«Per le donne era diverso, a quei tempi», disse El Zurdo.

«E invece lui non era andato a uomini durante la notte di nozze, e prima che sua moglie morisse non aveva iniziato una relazione con la donna che poi avrebbe sposato.»

«Odiava le donne», affermo El Zurdo con aria sicura.

«Come? Non ho capito… che cosa?»

«Ho detto che odiava le donne.»

«Ma di che sta parlando, El Zurdo?»

«Di quello che ho detto… e non intendo quei genere di misoginia allora assolutamente normale, era un sentimento che si spingeva ben al di la di tutto cio.»

«Si e sposato due volte, ha dipinto quattro nudi femminili tra i piu sublimi che si siano mai visti e lei crede che odiasse le donne?» domando Javier.

«Io non credo nulla», protesto El Zurdo. «Me lo ha detto lui.»

«Glielo ha detto lui? E da quando esisteva tra voi un'intimita tale da indurre mio padre a parlarle di una cosa del genere?»

«Da quando eravamo diventati amanti.»

Si creo un lungo silenzio durante il quale Javier si lascio cadere su una poltrona malandata, accasciato, consapevole di essere li a bocca aperta, le guance afflosciate, le braccia assolutamente prive di forza.

«Quando?» domando alla fine a voce bassa.

«Dal 1972 per undici o dodici anni, finche non comincio ad avere paura dell'AIDS.»

«Allora… quella volta che venni qui con lui…?»

El Zurdo annui. Trascorsero altri minuti penosi.

«E non trova che non esista ironia piu grande?» domando Javier.

«Perche ha dipinto quei nudi? Quello era solo il suo lavoro… non voleva dire che fosse anche la sua vita.»

«Da dove scaturiva… quell'odio?» domando Javier. «Non riesco a capire cosa abbia potuto generarlo.»

«Da sua madre.»

Il cervello di Javier comincio a scandire il tempo come un metronomo che contasse i secondi che mancavano alla follia.

«Nei suoi diari accenna a un 'incidente'», disse. «Una cosa accaduta quand'era ragazzo e che lo aveva indotto ad andarsene di casa e a entrare nella Legione. Credo che possa averne parlato con qualcuno, con mia madre, per esempio, ma non l'ha mai scritto. A lei lo ha detto?»

«Si, me lo ha rivelato», rispose El Zurdo. «Te ne parlero, se vuoi. Voglio dire… certe cose, piu si allontanano nel tempo, meno sembrano importanti. Solo che decidono quale direzione prendera la nostra vita in quel momento.»

«Me lo dica.»

«Che cosa sai dei genitori di Francisco?»

«Praticamente nulla.»

«Be', avevano un albergo a Tetuan negli anni '20 e '30. Erano molto conservatori, sua madre era cattolica praticante e suo padre beveva. Quando succedeva diventava cattivo e si sfogava sui figli e sugli impiegati. Non ti serve altro per capire che cosa sia successo.

«Una mattina suo padre scopri Francisco a letto con uno dei ragazzi della casa e perse completamente la testa. Mentre Francisco si rannicchiava in un angolo della stanza, suo padre ammazzo il ragazzo a randellate sotto i suoi occhi. Soltanto quando quella furia tremenda si fu placata l'uomo si rese conto del suo gesto. In qualche modo si liberarono del cadavere e Francisco dovette rimanere nella stanza finche non ebbe lavato ogni goccia di sangue e imbiancato le pareti.»

El Zurdo si distese sulla sedia, allargando le braccia.

«E che cosa c'entra sua madre?» si stupi Falcon. «Aveva detto che…»

«Sua madre non gli rivolse piu la parola, gli fece mancare completamente l'affetto materno e si comporto come se il figlio non esistesse. Per lui non veniva nemmeno apparecchiato il posto a tavola. Per quanto la riguardava, con le sue idee meschine e bigotte, il figlio aveva commesso qualcosa che non poteva essere perdonato.»

«Glielo ha detto lui questo?»

«Molto tempo fa. Piu di vent'anni, direi.»

«Quando eravate amanti?»

