Non era una cosa semplice, neppure senza Vaffa. Finora Quince era sembrato la migliore possibilita. Apparentemente il problema consisteva nel fatto che i cercatori che possedevano una nave non mostravano il minimo interesse per noleggiarla. Un cercatore di buchi neri cerca buchi neri, come le era stato detto molte volte, con grande sdegno. Erano i tassisti a portare in giro i pochi cercatori attivi che si trovavano su Plutone in attesa che le navi venissero revisionate, e non volevano assolutamente fermarsi alla Linea Calda.

Quince era un po’ diverso. L’avevano trovato grazie alle ricerche di Vaffa. Aveva fatto tre viaggi, tutti di una trentina d’anni. La prima volta era stato fortunato ed era rientrato molto ricco. Con quel denaro aveva finanziato il secondo e il terzo viaggio, e nessuna delle due volte aveva trovato un buco nero. Se un cercatore torna a mani vuote, di solito cade nelle grinfie di un tribunale fallimentare che ne divide i beni rimasti. Quince pero possedeva ancora la nave. Gli restava anche un po’ di soldi, ma non abbastanza per organizzare un quarto viaggio. Non aveva avuto fortuna nella ricerca di finanziatori; gli speculatori tendono a essere superstiziosi e non sono propensi a sostenere uno che abbia fallito due volte. Cosi ormai da un anno cercava di vincere al gioco abbastanza per mettersi di nuovo in volo.

San Pietro era al diciottesimo livello del complesso di locali da divertimento sotto lo spazioporto. Presero un ascensore per risalire in superficie e dopo poco trovarono un bagno pubblico. Si spogliarono e si immersero dentro la vasca. Lilo galleggiava sulla schiena e l’ascoltava lamentarsi della sfortuna tremenda che aveva avuto. Di tanto in tanto gli esprimeva la propria solidarieta, e a poco a poco comincio a parlare di se. Con lui era piu facile intrecciare una conversazione che non con la maggior parte dei cercatori che aveva incontrato. Molto probabilmente perche era a terra da tanto tempo.

Passarono alla sauna e non dissero niente mentre il calore gli cuoceva i corpi. Poi ci fu un rapido tuffo nell’acqua gelata e una seduta piu piacevole nella bassa piscina, mentre il vapore li avvolgeva. Lilo introdusse l’argomento del viaggio mentre gli strofinava la schiena.

«In nessun luogo?» esclamo lui. «Per quale motivo?» Non aveva mancato di notare le pile di moneta lunare che aveva gettato via quando le era seduta gomito a gomito. Lilo era «una ricca turista lunare».

«Nessun motivo. Sarebbe divertente. Potrei raccontare ai miei amici quanto sono andata lontana. Tutti sono stati su Plutone.»

«Quanto pensavi di andar lontano?»

«Oh, non lo so. Deciderei dopo.» Si sedette sul bordo della piscina, mentre lui le insaponava i piedi e le gambe. «Ma non sembra che ti interessi.»

Lui non disse niente, e lei non voleva insistere. Mentre attraversavano un piccolo giardino tropicale dove spruzzi e cascate gli tolsero di dosso il sapone, lui sembrava preoccupato. Si fermarono su un ponticello di legno, appoggiandosi alla spalletta. C’era un’altra coppia che luccicava visibilmente dietro il velo di una cascata. Lilo gli mise un braccio intorno alla vita e lo accarezzo mentre continuavano a guardare, ma lui non rispose. Passarono in un corridoio con getti d’aria calda e di talco. Lilo compro una spazzola a un distributore e si sedette su un cuscino a pettinarsi i peli delle gambe.

«Quanto saresti disposta a pagare per un viaggio del genere?»

«Ah, non saprei. Quanto pensi che costerebbe?» Ci fu un altro silenzio minaccioso; lei decise di dargli lo spunto. «Immagino… be’, le tue spese, naturalmente. Quello che ci vuole per arrivare lassu. Piu un compenso.»

Passarono alle lampade e si stesero su un lungo tavolo sul quale c’era gia una dozzina di altre persone allineate come fette bianche e rosa di pancetta su una griglia. Dopo dieci minuti si voltarono.

«Ancora non mi hai detto dove vuoi andare.»

«Che ne dici della Linea Calda?» Poteva sentire gli ingranaggi del suo cervello che calcolavano i costi e il tempo. Sapeva esattamente quali sarebbero state le sue spese, date le dimensioni e l’accelerazione della nave. «Mi piacerebbe davvero andare laggiu ad ascoltare. Pensa, a migliaia di anni luce di distanza, persone che parlano a me

«Diciassette anni luce,» disse meccanicamente Quince. «E non puoi davvero…» Sembro cambiare parere. «Potrebbe piacerti,» concluse.

