pettegolezzo da corridoio. «Piu o meno», dissi. «Si trattava di immigrati clandestini morti affogati.»
«Morirono in otto, otto bambini.» Weiss non rialzo il mento, lo sguardo fisso sulla scrivania. «Non annegarono, furono uccisi con due colpi alla testa per ciascuno. I corpi furono gettati in acqua e portati via dalla corrente. Poi un giorno, una donna che portava il cane a passeggio lungo China Beach li vide galleggiare a qualche metro dalla riva.»
Mi lasciai sfuggire un fischio leggero. «Santo cielo, ma chi erano?»
«Solo bambini tailandesi. Si e pensato che li stessero portando qui per venderli… sai, come schiavi, sfruttamento sessuale, chi lo sa. Comunque, sembra che qualcosa sia andato storto e che il venditore abbia avuto la necessita di sbarazzarsi delle prove. La piu grande poteva avere undici anni. Probabilmente hanno ucciso lei per prima, mentre i piu piccoli guardavano e aspettavano il loro turno.»
Non dissi niente, ma provai un brivido lungo la schiena. Mi sembro di vederli, spauriti, indifesi, che aspettavano la morte, la linea dell’orizzonte appena illuminata dal sole e i loro piccoli corpi sbattuti avanti e indietro dalle onde. Il solo pensiero metteva i brividi, soprattutto in quel momento, mentre mi trovavo da solo con Weiss, nel suo ufficio. L’Agenzia intorno a noi era vuota e silenziosa, avvolta nell’oscurita. I grattacieli al di la dei vetri formavano scacchiere di luci e ombre, le grandi nubi illuminate dalla luna passavano nel vento e il rumore del traffico ci arrivava attutito, con i clacson, i motori, i tram… Mi sembrava che il mondo la fuori fosse caotico e pericoloso, che l’Agenzia fosse un’isola felice di calore e sicurezza, che i corpi di quei bambini appartenessero a un racconto dell’orrore narrato intorno al fuoco in una serata di tempesta.
«Non avevamo alcuna traccia», prosegui a un tratto Weiss. «I giornalisti ci bersagliavano, ma noi non potevamo farci niente. Non un indizio, un segnale per poter identificare quei corpi. Solo un testimone. Un pescatore cinese che disse di aver visto una barca ancorata al largo di South Bay la notte precedente. Aveva anche notato un uomo che si muoveva sul ponte, ma alla luce della luna si era trattato per lo piu di un’ombra. E su questo la stampa ha ricamato: l’ombra di un uomo, l’uomo ombra… Shadowman.» Weiss sembro scacciare i pensieri con la mano. «Sai come sono i giornalisti. Un caso come questo, un massacro del genere, con dei bambini di mezzo… una di quelle storie che fanno gola, che danno materiale per mesi. Iniziarono a fare congetture su Shadowman: era un sicario, uno specialista? Poi ci fu l’articolo di quel Jeff Bloom, per l’edizione domenicale del
Mi voltai per l’improvviso rumore dei vetri, colpiti da una folata di vento. «Incredibile», dissi con un filo di voce.
«La polizia ancora oggi sostiene che si tratta di una montatura, di fantasie, ma in ogni caso…» Si interruppe stringendosi nelle spalle.
«In ogni caso, qualcuno ha ucciso quei bambini», conclusi io.
«E proprio questo il punto», disse infine. «Quello che rende tutto cosi difficile: alla fine, uno Shadowman c’e stato, anche se in realta non esisteva.»
Esitai un attimo a replicare. Ero sempre molto cauto nel parlare quando ero nell’Agenzia, perche non volevo sembrare troppo colto, snob o supponente. Non ero piu al college e volevo inserirmi in quell’ambiente. Ma in quel momento, forse per l’atmosfera o la situazione, mi sorpresi a fare della filosofia.
«In effetti, la condizione dell’essere umano non e necessariamente legata alla razionalita», azzardai. «Alcune cose esistono pur non essendo reali.»
Weiss si lascio sfuggire una sonora risata. «Che cosa diavolo significa questo?» Mi accorsi subito di aver commesso un errore. «Che vuol dire, che se anche mi giro, il tavolo non scompare? E questo che vi insegnano a Berkeley?»
Sentii le guance avvampare. «Cercavo solo di dire…»
«Che cosa dobbiamo fumarci per capire?»
«Intendevo solo che… le cose esistono in parte anche attraverso la nostra percezione… E una sorta di interfaccia.»
«Un’interfaccia? Tu sei un’interfaccia? ‘Pur non essendo reali.’ Ma fammi il piacere.» Rise ancora piu sonoramente. «E io sono il re di Romania.»
