sulla copertina di
L’espressione di Cheri fece capire a Ellen che non stava facendo alcun giochetto cerebrale, anche se in alcuni ambienti si riteneva che fosse una campionessa.
«Ho quasi deciso cosa faro», dichiaro Ellen, «ma finche non ne saro completamente certa, preferirei tenere per me la mia scelta.»
«Va bene», replico Cheri. «Sarebbe bello saperlo appena tu lo vorrai e, naturalmente, spero che scenderai in campo a nostro favore.»
«Voglio fare cio che e giusto», soggiunse Ellen, sperando che Cheri capisse che era probabile che le cose andassero come voleva lei.
«Questo e tutto cio che ti abbiamo chiesto», osservo Cheri.
Mentre passava accanto all’ufficio di Sally, Ellen sbircio dentro e soffermo lo sguardo sulle fotografie che adornavano le pareti, fermandosi un attimo davanti a una in particolare.
La casa di Ellen, sette stanze in stile Cape Cod a Glenside nel Maryland, nella zona a sudest di Washington, era quella che lei e Howard avevano acquistato poco dopo il matrimonio.
«Se questo sara l’unico posto in cui vivremo, saro assolutamente felice», aveva detto allora.
Sulla via di casa, Ellen si fermo al supermercato del quartiere per comperare uova e latte. Amava le frittate di ogni tipo, e con cio che vi era in frigo, nello scomparto della verdura, avrebbe creato un gran pasto. Fisicamente e mentalmente era sfinita, esausta come non ricordava d’essere mia stata. Mentre tirava fuori il portafoglio alla cassa, lancio un’occhiata allo scaffale delle riviste. C’erano sia il
Ellen sistemo la spesa sul sedile del passeggero, vergognandosi per la sua piccineria. Riusciva quasi sempre a controllare abbastanza bene rabbia e dolore e stava male quando sgarrava. Il supervaccino era una cosa troppo grossa, che stava succedendo troppo in fretta. Penso alle orribili cifre che Steinman le aveva mostrato: vite perse o distrutte se votava a favore del farmaco, contro vite perse o distrutte se votava contro. Fondato sull’attuale livello di conoscenza del vaccino, il verdetto era di parita. Ma quello era proprio il punto a favore del quale Cheri e Sally e gli altri si stavano battendo, un aumento del grado di conoscenza.
Ellen parcheggio nel garage e porto in casa la spesa passando per la porta della cucina. Malgrado la sgradevole associazione d’idee con Howard, amava veramente quella casa, dalla fila di erbe aromatiche alla finestra all’enorme quercia nel cortile sul retro, agli scoiattoli fastidiosi, al piccolo balcone che sporgeva dalla sua stanza da letto dove passava molte ore a guardare le prime luci del giorno filtrare attraverso gli alberi. Era veramente una piacevole…
Ellen depose il pacco e annuso l’aria. Qualcuno aveva fumato in casa sua? Una delle cose che infastidivano Howard era sempre stato il suo senso dell’odorato esageratamente sviluppato, e una delle cose che a lei davano piu fastidio era il fumo delle sigarette. Annusando curiosamente in giro, percorse il corto corridoio che portava in soggiorno. Li grido e barcollo all’indietro, stringendosi il petto per impedire al cuore di esplodere.
Seduto tranquillo nella poltroncina accanto al caminetto vi era un uomo grande e grosso. Indossava un costoso completo grigio, camicia nera, collo sbottonato, niente cravatta e stivaletti da cowboy decorati. La testa, squadrata come un blocco di granito, era coperta da una fitta capigliatura nera come l’ebano, pettinata all’indietro e tenuta a posto da qualche gel scintillante. Gli occhi duri e stretti sembravano neri come i capelli e la bocca larga era accentuata da una breve e grossa cicatrice che correva dal centro del labbro superiore alla base del naso, con ogni probabilita conseguenza di un intervento per correggere il labbro leporino.
«Perbacco, mi spiace averla spaventata, signora Kroft», esclamo l’uomo con una piacevole voce roca e il modo di fare allegro e disinvolto di un venditore di auto usate. «La prego, si accomodi, si accomodi.»