Si sciacquarono un’altra volta, poi vennero asciugati e cosparsi di talco. Fecero a meno del massaggio, si rivestirono e tornarono in strada. Quince continuava a meditare sulla decisione da prendere, cosi Lilo lo lascio in pace. Lo guido in un bar e ordino da bere per tutti e due. Trovarono un angolo isolato con la luce bassa. Lilo guardo nervosamente i numeri che brillavano sul polsino della sua camicia; era tardi. Vaffa l’aveva seguita i primi due giorni che era potuta uscire da sola, lo sapeva. Ora doveva essere puntuale. Fra poco Vaffa avrebbe cominciato a cercarla, e Lilo non sapeva cosa sarebbe successo se l’avesse trovata. Aveva paura che li aggredisse rovinando tutto, percio decise di dargli un’altra spinta.

«D’accordo, paghero le spese, piu…» disse una cifra superiore del cinquanta per cento a quello di cui Quince avrebbe avuto bisogno per attrezzare e rifornire la nave per un viaggio di ricerca. Con tono pensoso, lui contrappose una cifra piu alta. Era sempre la meta di quanto Lilo era stata autorizzata a pagare.

«Va bene.» Gli tese la mano. Lui gliela strinse e Lilo si senti molto sollevata. Vaffa non poteva certo rimproverarla per aver fatto tardi, visto che doveva concludere l’affare.

«Ti daro il denaro non appena mi arrivera dalla mia banca sulla Luna. Mi chiamerai non appena sei pronto a partire.» Trattenne per un attimo il fiato, poi si butto. Doveva andar bene. Doveva. «Ah, c’e un’altra cosa. In modo che tu possa calcolare i pesi, le masse, e tutto il resto, verranno anche mio marito e mia moglie.»

«Siete in tre?»

Non era una domanda, ma il modo per dire che non se ne faceva piu niente.

«Dove sei stata?»

Vaffa aspettava da mezz’ora vicino al Parco del Centro, cercando di decidere a che punto il ritardo avrebbe significato diserzione. Adesso afferro il polso di Lilo quasi spezzandoglielo, per tirarla dentro al parco. Presero un ascensore di vimini e salirono al livello dei trecento metri di uno dei grandi alberi. A Lilo avrebbe fatto piacere bere qualcos’altro, ma anziche entrare Vaffa la porto su un ramo. In breve furono fra le foglie e le piante rampicanti che le nascondevano alla vista.

«Non mi piace il panorama da quassu,» disse Lilo, guardando in basso.

«Hai ragione. Perche se non mi dai un’ottima giustificazione per il ritardo, fili di sotto. Ti ho detto che non avrei tollerato…»

«Basta. Basta! Se vuoi puoi buttarmi giu, non sono piu disposta ad ascoltare le tue minacce. Maledizione, sto facendo del mio meglio, e voglio essere trattata come un essere umano!» Aspetto. Vaffa le lascio lentamente la mano. Sembro che le costasse un grande sforzo.

«Grazie. Avevamo fatto un patto. Parlo di quello che ti ho promesso venendo qui. O ti fidi di me, o non ti fidi. E se non ti fidi, a che servono i patti?»

«Non so quanto posso fidarmi di te. L’istinto mi dice poco.»

Lilo alzo le spalle. «Il tuo istinto ha ragione. Ma il momento si presentera dopo, immagino. Comunque verro con te alla Linea Calda, l’ho gia deciso.»

«Questo significa che…»

«Aspetta, non ho ancora finito.» Lilo respirava pesantemente. Non poteva contrastare Vaffa fisicamente, dunque sarebbe stata una lotta verbale. Si sentiva un po’ esaltata; aveva risposto a Vaffa e non le era successo niente.

«Mi fai diventare pazza, lo sai? Non siamo bene assortite e tuttavia stiamo sempre insieme. Onestamente, quando ti ho fatto quella promessa non sapevo se l’avrei mantenuta. Ma adesso ne capisco il valore, se tu la rispetti con me.»

Vaffa sembrava sotto tortura. Lilo penso che attribuisse un grande significato al rito del sangue e che si sentisse a disagio nel non fidarsi di qualcuno che vi si era sottoposto insieme a lei.

«Come faccio? Come posso fidarmi di te? Se fossi nella tua posizione credo che penserei solo a scappare.»

«E ci pensavo anch’io, all’inizio. E un pensiero che non mi lascia mai completamente. Ma posso darti due motivi per i quali non fuggiro adesso, e spero che ti convinceranno, altrimenti puoi anche buttarmi di sotto. Innanzitutto sono praticamente certa che non sei il solo agente di Tweed su Plutone. Probabilmente c’e qualcuno, forse due o tre persone, che ci segue di continuo. Anche se non c’e nessuno, Tweed conta sull’ipotesi che io pensi

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