erano caduti sul materasso nuovo. Le risate avevano lasciato il posto a suoni piu appassionati e a movimenti di bocche e mani, resi piu frenetici e spasmodici dal vino e dalla lunga attesa.

A un tratto Eve si era fermata, era scesa dal letto ridendo e aveva annunciato che aveva bisogno di tornare in bagno. Dopo che lei si era chiusa la porta alle spalle, Thorne si era spogliato rapidamente ed era scivolato sotto le lenzuola, contento di avere evitato di esporre la ciccia, ma anche un po’ dispiaciuto perche una certa spontaneita si era persa.

Ora non udiva piu nulla dietro la parete che divideva il bagno dalla camera da letto. Anche l’eccitazione era un po’ scemata, ma non piu di quanto sarebbe successo al momento di infilarsi goffamente il preservativo. Ne aveva comprato un pacchetto al distributore automatico nel bagno del Roval Oak e lo teneva nel cassetto del comodino, accanto alla crema per il piede d’atleta e alle pastiglie digestive.

Decise di risparmiare tempo, tirandone fuori uno e tenendolo pronto. Mentre allungava la mano per aprire il cassetto, gli venne in mente che forse in bagno lei stava cercando goffamente di infilarsi il diaframma.

Udi scorrere l’acqua e appoggio l’orecchio al muro. Forse si stava lavando i denti…

Thorne si chiese se non fosse il caso di raggiungerla. Come sarebbe stato appoggiare la bocca in cui ancora indugiava il sapore del curry contro i denti puliti di Eve? Sarebbe sembrato strano sputare insieme l’acqua nel lavandino, prima di aver fatto l’amore?

La porta si apri ed Eve torno nella stanza. Si fermo accanto al letto e lo guardo. Era vestita e in ordine, come se fosse gia il mattino dopo e lei si stesse preparando ad andarsene. Era piu sexy che mai, eppure per un attimo Thorne si domando se non fosse davvero sul punto di lasciarlo li e andare via. Poi, prima che potesse parlare, lei appoggio la borsa a un lato del letto, fece un passo indietro e comincio a spogliarsi.

Il numero di casa era occupato e cosi Holland provo a chiamare sul cellulare. Il telefono di Irene Noble era su un tavolino in una nicchia del sottoscala, in cui Holland aveva dovuto incunearsi facendosi largo tra ombrelli, soprabiti e borse di plastica piene di scarpe.

La donna era dietro di lui. «Chi stai chiamando? O e un segreto d’ufficio?»

«Sto chiamando l’ispettore Thorne. Lo ha conosciuto l’altro giorno.»

«Ah, si. E non ha un cellulare?»

«E il numero che sto provando a chiamare adesso.» Holland si volto, sentendo un improvviso disagio per la vicinanza della donna. Nella fretta di comunicare la sua scoperta, non aveva pensato alla privacy. Solo cinque minuti prima era rilassato e tranquillo. Adesso era di nuovo in servizio e c’erano cose che doveva dire a Thorne e che Irene Noble non doveva sentire. «Mi dispiace, ma devo chiederle di…»

Holland ascolto la voce registrata di Thorne che si diceva spiacente di non poter rispondere e suggeriva di lasciare un messaggio. Holland interruppe la comunicazione. Il suo era un messaggio che preferiva riferire di persona.

Pochi minuti dopo era gia fuori dalla porta, con le foto di Mark e Sarah Foley strette in mano.

Dopo aver ringraziato Irene, si diresse a passo svelto verso l’auto, chiedendosi se ci fosse una strada piu rapida per tornare e allo stesso tempo sforzandosi di rimanere calmo. I due non potevano sapere che erano stati identificati e non sarebbero andati da nessuna parte.

L’ultima cosa che Holland grido a Irene Noble, dal finestrino dell’auto, fu la promessa che avrebbe tenuto con cura le foto. In realta non aveva idea di quando la donna avrebbe potuto riaverle. Holland le avrebbe mostrate a Thorne e a Brigstocke. E loro le avrebbero usate per spiccare un mandato di arresto.

Holland non sapeva con certezza che cosa sarebbe successo dopo. Quale sarebbe stato l’ordine delle operazioni, che cosa sarebbe stato comunicato ai mass media. Ogni caso finiva in modo diverso. Ma se avessero voluto arginare la pubblicita negativa effettuando l’arresto durante il fine settimana, c’era la possibilita che Irene Noble rivedesse quelle foto sulle prime pagine dei giornali, il lunedi mattina.

«Sei splendida» disse Thorne. «Non riesco a credere che ci sia voluto tanto.»

«Di chi e la colpa?»

«Mia, lo so.»

«E sei contento di essere qui, ora?»

