«Perche no?» Appena lo ebbe detto, Holland si senti subito in colpa. Sapeva che avrebbe dovuto prima parlarne con Sophie, soprattutto perche era sabato. E sapeva che probabilmente lei avrebbe sorriso dicendo che non le importava. «Dove andiamo?»
«In un locale di Hackney» disse Thorne.
Holland si vide mentre prendeva la giacca per uscire, senza guardare le lacrime che iniziavano a spuntare negli occhi di Sophie. Udi il suono della porta che si chiudeva e il rumore di ogni passo che avrebbe fatto scendendo le scale lo colpi come un pugno sotto la cintura.
«A che ora?» chiese.
«Intorno alle otto. Passo io a prenderti.»
«Cosa? Da Kentish Town a Elephant e poi di nuovo indietro fino a Hackney? E un giro lunghissimo…»
«Non c’e problema.»
«No, prendo la metropolitana fino a Bethnal Green, e da li vado a piedi.»
«Passo da te volentieri, Dave…»
«Come si chiama il locale? Ci vediamo li.»
«Saro sotto casa tua alle otto e mezzo, Dave» disse Thorne, in un tono che non ammetteva replica.
Thorne aveva suonato il campanello e poi era tornato indietro per assumere la posa giusta. Quando Holland usci dal suo appartamento, lo trovo appoggiato alla macchina, con un largo sorriso da modello degli anni Sessanta un po’ malandato.
«Allora i soldi dell’assicurazione sono arrivati, finalmente» disse Holland.
«Non ancora, ma arriveranno. Nel frattempo, ho chiesto un piccolo finanziamento in banca.» Holland resto a fissare l’auto con le mani in tasca e un’aria incerta. «E una BMW» sottolineo Thorne, nel caso Holland non l’avesse notato.
«Una vecchia BMW.»
«Un classico. Una CSi tre litri. Sono macchine da collezione, ormai.»
«E gialla.»
«Piu precisamente, “giallo pulsar”.»
Holland giro lentamente intorno all’auto, come se stesse esaminando un cadavere appena scoperto. Thorne indico l’interno. «Sedili in pelle…»
Holland fisso la targa. «“P”? Ma quando…?»
«Nel portabagagli c’e uno stereo automatico che tiene dieci CD…»
«Di che anno e?»
Thorne sapeva che non c’era modo di far suonare bene quella data. «Millenovecentosettantacinque.»
Holland rise. «Cristo, ha quasi la mia eta.»
«Ha solo settantottomila chilometri…»
«Capo, lei e impazzito. Ha fatto almeno controllare che non ci sia ruggine?»
«Si, ho dato un’occhiata e sembra proprio che sia tutto a posto.»
«Sotto, intendo. L’ha fatta mettere su un ponte?»
«Quattro anni fa le hanno rifatto il motore e il tizio dell’officina mi ha detto che da allora ha fatto solo quindicimila chilometri.»
«Quanto l’ha pagata?»
«La frizione e praticamente nuova. O era la scatola del cambio? Be’, una delle due, insomma.»
«Cinquemila?» Thorne non disse nulla. «Cristo, non le daranno mai una cifra del genere per la Mondeo.»
«E un regalo che mi sono fatto, va bene? Non ho altro per cui spendere soldi.»
«Ma non sa nulla di macchine d’epoca. Avrebbe potuto comprarne una quasi nuova, per la stessa cifra. E questa con il passare del tempo le costera una fortuna.»
«Ma e bellissima, non credi?» Thorne prese da una tasca un fazzoletto di carta e inizio a pulire il simbolo sul cofano.
Holland apri la portiera. «La bellezza non conta, quando ti trovi seduto sull’asfalto.»
Thorne si sedette al volante, scuro in volto. «Avrei fatto meglio a non invitarti, miserabile guastafeste.»
«Sto solo cercando di essere pratico. Cosa succede se ci lascia a piedi mentre siamo diretti sul luogo di un delitto?»
«La prossima volta,» disse Thorne, girandosi verso Holland «chiedero a Trevor Jesmond se gli va di venire a bere qualcosa con me.»
Un’ora dopo, l’umore di Thorne era migliorato notevolmente. Una volta fatte le presentazioni, Eve e gli altri erano corsi fuori a vedere la macchina e tutti l’avevano trovata bellissima. Ma Holland cercava alleati e, poco dopo, mentre le ragazze erano andate a prendere da bere, si rivolse a Ben Jameson. «Tu, al posto suo, non avresti comprato qualcosa di piu recente?»
«Io credo che sia un’ottima auto» rispose Ben. «Anch’io ho una BMW.»
Thorne sollevo la sua bottiglia in direzione di Jameson e rivolse a Holland un sorriso sarcastico. «Tom dice che sei un regista.» «Faccio video aziendali, piu che altro.» «Se hai una BMW, deve andarti abbastanza bene…»
«Non mi lamento, ma vorrei tanto riuscire a far decollare un mio progetto…»
«Non deve essere semplice, immagino.»
«E solo questione di soldi. Devo farmi affidare piu lavori da clienti come la Sony o la Deutsche Bank.»
«A che cosa stai lavorando, adesso?»
Jameson bevve un sorso dalla sua bottiglia di Budvar. «Oh, una cosa appassionante. Un concerto di beneficenza e alcuni spot per la QVC.»
Thorne prese una manciata di patatine da una confezione aperta sul tavolo. «Ah, allora sei tu il colpevole…»
Jameson alzo le mani. «Reo confesso.»
Holland rivolse a Thorne un sorriso sfottente. «Non credevo che fosse un fan delle televendite.»
«Seguo il calcio su Sky, ovviamente» disse Thorne. «Ma quando, a notte fonda, non ho nulla di meglio da fare, non mi dispiace guardare un attore fallito che cerca di vendermi un aspirapolvere.»
Rimasero in silenzio per un po’. Thorne lancio un’occhiata alla sua auto, attraverso la vetrata. Holland annui ascoltando la canzone dei Coldplay che in quel momento riempiva il locale e Jameson si volto a vedere che cosa facevano Eve e Denise al bancone.
Thorne smise di fissare la sua nuova macchina e si guardo intorno. Era un pub-ristorante, nuovo, ma gia affermato. Eve aveva detto che sul retro c’era una sala dove avrebbero potuto mangiare tranquilli, ma Thorne era contento di stare li, con una birra belga in mano e olive e patatine davanti.
Erano seduti in un angolo, intorno a un tavolo circondato da sedie scompagnate.
Thorne si era accaparrato una poltrona un po’ sfondata ma comoda e stava cercando di tenerne libera una simile accanto alla sua per Eve.
L’interno del locale era poco affollato, perche la maggior parte della gente aveva preferito sedersi ai tavoli esterni, sul marciapiede. Non c’era l’aria condizionata, ma le pale dei ventilatori a soffitto ruotavano a tutta forza e la birra era fredda.
Thorne, grazie anche alla macchina nuova, si sentiva rilassato e contento come non gli accadeva da tempo.
Eve e Denise tornarono con altre birre e una bottiglia di vino e, poiche mentre aspettavano al bancone dovevano avere bevuto, si misero a prendere in giro Thorne, Holland e Jameson. I tre protestarono, ma in realta si divertivano.
Parlarono di calcio, televisione e dei prezzi delle case. E, inevitabilmente, di lavoro.
«Dai, Dave» disse Denise. «Parlaci del pazzo che state braccando, quello che ha lasciato il messaggio sulla segreteria di Eve.»
«Den!» cerco di interromperla Eve. Si volto verso Thorne. «Scusala…»
Thorne si strinse nelle spalle. «Non c’e problema.»