che quel vecchio aveva un gran sangue freddo.
Bishop inizio la manovra e senti l’aereo abbassarsi dolcemente. Inclino l’apparecchio in virata per seguire la via della dinamite durante la discesa.
«Al massimo atterriamo sugli alberi; sei capace, no?» stava dicendo Hirschorn, mentre rideva.
E per lunghi istanti parve proprio che cosi avrebbero fatto. Il Cessna scese sempre piu, fino a sfiorare le cime delle querce e dei pini, ma l’unica interruzione nel verde sconfinato era la linea marrone, poco piu di un sentiero, sulla destra dell’aeroplano. E anche quella divenne difficile da seguire, man mano che calava la sera. Le foglie degli alberi vennero inghiottite da ombre incolori e l’azzurro del cielo si fece violetto. La via della dinamite era appena un filo grigio.
«La», disse Hirschorn.
Dove? penso Bishop, strizzando gli occhi per cercare di vedere. Ma niente, non c’era niente. Poi, si, in un istante, ecco la pista d’atterraggio a ore una… ma era gia scomparsa, l’avevano superata.
Bishop sporse le labbra in una smorfia di disappunto. Hirschorn rise ancora. «Non c’e molto spazio per atterrare.»
Questo era poco ma sicuro. Poco piu di seicento metri di terra battuta, circondata da pini e querce che rischiavano di colpire le ali. Sarebbe stato difficile beccarla con un elicottero, figuriamoci con un aeroplano.
«Pensi di farcela?» domando Hirschorn.
Bishop non rispose neanche. Viro per tornare indietro e rallento mentre si avvicinava. La ripercorse tutta dall’alto, misurandola mentalmente. Non era facile. E anche la pista stava per sparire nel buio.
«Chris ha fatto scoppiare uno pneumatico la prima volta che ci ha provato. Siamo quasi andati a sbattere contro un albero.» Hirschorn parlava in tono allegro. «Ora capisci perche avevo bisogno di un pilota molto esperto.»
Bishop impegno l’aereo nell’avvicinamento finale. Abbasso il carrello e credette di sentire le ruote che urtavano i rami. I fasci delle luci di atterraggio si perdevano nella nebbiolina che saliva dalla foresta, e davanti a se il pilota non vedeva quasi piu niente; distingueva a malapena la pista nel crepuscolo. I flap, la velocita che rallentava, il ronzio uniforme, l’ombra della pista sempre piu vicina erano parte della sua coscienza. Scelse il punto esatto, un metro o due oltre la linea degli alberi. Passata l’ultima quercia, alzo il muso dell’aereo, e il Cessna si abbasso bruscamente, come un mattone, quasi in verticale. Tutto l’abitacolo fu scosso dalla vibrazione quando le ruote toccarono il terreno. Bishop intanto combatteva per tenere su il muso, per impedire il piu a lungo possibile alla ruota anteriore di toccare terra. Quando poi, diminuita la velocita, non ci fu piu pericolo di sbandare o ribaltarsi, porto giu il muso e abbasso con sicurezza il piede sui freni.
Tra gli alberi era quasi completamente buio. Mentre l’aereo rollava, Bishop cerco di guardare oltre il parabrezza, per vedere dove finiva la pista. Improvvisamente si trovo davanti un muro di tronchi, ma ormai il Cessna era sotto controllo. La notte parve rallentare attorno a loro, fino a fermarsi. L’aereo stazionava immobile sulla pista, i motori al minimo. Erano atterrati.
Bishop si concesse un sospiro di sollievo e guardo Hirschorn con la coda dell’occhio. Scorse il suo profilo.
«Ti sei divertito?» disse il vecchio, ma Bishop non rispose. Hirschorn rise, una risata gioviale. Sporse il braccio sopra il pilota e prese le chiavi dell’apparecchio. «Vedrai il prossimo volo!» aggiunse.
46
Quando scese dall’aereo, Bishop noto delle luci che si avvicinavano dalla foresta e colse un rumore di passi sulle foglie cadute. Dopo un istante apparvero due uomini, in tuta mimetica e cappellino. Entrambi portavano una mitraglietta in spalla.
Bishop penso che era un discreto armamentario per quel posto sperduto nel bel mezzo del niente. Anche lui, che non era abituato ad avere paura, si senti improvvisamente solo e abbandonato, incredibilmente lontano da qualsiasi possibilita di fuga o di aiuto.
