Era chiusa, ma aveva una finestrella di vetro. Da li, Chris pote vedere la pista di volo, il cielo azzurro e il calore dell’estate che scioglieva l’asfalto.
Chris sapeva che la porta non era chiusa a chiave e vi si butto contro. Per un istante, la sua faccia si appoggio al vetro: Chris vide la pista, il cielo, il calore ruotare in una gran confusione nella sua mente sconvolta. E, in quello stesso istante, noto il particolare che poteva cambiare tutto, che gli avrebbe salvato la vita.
Vide Hirschorn. Attraverso il tremolio dell’aria calda scorse Hirschorn in piedi vicino al 504, il Cessna bimotore. Tranquillo, con le mani in tasca, che guardava senza particolare interesse le ville sulle colline.
Pur spaventato, Chris riusci a rincuorarsi. Ce l’aveva fatta, aveva trovato Hirschorn: gli avrebbe detto di Kennedy, del fatto che era un detective. Avrebbe salvato la missione e sarebbe rimasto vivo, al contrario di Kennedy.
Chris non si volto, non c’era tempo. Ma sapeva che Flake non era ancora troppo vicino, che non lo avrebbe preso. Diede una spinta alla porta dell’hangar, che comincio ad aprirsi verso l’esterno.
Poi il finestrino si anneri, perche Goldmunsen era apparso dall’altra parte e aveva sbattuto l’uscio in faccia a Chris.
Quando riapri gli occhi, il pilota vide la faccia del gorilla che lo fissava, con una smorfia di soddisfazione. In quel momento fu raggiunto anche da Flake, che gli punto alla gola la fredda canna di una Glock mentre, con il poco fiato rimasto, gli sussurrava nell’orecchio: «Ti ho beccato, figlio di puttana». Lo scosto dalla porta per permettere a Goldmunsen di entrare. Ray Gambling era immobile, ammutolito.
«Aspettate», urlo Chris, senza fiato. «Devo parlare con Hirschorn, devo dirgli…»
Non riusci a terminare la frase. Goldmunsen lo colpi allo stomaco con uno dei suoi pugni duri come magli e il rantolo di Chris risuono per tutto l’hangar, fino a giungere alle orecchie di Ray. Il pilota cadde in ginocchio.
Goldmunsen osservo la sua vittima con un gran sorriso, poi alzo gli occhi su Ray e gli rivolse lo stesso grottesco sorriso. Il vecchio distolse subito lo sguardo.
Chris, in ginocchio, cercava di parlare, di dir loro cio che aveva scoperto, ma riusciva solo a rantolare.
Il gorilla alzo nuovamente il pugno, lo fece roteare in alto come un’enorme mazza e poi colpi la testa di Chris, che cadde in avanti perdendo i sensi.
Goldmunsen lo prese per un braccio, all’altezza del tatuaggio NATO PER SCATENARE L’INFERNO. Flake lo afferro per l’altro. Lo trascinarono via cosi, lasciando strisciare i suoi piedi sul cemento dell’hangar.
Ray Gambling continuo a tenere gli occhi bassi. Wilson Tubbs, che si era tirato su appoggiandosi a un gomito, quando si rese conto di cosa stava accadendo abbasso a sua volta il capo, fissando il suo stesso sangue che dal naso colava sul pavimento.
Ne Tubbs ne Gambling osarono sollevare lo sguardo mentre Goldmunsen e Flake trascinavano Chris nel parcheggio. Nessuno dei due oso farlo finche i due gorilla non ebbero portato via Chris nella loro lucida vettura nera.
44
Circa due minuti dopo, l’Harley di Jim Bishop faceva il suo ingresso nel parcheggio. La moto s’arresto scivolando leggermente sulla ghiaia che schizzo via da sotto le ruote. Bishop smonto e si diresse velocemente verso l’hangar, con la borsa da volo sulla spalla sinistra e il bagaglio nella mano destra.
Ray Gambling stava aiutando Tubbs ad alzarsi e a tamponarsi il naso. «Cazzo!» stava dicendo il giovane, forse per la quinta volta. «Hai visto che roba?»
Ray vide Bishop arrivare da sopra la spalla del ragazzo. «Tubbs…» cerco di dire, ma la voce gli tremava.
«Cazzo! Ma hai visto?»
