cielo conservava ancora qualche chiarore del giorno, quasi fosse all’interno di un canyon. Rudy continuo a camminare preparandosi a cercare Ingold dovunque fosse, e pregustando gia l’idea di tornare a casa sua.
«Rudy!»
Si giro, e si trovo davanti Gil che gli si era quasi materializzata accanto sbucando dall’oscurita, in compagnia, tra l’altro, di un giovane alto con una bianca treccia da vichingo, che indossava l’ormai familiare uniforme delle Guardie della Citta.
Si accorse che Gil aveva rubacchiato un mantello da qualche parte e che portava una spada legata con uno spago ai suoi
«Dov’e Ingold?», chiese, non appena i due gli furono vicini.
Gil rispose seccamente.
«L’hanno preso.»
«Preso?» Per un attimo Rudy la fisso, perplesso. «Vuoi dire arrestato?»
«L’ho visto con i miei occhi», replico Gil.
Ora che erano piu vicini, Rudy si accorse che la ragazza era esausta, tesa, con gli occhi grigio-blu cerchiati di rosso che spiccavano sulla pelle cerea del volto.
Gil continuo.
«Un gruppo di soldati e comparso e lo ha circondato portandolo sulle scale del Palazzo Comunale mentre le Guardie erano occupate a scaricare i rifornimenti.»
«E lui non ha protestato? E andato con loro cosi, senza fare niente?», rispose Rudy esterefatto e incredulo.
L’uomo che accompagnava Gil annui.
«Sapeva che doveva andare o combattere. Se avesse scelto quest’ultima strada, ci sarebbe stata certamente una rivolta.»
Lo scenario prese lentamente forma nella mente di Rudy: le Guardie avrebbero certamente appoggiato Ingold e sarebbero corse ad aiutarlo. La gente nella piazza si sarebbe lanciata sul cibo. Tutta la violenza accumulata in quei giorni si sarebbe scatenata, e l’intera citta sarebbe esplosa come una polveriera! Lui era abbastanza abituato alle risse nello
Strinse i pugni e si rivolse ai due davanti a lui. La sua voce era venata da una profonda amarezza.
«Certamente sapevano con chi avevano a che fare. Chi e stato ad imprigionarlo? Lo sai?»
«Le truppe della Chiesa sembrerebbe. Almeno da come le ha descritte Gil…», rispose il Falcone di Ghiaccio. «I Monaci Rossi, uomini del Vescovo… ma avrebbero potuto agire per ordine di chiunque…»
«Chi altro?» Lo sguardo di Rudy scivolo da Gil al Falcone di Ghiaccio, mentre le ombre della strada sembrarono addensarsi intorno a loro. «… Alwir! Certo! L’altra notte non era riuscito a buttarlo fuori dal Consiglio…»
«Alwir e sempre stato invidioso del potere di Ingold sul Re», commento pensosamente la Guardia.
«… Ed anche i suoi uomini sono vestiti di rosso,» aggiunse Gil.
Il Falcone di Ghiaccio scosse le spalle.
«Il Vescovo del resto non ha mai gradito la presenza di un “agente” di Satana cosi vicino al Trono.»
«Un che?», chiese Gil con voce alterata dalla rabbia, e Rudy provvide a spiegarle cio che la Chiesa locale pensava della Magia. Il commento della ragazza non fu certamente ne da studentessa ne da figliola di buona famiglia.
«Il Vescovo e radicato nelle sue idee,» rispose il Falcone di Ghiaccio con la sua voce dolce e tranquilla e con un tono incolore quanto i suoi occhi. «Oh… certamente anche la Regina avrebbe potuto ordinare il suo arresto. A detta di tutti, non ha mai avuto fiducia in Ingold.»
«Sarebbe stato possibile, se non fosse per il fatto che la Regina e chiusa nella Sezione Otto — il manicomio per intenderci — in questi giorni,» intervenne Rudy duramente. «E comunque, chiunque sia ad averlo catturato, dobbiamo assolutamente trovare dove lo tengono, se non vogliamo trascorrere un’altra notte qui.»
«Per non dire i prossimi cinquant’anni… se decidono di murarlo in qualche cella dimenticata…», aggiunse Gil con la voce che le tremava per la preoccupazione.
