Tweed parlava, Lilo osservava la luce che si rifletteva sulle corna. Non voleva pensare.

«La seconda volta avevi imparato, ma non la lezione che volevo io… Avevi deciso di stare piu attenta. Ti offrii la stessa occasione e tu, saggiamente, la rifiutasti. Questa volta saresti fuggita da sola.»

«Cosa feci?»

«Adesso arriviamo al punto di questa sgradevole situazione. Non ti diro come hai tentato di fuggire. Capisci perche?»

Lilo cerco di pensarci, ma non le servi a niente. Sapeva solo di essere in trappola. Niente aveva senso.

«Non importa. Non mi aspetto che tu assimili tutto in una volta sola. Ci metterai un po’ per abituartici. Voglio solo che tu capisca che hai fatto del tuo meglio per sfuggirmi. Questa volta non hai avuto nessun aiuto. Ti ci sono voluti due mesi per mettere a punto il piano, e in tutto quel tempo sembrava che tu cooperassi con me. Quello che devi capire e che era il miglior piano che tu potessi escogitare.» Pronuncio queste parole con voce tonante. Lo guardarono tutti; non potevano farne a meno. Sapeva essere un abile oratore, quando lo voleva.

«E proprio cio che quella specie di messinscena doveva dimostrarti. Ti ho gia vista riportata alla vita due volte. E tutt’e due le volte hai reagito nello stesso modo. Non avevi scelta: puoi essere solo quello che sei. Ogni volta sei partita con ricordi identici a quelli che avevi il giorno in cui sei stata registrata, qui in questa radura. Ogni volta sei diventata una persona leggermente diversa. La Lilo originale era sciocca, non era abbastanza previdente, e ha pagato. La seconda era molto astuta. Ha ucciso Mari e si e avvicinata quanto…»

«Cos’ha fatto?»

«Mi hai sentito.»

Mari le era accanto. «Lilo, non…»

Lilo si tiro indietro in preda all’orrore. «No! Non avrei potuto farlo. Avrei potuto uccidere… quello,» indico i due Vaffa. «Avrei potuto uccidere una qualunque di quelle due cose. Ma non Mari.»

«Non ho detto che tu non abbia avuto rimorsi,» continuo Tweed. «Vaffa dice che sembravi sollevata quando ti ha ucciso.»

«Lilo, non provo nessun rancore verso di te,» fece Mari. «So che sembra strano, ma adesso ti conosco… ti conosco due volte. Mi piaci. Hai fatto quello che pensavi di dover fare, e hai aspettato che fossi stata registrata. Ho perso solo qualche giorno. Il Capo mi ha detto che non ho provato nessun dolore, non mi hai fatto soffrire.»

«E vero,» annui Tweed. Stava esaminando Lilo.

«Non posso crederci…»

«Devi farlo. E sappi anche questo. Adesso ti conosco. Ci sono segni che posso notare, cose che non puoi nascondermi. Se li vedro, sapro che stai seguendo la sceneggiatura. Tu, invece, non sarai mai sicura.» Le sue grasse dita, che sottolineavano quello che diceva, erano come le sbarre di una gabbia che le si chiudeva intorno.

«Ti daro il tempo di pensare a quello che ti ho detto. Quando avrai deciso se sei disposta a collaborare, vieni a dirmelo. Devi scegliere tu, e questa volta voglio una decisione definitiva, non le menzogne che mi hai detto all’Istituto. Ho gia perso abbastanza tempo ed energia con te.»

Se ne ando, seguito dal Vaffa maschio come da un cane fedele. Lilo e Mari rimasero praticamente sole, poiche sembrava che l’altra Vaffa si fosse scordata di loro. Lilo la guardo mentre cercava di convincere il suo serpente a scendere da un albero, poi si arrampico su un tronco verticale e gli si mise accanto.

Il silenzio divento sgradevole.

«Vorrei sapere cosa rispondere,» sussurro Lilo. «Vorrei davvero saperlo.»

«Rispondi che farai quello che dira. Non hai scelta.»

«No, non parlavo di quello. Non… non ho molta scelta su quello, immagino. Almeno cosi sembra. Non so cosa dire a te.»

«Non mi devi dire niente. Tu non hai fatto niente. Di te ho solo buoni ricordi. A chi e stato fatto del male? A qualcuno che un tempo era me, da qualcun altro che un tempo era te.»

A Lilo sarebbe piaciuto considerare la situazione in quel modo. Sapeva che si sarebbe vergognata in eterno per cio che aveva fatto il suo io precedente. Ma il solo modo per superarlo era vederlo come suggeriva Mari.

