cui si era trovato Matt. Sul piede sinistro della dottoressa Solari vi era il tatuaggio, arancione e nero, di un mostro Gila. Matt l’aveva notato mentre le faceva una prima visita, ma era stato troppo impegnato a cercare di salvarle la vita per prenderlo in considerazione.
La donna dalle eleganti mani dalle lunghe dita, che aveva pensato potesse essere una ceramista, era un coroner. E il coroner, che suonava musica bluegrass, aveva un mostro Gila nero e arancione tatuato sul piede. Per quanto popolari fossero diventati i tatuaggi, non erano ancora molto comuni tra moderati studenti di medicina e medici. Si chiese se fosse anche tanto anticonformista da fare uso di droghe o di smerciarle. Era forse per quello che era stata inseguita nei boschi vicino alla Niles Ledge?
Matt riflette su questa possibilita mentre si preparava a rimuovere il tubo del respiratore. Visualizzo anche il suo tatuaggio, inciso sul braccio, un ricordo permanente e continuo d’amore e perdita. No, decise, fissando gli occhi espressivi di Nikki Solari, quale che fosse il significato di quello strano tatuaggio, non aveva nulla a che fare con le droghe.
La tecnica di rimozione del tubo endotracheale era semplice quanto le possibili complicazioni della procedura erano pericolose. Aspirare la trachea, sgonfiare il palloncino, costringere la paziente a tossire ed estrarre il tubo. Semplice. In agguato nell’ombra, tuttavia, vi era lo spettro di una contrazione riflessa della laringe, tanto forte da chiudere il condotto dell’aria e tanto stretta da rendere quasi impossibile il reinserimento di un tubo respiratorio.
Matt non aveva mai eseguito una tracheotomia d’urgenza, ma aveva a portata di mano tutto l’occorrente. In quel momento non c’era nulla al mondo che desiderasse fare meno volentieri.
«Dottoressa Solari, siamo pronti», l’avviso.
Nikki annui e gli diede un debole segno di via. Una donna forte, penso Matt. Qualsiasi altra cosa fosse, comunque era in gamba.
«Bene», disse. «So che non sara piacevole, ma dobbiamo farlo. Aspirazione, per favore, Julie.»
L’infermiera infilo un sottile catetere d’aspirazione dietro la punta del tubo nella trachea di Nikki, che reagi con un violento accesso di tosse mentre le lacrime le riempivano gli occhi e colavano lungo le guance.
«Mi spiace veramente», dichiaro Matt, sgonfiando il palloncino sul tubo, «ma e meglio togliersi alla svelta questo pensiero. Lei deve solo trarre un bel respiro e tossire.»
Nikki obbedi. Un leggero strattone e il tubo era fuori. L’infermiera stava per iniziare ad aspirare la bocca e la gola di Nikki, ma lui le spinse via la mano.
«Grazie», gracchio Nikki.
L’infermiera le infilo sopra la bocca e il naso una maschera in polistirene trasparente. Per un minuto, per un altro minuto nessuno parlo, mentre Nikki prendeva lunghe e gradite sorsate d’aria umidificata e ricca di ossigeno. Il livello d’ossigeno del sangue, misurato dall’ossimetro applicato attorno alla punta del dito, era buono e il ritmo del battito cardiaco, visualizzato sul monitor, regolare. Non vi fu alcuna importante contrazione laringea.
«Sta bene?» domando Matt.
«E stato tremendo», rispose Nikki. «Non e certo il modo di salutare un nuovo paziente. Da dove vengo io, i medici iniziano di solito chiedendo quale e l’agenzia di assicurazione.»
Venne abbassata di nuovo la luce nella stanzetta dell’unita di Terapia Intensiva.
L’infermiera era andata a prepararsi per un altro ricovero, un paziente che con ogni probabilita avrebbe preso il posto di Nikki in quella stanza. Esitante, appisolandosi ogni pochi minuti, Nikki parlo del finto incidente sulla strada, del cloroformio, degli spari e dell’inseguimento nel bosco. Non aveva alcun ricordo degli eventi immediatamente successivi al suo tuffo nel Crystal Lake.
