che servisse da uncino. In meno di due minuti Lyle aveva inchiodato esattamente cio di cui aveva bisogno. Matt vi appese il piccolo sacchetto in plastica che conteneva un potente antibiotico e lascio che il farmaco entrasse nel braccio di Lewis.

«Questo garantira che non insorga un’infezione», spiego.

«Che mi dici di questo aggeggio?» chiese Lewis, indicando il tubo di aspirazione.

«Ecco», rispose Matt, «per quanto incredibile sia, pare che questo aggeggio ti abbia salvato la vita.» Senza alcun dubbio, penso, doveva assolutamente inviare una lettera all’autore di Chirurgia d’urgenza. «Adesso, per come la vedo io, abbiamo tre opzioni. Lasciarlo dov’e, tirarlo fuori o cambiarlo.»

«Vuoi che votiamo?» domando Frank.

I quattro fratelli risero alla sua battuta, che Matt non aveva afferrato.

«Come ritieni giusto tu, dottore», disse Lewis. «Preferirei comunque che non mi infilassi piu niente nel petto. Non ho avuto il coraggio di dirtelo, ma quelle pinze che mi hai infilato l’ultima volta hanno fatto un male del diavolo.»

Per rispetto di Matt, i tre fratelli in piedi sghignazzarono il piu sottovoce possibile.

«D’accordo, Lewis», accetto Matt, «lascero le cose come stanno. Il problema e che, se tolgo il tubo troppo presto, il polmone potrebbe collassare di nuovo, e se lo lascio troppo a lungo, potrebbe insorgere un’infezione. In ogni caso, ragazzi, ascoltate, se dovesse insorgere un’infezione con febbre, tosse, dolore, pus o rossore attorno al foro, o altro di simile, tagliate immediatamente i punti e tirate fuori il tubo. Capito?»

«Capito», rispose Frank. «Hai fatto un bel lavoro, dottore.»

Matt tolse le bende, puli la ferita e la fascio di nuovo.

«Sentite», esordi. «Devo parlarvi di un’altra cosa. Credo che quelli della miniera sappiano che sono stato io a entrare in quella discarica di rifiuti. Non so per certo se sanno che c’era anche Lewis, ma volevo avvertirvi. Questo cretino all’ospedale, Crook, e nel consiglio. Mi ha fatto capire che qualcuno sarebbe rimasto ferito o ucciso per cio che ho fatto, e che la colpa sarebbe ricaduta su di me.»

Lyle e Kyle si scambiarono occhiate furbesche.

«Che c’e?» domando Matt. «Che avete voi due?»

Questa volta rispose Lewis.

«Sapevano che ero io, dottore. Ne siamo certi. A differenza di cio che un sacco di gente di qui pensa, abbiamo anche noi degli amici, buoni amici per di piu. Sentiamo molte cose.»

«E allora, che avete intenzione di fare per difendervi?»

I fratelli si scambiarono di nuovo occhiate d’intesa.

«Sappiamo prenderci cura di noi», rispose Lyle. «Credimi.»

Matt raccolse le sue cose, quindi fece cenno ai tre fratelli di uscire dalla stanza.

«Lewis, vuoi che ti aiuti a tornare a letto?» chiese.

«Ce la faccio da solo. Ma se il dottore e d’accordo, preferirei stare seduto in poltrona ancora un po’.»

«Mi fa piacere che te la stia cavando bene. Mi addolora ancora molto cio che e successo. Non so per quale motivo Frank e i ragazzi continuassero a sorridere furbescamente, ma temo veramente che quei bastardi della miniera abbiano intenzione di darvi la caccia.»

«I miei fratelli non stavano affatto sorridendo furbescamente, dottore. E solo che…»

Il sibilo forte e ripetitivo di un segnalatore acustico lo interruppe. Immediatamente si sentirono pesanti passi sul pavimento in legno a pianoterra e su per le scale.

«Scusami, dottore», esclamo Lewis, alzandosi, sganciando la flebo dall’uncino improvvisato e trascinando la sedia in corridoio. «Abbiamo dei visitatori.»

Matt si affretto dietro di lui, chiudendo la valvola regolatrice del flusso per evitare che il sangue rifluisse nel tubo della fleboclisi. I passi che aveva sentito erano quelli dei tre fratelli che si spostavano per la casa come se si fossero esercitati per questo momento molte volte. Qualcuno aveva gia interrotto l’allarme. Kyle corse su per le scale e infilo una lastra di metallo di un metro e ottanta per novanta centimetri tra dove si era posizionato Lewis e la balaustra. Apri poi l’armadio del corridoio e comincio a impilare armi sul pavimento. Questa volta Matt noto una decina di schioppi, alcune pistole, parecchi fucili con potenti mirini e due armi semiautomatiche. Kyle lascio due degli schioppi, una grossa pistola e un fucile vicino a Lewis, quindi gli mise in grembo una scatola in metallo nero con tastierino e numerosi interruttori. Passo poi le armi a Lyle attraverso la balaustra.

