ascoltano.
«Allora», comincia, appoggiando un avambraccio cicciuto sul tavolo, «da dove ti viene quell'aria che hai?»
«Quale aria?» domando io, senza capire.
Non c'e niente di aggressivo in Tarzan, nonostante la sua faccia bitorzoluta. Porta un cappello nero che non si toglie mai, ma che ogni tanto si fa scivolare sulla nuca, per stropicciarsi la fronte.
«L'aria di uno che non e di qui», risponde lui calmo, ma io mi sento perforare da quegli occhi dalle palpebre pesanti, come se stesse prendendo la mira lungo una canna di fucile.
«Non sono sicuro di aver capito.»
«Non sei di Siviglia, Non sei andaluz.»
«Vengo dal Marocco, Tetuan e Ceuta», dico, ma pare che non gli basti.
«Tu ci guardi e prendi appunti. Hai occhi da vecchio su una faccia da giovane.»
«Sono un pittore», spiego, «prendo appunti per ricordarmi delle cose che ho visto.»
«E che cosa hai visto?»
Mi rendo conto che quella gente non mi crede, pensano che sia della Guardia Civil (gli uomini della Guardia Civil sono sempre di fuori) o peggio.
«Ho fatto il soldato», dico, evitando la parola Legion. «Sono stato in Russia con la Division Azul.»
«Dove?» domanda un tipo dalle gambe storte, un picador di una certa reputazione.
«Dubrovka, Teremets e Krasni Bor», rispondo.
«Io ero a Shevelevo», dice lui e ci stringiamo la mano.
Generale respiro di sollievo. Perche poi abbiano pensato che uno della polizia segreta potesse starsene seduto tranquillamente in un bar a prendere appunti su di loro (il gruppo di bestioni piu tonti di tutta la Spagna meridionale) non riesco a immaginarlo.
15 dicembre 1943, Triana, Siviglia
Nel bar entra un giovane sui vent'anni. Si chiama Raul, tutti lo conoscono e piace a tutti. Ha lavorato a Madrid, ma stasera non ha fatto che parlare di Tangeri, dove si che si fanno i soldi. Gli altri ridono e gli dicono che dovrebbe parlare con El Marroqui, che e il mio soprannome. R. siede al mio tavolo e mi parla delle fortune che si fanno a Tangeri con il contrabbando. Io gli dico che di soldi ne ho abbastanza e che voglio fare il pittore. Lui insiste che con le sigarette americane si puo guadagnare moltissimo, ma che si guadagna con tutto per via del blocco americano dei porti spagnoli. La sua sola preoccupazione e che l'atteggiamento degli americani verso Franco possa cambiare e che levino il blocco, ora che la Division Azul e stata ritirata dalla Russia. A questo punto comincio a interessarmi, perche mi rendo conto che quel ragazzo non e un idiota che pensa solo alle pesetas, ma uno che capisce come stanno le cose. Gli offro da bere; la sua compagnia e piu stimolante di quella dei normali clienti della Bodega Salinas. Vengo a sapere che Tangeri e un porto franco, vale a dire che le merci possono entrare liberamente ed essere comprate e vendute senza pagare tasse. Tutto e a buon mercato, non si deve fare altro che comprare, trasportare le merci al di la dello stretto e venderle con un guadagno enorme. Magnifico, a parte il fatto che non ha i soldi per comprare le merci e non ha una nave per trasportarle. Ma questo, secondo lui, e un particolare di nessun conto. «Si comincia a lavorare per terzi», spiega, «si impara il mestiere e poi ci si mette in proprio.»
«Dove ci sono i quattrini», dice poi, fissandomi con i suoi occhi giovani, senza esperienza, «c'e anche il pericolo.»
Mi domando perche dica questo a me e lui afferma che se c'e pericolo c'e sempre un grande guadagno.
