Capitolo terzo

Lettera a Matthew P. Jeffries

(scritta sotto dettatura e tradotta dal rumeno)

7 aprile

Amico mio,

Benvenuto nei Carpazi. Sono stato estremamente deluso nel ricevere la notizia che il vostro arrivo era stato rinviato, ma tutte le cose vanno per il meglio; siamo stati un po’malati al castello, ed e proprio un bene che la vostra visita sia stata rimandata.

Comunque, adesso, il momento non potrebbe essere migliore! Ho ricevuto la vostra lettera da Vienna che diceva che sareste arrivato a Bistritz nella serata dell’otto. Questa lettera vi attendera, come faccio anch’io, in modo estremamente ansioso. Dormite bene stanotte, poiche domani mattina, 9 aprile, la diligenza per Bucovina partira alle otto. Il mio cocchiere vi attendera al Passo Borgo e vi condurra da me.

L’articolo del «Times» a cui avete accennato sembra estremamente interessante. Sarei felice di fornirvi qualsiasi informazione utile, e sono impaziente di avere con voi alcune conversazioni al riguardo.

Spero che non abbiate ulteriori difficolta di viaggio e possiate godere del vostro soggiorno nel mio bel paese.

Il vostro amico,

Vlad Dracula

Il diario di Mary Windham Tsepesh

8 aprile. Dio mio, che cosa diro a mio marito?

Ho la sensazione che qualcosa di terribile sia accaduto di recente, qualcosa che abbia aumentato il suo dolore per la morte del padre. Credo che lui e Vlad abbiano avuto una discussione o che abbia fatto qualche terrificante scoperta al castello.

Certamente non puo essere piu scioccante di quella che ho fatto io.

Avevo indovinato immediatamente che Zsuzsanna era infatuata di suo zio e che lui non faceva nulla per scoraggiarla: al contrario, alimentava la fiamma. Ma non avevo idea che…!

Il povero Arkady era talmente sconvolto la notte scorsa che e rimasto in piedi a leggere nello studio e non e venuto a letto se non poche ore prima dell’alba, ed io sono ormai talmente abituata al rumore del suo respiro e alla sensazione del suo corpo caldo vicino a me, nel letto, che sono diventata inquieta.

Ho riflettuto sull’idea di accendere la lampada e scrivere un’altra pagina di diario, ma i miei occhi erano stanchi dopo che ieri avevo passato ore a leggere e a scrivere, e cosi, nell’oscurita, mi sono avvicinata al bovindo pensando di aprirlo, in modo che l’aria fresca potesse aiutarmi a dormire. Mentre stavo li, sono stata catturata dalla vista della luna quasi piena che galleggiava tra le nuvole, e mi sono seduta sul cuscino di velluto nel sedile della piccola rientranza. La luna era cosi lucente che il panorama era quasi illuminato a giorno.

La nostra stanza da letto si trova nell’ala di destra, esattamente di fronte a quella di Zsuzsanna; soltanto una striscia di terreno erboso ci separa, ed io potrei facilmente tirare un sasso dalla nostra camera nella sua. Ogni camera ha un’ampia finestra che permette una bella vista, ma godiamo di una completa riservatezza dietro le pesanti cortine, e Zsuzsanna dietro le sue imposte.

Ma, la notte scorsa, ho scostato il bordo della tenda per veder meglio la luna e, cosi facendo, i miei occhi hanno visto qualcosa che correva attraverso la striscia di terreno verso la camera di Zsuzsanna. Pensando che fosse uno dei lupi dai quali Arkady mi ha spesso messo in guardia, mi sono avvicinata di piu al vetro per vedere meglio. Non avevo paura, poiche la tenda mi nascondeva bene e dubitavo che l’animale fosse in grado di fare un salto di due piani, ma ero molto curiosa dato che, essendo vissuta in citta, non avevo mai visto un lupo, tranne che nei libri illustrati.

Pero, prima che potessi mettere a fuoco l’oggetto del mio interesse, fui distolta da un movimento alla finestra di Zsuzsanna. La vidi mentre tirava indietro le impose e spalancava la finestra, lasciando entrare l’ondeggiante luce lunare.

