incrementava.

Dopo cinque anni la situazione si era stabilizzata. Avevamo una scuola all’antica, con gli studenti piu numerosi degli insegnanti. Non era male, dopo lutto.

Eravamo tutti sorpresi di quanto tempo e quanti sforzi ci volessero per mandare avanti le cose. Il nostro mondo non ci avrebbe permesso di sopravvivere se non lo avessimo accudito costantemente. Dopo l’Invasione era vero di tutte le societa umane, ma di solito le operazioni necessarie avvengono dietro le quinte. Solo il tre per cento della popolazione della Luna, per esempio, lavorava direttamente per un’industria ambientale. Su Poseidone lo eravamo tutti e spesso avevamo due o tre lavori. Quasi tutti eravamo agricoltori, oltre a svolgere gli altri compiti. Lavoravamo dieci ore al giorno.

Il problema era che, pur essendo una societa tecnologica, ci mancavano molte delle cose essenziali su cui una societa del genere e basata. Ci servivamo di computer per calcolare le mutazioni genetiche delle piante che modificavamo perche crescessero nel nuovo ambiente, quindi le coltivavamo con vanghe e zappe. Gli apparecchi cibernetici e discrezionali automatici cosi comuni nella civilta lunare — quelli che in pratica effettuano gran parte del lavoro fisico — non erano abbastanza. Non avevamo un’industria sofisticata al punto di costruire quei congegni o di sostituire le componenti dei nostri migliori computer in caso di avaria. Eravamo ridotti ai circuiti integrati, alle lampadine col filamento incandescente, ai superconduttori raffreddati a elio e alle altre tecniche piu semplici e piu antiche. Non eravamo proprio nell’eta neolitica, ma talvolta avevamo l’impressione di esserci.

E dopo nove anni viaggiavamo a meta della velocita della luce.

22

Primo contatto.

Lilo aveva considerato tutto (o pensava di averlo fatto): dagli esseri costituiti solo di energia ai mostri dei cattivi romanzi di avventure. Aveva vagliato la possibilita che gli Ophiuciti fossero simili agli esseri umani, bipedi, con una simmetria bilaterale. Per certi scopi erano una struttura efficiente. Si era resa conto che avrebbero potuto essere completamente al di la della sua comprensione, piu simili agli Invasori che agli uomini.

Aveva trovato un corridoio che avrebbe potuto essere quello in cui aveva giocato da bambina. In fondo c’era una sala riunioni con un tappeto, un lungo tavolo di legno e una dozzina di sedie.

«Direste che e circa un gi?» chiese Javelin entrando nella stanza. Lilo fu stupita nel sentire la sua voce. La stanza assorbiva ogni eco.

«Si, press’a poco.» Lancio uno sguardo a Javelin. Non era mai sembrata cosi piccola come adesso, mentre camminava su due piedi in un campo gravitazionale. Arrivava appena alla vita di Lilo.

«Come pensi che facciano?» continuo Javelin. «Questo posto ruota a causa di una gravita artificiale, non credi? Pero noi siamo nel centro, e non dovremmo pesare niente.»

«Ne deriva che riescono a controllare la gravita,» commento Vaffa.

«Si, ma allora perche hanno bisogno della rotazione? Se possono darci un gi qui, perche non lo danno anche a bordo?»

«Forse e costoso,» rispose Cathay. «Forse e un gesto di amicizia.»

«Non tiriamo troppe conclusioni,» disse Lilo. «Dobbiamo stare in guardia.»

Lilo sapeva che cercavano tutti e quattro di farsi coraggio. Si erano fermati in fondo alla stanza ed esitavano ad avanzare prima che qualcuno li invitasse a farlo. La voce, inviata sulla frequenza della Cavante, gli aveva detto da dove entrare e di andare in fondo al corridoio. Dopo non avevano sentito altro.

A questo punto la porta all’altra estremita della stanza si apri e cominciarono a entrare delle persone. Sembravano uomini e donne del tutto normali, vestiti secondo una moda vecchia di due secoli. Avevano un bell’aspetto, simili alla gente che Lilo avrebbe potuto incontrare in un qualsiasi corridoio lunare.

«Prego, prego, sedetevi,» disse un uomo. «Mettetevi dove volete. Non ci formalizziamo da queste parti.»

A nessuno dei quattro venne in mente qualcosa da rispondere, cosi si sedettero. Quando anche tutti gli Ophiuciti si furono seduti, non rimase nessuna sedia libera. L’uomo che aveva parlato era a un’estremita del tavolo e si era alzato. Appoggio entrambe le mani sul piano del tavolo e li guardo. Aggrotto le sopracciglia.

