sono almeno vent’anni che non vedono nessuno. Molti decidono che non hanno perso un gran che.»

Erano di nuovo a casa di Cathay, dopo un altro giorno di ricerche nei palazzi di piacere intorno allo spazioporto. Quella notte Cathay aveva seguito il suggerimento di Lilo, abbassando la temperatura dell’aria; cosi c’era un’atmosfera di intimita mentre erano stretti intorno al caminetto che nascondeva la la stufa elettrica. Si erano tutti spalmati una leggera crema allucinodisiaca sui genitali, poi avevano inalato una polverina che rilassava i muscoli. Si erano unti i corpi con oli lucenti: Lilo era color lavanda, Cathay perla e Vaffa cremisi. Il risultato era stato piu di un’ora di carezze al rallentatore, libere e felici. Adesso erano stesi a faccia in giu, con Lilo nel mezzo.

Stava bene. Era come la calma che si raggiungeva quando si era riacquistato fiato dopo una corsa di dieci chilometri, ma senza il dolore e la fatica precedenti. Aveva voluto che Vaffa fosse di umore buono per quello che stava per proporre, e sembrava che ci fosse riuscita. Vaffa tendeva a cop meccanicamente; Lilo immaginava che quella donna non avesse mai attratto nessuno e che avesse deciso, come molti, che il sesso era sopravvalutato. Poteva darsi che quella fosse la prima volta che aveva provato piacere nel cop e che non l’aveva visto come il mezzo per raggiungere un orgasmo.

«Be’, io non li capisco,» esclamo Vaffa.

«E perche non hai mai incontrato nessuno al quale gli altri piacessero meno che a te,» disse Lilo. Sperava che lo prendesse bene, che non lo considerasse un insulto.

Vaffa non aveva mai preteso che qualcuno le piacesse. «Forse hai ragione,» disse. Sembrava quasi che stesse per sorridere, ma le sue labbra non sapevano proprio come fare. Lilo si sollevo su un gomito e guardo la figura che riluceva debolmente. Si sentiva la testa un po’ confusa, ora che l’aveva alzata; durante il giorno c’erano state troppe cose da bere, da fumare, da annusare. Sulla schiena glabra dell’altra donna vedeva danzare sottili lingue di fuoco. Lilo le segui con la punta delle dita, premendo con forza sui muscoli che cedevano. Vaffa si inarco sensualmente, con un gemito di soddisfazione.

«Sono molto sensibili, i cercatori di buchi neri,» disse Lilo. «Vero?»

«Si,» borbotto Cathay. Scosse la testa per svegliarsi e dai capelli gli sprizzarono scintille.

Lilo era molto contenta. «Credo che reagiscano a te,» disse.

«In che modo?» Vaffa sollevo il capo, riuscendo ad assomigliare molto al suo boa.

«Non ne sono sicura. Ma diventano quasi telepati. Non vedono nessuno per vent’anni. Quando tornano sono dei sensitivi, molto suscettibili.»

«Molto percettivi,» intervenne Cathay. «I cercatori, con te.»

«Grazie. Ma sembra che si accorgano di quando uno e pericoloso. E credo che tu gli dia questa sensazione.»

Vaffa riflette, poi lascio ricadere la testa. «Puo darsi che tu abbia ragione.» Lilo uso tutt’e due le mani sul collo e sulle spalle di Vaffa.

«Penso di si. Sei un’assassina. Lo sappiamo tutti e due, quindi non c’e bisogno di usare eufemismi.»

«Nessun bisogno.»

«Personalmente credo che tu sia anche qualcos’altro. Forse non hai mai avuto l’occasione di esprimerlo. In ogni caso, forse i cercatori non sanno che tu hai ucciso, ma avvertono la minaccia.»

«Penso che tu abbia ragione.»

«Questo ci pone il problema di come comportarci. Come facciamo a noleggiare una nave e a far risparmiare un sacco di soldi al Capo?» Lilo avrebbe potuto continuare, ma le sembro il momento giusto per fermarsi. Sarebbe stato meglio Se l’idea fosse venuta a Vaffa.

Cathay sorrise a Lilo, poi si volto prima che Vaffa potesse accorgersene. La stanza rimase in silenzio per mezz’ora. Finalmente Vaffa si giro su un fianco e appoggio la testa su un braccio. Parlo con voce assonnata.

«Dovrai andare in giro da sola.»

16

Il Casino di San Pietro era in fiamme, come l’ultima volta che Lilo c’era stata. Le fiamme si levavano dai bordi inferiori degli arazzi, crepitavano sui pannelli di quercia coperti di bolle. Nella sala, la fila di banchi era un inferno, una tempesta di fuoco che raggiungeva il soffitto. Mobilia distrutta era stata ammucchiata intorno alla Pieta e data alle fiamme; il marmo bianco era coperto di fuliggine. Lilo prese un sandwich e una bevanda dal bar sistemato sull’altare; era rimasta tutta la notte intorno al tavolo dei dadi e le facevano male i piedi. San Pietro la annoiava. Ma era quasi l’ora di chiusura. Presto sarebbe arrivato Gesu.

