«Temevano che si stesse sviluppando un’epidemia qui negli Stati Uniti.»

«Lo so, solo che non e successo, almeno allora. Ecco, non ho riscontrato gravi problemi con quel vaccino, ma di certo non e stato verificato a fondo.»

«Questo lo so», osservo Ellen, sperando che il tono non riflettesse la profonda delusione. «E questo che hai?»

Rudy comprese la sua reazione e per alcuni secondi rimase seduto, in silenzio. Poi scosse la testa e sorrise con orgoglio.

«No», rispose. «In verita, non e tutto cio che ho. Ho fatto alcune telefonate, una a un mio vecchio amico del CDC con cui facevo progetti. Si chiama Arnold Whitman ed e un epidemiologo e un microbiologo. Di soppiatto, Arnold ha esaminato queste epidemie di febbre di Lassa. Se lo beccano a girovagare in territorio altrui, potrebbe perdere il posto di lavoro. In ogni caso, cio che ha trovato potrebbe non avere alcun valore, ma Arnie non pensa sia cosi, e lui e davvero in alto nella mia Usta di persone molto intelligenti che non sbagliano quasi mai quando si tratta di scienza.»

«Dovresti esserci tu su quella lista», lo interruppe Ellen.

«Oh, ci sono. Ma ora senti questo. Il periodo di incubazione della febbre di Lassa dall’esposizione ai sintomi e da sette a quattordici giorni, ventuno al massimo. Diciotto dei casi manifestatisi qui negli Stati Uniti erano rimasti infettati in Africa. Si ritiene che gli altri abbiano preso il virus da quei diciotto. Essendo noto il periodo di incubazione, sembra che ognuno di quei diciotto casi sia rimasto infettato il giorno stesso o suppergiu nel momento in cui e partito dall’Africa per venire negli Stati Uniti.»

«Strano.»

«Piu che strano, mia cara amica. Sono queste le cose che le mie statistiche devono cercare di capire. E indovina un po’?»

«Non ci sono riuscite?»

«Esattamente! Non riescono a comprendere come mai questi diciotto casi siamo rimasti tutti infetti quando stavano per partire per gli Stati Uniti, perche c’e qualcosa di sbagliato.»

«Ma cosa?»

«E questo il rompicapo. Non posso risolverlo, almeno per ora. Ma aspetta, c’e di piu. Nei paesi dove si manifesta spesso, la febbre di Lassa ha una precisa predominanza stagionale nei mesi di gennaio e febbraio. Ecco qui un piccolo diagramma che ho messo insieme con i casi avvenuti tre anni fa e che ho ricavato da un rapporto del ministero della Sanita della Sierra Leone, tramite il mio amico Arnie.»

«Impressionante», commento Ellen.

«Non tanto, ma lo schema gennaio/febbraio di cui parla il testo esiste veramente. Guarda ora i nostri diciotto casi.»

Ellen mise il secondo grafico vicino al primo: vi era un solo caso in gennaio, nessuno in febbraio. La maggior parte degli altri casi si erano avuti in estate.

«E le tue statistiche dicono che?»

Rudy premette un immaginario cicalino, aggiungendo l’effetto sonoro.

«Ancora una volta i numeri dicono che c’e qualcosa che non va. Devo forse ricordarti che queste sono le mie cifre e che le mie cifre non mentono mai? Per quello che ho capito, e molto piu facile che tu venga infettata dalla febbre di Lassa nei mesi di maggio, giugno e luglio volando verso gli Stati Uniti che restando in Africa.»

«Che si fa con questa informazione?»

«Cerchiamo di trasformarla in una ipotesi di lavoro», rispose lui, «in uno scenario che combaci con i dati e li spieghi. Abbiamo bisogno di tirare fuori qualche fatto.»

«Partendo da dove?»

«Io direi di partire dall’ambasciata della Sierra Leone a Washington. Un amico al dipartimento di Stato sostiene che loro hanno accesso alla lista dei passeggeri di ogni volo che decolla dal loro paese. Mi piacerebbe inoltre sapere quanti americani si sono presi la febbre di Lassa in Africa rispetto a quelli nei quali si e manifestata a casa. Penso che potrai ottenere questa informazione dalle autorita della Sierra Leone. Dati! Voglio, ardentemente voglio, dati!»

