Da dove diavolo arriva tutta questa gente?, si chiese, scorgendo una dozzina e piu di sagome che, arrampicandosi tra le felci a lato della strada, si riversavano sui carri. Poi si drizzo e scruto i boschi, scorgendo le disordinate tendopoli che ricoprivano le colline tutt’intorno a Karst. Dolce Madre di Dio! Pensano veramente che ci sia un campo di forza magico intorno alla citta? Hanno veramente creduto a quello che ha detto Alwir, ed ora sono certi di essere al sicuro?

I profughi si unirono al convoglio mantenendo il passo dei cavalli esausti e delle Guardie, fino a riunirsi dove confluivano i fiumi blu creati dalle ombre dei primi edifici della periferia.

Alcune Guardie avevano snudato le spade, ma non c’era alcun movimento contro di loro: la gente si limitava semplicemente a seguirli, accalcandosi e cercando di trovarsi nel punto migliore quando sarebbe cominciata la distribuzione.

Gil senti il mormorio delle voci dietro ai muri e si accorse di una pesante atmosfera di attesa venata da una profonda tensione. Tante persone, tanti carri, e cosi poco cibo!

Infine giunsero nella piazza illuminata dagli ultimi bagliori del crepuscolo.

La ragazza si blocco per lo spavento, irrigidendosi come per un dolore fisico, mentre una fredda apprensione le gonfiava il petto. La piazza infatti era gremita di gente di tutte le eta, di ambo sessi, sporchi, cenciosi, o talmente imbrattati da sembrare cenciosi, e dappertutto sguardi da lupo affamato!

I grandi falo della notte precedente erano stati accesi nei quattro angoli della piazza e la luce scarlatta delle fiamme si rifletteva milioni di volte in quegli occhi accesi da una febbre che li rendeva simili a quelli dei topi delle volte.

Anche il cavallo di Gil percepi quella tensione: si abbasso, poi rialzo di scatto il muso, e nitri con forza.

In testa al convoglio, Janus mosse il suo cavallo verso la folla che si dirigeva nella piazza nella quale i viveri sarebbero stati immagazzinati.

Ci fu un leggero movimento, quasi che quella massa buia di occhi si fosse istantaneamente messa d’accordo, e nessuno si sposto.

Il cavallo da battaglia del Comandante si agito allontanandosi di traverso da quella parete umana: Janus sguaino la spada.

Gil senti il carro che conduceva cigolare con un movimento improvviso e Ingold, che stava sonnecchiando nel retro, salto velocemente sul sedile di guida. Alla luce dei fuochi il Mago era visibile a tutti nella piazza, il capo scoperto a rivelare il viso squadrato incorniciato dall’ispida barba bianca, gli occhi freddi e duri come un cielo in tempesta.

Non disse niente e non fece neanche un gesto: si appoggio al suo bastone e guardo la folla nella piazza.

Dopo un lungo momento di silenzio, gli uomini si allontanarono dalle porte, ed un passaggio si apri davanti alle Guardie, al loro convoglio, ed al Mago.

La voce di Janus risuono nitida nell’aria della sera mentre entravano nella corte nella quale sarebbe stata accatastata la roba.

«Iniziate a scaricare. Portate dentro i viveri, ma sotto tripla guardia!»

Egli stesso non scese da cavallo mentre, dalle porte del palazzo che avevano scelto come magazzino, uscivano altre Guardie alle quali si unirono i soldati in livrea rossa di Alwir, ed i Monaci Guerrieri del Vescovo, anch’essi con una divisa rossa, rappresentante il Sangue di Dio.

Gil si appoggio alla spalla del suo cavallo avvertendo il freddo del sudore che le si stava gelando sul viso. Il calore della bestia attraverso il tessuto del mantello e la consapevolezza che tutto era ormai finito, la tranquillizzarono e la calmarono.

La folla nella piazza si era allontanata radunandosi intorno ai falo, ma gli sguardi che gettavano verso gli uomini armati che ammucchiavano il cibo non erano certo di felicita, e il mormorio continuo di protesta non cesso mai di echeggiare.

Gil senti qualcuno gridare «Mio signore Ingold!». Girandosi, vide una figura agitare le braccia sulle scale del Palazzo Comunale. Il Mago aguzzo lo sguardo frugando tra la folla per rendersi conto di cosa pensasse, ma pochi adesso lo stavano guardando. Tutti gli occhi erano inchiodati sul cibo come per incanto.