«Si. Passo molto tempo prima che tornasse agli uomini dopo una cosa come quella. Soltanto a Tangeri, dopo la Seconda guerra mondiale, ricomincio a… anche se aveva avuto una passione per un altro legionario morto in Russia, Pablito… ma non era nato nulla tra loro e, naturalmente, fu una donna a tradire Pablito…»

«Parla di lui nei diari. Mio padre faceva parte del plotone di esecuzione che fucilo la donna», disse Falcon. «Aveva mirato di proposito alla bocca.»

«Sai perche la nostra relazione e durata cosi a lungo?» disse El Zurdo. «Perche non ho mai tentato di capirlo, non gli ho mai chiesto niente. Certe persone rifuggono dall'intimita e tuo padre era una di queste. Le donne vogliono capire, vogliono conoscere il loro uomo e, quando scoprono chi e e non ne sono contente, fanno una di queste due cose: cercano di cambiarlo oppure lo abbandonano. Sono parole di tuo padre, non mie. Io non sono mai stato con una donna, i miei gusti sono piu particolari.»

Andarono a La Cubista per colazione. Javier ordino tonno, El Zurdo scelse un piatto a base di carne di maiale e bevve vino durante il silenzio tormentato di Javier, incoraggiandolo a fare lo stesso fino all'arrivo delle portate.

«Sai per quale altro motivo io piacevo a tuo padre?» disse El Zurdo. «Questa e una cosa strana. Gli piacevo perche copiavo. Curioso, no? Ammirava il mio lavoro, gli piaceva il fatto che capovolgessi le tele, lo interpretava come una mancanza di rispetto per gli originali, anche se gli avevo detto che lo facevo solo perche non volevo essere distratto dalla completezza dell'opera, non dovendo fare altro che cercare di copiarla con la massima precisione. Sai, qualche volta pensava che le mie copie fossero, in effetti, migliori degli originali. Percio due collezionisti americani hanno sulle pareti le mie copie firmate da lui. L'arte, mi diceva, era cosi. Niente e originale.»

Falcon sorseggio il vino, prese coltello e forchetta e comincio a mangiare.

«Quando lo ha visto l'ultima volta?» domando poi.

«Circa cinque anni fa. Abbiamo pranzato qui, era contento, aveva risolto il suo problema di solitudine.»

«Si sentiva solo?»

«Tutto il giorno, ogni giorno. L'uomo famoso nella sua grande casa buia.»

«Aveva amici, no?»

«Mi aveva detto che non ne aveva. L'unico amico lo aveva perso nel 1975.»

«Chi era?»

«Raul Jimenez… ho sentito che e stato assassinato di recente», rispose El Zurdo.

«E perche avevano smesso di vedersi?»

«E interessante. Io non riuscivo a capire perche mai fosse tanto furioso con lui. Mi disse che si era imbattuto in Raul un giorno qui a Siviglia. A quanto pare vivevano nella stessa citta, sulle due rive del fiume, ma non lo avevano mai saputo. Erano andati a pranzo insieme e tuo padre gli aveva chiesto notizie della famiglia e lui gli aveva detto che stavano tutti bene. Avevano parlato della fama di tuo padre e del successo del suo amico negli affari, insomma di tutte le cazzate di cui possono parlare due vecchi amici, se non che tuo padre non gli aveva chiesto come mai non avesse cercato di mettersi in contatto con lui. Voglio dire, data la celebrita di tuo padre, Raul doveva aver saputo che viveva a Siviglia da piu di dieci anni. Ma questo si spiega con quanto era successo. Alla fine del pranzo Raul gli aveva detto una cosa del tutto inaspettata, che non aveva niente a che fare con la loro conversazione. Forse avrai letto nei diari che tuo padre aveva lasciato la Legione ed era venuto qui per fare il pittore. Aveva del denaro da parte, i risparmi della sua paga di combattente in Russia.»

«E qualcuno glieli aveva rubati», disse Falcon. «Per questa ragione mio padre fini per andare a Tangeri.»

«Giusto», confermo El Zurdo. «E proprio questo gli disse Raul quel giorno alla fine del pranzo. Gli disse che era stato lui a rubargli quel denaro. E da quella volta non si sono piu rivolti la parola.»

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