«Ti ho acconciato le gambe come piacciono a te,» disse Mari. Lilo abbasso lo sguardo. Non aveva pensato che le sue gambe sarebbero state diverse, ma era naturale. Lo schema genetico non comprendeva i peli.

«Grazie. E un gesto che apprezzo.»

«Sapevo che l’avresti fatto.»

Lilo fece una smorfia. Sapeva che Mari non voleva sottintendere niente di male con quella frase; ma non sarebbe mai riuscita ad ascoltare quelle parole senza turbarsi. Non le piaceva essere prevedibile. Per niente.

Domandandosi se fosse quello che aveva detto l’altra volta, disse: «Sara meglio che vada a vedere il Capo, immagino.»

5

Considerate l’andamento della mia vita.

Avevo vissuto per cinquantasette anni in modo abbastanza normale. Ogni tanto, come tutti, mi facevo registrare i ricordi. Poi mi arrestarono.

La registrazione che possedevo venne sequestrata e trattenuta in attesa della sentenza del processo. Quando fui condannata, fu distrutta insieme ai campioni di tessuto con i quali si sarebbe potuto costruire un corpo clonato se fossi morta.

Mari doveva avere effettuato un’altra mia registrazione quando l’esecuzione venne rinviata. Probabilmente ero stata drogata; non sarebbe stato difficile.

Avevo incontrato il clone che Tweed aveva fatto crescere e che era poi andato nel Foro al posto mio. (Al posto di chi? In fondo lei era me quanto lo ero io. Era una situazione intricata.)

Quella persona — il me originale; anche se e difficile da accettare, visto che ora vivo in un corpo clonato — era riuscita a sopravvivere solo poche settimane dopo la registrazione successiva, eseguita nel bosco della residenza di Tweed. Ritorno al punto di partenza, al primo stadio di un processo ripetitivo in modo deprimente. Venne risvegliato un nuovo me, al quale mancavano le settimane dalla registrazione alla morte del me originale. Questo secondo clone inizio a fare cio che doveva fare l’originale. Per due o tre mesi stette attento a come si comportava, tento di fuggire, venne preso e ucciso. Il numero quattro — io, io maledizione — si sveglia nel bosco e vede Mari chinata su di lei, sorridente. Ma questa volta anche Mari e un clone. Il numero tre l’aveva uccisa durante il tentativo di fuga.

Considerate la situazione in quattro dimensioni. Pensate al lungo verme con braccia e gambe di cui ci si serve a scuola per spiegare il concetto. Immaginate che un’estremita del verme sia un neonato che esce dalla vagina materna o da un placentario, a seconda di quello che preferisce la madre. All’altra estremita c’e la morte. Fate un segno sul verme ogni volta che vengono registrati i ricordi della persona. Ogni segno rappresenta una possibile ramificazione.

Otto o nove mesi fa, al momento del rinvio dell’esecuzione, la mia sezione in quattro dimensioni si era divisa in quattro rami. (O forse cinque, o sei? Mentre ero in prigione Tweed aveva sviluppato diversi miei cloni, poiche ogni volta che morivo, il giorno dopo riusciva a farmi rivivere in un corpo nuovo. Doveva avere anche dei cloni di Mari, altrimenti non avrebbe potuto essere li il giorno dopo essere stata uccisa dal numero tre.) Ciascun clone era partito con gli stessi ricordi, ed essi finivano il giorno in cui Mari mi aveva registrato. Tre di quei rami non c’erano piu, erano morti. Stavo percorrendo, secondo per secondo, il quarto ramo.

Cinque anni prima, allorche avevo effettuato una mia registrazione nella capsula in orbita intorno a Saturno, avevo reso possibile un’altra ramificazione. Non avevo modo di sapere se fosse stata prodotta un’altra Lilo, ma poteva darsi di si. Speravo di non incontrarla mai. Mi ero incontrata una volta e avevo scoperto una mia caratteristica che avrei preferito non conoscere.

Ma poiche la conoscevo, poiche avevo visto cos’ero disposta a fare per rimanere in vita,

Вы читаете Linea calda Ophiucus
Добавить отзыв
ВСЕ ОТЗЫВЫ О КНИГЕ В ИЗБРАННОЕ

0

Вы можете отметить интересные вам фрагменты текста, которые будут доступны по уникальной ссылке в адресной строке браузера.

Отметить Добавить цитату