Ellen rimase bloccata dov’era. Non vi era alcuna prova che quell’enorme intruso avesse fumato in casa sua, eppure la puzza delle sigarette proveniva decisamente da lui. Penso di fuggire, ma in verita, non aveva l’impressione di trovarsi in un pericolo immediato. L’uomo era gia entrato in casa sua. Se avesse voluto farle del male, non l’avrebbe aspettata tranquillamente nel soggiorno.
«Chi e lei? Che vuole?» domando.
L’uomo sorrise pazientemente.
«Chi sono io, non importa. Cio che voglio ora e che lei si sieda… la.» Indico il divano vicino alla poltrona.
Ellen esito, poi trasse un respiro e fece come era stato richiesto. Da vicino, i suoi occhi erano piu che scuri, erano spaventosamente freddi. Le grosse dita dalle nocche sporgenti erano arricciate attorno a una grossa busta che teneva in grembo. Al mignolo della mano sinistra, un anello d’oro con un diamante dal taglio quadrato di almeno tre carati.
«Allora», chiese Ellen, «che fa qui?»
«Io rappresento un gruppo molto interessato a che l’Omnivax entri in circolazione il piu presto possibile. Questo e tutto cio che ha bisogno di sapere.»
«E allora? Che c’entra con me?»
La sua espressione s’irrigidi. Ellen penso di avere visto un leggero tic all’angolo della bocca. L’uomo riusci comunque a fare un sorriso di condiscendenza.
«Signora Kroft», disse, con voce gelidamente calma, «non ho ne il tempo ne la pazienza per questi giochetti. Sia lei sia io conosciamo il significato dell’infelice promessa che Lynette Marquand ha fatto al mondo.»
«E allora?»
«Allora io so, da fonte autorevole, che lei e l’unica persona che potrebbe costringerla a mantenere quella promessa.»
«Per chi lavora lei? Per il presidente? Per le ditte farmaceutiche? Per chi?»
L’omone sospiro con impazienza e ignoro la sua domanda.
«Signora Kroft, devo insistere per avere la sua parola che non blocchera la distribuzione di Omnivax.»
«Che cos’ha in quella busta?» chiese Ellen. «Soldi per corrompermi?»
«Oh, non ho alcuna intenzione di cercare di corromperla, signora.»
C’era qualcosa di raggelante nel modo in cui pronuncio quelle parole. Le porse la busta, ed Ellen l’apri, tiro fuori le fotografie e resto a bocca aperta. La busta conteneva una decina di istantanee venti per venticinque, in bianco e nero, nitide, professionali, di Lucy. Lucy che entrava nella scuola, mano nella mano con Gayle; Lucy nel parco giochi; Lucy nel cortile di casa; addirittura Lucy addormentata nella sua cameretta.
«Lei non oserebbe mai fare del male a questa bambina!» esclamo Ellen con voce stridula.
L’uomo la fisso placidamente. Avrebbe voluto balzare in piedi e strappargli con le unghie quell’espressione soddisfatta dalla faccia.
«Faro qualsiasi cosa ci sia da fare», ribatte lui con fermezza. «Mi guardi e non dubiti di me neppure per un secondo. Se non crede alle mie parole, lei e solo lei sara responsabile delle conseguenze. Le persone per cui lavoro hanno dato a questa faccenda precedenza assoluta. Dovesse deluderci in qualsiasi modo, le prometto che sua nipote sparira… per sempre. Cio che le capitera dopo essere scomparsa, e qualcosa a cui lei neppure vorra pensare. E, a seconda di quanto arrabbiati saranno i miei datori di lavoro, quello sara forse solo l’inizio.»
L’arroganza del mostro seduto accanto a lei mise la sordina alla sua ira ed Ellen riusci solo a esprimerla con lo sguardo.
«Mi sono spiegato?» chiese l’uomo. «Mi sono spiegato?» Per la prima volta alzo la voce.
«S… si», riusci a rispondere Ellen.
«Se vuole puo rivolgersi alla polizia, ma le prometto due cose. Uno, lo scopriremo, e, due, la polizia non potra fare nulla per evitare che succeda cio che le ho promesso. Capito?»