Mi spaventai e quasi pensavo di lanciare un grido d’allarme per il lupo, quando notai accanto a lei una figura, nella piccola rientranza accanto al sedile della finestra. Come fosse arrivata li, non lo so, ma posso dire chi fosse… Vlad.

Mentre guardavo, piena d’orrore, essi si abbracciarono, e poi lui allungo la mano verso il nastro alla gola di lei e, quando questo si slego e la camicia da notte cadde…

Scrivere altro mi fa star male. Mi voltai, incapace di sostenere quella vista e chiusi le tende.

La notte scorsa ho dormito a malapena. Sono combattuta. Arkady e gia turbato abbastanza per qualche segreta pena, e tutto quello che farei sarebbe trasferire il mio problema sulle sue spalle gia cariche. Ma non so decidere se sia meglio affrontare Vlad o Zsuzsanna… o rimanere del tutto in silenzio.

Mio povero caro, hai sofferto cosi tanto di recente! E questo cio che ti tormenta? Lo sai gia?

Il diario di Arkady Tsepesh

9 aprile. Sto cominciando a pensare che tutti al castello siano un po’ pazzi.

Ieri mi sono recato la di buon’ora, per familiarizzarmi con gli affari dello zio. Ovviamente non ho parlato ne a Zsuzsanna ne a Mary della mostruosita di cui sono stato testimone nella tomba di famiglia: non avrebbero sopportato lo shock. Ne mi sentivo io stesso di sopportarlo ancora ma, sulla strada per recarmi dallo zio, mi sono sentito obbligato a passare con il calesse davanti alla tomba di papa e ad entrare.

Quello che ho visto all’interno della tomba mi ha calmato il cuore. La bara era stata richiusa, le rose rimesse amorevolmente al loro posto e il pavimento di marmo era stato pulito; anche l’orribile sega e il martello erano stati portati via, e tutto appariva come era stato prima della profanazione. Ho provato una profonda gratitudine per lo zio, che aveva superato il suo dolore per occuparsi di quella terribile faccenda, alleviando cosi il mio e proteggendo il resto della famiglia.

Quando sono arrivato al castello, la mia malinconia si e riaccesa alla vista della scrivania di mio padre, che era proprio come lui l’aveva lasciata, in una stanzetta nell’ala est, con una magnifica vista dei Carpazi. Tutto era ordinato e ben organizzato; con facilita, ho trovato tutte le informazioni finanziarie dello zio, e presto ho dimenticato la mia tristezza mentre mi immergevo nel lavoro.

In tutta onesta, sono stato sorpreso dalla quantita delle ricchezze di Vlad. Considerandone il livello, ci sono meno domestici di quanto ci si potrebbe aspettare: soltanto tre cameriere, un cuoco, uno stalliere, un giardiniere, il maggiordomo e… naturalmente, quello sgradevole cocchiere, Laszlo.

Dopo aver parlato con il soprintendente dei campi dello zio, ho fatto la piu sconvolgente delle scoperte: la terra della nostra famiglia e lavorata dai rumini, dei veri e propri servi, sui quali lo zio ancora possiede gli antichi droits du Seigneur! Il feudalesimo e, di solito, un sistema ingiusto in favore del Signore che possiede la terra. I servi gli pagano le decime per lavorarlo, poi un altro dieci per cento del ricavato, oltre a pagare il bir, una tassa personale piuttosto ingente per la “protezione”. Nel caso di Vlad, pero, il rumini non paga le decime, ma solo il cinque per cento del ricavato dalla vendita del raccolto e un bir annuale di pochi centesimi (come se ancora temessimo i predoni turchi e, per una somma talmente irrisoria, offrissimo a tutti il rifugio delle mura del castello degli Tsepesh durante le guerre).

Un’altra sorpresa: lo zio possiede la maggior parte del villaggio, eppure non riceve affitti. Soltanto un accordo sembra a suo vantaggio: i servi sono tenuti a fare qualunque lavoro Vlad chieda, e in qualunque momento lo chieda. Oggi, uno di loro era al castello, e stava rimettendo la malta a qualche pietra che si era mossa vicino

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