Sarebbe stato facile ignorarli, considerandoli una delle tante astrazioni scientifiche, se si fossero tenuti convenientemente lontani dalle faccende umane. Quando erano stati postulati per la prima volta, si era pensato che potessero essere formati solo da grandi stelle estinte. Una volta che i fuochi nucleari nel nucleo di una stella non fossero stati piu in grado di sostenerne la massa, la gravita avrebbe preso il sopravvento; la stella avrebbe cominciato a ridursi. Alla fine avrebbe raggiunto dimensioni e velocita tali che la sua velocita di fuga sarebbe stata superiore a quella della luce.
Invece era stato scoperto che al momento della creazione dell’universo, durante il Grande Bang, c’erano state forze sufficientemente potenti da formare minuscoli buchi neri, alcuni piu piccoli di un nucleo atomico. Di li a poco quella teoria venne modificata. Se anche i buchi si fossero formati, sarebbero rapidamente svaniti e non avrebbero potuto mettere in difficolta gli scienziati umani.
Questa teoria era stata ritenuta valida fino a poco dopo l’Invasione, quando nella zona delle comete, oltre l’orbita di Plutone erano stati scoperti minuscoli buchi neri quantistici. Questi misteriosi oggetti erano piccolissimi; il diametro del piu grande misurava solo una frazione di millimetro. Ma la loro forza di gravita era enorme. Se si avvicinavano molto a una massa fisica, essa veniva distrutta e veniva liberata energia che poteva essere intercettata e trasmessa dalle stazioni orbitanti ai ricevitori a terra.
Duecento anni prima uno era uscito da un’orbita intorno a Plutone. Aveva scavato un foro largo dieci metri attraverso tutto il pianeta. La zona di distruzione era stata molto piu ampia, per gli sconvolgimenti delle maree e dei terremoti provocati dalle rocce spinte dalla pressione a scorrere come burro fuso per riempire la galleria scavata dal buco nero.
«Come mai non succede lo stesso?» chiese Lilo.
«Potrebbe succedere,» rispose Vejay. «Ma non e un buco grosso, e Poseidone e una roccia piccola. Penetrerebbe lentamente, e con tutte le irregolarita saremmo in grado di catturarlo dall’altra parte. Guarda come funziona.»
Lilo studio il diagramma mentre Vejay glielo spiegava. Le era sembrato uno spreco utilizzare il buco nero come generatore, e la sua opinione fu confermata dalle cifre. Il buco era in grado di produrre energia bastante ad alimentare una citta; Poseidone poteva utilizzarne appena una piccola frazione, anche dopo che buona parte ne veniva liberata nel vuoto per permettere al buco di vincere la forza di gravita.
«Adesso e li,» disse Vejay. «Sotto di se ha un campo nullo a forma di tazza, come quello.» Indico un emisfero sospeso sopra la superficie di Poseidone, con la parte cava rivolta verso l’alto. «Il campo protegge le apparecchiature sottostanti dal surriscaldamento e la roccia dalla fusione. Consente anche di avvicinarsi sotto per la manutenzione dei sostegni.» Indico tre grandi cupole sul terreno.
«Il buco ha una carica elettrica ed e sorretto da quegli elettromagneti, grandi, superraffreddati.»
«E questo come ci servirebbe per fuggire?»
Vejay piego la testa e studio il disegno come se lo vedesse per la prima volta. Alzo gli occhi, sorpreso.
«La forma dell’emisfero del campo nullo non ti fa venire in mente niente? Non e la piu efficiente — potremmo dargli quella che vorremmo una volta acquistato il controllo della situazione — ma potrebbe funzionare anche cosi.»
Lilo guardo di nuovo. Naturalmente, perche non l’aveva visto?
«L’effusore di un razzo.»