«Andiamo», ordino Hirschorn.
Bishop prese la sua borsa dal sedile posteriore dell’aereo e, a un cenno del capo, segui uno dei due uomini che si avviava verso gli alberi. L’altro si mise in coda al gruppo.
Non c’era un sentiero, ma solo radici intricate, foglie, alberi e una nebbiolina inquietante. A un certo punto apparvero delle piccole luci confuse, che non aiutavano pero a orientarsi. Non si poteva far altro che seguire l’uomo, senza perderlo di vista.
Nella foresta l’aria era piu fresca che in citta, ma molto piu umida. La maglietta di Bishop si intrise di sudore in pochi minuti e il viso si fece appiccicoso. Arrivarono le zanzare, a stormi ben visibili nel raggio delle torce. Bishop udi l’odioso ronzio che annunciava l’attacco e le maledisse con tutte le sue forze. Comincio a schiaffeggiarsi il collo e le guance, sporcandosi del proprio sangue mentre si schiacciava gli insetti addosso.
Il tragitto pero non fu lungo, circa dieci minuti. Il primo segno che la meta era vicina fu il rumore di un generatore, poi i rami contorti degli alberi e dei rampicanti cominciarono a stagliarsi contro un riverbero bianco e spettrale, una luce lontana filtrata dalla foschia.
A dispetto di quelle avvisaglie, l’arrivo al campo base costituiva una sorpresa. Non c’era nessuna radura, solo un paio di prefabbricati incuneati fra gli alberi. Uno era una baracca a due piani, composta da due container di metallo messi uno sull’altro, con una finestra per ogni parete di entrambi i blocchi e una scala appoggiata a un lato corto. Dalle finestre oscurate sfuggiva solo quella pallida luce spettrale che si diffondeva tra i vapori del bosco, trasportata dal loro lento moto a spirale.
L’altra costruzione, piu grande, era una specie di capannone completamente buio.
Mentre si avvicinava senza rompere la fila, Bishop guardo istintivamente in alto e vide una stella in un rettangolino di cielo. Tutto il resto era coperto dalle chiome degli alberi. Sopra il capannone, poi, c’era una specie di rete, simile a quella delle zanzariere, che serviva a mimetizzare ulteriormente il posto, se mai ce ne fosse stato bisogno. Si poteva sorvolarlo a duecento piedi per centinaia di volte senza mai vederlo, penso. Soprattutto al buio. Non aveva dubbi: se non fosse riuscito a tirarsi fuori di li da solo, nessuno lo avrebbe mai trovato.
Il capofila si fermo e cosi tutti i suoi compagni. Si percepivano il rumore del generatore e il canto dei grilli, qualche rana e i misteriosi suoni della foresta.
Hirschorn si deterse il sudore dalla faccia con un fazzoletto bianco, che Bishop intravide nell’oscurita. Il vecchio sembrava non aver perso la sua compostezza, nonostante l’umidita e le zanzare.
Con il fazzoletto indico a Bishop il capannone. «Ti lascero andare a lavarti e sistemarti fra pochissimo», disse, «ma prima devi dare un’occhiata al mio gioiello.»
Alzo il mento per indicare all’uomo davanti a loro di andare al capannone. A un altro gesto di Hirschorn, Bishop lo segui.
L’uomo armeggio con la catena che chiudeva la porta, tenendo la torcia sotto il braccio. Quindi apri i battenti, uno alla volta.
Bishop, accostatosi all’ingresso, vide solo la luce della torcia che si muoveva nel buio. Poi, con un crescente disagio, inizio a distinguere una massa piu nera dell’oscurita circostante.
L’uomo che aveva aperto giro un interruttore e le luci al neon inondarono lo spazio coperto, accendendosi a una a una, lentamente. E Bishop vide che cosa Hirschorn vi teneva nascosto.
Fischio, e Hirschorn rise, contento della sua reazione.
Il pilota cerco di dire qualcosa, ma non pote. Riusci solo a emettere un altro fischio di sorpresa e poi a sussurrare: «Santo cielo».
47
Tutto cio che Weiss desiderava in quel momento era uno scotch. Stava guidando verso casa dall’aeroporto, dopo la visita a Whip Pomeroy nella prigione su al Nord.
Durante la sua assenza il tempo era cambiato e il cielo, sopra lo stadio del baseball e sul mare, appariva