Stupito dalla dimensione e dalla portata del loro arsenale, Matt non pote fare altro che starsene alle spalle di Lewis e guardare.

«Quanti?» grido Lewis.

«Quattro, credo», rispose Frank. «Mi pare che tra loro vi sia anche il vecchio Lonnie Tuggle. Non mi era mai piaciuto.»

Fotocamere! penso Matt, incredulo. Da qualche parte tra gli alberi la fuori, i fratelli Slocumb, quelle leggendarie rozze creature del bosco, avevano installato un sistema d’allarme e fotocamere di sorveglianza.

«Frank», disse ad alta voce, «la fuori c’e la mia Harley. Vuoi che la sposti?»

«Dottore, pensi forse che lasceremo che accada qualcosa a quella tua splen-di-da moto? E gia al sicuro nel granaio.»

«Lewis, sapevi che quegli uomini stavano arrivando?»

«Abbiamo sentito che poteva succedere.»

«Gesu», borbotto Matt. «Siete proprio degli strani eremiti. Ehi, fate attenzione», grido. «Non voglio che vi capiti qualcosa di brutto. Nemmeno a me, a dire il vero.»

«Non e di noi che devi preoccuparti, dottore», ribatte Lewis. «Ora entra in quella stanza e tieni la testa bassa, nel caso fossero piu stupidi di quanto pensiamo.»

Matt ubbidi e si lascio cadere sulle ginocchia dietro la porta parzialmente aperta, a pochi passi da Lewis. Il piu vecchio degli Slocumb, con tutti i suoi sessantadue o sessantatre anni, rimase al suo posto, con nel torace l’improvvisato tubo di drenaggio che ancora faceva colare il sangue attraverso il preservativo, il sacchetto della flebo sul pavimento ai suoi piedi, la mano destra stretta attorno alla pistola, la sinistra poggiata sulla scatola nera.

«Eccoli qui!» grido Frank. «Due ancora in macchina. Due che stanno aggirando la casa a piedi.»

«Rimanete calmi, ragazzi», ordino Lewis. «Non lasciatevi prendere dalla frenesia. Tutti zitti, tranne Frank.»

In quel momento si sentirono tre forti raspate alla porta d’entrata.

«E aperta», grido Frank. «Fatemi vedere le mani entrando.»

Dal sud punto di osservazione, sbirciando oltre la lastra di metallo e attraverso la balaustra, Matt riusci a vedere la porta che si spalancava. La grossa guardia di sicurezza della BC C che l’aveva scortato fuori della riunione con Armand Stevenson mise un piede dentro. Era alto almeno un metro e novanta per circa centotrenta chili, con la testa rasata poggiata sulle spalle come un pallone da pallacanestro. Matt non poteva vedere Frank, ma lo immagino dall’altra parte della stanza, lo schioppo pigramente poggiato nella curvatura del gomito.

«Lonnie», lo saluto Frank.

«Frank. Ascolta, non vogliamo guai, ma ci hanno mandato qui per fare un lavoro. Sai come vanno le cose.»

«E quale sarebbe questo lavoro?»

«L’altra notte, due uomini si sono introdotti abusivamente nella proprieta della miniera. Pensiamo che uno dei due fosse il dottor Rutledge di giu in citta.»

«E allora?»

«Crediamo anche che l’altro fosse uno dei tuoi fratelli.»

«Perbacco, che cosa ve lo fa credere?»

«Senti, Frank, ci conosciamo da tanto. Non dirmi stronzate e io non le diro a te. Il signor LeBlanc delle miniera vuole incontrare quello di voi che lo ha fatto e anche il dottore. Sostiene che possano essere stati esposti a sostanze chimiche pericolose e che potrebbero essere in pericolo se non fanno la cosa giusta.»

«Lonnie, vai a dire al signor LeBlanc che hai fatto del tuo meglio, ma qui nessuno sapeva di che cosa stavi parlando.»

«Frank, dove sono Lewis e gli altri?»

«La mia parola non ti basta?»

Matt sbircio di nuovo dalla balaustra proprio mentre Lonnie Tuggle estraeva una pistola dalla cintola.

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