«Proprio cosi!», assenti Rudy. «Anche se, personalmente, non vorrei essere l’uomo che si dovra prendere la briga di liberarsi di Ingold per sempre.»
«Aspettate!», si intromise il Falcone di Ghiaccio. «Karst non e una grande citta. Lo avranno certamente portato nella prigione del Palazzo Comunale o nelle cantine della villa di Alwir… o da qualche altra parte nella residenza estiva del Vescovo! Se ci dividiamo, non passera un’ora che l’avremo trovato: poi voi potrete fare cio che credete meglio.»
La voce dell’uomo muto impercettibilmente di tono, ed anche quell’insignificante cambiamento fece tendere i nervi gia scossi di Rudy; il ragazzo presenti una minaccia, ma gli imperscrutabili occhi del Falcone di Ghiaccio, chiari come nebbia, lo sfidarono a rivelare quel pericolo sconosciuto.
Alde gli aveva detto che le Guardie erano pazze, ma Rudy non riusciva a credere che lo fossero al punto da far evadere un Mago sotto il naso di tutte le forze schierate in quella sorta di gioco politico. Esse erano certamente alleate di Ingold e, se la sua impressione non era sbagliata, ora lo erano anche di Gil. Rudy si chiese se valesse la pena di immischiarsi anche in quest’ultima storia, ma capi pure di non avere molte scelte a disposizione: doveva cercare di realizzare un’evasione quella stessa notte, oppure rassegnarsi a passare chissa quante altre notti sotto quel cielo straniero!
«Va bene,» disse con tutta l’allegria che poteva racimolare in quella circostanza. «Incontratevi al Palazzo Comunale tra un’ora.»
I due si allontanarono senza attendere altro, mentre Rudy cominciava a tornare sui suoi passi dirigendosi verso la casa di Alwir e ripetendosi di continuo il modo col quale avrebbe potuto conquistarsi la fiducia di Alde e — cosa piu importante — quella di Medda, per cercare di penetrare all’interno della casa.
Gil e il Falcone di Ghiaccio scelsero un’altra direzione, tenendosi istintivamente accostati alle mura delle case e facendosi guidare dal riflesso rosso dei fuochi nella piazza della citta. La notte era particolarmente buia e Gil provo una sorta di gelida paura sentendosi in trappola in quella strada stretta e circondata dalle alte mura dei palazzi. Il mantello e la spada le si infilavano tra le gambe facendola incespicare di continuo, mentre avanzava tentando di mantenere il passo veloce del giovane davanti a lei.
Giunti a poca distanza dalla folla raggruppata intorno ai falo della piazza, il Falcone di Ghiaccio si fermo, ed alzo la testa per ascoltare qualcosa, neanche fosse veramente simile all’animale del quale portava il nome.
«Lo senti?»
La sua voce fu appena un bisbiglio nell’oscurita, ed il suo viso ed i capelli bianchi spiccarono come una macchia orlata dal riflesso ondeggiante delle fiamme lontane.
Anche Gil si fermo ad ascoltare la fredda calma della notte. Il vento che portava con se il profumo dei pini dei boschi, spingeva i rumori oltre la citta. Erano lontani, trasformati dalla distanza, ma inequivocabili. Da quell’oscurita che circondava le mura di Karst, il vento accompagnava il suono delle urla.
I Guerrieri del Buio erano arrivati a Karst!
Non si tratto di una vera e propria battaglia, quanto di infinite azioni di retroguardia condotte nei boschi infestati da compagnie di Guardie, truppe della Chiesa e da qualche mercenario al soldo delle famiglie nobili e di quelle dei proprietari terrieri. Qualche pattuglia usci dalla luminosa fortezza centrale della piazza e riusci a riportare al riparo gruppi di profughi terrorizzati, i dispersi che erano sopravvissuti a quel primo, violento assalto.
Gil, che si era trovata — spada in mano — a lottare insieme al Falcone di Ghiaccio, ricordo il primo incubo che l’aveva condotta a Gae, e continuo a chiedersi in un angolo della mente se lo avesse ritenuto veramente spaventoso. Allora sapeva esattamente dove fosse il pericolo; a Gae c’erano la luce delle torce, le pareti delle case, la gente. Qui invece l’incubo si insinuava silenziosamente attraverso i boschi, apparendo e scomparendo in una sorta di gioco perverso.