Torno nella Cappella Sistina e si fece strada fino ai tavoli, mentre una delle pareti dell’edificio crollava. Il fumo che era rimasto intrappolato nella parte superiore della cappella si dirado abbastanza da permetterle di vedere il soffitto di Michelangelo, ormai rovinato dal tempo. Si erano aperte delle crepe in corrispondenza dei fori per i lampadari di cristallo che sovrastavano ogni tavolo. Al di la della parete crollata si vedeva un Vesuvio infuriato che eruttava fuoco e lava. Qualcuno aveva avuto piu senso drammatico che non conoscenze geografiche, penso Lilo.

«Venti sul quindici,» disse, sedendosi alla sinistra dell’uomo che aveva osservato tutta la notte. Ai dadi aveva perso pesantemente, ed era passato alla roulette nello sforzo disperato di avere piu fortuna. La croupier, nel suo vestito bianco e nero, giro la ruota e la pallina rotolo sull’otto. Lilo osservo le sue fiches che venivano raccolte insieme a quelle dell’uomo.

«Scusa,» disse qualcuno alla sua sinistra. «Sei disponibile?» Lei lo guardo. I suoi occhi erano vitrei e l’alito aveva l’odore dolce dello zongo, un potente afrodisiaco. Era chiaro che non aveva ingerito solo .quello, e Lilo si chiese cosa vedesse mentre la guardava. Ma quando abbasso gli occhi le venne da ridere. I suoi genitali avevano subito delle modifiche radicali, in base ai dettami di qualche nuova moda.

«Vai via!» gli disse bruscamente. «A cosa mi servirebbe un affare del genere?»

«Non importa,» disse l’uomo con voce strascicata, cadendole quasi addosso. «Ho un adattatore.» Brandi una cosa rosa e tenera che sembrava respirare. Lilo lo spinse e lui barcollo fra le braccia di un buttafuori.

«Ehi! Mi hai portato fortuna!» grido l’uomo accanto a lei. La croupier stava spingendo un’alta pila di fiches nella sua direzione.

«Cosa ho fatto?»

«Mi hai urtato il braccio. Stavo per puntare sul ventisei, tu mi hai urtato ed e andata sul ventotto. L’ho lasciata li. Diavolo! Non mi poteva andare peggio di come mi e andata finora, no?»

Se il piccolo uomo aggressivo fosse stato ancora li, Lilo l’avrebbe baciato. Era tutta la notte che il cercatore di buchi neri ignorava i suoi tentativi di conversazione.

«Pensi di smettere, ora che vinci?» gli chiese.

«Che vinco? Non lo so. Tu sei fortunata, cosa pensi?»

«Non credo che ci sia molta scelta. Sta arrivando Gesu Cristo.»

E in effetti arrivava. Insanguinata, nuda, con una corona di spine, la figura barbuta stava cacciando i cambiavalute dal tempio prima di cominciare a ricostruirlo.

«San Pietro rimarra nel limbo per un’ora, figli miei!» grido. «Non dovete andarvene, ma dovete uscire dalle sale da gioco mentre ripuliamo. Bevande vengono servite nella Biblioteca di Papa Agnese, al piano di sopra. Tornate, e portate dei soldi.» Aziono un interruttore a muro e tutto cambio. La meta degli avventori svani, con quasi tutta la cattedrale. C’era un basso soffitto bianco con luci nude. Alcuni inservienti robot cominciarono a pulire i corridoi, suonando rabbiosamente quando incontravano i piedi degli avventori piu lenti.

«Che ne dici?» esclamo Lilo. «Non sei stanco di essere imbrogliato?»

Lui rise. «Forse dovrei uscire, almeno per un po’. Mi hai portato fortuna. Sono a tua disposizione.»

«D’accordo. Penso che un bagno farebbe bene a tutti e due. Quant’e che sei qui?»

Lilo sapeva bene che era nel casino da trentasette ore. Gliel’avevano detto Vaffa e Cathay, che l’avevano tenuto d’occhio. Sapeva anche come si chiamava — Quince — ma non glielo disse. Era un cercatore di buchi neri, e per di piu un po’ particolare, il che solleticava il suo interesse.

Erano sei giorni che Lilo lavorava duramente, da quando Vaffa le aveva concesso una certa liberta. Vaffa aveva deciso che sarebbe stata Lilo a tentare da sola; infatti, sebbene in realta non si fidasse di nessuno dei due, di Cathay si fidava ancora meno. Ma era stata una decisione difficile, che le dava ancora i sudori freddi.

Вы читаете Linea calda Ophiucus
Добавить отзыв
ВСЕ ОТЗЫВЫ О КНИГЕ В ИЗБРАННОЕ

0

Вы можете отметить интересные вам фрагменты текста, которые будут доступны по уникальной ссылке в адресной строке браузера.

Отметить Добавить цитату