Improvvisamente, con un suono quasi ridicolo, la pelle si squarcio, cosi, come quando si schiaccia un foruncolo. Sposto la coperta per vedere e scorse il pus, giallo, che gli colava lungo la gamba, bagnando i pantaloni. Con un sordo grugnito affondo ancora di piu le dita. Finalmente riusci a toccare la capsula, man mano che il pus usciva. Non riusciva a credere che ce ne fosse tanto. Poi venne il sangue, acquoso, pallido. E in quel misto di umori rossi e gialli apparve la punta scura della capsula.
La prese con l’altra mano, fra il pollice e l’indice. Le lacrime gli scendevano dagli occhi mentre la recuperava.
La capsula era scivolosa e sporca. La puli nel lenzuolo per riuscire ad afferrarla, poi la spezzo a meta. Era stata progettata per aprirsi senza difficolta e ognuna delle due parti, una rossa e una azzurra, aveva un’estremita piatta e una a punta. Con la parte appuntita di una buco quella piatta dell’altra e ripete l’operazione sulla seconda.
Aveva circa sei minuti prima che la telecamera riprendesse nuovamente la sua cella. C’era tutto il tempo.
Ignorando il dolore, ando alla porta della cella e uso la capsula azzurra per prima. Ne depose il liquido in quattro punti, dove la porta scorreva e dove era collegata al meccanismo di apertura computerizzata. Lascio in ogni punto un po’ del liquido viscoso e poi fece lo stesso con la capsula rossa. I fluidi si mischiarono.
L’uomo chiamato Ben Fry torno dall’altra parte della cella e si accovaccio con la testa bassa e le mani dietro il collo. In quella posizione vedeva la macchia scura allargarsi lentamente sulla gamba dei pantaloni. Senti una leggera agitazione pervaderlo in quel momento di attesa, ma non aveva paura. Aveva calcolato tutto, ogni passo. Il suo piano era perfetto, come sempre. Bisognava solo attuarlo.
Passo un secondo, poi un altro. Il liquido azzurro si mescolo con quello rosso e infine, con un sibilo leggero, un’esplosione silenziosa libero la porta dalla chiusura automatizzata.
Non appena udi il rumore, l’uomo chiamato Ben Fry balzo verso la porta, afferro la grata e spinse. La porta non si mosse. Per un istante l’uomo rimase come inebetito. Non doveva succedere, non era nel piano. Poi diede un’altra spinta e questa volta la porta si scosto come doveva, solo un poco, il necessario.
L’uomo chiamato Ben Fry scivolo nell’apertura e si incammino nel corridoio.
Era fuori.
62
Weiss era al telefono con Ketchum, in quel momento. Il basso mormorio dell’ispettore si era trasformato in una sorta di furioso ruggito.
«Che cosa diavolo vuoi che faccia, Weiss? Che cosa pensi che io possa fare?»
«Cerca almeno di far scattare un allarme generale nella prigione.»
«Ci ho gia parlato. Non lo fanno perche il carcere e sempre in stato di allarme. Hai visto il posto. Quale altra precauzione devono prendere?»
«Non hanno una specie di allarme in caso di fuga?»
«Si, certo. Porte d’acciaio che si chiudono automaticamente, allarmi sonori, tutte quelle stronzate. Ma devono mettere tutto in moto perche il mio amico investigatore dice che sospetta qualcosa?»
Weiss sospiro; aveva gli occhi ancora fissi sulla ragazza del video, che ammiccava dallo schermo del computer. «Almeno potrebbero sorvegliare a vista Ben Fry», tento infine.
«Ben Fry e gia sorvegliato a vista», rispose Ketchum. «Come ogni detenuto. E una prigione di massima sicurezza, cazzo.»
La testa di Weiss premeva pesantemente sulla cornetta del telefono. Non sentendolo rispondere, Ketchum continuo in tono piu gentile, per quanto potesse.
«Senti, hanno problemi di personale come tutti. Che cosa dovrei dir loro? Forse con un po’ piu di tempo potrei convincerli a tenerlo d’occhio ventiquattr’ore su ventiquattro. Non so. Ma adesso… Non sai neanche che cosa dovrebbe accadere.»
Weiss annui, senza staccare gli occhi da Julie, senza rispondere con la voce. Era vero, non lo sapeva. Sapeva solo che aveva perso il contatto con Bishop e che tutto sarebbe accaduto presto.
Senti Ketchum sbuffare all’altro capo. «Il problema e che il direttore ti crede pazzo. Ecco che cosa pensa…»
Ma Weiss lo ascoltava appena. Guardava Julie sullo schermo, con il suo sguardo mogio. Aveva appoggiato il gomito al bracciolo, la testa alla cornetta. La stretta al cuore che la vista di lei gli dava era diventata una dolia permanente, che esprimeva impotenza e frustrazione. Era bloccato li, in quella citta, al telefono, mentre a circa cinquecento chilometri di distanza l’uomo che dava la caccia alla ragazza stava per scoprire dove si trovava, e Weiss non riusciva a farlo credere a nessuno…
Ketchum stava continuando a blaterare, come un sussurro in lontananza. Weiss non smetteva di guardare il video e la sua mente vagava nel sogno di incontrarla, di perdersi in quegli occhi misteriosi. Improvvisamente senti il motivo sonoro che annunciava l’arrivo di un’e-mail.
Raddrizzo la schiena e sgrano gli occhi, sorpreso.
«… perche tutto il sistema e pensato per non far succedere cose simili…» continuava Ketchum dall’altra parte.
«Fermati», disse Weiss, con rinnovata energia. Clicco sull’icona dei messaggi e l’immagine di Julie Wyant scomparve. Lesse.
«Allora», senti Ketchum chiedere. «Novita?»
«C’e qualcosa da Bishop.»
«Bishop? Che cosa vuole?»
Weiss, ha funzionato. Wannamaker e fuori, io sono in gioco. Stasera alle sei saro in volo verso una destinazione ignota. Quando saro la, mi daranno le istruzioni sul mio incarico e ti faro sapere. Se abbiamo fortuna, possiamo portare a termine la missione senza comprometterci… c150kmnoah-64d
«Ebbene?», chiese Ketchum dopo qualche secondo.
Weiss non rispose. Stava leggendo, pensando.
«Che cosa diavolo puo essere AH-64D?», chiese a voce alta.
«Che cosa?» disse Ketchum. «AH-64D? Di che cosa stai parlando?»
Weiss scosse la testa. E Ketchum continuo: «Weiss? Di che cosa parli? AH-64D?»
Weiss avvio un motore di ricerca. Apparve un sito su cui lesse: «Tecnologia militare. AH-64D… e un elicottero da guerra».
«Mi prendi in giro», sussurro Weiss, deglutendo. Qualcosa dentro di lui si stava lacerando.
Allora capi. Tutto gli fu chiaro infine, tutto il quadro; troppo tardi, pero.
«Weiss, che succede, sei ancora li?»
«Ketchum», disse. «Penso che gli manderanno un elicottero.»
«Che cosa?»
«Penso…»
Ketchum ruggi. «Ma va’… Un elicottero? Impossibile. Il carcere e coperto di cavi antielicottero. Non c’e modo di atterrare…»
«Non devono atterrare», continuo Weiss. «E un elicottero da guerra, dev’essere armato. Quel figlio di puttana, ecco come scappera. Fara saltare tutto.»
Ketchum tacque per qualche istante. «Weiss», disse infine. «Adesso anch’io ti credo pazzo.»»
Weiss guardava lo schermo e premeva la cornetta contro l’orecchio cosi forte da farsi male. Senti un sudore freddo sulla nuca. Era troppo tardi.