Quel racconto spaventoso avvinse totalmente Matt, ma non piu di quanto lo avvincesse la donna che stava parlando. Esausta e chiaramente alle prese con emicrania, vertigini e altri effetti del colpo subito, Nikki, che gli aveva chiesto di darle del tu, rivelava una forza d’animo, un’intelligenza e un senso dell’umorismo che neppure il suo attuale stato riusciva a diminuire.
Matt aveva un sacco di domande e, senza alcun dubbio, Grimes ne avrebbe avute altrettante. Per il momento, tuttavia, non aveva alcun desiderio di affrontare il poliziotto. Avrebbe chiamato la stazione di polizia solo quando lei fosse stata ben sveglia, nel frattempo rimase tranquillamente seduto in attesa, mentre lei riposava. Si sorprese nel rendersi conto che stava esaminando il suo volto. Come mai lo attraeva tanto? Non aveva assolutamente nulla che gli ricordasse la donna che aveva amato per tanta parte della sua vita. Tanto Ginny era solare e ricordava la sabbia della spiaggia, tanto Nikki era lunare e ricordava l’acqua scura e ferma di un lago di notte. La bocca di Ginny era innocente e infantile, quella di Nikki sensuale e piena. Da quando Ginny era morta, di tanto in tanto era stato con qualche donna, ma nessuna l’aveva attratto in questo modo. Si senti strano, imbarazzato e un po’ infedele. Che stava facendo, paragonando e contrapponendo questa donna a Ginny?
…
In quel momento, la voce che tanto spesso lo infastidiva con frasi simili gli ricordo che lui era il suo medico. Un coinvolgimento sentimentale di un medico con il suo o la sua paziente era vietato non solo dal giuramento di Ippocrate, ma anche dalle leggi della maggior parte degli stati. Per troppi medici, un simile coinvolgimento aveva finito per essere una scorciatoia verso un lavoro impiegatizio.
«Ehi, ancora qui?» chiese Nikki.
«Io… ecco… devo essermi appisolato.»
«Di nuovo?»
«All’universita ero campione di pisolini.»
«Anch’io. Dovevo diventare un chirurgo, ma mi hanno cacciata a pedate dopo che mi sono addormentata sul tavolo operatorio.»
«Posso immaginarti crollare a faccia in giu in un addome aperto. Nikki, dimmi, perche ti e successo tutto questo?»
«Non ne ho idea. Ma quegli uomini sapevano chi ero. Di questo sono certa.»
«Volevano forse droghe?»
«Tutto e possibile, suppongo. Ma, da quello che ricordo, penso volessero semplicemente me. Credo di averli sentiti chiamarsi per nome, ma non ricordo.»
Matt si alzo.
«Torno subito», dichiaro.
«Dove vai?»
«A telefonare alla polizia. Grimes vorra sapere che sei sveglia e, finche non sapremo cosa c’e dietro questa storia, voglio un agente accanto alla tua porta.»
Nikki si strofino gli occhi.
«Credo di aver chiacchierato gia con il capo della polizia.»
«E vero, me lo ha detto.»
«Da cio che ricordo, era molto cordiale.»
«Ecco spiegato l’arcano», sbotto Matt, ricordando improvvisamente la minaccia totalmente inadeguata e ben poco dissimulata fatta al pronto soccorso.
«Cosa?»
«Niente. Nikki, non abbiamo contattato la tua famiglia. Dammi il numero di telefono e chiamero io tuo marito o i tuoi genitori o chiunque tu voglia.»
«Mio padre si sta riprendendo da un leggero colpo apoplettico, mia madre diventa isterica alla vista di un pettirosso che mangia un verme e i candidati a diventare mio marito sono ancora la fuori che combattono tra loro per la mia mano. Dato che con ogni probabilita ce la faro, perche non evitiamo di sconvolgere tutti? Oh, a parte il mio capo. Dovrei essere al lavoro.»
Matt si annoto il numero.
«Torno subito», annuncio con un deprecabile accento alla Schwarzenegger.
«Sei… molto… gentile», lo ringrazio.
Matt stava per rispondere, ma poi si rese conto che si era addormentata di nuovo e che respirava profondamente e regolarmente.
Quando Matt spiego cio che voleva, l’agente che aveva risposto alla stazione di polizia di Belinda gli passo