«Ci sei. Il buco nero e dentro quella tazza puntata verso l’alto rispetto alla superficie di Poseidone. Se ci gettiamo qualcosa, qualsiasi cosa, ma non troppo grande, la gravita del buco la comprime. E la comprime cosi violentemente da provocare tutte le reazioni nucleari che ti vengano in mente. Molta materia viene distrutta, e cio vuol dire energia a cui attingere per le nostre necessita.
«Anche al tasso col quale immettiamo la materia adesso si ha una piccola spinta, poiche la tazza e aperta verso l’alto. E cosi piccola che e quasi impossibile misurarla, considerando che sia la massa di Poseidone sia quella del buco fanno resistenza all’accelerazione. Percio quello che dobbiamo fare e gettare sassi nel buco, proprio come stiamo facendo. Solo che anziche servirci di granelli di polvere e misurarli con il contagocce, avremo bisogno di un nastro trasportatore. Ci vorra una fornitura costante di combustibile.»
«Cosi abbiamo risolto il
Lilo aggrotto le sopracciglia. «Forse sono un po’ lenta.»
Niobe rise. «Non ti preoccupare. Anch’io mi sentivo gia in viaggio dopo aver visto questo. Vejay, tu corri troppo. E appena arrivata.»
«Scusa,» disse. «Allora, il secondo problema e dove andare una volta eliminate le Vaffa. Ognuno degli Otto Mondi ci giustizierebbe come cloni illegali. Con questo possiamo andare dovunque. Io propongo di andare
«Stai parlando di un viaggio interstellare?»
«E di cosa, senno? Questo propulsore ci farebbe raggiungere una velocita prossima a quella della luce. Probabilmente non potremmo spingerlo a piu di un ventesimo di gi, ma ci arriveremmo. Per Alpha Centauri ci vorrebbero forse venti anni.»
«Ma la massa… ah, credo di capire!»
«Ci basterebbe. Useremmo la massa di Poseidone, naturalmente, come facciamo adesso.»
Lilo ci penso su. Era maledettamente frustrante. Bisognava costruire e utilizzare le attrezzature pesanti utilizzate per scavare le gallerie. Una miriade di particolari. Un viaggio spaziale non si poteva progettare e metter su in una notte.
«Quanto pensi che ci vorrebbe per essere pronti?»
Scrollo le spalle. «Lavorando sodo, senza complicazioni impreviste, potrei farcela in due settimane.»
E le Vaffa ispezionavano il posto tutti i giorni. Si tornava sempre alle Vaffa.
«Cosa sono?»
«Bambini di zucchero. Scherzi? Come fai a non sapere cosa sono i bambini di zucchero?»
Ma Lilo non lo sapeva. Erano in un grande vaso di vetro dal collo stretto. L’avevano scoperto nel nascondiglio di Cass. Apparentemente lui se ne era stancato, ma a quanto pareva se l’erano cavata bene.
Il fondo del vaso era coperto di terra nera, con cinque olmi nani, tre abeti Douglas e molto muschio. C’era una grotta formata da sassolini ammucchiati uno sull’altro, e all’entrata della grotta tre figure bipedi, alte un millimetro. Avevano il corpo bianco e la parte superiore delle loro piccole teste era nera. Sembravano minuscoli esseri umani.
«Sembra che abbiano una faccia,» osservo lei, chinandosi a guardare piu da vicino.
«Non scherzare. Non le hai davvero mai viste?»
«Mai.» Eppure mentre lo diceva, aveva la strana sensazione che non fosse vero. Scosse la testa, ma la sensazione resto.
«Be’, hanno una faccia. Ma guarda meglio.»
In un lato del vaso era incassata una lente d’ingrandimento. Lilo vi guardo attraverso e l’illusione svani. Quelli che erano sembrati capelli erano semplicemente la colorazione dell’esoscheletro che nascondeva occhi sfaccettati. Le facce erano tre punti e una linea. Le cose erano divise in segmenti alle giunture e alla vita, come marionette, o come…
«Formiche. Sono formiche.»
«All’inizio lo erano,» confermo Cass. «Poi le hanno cambiate. Guarda la quinta e la sesta zampa, alla vita.