A Madrid R. ha lavorato nell'edilizia, ma il costruttore e rimasto senza liquidi. Allora R. ha trovato impiego come lustrascarpe. Solo i ricchi si fanno lustrare le scarpe, dice. Scopre che i ricchi sono tali perche sanno piu cose degli altri. Li ha ascoltati e si e reso conto che parlano sempre di Tangeri, dove l'amministrazione e spagnola e corrotta e rimarra cosi per parecchio tempo a venire. R. ha gia programmato tutto. Devo ricordargli che non ho bisogno di soldi, ma lui non e affatto d'accordo e mi dice che perfino gli artisti piu affermati guadagnano poco. Alla fine della serata siamo tutti e due sbronzi e lui mi chiede se puo dormire da me sul pavimento. E un tipo allegro e piacevole, percio acconsento, a condizione che se ne vada prima che io cominci a lavorare.
21 dicembre 1943
Sono stato derubato. R. e io, rientrando dalla Bodega Salinas, abbiamo scoperto che qualcuno e entrato in casa passando dal patio e ha rubato tutto tranne i miei taccuini, i disegni e i dipinti. Abiti, colori e perfino la Vergine sopra il letto: volatilizzati. Quest'ultima e stata la perdita piu grave, perche tutti i miei soldi erano nascosti dietro il quadro. Mi e rimasto solo quello che ho in tasca. Informo la padrona di casa di quanto e successo, sono furioso e faccio insinuazioni sull'unica altra persona che usa il patio. Lei mi si scaglia contro e il nostro rapporto e rovinato senza rimedio. Piu tardi scopriamo i vasi da fiori rotti nel patio e R. trova il punto in cui il ladro deve aver scavalcato il muro e usato i vasi, fissati alla parete, per calarsi e risalire.
22 dicembre 1943
La grassona moresca e implacabile e oggi ci e comparsa davanti insieme con quel botolo ringhioso del marito e con qualche altro bandito locale, per persuaderci a sloggiare. Dato il mio addestramento sono tentato di farli a pezzi, ma dovrei poi affrontare la Guardia Civil e la galera. R. e io ce ne andiamo. R. ha usato tutto il suo potere di convincimento e ora ci stiamo dirigendo a sud a piedi con l'intenzione di arrivare ad Algeciras.
27 dicembre 1943
Credevo che i russi fossero in gran parte gente povera, primitiva, ma i paesi che abbiamo attraversato ci hanno rivelato una Spagna rinchiusa in un medioevo oscuro, senza speranza, con la follia come costante compagna. Non e raro incontrare qualcuno che ulula alla luna. Mentre cercava qualcosa da mangiare R. si e imbattuto in un ragazzo incatenato a un muro con un collare di ferro. Gli occhi erano tutti pupille e R. non e riuscito a scorgervi la minima traccia di umanita.
5 gennaio 1944, Algeciras
Siamo arrivati mezzi morti di fame e vestiti di stracci dopo essere stati assaliti da un branco di cani randagi piu affamati di noi. Ne ho uccisi tre a mani nude prima che il branco fuggisse, lasciandoci laceri e sanguinanti. R., che mi ha sempre mostrato rispetto, adesso sembra che abbia di me un timore reverenziale. In questo ragazzo avverto un'astuzia che mi crea un certo disagio.
7 gennaio 1944, Algeciras
La Spagna in queste condizioni non e un paese vivibile per nessuno. L'Africa e cosi vicina, riesco a vederla, subito al di la dello stretto. Ne sento l'odore e sono sorpreso di constatare quanto desidero tornarvi.
R. e rientrato dicendo di aver trovato un contrabandista che ci offre lavoro per due mesi sulla sua barca, con vitto e alloggio e la garanzia di lasciarci a Tangeri con dieci dollari in tasca. Se tutto dovesse funzionare, potremmo rivedere l'accordo dopo i due mesi di prova. Gli chiedo che cosa dovremo fare, ma questo e un particolare di cui non si cura. Gli piace l'idea di questo lavoro. Lira fuori due sigarette e con cio mi mette a tacere. Mi domando come mai io mi sia messo nelle sue mani cosi completamente, poi ricordo tutti quegli altri ex legionari che sono tornati a Dar Riffen, incapaci di sopportare il mondo esterno.
R. mi racconta qualcosa di se, forse per legarmi a lui. Varia in tono distaccato. Mi dice che nel 1936 nel suo paese arrivo un camion di anarchici che ordinarono al sindaco di consegnare tutti i fascisti. Il sindaco