il bambino fosse ancora vivo!»

Minalde pero non lo stava ascoltando: china sulla culla dorata, aveva preso Tir tra le braccia. Il Principe era sveglio, ma silenzioso come lo era stato nella baracca sperduta tra gli aranceti della California, con gli occhi blu scuro sgranati e colmi di una paura che nessuno avrebbe potuto togliergli.

La ragazza si tolse i capelli appiccicati sul viso, e pizzico leggermente la guancia paffuta del bambino. Rudy si accorse che le sue mani stavano tremando. Leggermente, ma tremavano.

«Ecco», disse Rudy bruscamente, prendendo uno scialle dal tavolo accanto alla culla e porgendolo alla ragazza. «Fa’ un’imbracatura e legati il bambino addosso. Hai bisogno delle mani libere per portare le torce.»

Minalde ubbidi in silenzio, senza guardarlo negli occhi.

«Non so se essere arrabbiato con te! Forse, se ti rompessi la testa, potrei farci entrare un po’ di buon senso!»

La ragazza prese la torcia dal muro e si volto verso di lui con uno sguardo diffidente. Rudy grugni qualcosa riconoscendo, senza volerlo, il suo coraggio, anche se continuava a pensare a lei come ad una irriducibile testarda.

«Dovrai dirmi dove possiamo trovare queste sale di cui tutti parlano.»

«Giu dalle scale, attraverso l’arco in fondo alla grande sala, a destra…», rispose la giovane a bassa voce. «Forse intendevano parlare della sala principale, dove si conserva il vino. E il solo spazio abbastanza grande per tutti.»

Rudy prese la sua torcia e si guardo intorno, osservando i particolari della piccola stanza ottagonale con le pareti da cui pendevano cupi arazzi dorati e con una lunga striscia di ebano filigranato che tappezzava tutto l’ambiente. Poi torno a guardare la ragazza ed il suo volto pallido, bianco come la sua veste.

«Avremmo anche potuto morire…», inizio a dire, poi si fermo. «E tutto inutile… Come potrebbe capire qualcosa una pazza come te?»

Le affido la sua torcia e si avvicino alla porta stringendo l’elsa della spada con entrambe le mani, e cerco di imitare i gesti che aveva visto fare a Ingold. Alde rimase in piedi alle sue spalle, senza dire una parola.

«Sei pronta?»

«Si,» rispose lei sottovoce.

Rudy brontolo qualcosa.

«Qui comincia il bello, dolcezza!», e fece un passo avanti.

Con un movimento veloce colpi il battente della porta con un calcio e si getto in avanti mulinando la lama. Il Guerriero del Buio che sembrava quasi attenderli, scese verso di loro come una nera tempesta di protoplasma, ma incontro la punta vorticante della spada e quasi si frantumo su di essa investendoli con il suo licore puzzolente. Il secondo Guerriero segui il primo, ma fece in tempo a fermarsi ritirandosi indietro in un agitarsi furibondo d’aria putrescente. Neppure un’ombra era visibile nel corridoio buio che si snodava davanti a loro; c’era soltanto qualcosa di indistinto che si agitava freneticamente nella parte piu lontana. Rudy afferro Alde per un braccio e corse.

Ombre fluttuanti li inseguirono: la luce delle fiaccole rifletteva sulle pareti le sagome mostruosamente distorte del gruppetto. Un lampo di luce illumino per un attimo gli archi aperti alla loro sinistra ma, oltre quelli, il buio regnava sovrano, e la vista non poteva spingersi oltre quella oscurita degna di una notte infernale.

Rudy poteva percepire la presenza del Buio tutto intorno a loro, e quelle orribili creature sembravano giocare come fa il gatto con il topo, osservandoli con la loro intelligenza aliena, assaporando il momento opportuno per piombare sul gruppetto.

Dalla cima delle scale, Rudy e Minalde riuscirono ad intravedere lo spazio aperto della sala dove una torcia, caduta chissa a chi, stava finendo di bruciare sul pavimento e rivelava, con guizzi fumosi, un ammasso di vestiti consumati e logori, scarpe abbandonate, mobili sconquassati e calpestati dalla folla che era fuggita.

Intorno all’arcata, appena visibili al di la, un mucchio di ossa sanguinanti e di corpi straziati e raggrinziti, mostravano cio che era accaduto dopo che Rudy si era gettato all’inseguimento di Alde. Oltre quel macabro segnale, un’oscura massa, fluida e mutevole, sembrava quasi scorrere e scivolare sui corpi dei caduti.

