momento sembra che io non possa piu aspettare e il momento dopo mi sento sollevato se non succede niente.»
«Ma allora di cosa si tratta?» chiese Holland, dopo averci riflettuto sopra qualche secondo.
«Non lo so.»
Era la verita. E se Thorne stesso non aveva le idee chiare sui propri sentimenti, chissa cosa doveva aver pensato Eve. La loro sembrava una storia tra due adolescenti. Alti e bassi, segnali confusi…
Ma non c’era nulla di adolescenziale o di confuso nel film che Thorne comincio a vedere nella propria mente.
Lui ed Eve nell’ascensore dell’albergo, diretti verso la loro stanza. Si baciavano, si toccavano, le bocche affamate e le mani impazienti.
Thorne strinse forte il volante. Udi chiaramente i respiri ansimanti, i gemiti, il suono del campanello quando la porta dell’ascensore si apriva e il fruscio della gonna di Eve mentre si avviavano verso la stanza quasi correndo.
Si vide inserire la chiave magnetica nella fessura ed entrare con lei. Ridevano e si abbracciavano, cercando a tastoni l’interruttore.
Ma c’era un cadavere sul letto. In ginocchio. Sanguinante. Con un collare di corda blu che gli mordeva il collo…
Thorne freno bruscamente a un semaforo rosso e Holland fu costretto a tenersi in equilibrio aggrappandosi al cruscotto.
«Scusa» disse Thorne. «Devo ancora prenderci la mano.»
Rimasero in silenzio per un po’, finche davanti a loro apparve la Torre di Londra, illuminata dai riflettori, e iniziarono ad attraversare il ponte.
Thorne tocco il braccio di Holland e indico il fiume. «E una vista bellissima, vero?»
Amava attraversare il Tamigi di notte. Il suo punto preferito era il ponte di Waterloo, da sud a nord, con il London Eye a sinistra e la cupola di St Paul che dominava la City, in lontananza. Ma attraversare qualunque ponte, in qualunque direzione, a quell’ora di notte, era una cosa che gli sollevava sempre il morale. Quella notte avevano a sinistra il Butler’ Wharf e a destra la nave
«E con Sophie, come va?» chiese. «Siete pronti per il lieto evento?»
Holland fece un sorriso acido, come se stesse per vomitare da un momento all’altro. «Io me la faccio addosso dalla paura, in realta.»
«Non ti biasimo, un figlio e una cosa seria. Io non ne ho, ma…»
«Non e solo il fatto di avere un bambino. E tutto cio che succedera dopo…»
«Dal punto di vista del lavoro, intendi?»
«Mi sento come travolto dalla marea. Come se non avessi piu il controllo di quello che sto facendo.» Thorne scosse la testa e fece per dire qualcosa, ma Holland continuo, animandosi e alzando la voce. «Sophie dice che quello che accadra dopo dipende da me, ma intanto lei restera con il piccolo e io saro l’unico a portare a casa i soldi.»
«Lei preferirebbe che tu facessi un altro lavoro?»
«Si, ma questo lo pensava anche prima di rimanere incinta. Il problema e che ora potrei essere io a convincermi che e il caso di cercarmi un altro lavoro, retribuito meglio.»
«Un lavoro piu sicuro…»
Holland si volto a fissarlo, duro. «Esatto» disse e torno a guardare fuori, mentre oltrepassavano i saloni di concessionari d’auto di New Kent Road a quaranta all’ora. «Ho paura che finiro per scaricare il mio rancore sul bambino» aggiunse poi, appoggiando la testa al finestrino. «Per le scelte che potrebbe costringermi a fare…»
Thorne non disse nulla. Spinse un bottone dello stereo, facendo scorrere i brani del CD fino a trovare quello che voleva. Poi alzo il volume. «Ascolta questa» disse.
«Che cos’e?»
«Si intitola
«Sempre la solita solfa.»
«Questa parla di crescere, di accettare le responsabilita, di fare le scelte giuste.»
Per un minuto o due Holland ascolto la musica. Ormai erano gia alla rotonda di Elephant Castle, poco lontano da casa sua. A un tratto scosse la testa e scoppio a ridere.
«Crescere? Non sono io quello che si e comprato una macchina da crisi di mezza eta.»
Thorne entro in casa affamato. Mise tre fette di pane sul grill, mentre riawolgeva il nastro nel videoregistratore.
Era riuscito a evitare per tutto il giorno di sentire il risultato della partita e non vedeva l’ora di guardarsela in cassetta.
Dopo mezz’ora di noia, comincio a chiedersi se ne fosse valsa la pena.
Erano piu di dieci anni che gli Spur non giocavano nella Charity Shield, ma Thorne e suo padre erano andati a vedere le ultime partite. Il pareggio senza gol con l’Arsenal, nel ’91, e le consecutive dell’81 e dell’82.
La prima partita importante che aveva visto allo stadio era stata la Charity Shield del 1967. Il viaggio a Wembley era stato un regalo per il suo settimo compleanno, dopo che gli Spur avevano battuto il Chelsea 2 a 1, vincendo il campionato. Thorne ricordava ancora il ruggito della folla e il suo stupore nel vedere l’immensa distesa verde del campo, mentre il padre lo conduceva per mano verso i loro posti. E per tutti gli anni successivi, ogni volta che erano andati insieme a una partita, Thorne aveva provato un brivido di piacere alla vista del campo, mentre emergevano nel rumore e nella luce.
Chissa se suo padre aveva guardato la partita, quel giorno. In tal caso, avrebbe senz’altro avuto un’opinione precisa da comunicare a chiunque volesse sentirla.
Thorne lo chiamo e ascolto per venti minuti una raffica di battute prive di senso.
CAPITOLO 22
Carol Chamberlain mise da parte il giornale, vedendo Thorne avvicinarsi al tavolo con i loro caffe.
«Non e piacevole» disse.
Thorne lancio un’occhiata al titolo e tolse la schiuma dal suo caffe con il cucchiaino. «Non e un problema mio.»
Malgrado gli sforzi di Trevor Jesmond e dei suoi superiori, i mass media si erano appropriati della storia, dopo l’omicidio di Southern. Non era proprio la grancassa prevista da Brigstocke, ma facevano parecchio rumore. Un giornale aveva pubblicato una vignetta con tre cappucci neri, attraversati ciascuno da una croce rossa, sotto il titolo “Tre di meno”. Un altro aveva raccolto le testimonianze di varie vittime di violenza carnale e le aveva pubblicate con titoli come “Date una medaglia a quest’uomo”, o “L’unico stupratore buono e uno stupratore morto”.
Gli articoli del lunedi mattina includevano anche le proteste di varie organizzazioni per i diritti e la reintegrazione degli ex carcerati, le quali chiedevano a gran voce la cattura dell’assassino, accusando la polizia di non fare abbastanza. La sera prima, Thorne aveva assistito a un acceso dibattito a
Thorne aveva spento la tivu piu o meno quando Jesmond, con una faccia da coniglio abbagliato dai fari di un’auto, aveva iniziato a blaterare che due cose sbagliate non ne fanno una giusta, eccetera.
«I tuoi superiori potrebbero decidere che e un problema tuo» disse Chamberlain. Lei e Thorne erano passati a un piu confidenziale “tu”.
Thorne sorrise. «Tu facevi cosi?»
«Ovviamente. Ho anche frequentato dei seminari, a Hendon, su come scaricare le patate bollenti.»