qualche modo la mia coscienza.

Quando mi sono alzata (con la testa cosi leggera che ho dovuto afferrare la colonnina del letto per impedirmi di cadere di nuovo in ginocchio), ho sentito un bisogno irresistibile di mettere tutto per iscritto… per confessarmi, si potrebbe dire. Io non ho un prete, e questo diario fara le veci del confessore, sebbene le mie guance si infiammino al pensiero di registrare una tale malvagita.

La notte precedente quella trascorsa, celebrammo il pomana di papa. Era la prima volta da molte settimane che vedevo lo zio e, senz’altro, e stata l’esperienza della sua gentilezza e della sua affettuosa attenzione che ha provocato il sogno. Sono stata cosi sola negli anni trascorsi, da quando Kasha e partito! Anche papa e stato tanto triste, e poi tanto malato e sempre troppo preoccupato degli affari al castello, per cui mi sono sentita molto, molto sola. Se non fosse stato per le lettere di Kasha e le occasionali visite dello zio, sento che sarei potuta impazzire.

Forse lo sono diventata, un po’. Per un certo tempo, dopo la partenza di Kasha, ero solita parlargli come se fosse ancora qui (sempre lontano dall’udito dei domestici! Hanno troppa paura di noi perche si possa concedere loro fiducia come confidenti e trovano sempre qualcosa su cui spettegolare). Ultimamente, ho cominciato a parlare al piccolo Stefan. Qualche volta immagino che egli cammini al mio fianco con Bruto, attraverso i corridoi, e si sieda accanto a me mentre ricamo, con Bruto accucciato ai nostri piedi (se qualcuno origlia, posso sempre sostenere che stavo parlando al cane).

Qualche volta fingo che sia il figlio che non avro mai.

Oh, e gia abbastanza difficile avere un corpo deforme e malato! Ma il dolore peggiore che provo e quello di sapere che mi sara sempre negato l’amore di un marito e dei bambini. Sono costretta a condurre una vita solitaria e a dipendere, per consolarmi, dall’affetto platonico di mio fratello e dello zio. Inoltre, sono rosa dalla gelosia… per la felicita che mio fratello e la sua nuova moglie condividono, e persino per le piccole attenzioni che lo zio ha dedicato a Mary durante il pomana.

Dio mi salvi dal mio cuore malvagio!

Bruto ha ripreso ad abbaiare l’altro ieri notte, e la notte scorsa ha cominciato appena qualche minuto dopo che mi ero addormentata… e cosi, via in cucina! Ero cosi stanca che, quando sono ritornata da sola a letto, ho immediatamente cominciato a sognare.

Mi sono svegliata per un tamburellare alla finestra della camera o, piuttosto, e nel sogno che sono stata svegliata da un tale rumore… leggero ma insistente, come se un uccello stesse battendo le sue ali contro il vetro. L’aria notturna era diventata eccezionalmente fredda ed io avevo chiuso la finestra prima di ritirarmi.

Nel sogno, mi sono svegliata e sono andata verso la sorgente del rumore, niente affatto spaventata da esso, e nemmeno curiosa, come se sapessi esattamente che cosa o chi mi attendeva li, come se ne fossi irresistibilmente attirata.

Tirate indietro le imposte ho aperto la finestra, ma non ho visto nulla tranne un raggio di luce lunare, che e entrato formando una pozza di luce biancodorata sul pavimento. In quel cerchio di luce, fluttuavano dei granelli di polvere luccicante… dapprima pigramente, poi sempre piu veloci, finche hanno formato un vortice, si sono fusi e hanno preso forma.

Quel movimento mi ha dato le vertigini e ho chiuso gli occhi.

Quando li ho riaperti, lo zio stava nel cono di luce. Ricordai immediatamente che quello era lo stesso sogno che avevo avuto la notte precedente e la notte prima di quella: vedevo sempre il volto dello zio alla finestra, ma ora, senza Bruto, lui era libero di entrare.

Era come se fosse piu giovane, piu bello; ancora una volta, tutto cio non mi provoco alcuna sorpresa. Non ebbi uno shock, ne paura, ne provai un senso di indecenza nel vederlo li, nella mia camera, nel mezzo della notte. No, da quella donna depravata che sono, mi feci avanti audacemente, e lo abbracciai bisbigliando:

«Zio! Sono cosi contenta che tu sia venuto!».

Rimase perfettamente immobile e diritto, come se fosse riluttante a muoversi. Sotto le mie mani, i suoi muscoli — e cosi forte, piu di un uomo di qualsiasi eta! — erano tesi, rigidi e fermi come la pietra. Per un attimo, nessuno di noi due parlo: ci guardammo soltanto l’un l’altro negli occhi (i suoi sono tanto belli da suscitare invidia in una donna! Profondi, di un verde intenso, grandi e languidi). Nella luce lunare, la sua pelle riluceva come se fosse impregnata di lucente fuoco bianco.