«Ci rendevamo conto che vi sareste trovati a disagio,» disse. «Abbiamo cercato di rendervi l’ambiente familiare, ma forse vi ci vorra un po’ prima di abituarvi.»

Li guardo uno dopo l’altro, sorridendo.

C’era qualcosa di strano in quel sorriso. Sembrava sincero, ma Lilo ebbe l’impressione che dietro non ci fosse niente. Voleva essere un’espressione d’amicizia, come le sopracciglia aggrottate di prima avevano tentato di mostrare preoccupazione. Guardo Cathay e Javelin per vedere se fosse stata la sola ad accorgersene.

«E una situazione insolita,» continuo l’uomo. «La vostra specie ha un’esperienza limitata di questo genere di situazioni. La mia l’ha gia incontrata migliaia di volte. Sappiamo molte cose del vostro tipo e della vostra razza in particolare. Siete preoccupati per questo incontro, avete molti dubbi e vi sembra tutto molto strano.»

Fece un’altra pausa e osservo la doppia fila dei suoi compagni seduti al tavolo. Stavano annuendo tutti. Alcuni di essi mormorarono frasi di approvazione. Cercavano di incrociare lo sguardo degli esseri umani, una familiarita alla quale Lilo non si sentiva pronta. Era disorientata. Stando all’apparenza, quelle persone avrebbero potuto costituire il consiglio di amministrazione di una grande societa nel corso di una riunione.

«Prima di tutto dovremmo presentarci. Io sono il portavoce della squadra di contatto e mi chiamo William.» A turno, si alzarono tutti e dissero il loro nome. Lilo non resto molto convinta. Erano tutti nomi arcaici, nomi comuni sulla Vecchia Terra. Allorche ebbero terminato, Javelin si alzo e si presento e gli altri fecero la stessa cosa.

Dopo che le formalita furono tutte espletate, William si sedette e tutti gli Ophiuciti si rilassarono visibilmente. Ci fu un borbottio di conversazione. Ma quando Lilo cerco di capire cosa stessero dicendo, si accorse che non stavano veramente parlando. Era un borbottio di sillabe senza senso, artificiale come le risa registrate. Uno spettacolo che veniva messo in scena per loro.

«Potrete considerarvi nostri ospiti per tutto il tempo che vorrete. Volete mangiare qualcosa? No? Bene, ma non esitate a chiederlo perche dovremo parlare a lungo. Ci siamo accorti che procedendo a botta e risposta non verremo mai a capo di nulla. E sono sicuro che non avete voglia di ascoltare un’arida conferenza. Percio abbiamo girato questo breve film che dovrebbe rivelarvi cosa ha portato a questo contatto storico. Alicia, vuoi spegnere le luci, per favore?»

Qualcuno stava armeggiando intorno a quello che sembrava un proiettore cinematografico. Uno schermo scese dal soffitto e mentre le luci si abbassavano, il proiettore comincio a funzionare. Sullo schermo apparvero dei titoli, accompagnati da una musica di sottofondo in crescendo:

GERARCHIE PRODOTTO DALLA COMMISSIONE DI PRIMO CONTATTO DELLA LINEA CALDA

Il film inizio con un’immagine di stelle e galassie. La voce del commentatore era stata scelta in modo perfetto, penso Lilo. Era Voce Meccanica Standard, la VMS che tutti gli esseri umani udivano ogni giorno della loro vita. I toni controllati e suadenti ebbero un buon effetto su tutti quanti. Per la prima volta riuscirono a rilassarsi un po’.

«Saluti al popolo del sistema del Sole, un tempo Razza della Terra, dai vostri vicini piu prossimi fra tutte le genti della galassia. Da molte centinaia d’anni le nostre due razze sono in contatto attraverso il sistema di comunicazitine che voi chiamate Linea Calda Ophiucus. E ormai prossimo il momento in cui andranno prese grandi decisioni, e vi saranno dette cose che finora avete solo immaginato.

«L’universo e un posto piu strano di quanto abbiate finora pensato. Cio non costituira una sorpresa per chi abbia cercato di rispondere agli interrogativi filosofici che la vostra razza si e posta da quando e scesa dagli alberi. Non crediate che stiamo per rispondere a quelle domande. Sotto molti aspetti siamo simili e sembra che anche per

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