Ma proprio mentre il pensiero passava per la sua mente, lo riconobbe come un vano desiderio.
Scolo il te corretto e si alzo in piedi, assicurandosi di avere un sorriso calmo sulla faccia prima di voltarsi per fronteggiare il salotto… e la testa di cane impagliata appesa al muro come un meschino trofeo di caccia.
Attraverso l’ampio salotto fino al corridoio, ma conservo il sorriso, poiche c’era una testa di cane appesa anche la. Ricordo, con un brivido che fece vacillare il suo sorriso, il giorno di settembre, poco dopo il suo arrivo la, quando aveva coperto con un panno ogni testa di cane presente nella casa; cio gli aveva dato una gradevole sensazione di intimita, ma nel giro di un’ora la spaventosa domestica nera era entrata, senza bussare naturalmente, aveva percorso ciabattando tutta la casa e aveva tolto i drappi. Non gli aveva mai lanciato un’occhiata, e naturalmente non avrebbe potuto parlare con la mandibola legata in quel modo, ma la visita lo aveva cosi sconvolto che non aveva mai piu tentato di accecare le spie di Ulysse.
Rinvigorito dal brandy, e dalla consapevolezza che la domestica di solito non arrivava fino a meta mattina, Hicks sali pesantemente le scale e si mise ad ascoltare fuori dalla porta della camera dell’ospite. Non si udivano piu gemiti, cosi tiro il chiavistello d’ottone, giro il pomello di legno e apri la porta.
La giovane donna era addormentata, ma si sveglio con un grido quando, muovendosi in punta di piedi nella stanza in penombra, lui accidentalmente colpi con un calcio la cena intatta che lei aveva lasciato sul pavimento — la scodella di legno si capovolse a mezz’aria e cozzo contro la parete, spargendo la verdura sul tappeto. Lei si alzo a sedere sul letto e lo guardo stringendo gli occhi. «Mio Dio… John…?»
«No, maledizione,» disse Hicks, «sono io. Vi ho sentita gemere, e volevo solo assicurarmi che fosse tutto a posto. Chi e questo John? Mi avete scambiato per lui, prima.»
«Oh.» Beth Hurwood si accascio, con la speranza che svaniva dai suoi occhi. «Si, e tutto a posto.»
C’erano tre teste di cane in quella stanza, cosi Hicks si raddrizzo in tutta la sua altezza e gesticolo, severo, verso le foglie e le erbe sparse per terra. «Avete di nuovo cercato di evitare i vostri medicamenti?» chiese. «Non posso permetterlo, lo sapete. Ulysse vuole che voi li prendiate, e quello che lui vuole, io lo impongo!» Smise di annuire virtuosamente verso la testa che era inchiodata sopra il letto.
«Mio padre e un mostro,» sussurro lei. «Un giorno imporrete la vostra stessa immolazione!»
Hicks dimentico le teste e si acciglio, inquieto. Nei primi giorni di prigionia della donna, aveva riso alla pretesa di Beth che Ulysse Segundo fosse suo padre, poiche lei aveva sempre sostenuto che il padre aveva un braccio solo, mentre Ulysse, in maniera lampante, ne aveva due. Ma alla visita successiva del pirata, Hicks aveva lanciato un’occhiata alla mano destra di quell’uomo: era senza alcun dubbio carne viva, ma era rosa e liscia come quella di un bambino, e non aveva la piu piccola cicatrice.
«Beh,» disse, burbero, «fra meno di una settimana sara Natale. Perlomeno, allora, mi saro liberato di voi.»
La giovane donna getto di lato le coltri, fece ruotare le gambe e cerco di alzarsi in piedi, ma non riusci a bloccare le ginocchia e ricadde sul letto, ansimando. «Maledizione a voi e a mio padre,» disse con voce strozzata. «Perche non posso avere del cibo?»
«Come chiamate questa roba che avete lasciato in giro perche qualcuno ci inciampi?» domando Hicks, chinandosi per raccogliere una foglia e poi agitandola con furia davanti al volto di lei. «Fatemi vedere come la mangiate,» disse Beth. Hicks fisso dubbioso quella porzione di vegetale, poi la getto via con una sbuffata, come per intendere che non aveva tempo per quelle sfide infantili.
«Fatemi vedere come vi leccate le dita,» insistette Beth.
«Io… non devo provarvi alcunche,» disse lui.
«Cosa accadra sabato? Una volta avete detto qualcosa a proposito di una “procedura”.»
Hicks fu lieto che fossero tirate le tende davanti alle finestre, perche poteva sentire la sua faccia che arrossiva. «Avreste dovuto prendere i vostri medicamenti!» sbotto. «Avreste dovuto essere…»
Annui, risoluto, e si giro sui talloni per andarsene, ma rovino la sua uscita dignitosa emettendo uno strillo e ritraendosi, poiche la domestica nera era entrata silenziosamente nella stanza e stava proprio dietro di lui.
Beth Hurwood scoppio a ridere, e la domestica si limito a tenere lo sguardo fisso, alla sua solita maniera vacua e snervante, e Hicks scappo — domandandosi, mentre aggirava in fretta la domestica, perche l’abito della donna era sempre cucito piuttosto che abbottonato, e perche, se era cosi fissata col cucito, non riparava le sue tasche sfondate, e perche andava sempre a piedi nudi.
Torno alla sua sedia sul balcone, ma la tranquillita della mattina era infranta, e lui svuoto del te tiepido la tazza e la riempi di cognac.
Sorseggio il brandy e aggrotto le sopracciglia, ricordando com’era stato convincente all’inizio Ulysse Segundo. L’uomo era arrivato a Port-au-Prince nella prima settimana di agosto, e aveva immediatamente cominciato a negoziare lettere di credito delle piu rispettate banche europee. Aveva fatto una buona impressione: parlava francese benissimo, era colto, ben vestito, proprietario di una bella nave — che, tuttavia, teneva in un remoto ormeggio, apparentemente a causa di una donna a bordo che stava guarendo da una febbre cerebrale.
Hicks era rimasto impressionato per l’evidente ricchezza e indipendenza dell’uomo quando gli era stato presentato, e, pochi giorni dopo, quando Segundo aveva cenato con lui e gli aveva pacatamente offerto di partecipare a un paio di poco etici, ma lucrativi, investimenti era rimasto impressionato anche dalla sua intima conoscenza di quella ragnatela internazionale che era l’economia del Nuovo Mondo. Con tutta evidenza, nessuna scrittura legale o cessione o compera o frode era troppo antica od oscura perche Segundo non la conoscesse o non ne facesse spietato uso. Hicks aveva sempre pensato che uno avrebbe dovuto essere in grado di leggere la mente, o di parlare coi morti, per sapere alcune di quelle cose.
E poi, in una sera molto tarda di meta agosto, Segundo era venuto nella casa di Hicks con cattive notizie. «Temo,» aveva detto mentre Hicks batteva le palpebre per il sonno e ordinava a un servitore di portare un po’ di brandy, «che tu sia in pericolo, amico mio.»
L’uomo che adesso si faceva chiamare Hicks era sveglio solo da un minuto circa, da quando Segundo, a mezzanotte, si era messo a bussare alla porta, e all’inizio penso che Segundo volesse dire che dei rapinatori o degli schiavi fuggiaschi si stessero avvicinando alla sua casa. «Pericolo?» disse, strofinandosi gli occhi. «Ho dieci servitori fedeli e una dozzina di pistole cariche… cosa…»