Quella sera passai una buona mezz’ora a sbattere la testa contro il muro del mio appartamento, per punirmi di essermi comportato come un saccente buffone con Weiss. Ero certo che la storiella del mio intervento pseudofilosofico avrebbe fatto il giro dell’Agenzia fin dal mattino successivo, e che sarebbe stata fonte di grandi risate. Cio mi feriva, perche volevo a tutti i costi cercare di far parte di quel gruppo.
Allora, ai miei occhi loro erano figure di riferimento, soprattutto Weiss e Bishop. Nella mia giovane mente, erano dei grandi: uomini che quotidianamente toccavano con mano il male, sfioravano la morte e rimanevano retti, e sapevano come funzionava il mondo. Certi giorni arrivavo a parlare come l’uno o l’altro di loro, a camminare o a vestirmi come lui, per mettermi alla prova. In ogni caso, pensavo spesso a loro, a come fossero veramente.
Riuscivo a volte a essere severo nel giudicare Bishop. Era un uomo duro, che metteva veramente soggezione. Mi piaceva sentirmi moralmente superiore alla sua natura violenta e a quel suo genere di coscienza, del tutto personale. Ma sapevo fin troppo bene che in cuor mio lo ammiravo, dannazione, non fosse altro che per il suo successo con le donne… avrei dato un braccio anche solo per un quarto di quel successo. Per non parlare poi del suo coraggio, delle moto, dell’abilita come pilota, della paura che riusciva a incutere negli altri. Intorno a lui aleggiava un’aura di pericolo, di letale virilita, caratteristiche molto attraenti per un giovanotto timido che stava cercando di costruire la sua personalita.
Per quanto riguarda Weiss, essendo lui piu vecchio, lo accomunavo piu a una figura paterna, a un tutore. Avevo un’istruzione superiore alla sua e forse ero anche piu intelligente in senso accademico, teorico, ma non potevo che ammirare la sua incredibile esperienza sul campo. Quello sguardo di compassione, quell’atteggiamento grave e pensoso. Si poteva dire che comprendesse la natura umana fino al midollo. Sapeva che le persone, anche le migliori, tradivano e mentivano. Sapeva che si guardavano fra loro con gelosia e nutrivano sogni inconfessabili. Sapeva che avevano un’acuta consapevolezza del grado di corruzione del vicino, e una totale cecita riguardo al proprio. Ma la cosa piu importante e che sapeva accettare tutto questo in ognuno di loro, in tutti come in se stesso. Nulla che fosse umano gli era estraneo, e nulla lo stupiva. Non era cinico e credeva nei valori positivi — l’amore, la giustizia — ma sapeva come vanno le cose al mondo. Cosi come un fiume scende al mare e non puo andare in senso contrario, cosi l’uomo e destinato a soffrire, ecco tutto. In quel periodo, avrei dato qualsiasi cosa per vedere cio che Weiss aveva visto, per sapere cio che Weiss sapeva.
Per questo l’idea di essermi reso ridicolo ai suoi occhi, di avergli dato il pretesto per ridere di me, sparlare di me, mettere in giro la voce che ero un universitario saputello che credeva che gli alberi cadessero senza far rumore… be’, questa idea mi abbatteva realmente il morale.
Il giorno dopo mi resi conto che avevo sottovalutato la generosita di Weiss. Si, racconto la storia, ma non subito. Fui preso un po’ in giro dall’ufficio, ma nella versione di Weiss la stupidita delle mie nozioni universitarie trovava riscatto grazie alla sua sorprendente utilita. Questo perche, anche se con i miei sproloqui filosofici non lo avevo aiutato a capirne nulla di piu su Shadowman, secondo lui avevo risolto il caso della vergine spagnola.
23
Quella stessa sera, Bishop si stava recando al Clover Leaf.
Era ancora sulla soglia e gia l’aveva classificato come uno squallido buco. Lo squallido buco di una squallida citta. Uno stretto corridoio cieco che terminava con la porta del gabinetto, una stanza che poteva contenere solo la fila di sgabelli addossati al bancone e un paio di tavolini da quattro persone, linoleum grigio sporco sul pavimento, vecchia pannellatura in legno alle pareti. Il tutto condito da musica country proveniente da un jukebox. Anche con la porta d’ingresso aperta per far entrare l’aria della notte, il tanfo di birra e fumo era insopportabile.
C’erano un paio di montanari al bancone, uno con una giacca dell’aviazione militare, l’altro in tenuta da