Lo Stregone scese lentamente dal carro, e la folla si allontano da lui. Si mossero compatti, non intimoriti da spavento o da terrore, ma da qualcosa che non potevano e non riuscivano a comprendere: non fece alcuna fatica a raggiungere le scale.

Se Gil non fosse rimasta a guardarlo, seguendone il cammino con gli occhi, avrebbe completamente perso quello che accadde.

Un uomo, vestito di un mantello e cappuccio rossi, lo attendeva in piedi sulle scale del Palazzo Comunale stringendo una pergamena arrotolata in mano. Porse la carte a Ingold e brandi la spada.

Gil vide Ingold leggere cio che vi era scritto ed alzare gli occhi. Pote avvertire, dal suo punto di osservazione, la furia e l’indignazione che brucio insieme all’ira ogni parte del corpo dello Stregone. Una dozzina di uomini in rosso emersero dalle ombre e lo circondarono: tutti avevano le spade sguainate.

Per un istante Gil credette che avrebbe reagito. E penso: Oh, mio Dio, ci sara una rivolta, mentre una strana fredda furia le faceva scivolare del ghiaccio nel sangue. Anche molte delle truppe in rosso dovettero pensare la stessa cosa, perche indietreggiarono bruscamente. Gil ricordo che Ingold, oltre alla fama di Mago, possedeva quella di miglior spadaccino del Regno.

Poi lo Stregone alzo le mani a mostrare che erano vuote, e quegli uomini lo portarono dentro con loro; uno raccolse il suo bastone, un altro la sua spada, e tutti scomparvero nelle ombre delle porte del Palazzo Comunale.

Sbigottita, Gil si volse per vedere se Janus avesse assistito alla scena, ma il Comandante delle Guardie aveva la schiena rivolta verso di lei e la sua attenzione era calamitata dalla folla. Le Guardie intanto stavano ancora lavorando trasportando grano, pezzi di pancetta, sacchi di patate e frumento sulle scale e attraverso l’oscurita sorvegliata delle porte.

Gil dubito che qualcun altro si fosse accorto, oltre lei, di quell’arresto.

Hanno scelto il momento opportuno, penso improvvisamente, ed hanno calcolato quando catturarlo scegliendo il silenzio e la confusione piuttosto che rischiare una rivolta per un suo gesto di resistenza!

La rabbia la invase, lasciando completamente fuori la paura. Fisso le scale macchiate dall’ombra e dalla luce dei grandi fuochi. Erano vuote, quasi nulla fosse successo. Il Mago sarebbe potuto benissimo essere scomparso…

CAPITOLO SESTO

Una civilta morente. Una terra invasa dalla paura. Un mondo crollato in un caos senza speranza davanti a un nemico che non puo essere sconfitto…, penso Rudy mentre girovagava tra le vie di Karst, su quell’acciottolato appena riscaldato dal freddo sole del pomeriggio. C’e troppa gente che viene dalle fogne, e la marea che entra ne porta sempre di piu.

Se non fosse gremita fino alle soffitte, Karst sarebbe anche una bella citta, riflette Rudy. Cioe, se avessero un sistema di condutture ed uno di riscaldamento, oltre a strade fatte meglio, dove non si corra il rischio di slogarsi una caviglia…

La strada che il ragazzo stava percorrendo era relativamente affollata ed abbastanza silenziosa; dalla piazza della citta conduceva fino ai boschi. Era pavimentata con ciottoli ruvidi che erano piu alti e spessi ai bordi lungo i muri su entrambi i lati, e coperti da un luminoso muschio verde nel centro, attraverso il quale scorreva un sottile filo d’acqua argenteo che rifletteva il cielo.

Rudy aveva dormito male, in uno stanzino soffocante infestato da pulci, al terzo piano del Palazzo Comunale, ed aveva trascorso il resto della giornata e la maggior parte del pomeriggio a girovagare per Karst cercando di scroccare cibo ed acqua e di fare conoscenza con profughi, Guardie e qualche persona del seguito del Vescovo.

Camminando qua e la e chiacchierando con la gente, Rudy era giunto alla conclusione che, se Alwir non avesse promulgato al piu presto un decreto per organizzare le cose, sarebbero morti tutti in breve tempo.

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