«Oh, si.» Thorne sorrise. «Mi chiedo cosa sarebbe successo se non avessi risposto al telefono, in quella stanza dove abbiamo trovato il primo cadavere. Se tu avessi chiamato anche solo un’ora dopo, ti avrebbe risposto qualcun altro…»

Lei si strinse nelle spalle. «Semplicemente, adesso ci sarebbe qualcun altro al tuo posto.»

Il corpo di Eve era caldo e liscio. Thorne, nonostante la sua incapacita di interpretare certi segnali, era sicuro di aver letto il desiderio negli occhi di Eve. Eppure un attimo prima, quando le aveva appoggiato una mano sul seno, l’aveva sentita irrigidirsi. C’era stata una tensione, una riserva, che gli era sembrata strana. Era stata lei a condurre il gioco fino a quel momento e a fare tutte quelle battute allusive sul materasso e quant’altro. E, al momento decisivo, si rivelava meno ardita di quanto fingeva di essere.

Thorne sentiva quella barriera. Fragile, pronta a crollare e maledettamente sexy.

Eve voleva che fosse lui a fare tutto. Era come se desiderasse sottomettersi, lasciarsi andare, ma avesse bisogno di aiuto. Thorne era eccitatissimo. Sentiva cio che sarebbe potuto succedere, se solo lei si fosse spinta oltre la soglia. E lui desiderava piu di ogni altra cosa indurla a compiere quel passo.

«Sei bellissima» disse e premette le labbra sulla sua bocca.

Udi diffondersi nell’altra stanza le note della canzone perfetta per quel momento. La storia di un uomo che aveva smesso di amare una donna solo il giorno in cui lo avevano portato via chiuso in una bara. Thorne si lascio sommergere dalla voce ricca di George Jones, mentre faceva scorrere le mani sul corpo di Eve.

Udi vagamente anche un altro rumore. Quello della porta socchiusa che si apriva, mentre una specie di sibilo si avvicinava. Era un rumore che conosceva e di cui quella notte avrebbe fatto volentieri a meno.

Smise di muovere le mani e sorrise a Eve, in attesa di sentire il gatto piombare sul letto.

Holland segui Romford Road fino a Forest Gate, quindi taglio verso Wanstead Flats. Quella era una zona di Londra che non conosceva bene e stava costruendo il percorso un po’ alla volta, con una mano sul volante e l’altra che teneva aperto lo stradario.

Aveva chiamato Sophie non appena aveva lasciato la casa di Irene Noble, per spiegarle il motivo del suo ritardo. Le aveva detto che era accaduta una cosa importante ed era stato contento che non si trattasse piu di una menzogna. Lei gli aveva risposto che era stanca e che sarebbe andata a letto presto, ma Holland aveva capito dalla sua voce che non era affatto felice. Almeno era riuscito a dirle che l’amava, prima di chiudere la comunicazione.

Riprovo a chiamare Thorne, ma il numero di casa era ancora occupato e al cellulare gli rispose di nuovo la segreteria.

Andava a ottanta all’ora, sulla strada lunga e dritta attraverso Hackney Marshes, una zona che sullo stradario risultava tutta verde, ma che a quell’ora aveva un aspetto triste e inquietante. Holland si sarebbe sentito meglio una volta che si fosse immesso sulla A107. Vedeva lo svincolo in fondo alla pagina, a meno di un’unghia dal posto in cui era adesso. Da li in poi, conosceva la strada. Stamford Hill, Seven Sisters Road, Finsbury Park e, dopo aver attraversato Holloway Road, sarebbe arrivato a casa di Thorne.

Ancora una volta si trovo a riflettere sulla possibilita di fare la cosa piu semplice: chiamare Brigstocke. Era anche la cosa piu corretta, ma la sua lealta era tutta per Thorne. Ricordava un serial televisivo americano che lui e Sophie avevano visto insieme una sera: NYPD Blue, forse, o Homicide. Un agente aveva voluto dare al suo partner “un’occasione”, anche se sarebbe stato suo dovere portare il caso davanti ai superiori. Thorne non era il suo partner, naturalmente, ma era cosi che Holland si sentiva.

Thorne gli sarebbe stato grato.

Alla fine Holland lascio lo stradario e con la mano libera riprovo a fare il numero di Thorne, chiedendosi come mai non sentisse il segnale di avviso di chiamata.

Era abbastanza sicuro di sapere con chi stava parlando Thorne in quel momento. Ricordava una sera al Royal Oak, quando lui gli aveva raccontato di aver passato tre quarti d’ora al telefono con il padre, parlando di nulla. Quella sera, a parte la telefonata, c’era anche la possibilita che gli Spur vincessero la partita di apertura della stagione. Holland immaginava Thorne al telefono con una lattina di birra nell’altra mano, impaziente di

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