«Tubbs!» Il ragazzo lo guardo da sopra lo straccio che si premeva sul naso. «Vai a farti vedere, dammi retta. Di’ al dottore che hai battuto contro l’ala di un aeroplano. Hai capito?»
«Ray, ma cosa…»
«Vai, Tubbs, non e successo niente, sei solo inciampato. Ora vattene e tieni la bocca chiusa. Vai.»
Tubbs annui, confuso. Il tono di Ray non ammetteva repliche. Quando Bishop raggiunse Ray Gambling, il ragazzo era ormai quasi fuori dall’hangar.
Bishop lo guardo, poi si rivolse a Ray. «Che cosa e successo?»
«Hanno preso Chris», rispose Ray in un sussurro, la voce tremante, e degluti a fatica. Bishop indossava gli occhiali da aviatore e Ray, non vedendo i suoi occhi, non riusci a capire quale fosse la sua reazione alla notizia che gli aveva appena dato. Si affretto a proseguire. «Lo sa, figliolo. Chris sa che sei un detective e che sono stato io a chiamarti. E entrato qui come una furia, chiedendo di Hirschorn, per spifferargli tutto; ma poi sono arrivati i due scagnozzi, l’hanno riempito di botte e l’hanno portato via, senza dargli il tempo di parlare. Sono entrati, l’hanno stordito e se ne sono andati.»
Bishop non disse niente per un lungo istante. Poi annui lentamente. «L’hanno stordito.»
«Si, ma se si sveglia, se si sveglia e spiffera tutto, sono un uomo morto. Mi uccideranno, ammazzeranno tutta la mia famiglia. Se Hirschorn lo viene a sapere… non avrei mai dovuto immischiarmi. Dannazione, non avrei dovuto. Che cosa facciamo, Bishop? Come dobbiamo comportarci?»
Bishop era immobile, in piedi, con gli occhi chiari nascosti dagli occhiali, e non diceva niente. Ray aveva ragione; se Chris si svegliava e convinceva i due tipi a credergli, Hirschorn avrebbe ucciso Ray e poi anche lui.
«Che si fa?» ripete Ray. «Non possiamo chiamare la polizia, non in questa citta. Hirschorn lo saprebbe dopo due secondi. Non avrei mai dovuto farlo. Uccideranno me, mia moglie, i miei figli. Uccideranno te e poi tutti quanti. Che facciamo?»
«Niente», rispose Bishop calmo. «Non possiamo fare niente, dobbiamo correre il rischio.»
«Ma se si sveglia? Che succede se si sveglia?»
«Cerca di capire questo», Bishop replico. «Non si svegliera. Mi senti? L’hanno stordito per questo. Prima che possa svegliarsi, sara gia morto.»
Ray Gambling sembro voler replicare nuovamente, ma Bishop non lo ascolto. Passo oltre e si diresse verso l’aereo che lo aspettava.
45
Le foreste che si stendevano tremila piedi piu sotto erano di un verde scuro alla luce del tramonto. Il Cessna s’inclino mentre Bishop lo portava verso nord, attraversando il crepuscolo.
La voce di Hirschorn si fece sentire nelle cuffie. «C’e un bel mucchio di niente la sotto, vero?»
Bishop annui mentre riportava l’aereo in assetto orizzontale, come Hirschorn gli aveva raccomandato di fare.
«Nessun modo per entrare, nessuno per uscire», continuo Hirschorn. «Niente strade, ne telefoni.»
«Neanche piste d’atterraggio, per quel che posso vedere», replico Bishop.
Senti l’altro fare una risatina che suono fredda e meccanica in cuffia. «Nervoso?»
Bishop accenno un sorriso.
Il sole era sceso dietro le montagne, a ovest, ma il cielo era ancora di un azzurro intenso. Bishop si sfilo gli occhiali e li mise in tasca. Fu allora, con l’ultima luce diurna, che intravide qualcosa in basso, un’impercettibile linea tortuosa fra gli alberi, troppo marrone per essere un fiume, troppo stretta per essere una strada.
Hirschorn se ne accorse. «Si, e quella», disse. «E una strada mineraria, ai tempi della corsa all’oro la usavano per trasportare la dinamite dal deposito alla miniera. Adesso non serve piu a niente, una via della dinamite a cinquanta chilometri di montagne impervie da qualsiasi abitazione. Ma dall’aria… seguila, e inizia a scendere.»
Bishop gli lancio uno sguardo interrogativo che significava: inizia a scendere