Thorne penso all’“Incontro per una giustizia riparatrice” al quale aveva assistito diverse settimane prima. Si ricordo di Darren Ellis e dello stridore delle sue scarpe da jogging sul pavimento della palestra.
Davanti a lui, nella sala interrogatori del commissariato di Kentish Town, era seduto un ragazzo di forse diciassette anni. Noel Mullen rubava auto su commissione, mentre i ladruncoli della sua eta rubavano penne e sacchetti di noccioline al supermercato. All’epoca in cui i suoi coetanei cominciavano a palpare il sedere alle ragazze, Noel aveva gia sviluppato una discreta dipendenza dalla droga e acquisito un’altrettanto discreta reputazione presso i poliziotti della parte nordoccidentale di Londra. Nel riformatorio che in passato aveva accolto entrambi i suoi fratelli maggiori, doveva esserci una stanza gia pronta per lui.
Nonostante tutto, aveva ancora una faccia da bambino bisognoso della mamma.
«Perche hai cagato sul mio letto?» chiese Thorne.
Il ragazzo faceva del suo meglio per mostrarsi annoiato, ma uno scatto del collo e un leggero tremore delle dita tradivano la sua inquietudine. Thorne si chiese quanto tempo fosse passato dall’ultima volta che si era fatto. Forse, non essendo riuscito a vendere i suoi CD, aveva dovuto rinunciare a qualche dose…
«Avanti, Noel…»
«Dove vuole arrivare? Mettera una buona parola per me in tribunale?»
«Puoi scordartelo.»
«Allora perche dovrei parlare con lei?»
Thorne incrocio le braccia sul petto. «Senti, ragazzino. Passi per il furto con scasso, dopotutto e il tuo lavoro. Passi anche qualche atto di vandalismo, mentre cerchi qualcosa che valga la pena rubare. E non parlo solo di rubare ai ricchi, no. Perche non rubare a quei poveracci che vivono nel tuo quartiere, quel quartiere che tu hai reso ancora peggiore pisciando negli ascensori, o lasciando aghi usati nel giardino pubblico? Sfonda la porta del tuo vicino di casa e fregagli la tivu in bianco e nero. E pur sempre qualcosa. Fregagli tutto, lo schermo panoramico, il lettore DVD, tanto e roba a noleggio, e non e colpa tua se quel coglione non e assicurato…»
«Cristo, ne ha ancora per molto?»
«Fallo e non pensarci. Vedi una cosa e te la prendi, perche importa solo quanto puoi ricavarne. Fallo e non provare nulla…»
«Sta perdendo il suo tem…»
«E non provare nulla. Poi vedi un po’ quello che provi quando, un giorno, uno dei tuoi amici che ha bisogno di contanti entra in casa di tua madre e si mette a frugare nei suoi cassetti. E magari il tuo amico ha gusti particolari, magari e un po’ fatto… E tua madre in quel momento si trova a letto…»
«L’ho fatta perche lei e un poliziotto.»
Thorne si fermo, trasse un respiro e attese.
«La merda sul letto… l’ho fatta per quello.»
«Come facevi a sapere che sono un poliziotto?» chiese Thorne.
«Non lo sapevo. L’ho scoperto dopo. C’era una foto caduta dietro le casse dello stereo. Era lei, con l’uniforme.»
Mullen incrocio le braccia sul petto, come Thorne aveva fatto poco prima, e lo guardo come se fosse un televisore o un videoregistratore, cercando di immaginare quanto potesse valere. «Aveva i capelli piu scuri, nella foto» aggiunse. «E non era cosi grasso.»
Thorne annui. Ricordava quella foto e anzi si era chiesto spesso dove fosse finita. Non era certo la sua immagine migliore, ma la reazione di Mullen, vedendola, era stata un po’ esagerata.
«Quindi tu hai dato un’occhiata alla foto e hai deciso di usare il mio letto come cesso. E cosi?»
Mullen sogghigno, scoprendo i denti macchiati. Adesso cominciava a divertirsi. «Si, piu o meno.»
«Brutto stronzo, pezzo di merda…»
Il movimento improvviso di Thorne e il rumore della sedia che strisciava sul pavimento fecero sobbalzare Mullen, che pero riprese subito il controllo di se.
«Senta… non era nulla di personale.»
«E non sara nulla di personale quando io verro qui, ti sbattero per terra e ti caghero in bocca. In fondo, io sono un poliziotto e tu sei uno scassinatore, giusto, Noel? Ci sono certe cose che dobbiamo fare…»
Nello sguardo di Mullen c’era pieta piu che noia. «Lei non mi fara nulla.»
Infatti, oltre a minacciarlo per cercare di sentirsi un po’ meglio, Thorne non poteva fare proprio nulla. Si domando se il vecchio seduto di fronte a Darren Ellis si fosse sentito inutile come si sentiva lui in quel momento.
«Sei pentito, Noel?»
«Cosa?»
«Ti ho chiesto se sei pentito.»
«Certo. Sono pentito di essermi fatto beccare.»
Il sorriso di Thorne fu sincero. Perlomeno Mullen si comportava da delinquente. Forse, quando si fosse trovato di fronte alla prospettiva di vari anni di prigione, avrebbe imparato anche lui i trucchi di Darren Ellis. Per il momento, c’era qualcosa di rassicurante nella sua risposta. Per un attimo Thorne senti che quel ragazzo gli piaceva, quasi.
L’attimo passo. Thorne rimase a fissare Mullen negli occhi, finche lui scatto in piedi e comincio a tempestare la porta di pugni.
Stone rispose al telefono, poi tese il ricevitore a Holland. «E per te.»
Mentre Holland si avvicinava, Stone copri il microfono con una mano, e sussurro: «Ha una voce sexy…».
Holland non fece commenti. Aveva imparato a sopportare l’arroganza di Stone, ma gli ammiccamenti e le alzate di spalle lo innervosivano ancora, anche se doveva ammettere che in quel periodo si innervosiva facilmente.
«Agente Holland.»
«Sono Joanne Lesser.»
«Oh, salve, Joanne.» Stone mimo il nome con le labbra e Holland gli mostro il dito medio.
«Non ci sono novita riguardo a quei documenti. Ieri ho lasciato un messaggio, spiegando che alcuni sono stati spostati in un altro magazzino.»
«Ah, non l’ho ricevuto, ma…»
«Ci sto ancora lavorando, ma non e per questo che ho chiamato. Ho trovato qualcos’altro.»
«Mi dica…» Holland comincio a giocherellare con una penna.
«Una collega qui dice che le vecchie schede informative si trovano proprio nella nostra cantina. Provero a recuperarle, sperando che non siano marcite del tutto.»
«E crede che ci saranno anche quelle di Mark e Sarah Foley?»
«Non vedo perche no, anche se probabilmente non contengono molte informazioni. Si tratta di semplici cartoncini, mentre i dossier veri e propri sono pacchi di fogli alti dieci centimetri.»
«E cosa c’e scritto sulle schede?» Holland vide che Stone lo fissava, interessato.
«Oh, le informazioni principali» disse la donna. «Numero di protocollo, data di nascita, data dell’affido e nome della famiglia…»
Holland smise di giocherellare con la penna e scrisse: “nomi e date”. «Bel colpo, Joanne. Questo ci aiutera parecchio.»
«Allora appena ho qualcosa di nuovo richiamo, va bene?»