Poi disse: «Zsuzsa, temo che sia un grave sbaglio. Devo andare…».

«No», lo supplicai, e lo tenni piu stretto, temendo che si potesse disintegrare in polvere luccicante tra le mie braccia. «E quello che voglio! Non lo vedi? Io ti ho attirato qui, notte dopo notte. Baciami soltanto…!».

Sotto la fine seta del mantello, i suoi muscoli si tesero, poi si rilassarono e lui alzo un mano fredda a causa del gelo notturno fino alla mia guancia, e l’accarezzo. Mentre lo guardavo negli occhi, ipnotizzata, vidi le sue pupille che divenivano rosse, come se le foreste al loro interno fossero state all’improvviso consumate dalle fiamme.

«Per favore», bisbigliai, e lui si chino in avanti premendo le sue labbra sulla mia guancia. Oh, quelle labbra erano fredde, ma era un gelo che bruciava, e io caddi all’indietro e mi abbandonai su un braccio forte come l’acciaio.

«Sono cosi affamato, Zsuzsa», sospiro. «Non riesco a resistere ancora…».

Con le labbra sfioro la mia pelle, tanto che sentii il suo respiro caldo sopra di me, quindi scese giu, giu, attraverso la linea della mascella, oltre la soffice curva, fino alla tenera carne del collo. Mentre indugiava li, tremai di pura estasi; poi allungo la mano libera e tiro il nastro che chiudeva, al collo, la mia camicia da notte. Il nastro si slego e il bianco e leggero tessuto mi cadde intorno alla vita. Io ho la carnagione chiara, la mia pelle non ha mai visto il sole, ma la sua era piu bianca e, quando la luna si apri un varco tra le nuvole, brillo di riflessi dorati, rosa e blu, come un opale.

Sotto il mio bianco seno, la sua mano, piu bianca, si piego a coppa (Dio mi perdoni! Ma, mentre scrivo queste parole, sono senza forze: la vergogna lotta con il rapimento. Se lui fosse qui, ora, guiderei io stessa la sua mano!) e con le sue fredde labbra rosse sfioro la mia pelle, oltre l’incavo dell’osso della clavicola, giu verso i seni. Per un momento si fermo, e io misi le dita nei suoi folti capelli e lo strinsi forte contro di me. All’improvviso si raddrizzo, tremando come se non potesse sopportare piu a lungo di essere rifiutato e serro le labbra sul mio collo. Sentii la lingua che mi sfiorava con leggerezza, languidamente, contro la pelle e poi la pressione dei denti.

Si fermo, in attesa.

Io sono sempre stata una donna protetta: non so nulla della vita e dell’amore e cosi, oltre queste cose, i dettagli del mio sogno furono vaghi. So soltanto che provai un dolore acuto e poi un’ondata di estatico calore, quasi mi stessi liquefacendo come cera alla presenza di un calore animale. Ebbi la sensazione che lui e io fossimo un essere solo, che la vera essenza del mio io si gonfiasse come un’onda e fluisse verso di lui, innalzandosi e rompendosi.

Gridai e mi liberai lottando della camicia da notte, poi lo circondai con le braccia e le gambe e lo tenni cosi stretto che non un millimetro di spazio rimase tra i nostri corpi.

Per quanto tempo quell’estasi continuo, non saprei dirlo, ma so che rimasi priva di volonta nelle sue braccia, cosciente di nulla tranne che di un languido piacere che pulsava al ritmo del battito del mio cuore. Quando, alla fine, smise, capii che lo faceva ancora non sazio, per amor mio, scegliendo di affievolire il suo desiderio piuttosto che soddisfarlo.

Le mie guance ora bruciano, come a una sposa novella che ricordi la sua prima notte di nozze! Il fatto sembrava talmente reale che persino adesso mi confondo, riguardo al fatto se sia avvenuto o meno. Questa mattina mi sono svegliata rabbrividendo, per trovarmi in condizioni completamente indecenti e svestita sopra il letto, con le lenzuola gettate via e la camicia da notte che giaceva in un mucchietto sul pavimento, vicino alla finestra.

Mi sento piu che mai vicina allo zio, come se lui ed io dividessimo questo malvagio e meraviglioso segreto.

Scrivendo questo mi sento audace come una prostituta. Ho detto che volevo il perdono? Non piu! La mia vita e stata cosi vuota e triste! Che sia la peggior sorta di male o meno, che sia malattia, follia, delusione, non neghero a me stessa la gioia piu alta che abbia mai conosciuto. Una tale felicita vale il rischio dell’inferno. Stanotte Bruto rimarra in cucina, e io dormiro con le finestre aperte, “nel caso che sogni”.

Se lui andra in Inghilterra, io moriro!

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