Rudy senti la gola che gli si stringeva. Esposti com’erano in cima alle scale, niente avrebbe potuto indurlo a scendere in quella sala e a cercare di attraversare quello spazio. Accanto a lui, Alde gemette, e lui vide cosa cercava di indicargli.

Quattro o cinque creature, neri gusci di lumaca dai quali scendevano lunghe code sinuose che flagellavano l’aria, erano attaccate al soffitto ad arco della stanza. La pallida luce della fiaccola aleggio sul baluginare chitinoso delle loro schiene rilucenti e mise in risalto il groviglio di artigli e di spine che usavano per uccidere e straziare, mentre dalle loro bocche invisibili colava lungo la parete una brillante bava di acido.

Una alla volta, come mostruosi pipistrelli, quelle creature lasciavano la presa e si lanciavano in aria, cambiando forma e grandezza per poi tornare a confondersi con le altre ombre. Anche se li aveva scorti in quel loro volteggiare, Rudy non avrebbe saputo dire dove fossero scomparse.

«C’e un’altra strada per le sale. E dietro di noi…»

Il sussurro di Alde lo colse di sorpresa, ma segui immediatamente la ragazza che si era messa a correre.

Non c’era certo bisogno di sprecare altre parole, penso Rudy, mentre si muoveva veloce con i lunghi capelli della ragazza che svolazzavano davanti a lui. Quante di quelle cose ci volevano per soffocare la luce di un fuoco? Una dozzina? Mezza dozzina? Quattro?

La sua maglietta e la giacca di tela erano ormai inzuppate di sudore, e la mano gli doleva tanto la teneva stretta sull’elsa della spada. Le ombre intorno a loro sembravano muoversi ad ogni passo avvicinandosi sempre piu, mentre la luce della torcia si rifletteva nello sguardo fisso e terrorizzato di Tir.

Un passaggio si apri improvvisamente nel corridoio, ma continuava ad accompagnarli la certezza di qualcosa che correva con loro, dietro di loro, come un respiro profondo che scompariva non appena si voltavano indietro a guardare.

Il respiro di Alde divenne sempre piu affannoso, ed i suoi passi sembrarono improvvisamente piu pesanti e faticosi.

Una piccola porta nera li condusse verso l’improvvisa spirale di una angusta scala a chiocciola che portava verso il basso, sempre piu giu, ripida come una scala a pioli e tremendamente scivolosa; il tremolio ambrato delle torce si diffuse sulle pareti che sembravano stringersi sempre di piu attorno a loro.

Infine raggiunsero il fondo, e Rudy avverti l’odore aspro e nitroso delle cantine.

«Dove diamine siamo finiti?», sussurro. «Nelle prigioni sotterranee?»

Sulle pareti aleggiava un lucore misterioso, quasi fossero coperte di fosforo che scendeva fino alle pietre melmose del pavimento.

Alde annui ed indico il corridoio che si apriva davanti a loro.

«Di la…»

Rudy afferro una delle torce e la tenne bassa come se non volesse sfiorare il soffitto di pietra con la fiamma.

«Allora siamo veramente vicino alle segrete?»

«Si,» rispose a bassa voce la ragazza. «Pero si parla di molto tempo fa. Ogni grande Casata del Regno aveva le sue truppe e dettava legge sul proprio popolo. I grandi Re, i Re di Gae, hanno cambiato tutto: qualsiasi uomo ora puo appellarsi contro le decisioni delle Corti dei proprietari terrieri, o uno dei Lord a quella del Re… Questo vale per la legge civile naturalmente. La Chiesa e ancora Ubera di giudicare per suo conto.» In quel momento, esito di fronte ad una diramazione.

Quelle prigioni apparivano come un labirinto umido e buio di passaggi stretti e tortuosi: Rudy si chiese come quella strana ragazza potesse essere, in quelle condizioni disperate, cosi fiduciosa.

«Quaggiu… penso,» mormoro Alde.

I due giovani attraversarono lo stretto corridoio, e la fiamma delle loro torce sfioro leggermente le porte chiuse delle antiche celle. Erano fatte di pesanti tavole di quercia intagliate, coperte di bronzo verdastro e ferro rugginoso, a volte allo stesso livello del passaggio, a volte piu in basso. La maggior parte di esse erano sbarrate, sigillate da pesanti marchi di piombo, ma una o due erano state murate, e le mani di Rudy sudarono al pensiero della sorte di chi vi era stato rinchiuso in base, magari, al giudizio affrettato e distratto di qualche giudice vendicativo. Quella vista gli fece ricordare di essere su un altro mondo, in un altro universo dove vigevano leggi e usanze diverse. Li esisteva una giustizia e dei sistemi sommari per trattare coloro che si opponevano al sistema…

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