Ellen balzo in piedi e getto le braccia attorno al collo di Rudy.

«Sapevo che avresti scoperto qualcosa. Rudy, sei sempre stato il mio migliore amico.»

«Non mi e stato di certo difficile», ribatte lui, guardando altrove.

18

«Codice blu, unita di Terapia Intensiva… Codice blu, unita di Terapia Intensiva…»

Matt era nel reparto di medicina e chirurgia 2 e stava annotando disposizioni concernenti il trasferimento di Nikki in una camera privata, quando risono la chiamata in codice. Non dubito per un attimo che l’oggetto di quella chiamata fosse il boscaiolo sui sessant’anni che aveva preso il letto di Nikki. Matt l’aveva visto mentre lo trasportavano nell’unita e aveva notato il pallore attorno alla bocca e la leggera chiazzatura della pelle, tutti segni indicanti che il cuore non stava pompando in modo efficace.

Matt corse nell’unita, e vi arrivo insieme a due infermiere e al tecnico dell’apparecchio respiratore. Sebbene non rimpiangesse la decisione presa di passare dal visitare e curare un paziente dopo l’altro al pronto soccorso al rapporto piu intenso e profondo dell’assistenza di base, era rimasto una specie di ibrido, e l’intensa azione richiesta da un codice blu o da traumi multipli gli procurava ancora una gradita eccitazione.

Era nella stanza prima di rendersi conto che il cardiologo al capezzale dell’uomo era Robert Crook. Matt non aveva piu affrontato la sua nemesi da quella riunione finita male alla BC C. Crook saluto il suo arrivo guardandolo in cagnesco e scuotendo la testa in modo derisorio.

«Ha bisogno d’aiuto?» chiese Matt con accentuata cordialita.

«Credo di averne a sufficienza», borbotto Crook. Da dietro le spalle di Crook, l’infermiera Julie Bellet scosse con forza la testa e disse, muovendo solo le labbra: «Rimanga!»

«Rimarro qui in giro, se avesse bisogno di me.» «Faccia come vuole. Sia pronta a dargli una scarica elettrica da quattrocento joule, per favore.»

Centoventicinque dovrebbero bastare, penso Matt. La Bellet gli lancio un’occhiata implorante, ma lui non pote fare altro che scrollare le spalle. Quattrocento erano decisamente eccessivi, ma non un trattamento tanto grave da spingerlo a litigare con Crook.

Il cardiologo procedette, sistemando gli elettrodi del defibrillatore sul torace dell’uomo. «A posto!… Pronti, scarica!»

Julie Bellet premette il pulsante inviando quattrocento joule di elettricita nel petto del taglialegna. Quasi immediatamente, i caotici picchi della fibrillazione vennero sostituiti da un ritmo rapido e regolare.

«Bene», dichiaro Crook in un tono significativamente indifferente, «ora e in una piacevole tachicardia sovraventricolare. Diamogli un milligrammo di Propranolol via endovena.»

No! grido la mente di Matt. Diagnosi sbagliata, trattamento sbagliato. Si avvicino a Crook.

«Robert», mormoro tanto sottovoce che la maggior parte dei presenti nella stanza non si rese conto che stava parlando, «Questa e una tachicardia ventricolare. Ne sono certo. Xylocaina, non Propranolol.»

Crook gli lancio un’occhiata carica di odio. «Un milligrammo di Propranolol per endovena», ordino di nuovo. «Anzi, due e immettetelo lentamente.»

Dannazione! penso Matt, cercando, senza riuscirvi, di evitare la disperata occhiata di Julie Bellet che, con l’altra infermiera, stava rispondendo lentamente all’ordine di Crook, chiaramente temporeggiando. Stava per scoppiare la guerra.

«Robert», sussurro di nuovo, «gli instilli della Xylocaina e forse riuscira a evitare che entri in fibrillazione.»

L’occhiata di Crook fu ancora piu pungente di prima.

«Mi faccia il santo piacere di…»

In quel momento, in una convulsione di battiti inefficienti, il ritmo instabile della tachicardia ventricolare del boscaiolo degenero in una fibrillazione ventricolare pericolosa per la sua vita.

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