«Ti sembrera strano, Nadja, ma non lo so nemmeno io.» E dopo una pausa assorta, Iosif riprese: «Come ti ho detto, mio nonno e stato testimone delle ultime ore dei Romanov. E, visto che ti sei aperta con me, ti svelero anch’io un piccolo segreto. Mi interessa capire che cosa significa una frase che mi ha dettato quand’ero bambino: ‘
E Iosif si rese conto che, per la prima volta in vita sua, si stava confidando con una persona. Ma con una persona molto, molto particolare.
Mentre la giovane lo accompagnava al piano superiore, avverti il suo profumo fresco. Provo una strana emozione, sconosciuta.
Finalmente Nadja si fermo, scelse una chiave dal mazzo e apri una porta chiusa a doppia mandata: «Ecco il mio tesoro», disse, indicando il contenuto della stanza.
Su diversi scaffali, nello stesso meticoloso ordine della sala principale, c’erano alcune centinaia di volumi.
«Non vorrai dirmi che li hai letti tutti», esclamo Iosif.
«Non precisamente, pero ho letto con attenzione proprio quelli che riguardano l’argomento di tuo interesse. Sono nata e cresciuta a Ekaterinburg, e la vicenda della prigionia dei Romanov fa parte della nostra storia locale. Non crederai di essere il solo ad avere avuto nonni che raccontavano favole e leggende.»
Il suo sorriso era talmente aperto e cordiale che, d’istinto, lui la abbraccio. Segui un attimo d’imbarazzo, nel quale tuttavia non riuscirono a scostarsi. Quando finalmente si staccarono, Nadja dovette rischiararsi la voce.
«Be’… credo… credo che potresti cominciare da questo… E poi questo… E questo», disse precipitosamente, prendendo i volumi dagli scaffali e appoggiandoli sulle braccia tese di Iosif, che ne lesse ad alta voce i titoli con pronuncia esitante.
«Winston Churchill,
«Non conosci nessuna di queste due lingue?»
«Be’, qualche parola d’inglese che mi ha detto mio nonno, ma aveva gia abbastanza da fare per insegnarmi a scrivere e leggere in russo. Non dimenticare che sono un operaio.»
«Be’, io invece sono laureata in lingue, quindi potrei darti una mano nelle giornate di riposo, e utilizzare il tempo libero, qui in biblioteca, per leggere quei libri e farti un riassunto. Se troverai qualche punto di particolare interesse, te lo posso tradurre.»
«Mio Dio, non posso chiederti un simile impegno», replico Iosif con una voce strozzata che fatico a riconoscere.
«Non preoccuparti. Lo faccio volentieri. Qui non sono impegnatissima, e passo ore e ore a leggere. Ripeto,
New York. Giugno 1986
La sposa era raggiante. Il contrasto tra il bianco dell’abito e il colore della pelle la rendeva ancora piu bella. Derrick Grant, impacciato in un tight a noleggio, aveva preso posto in una delle ultime panche della cattedrale di San Patrizio, sulla Quinta Avenue, e continuava a voltarsi come se aspettasse qualcuno. In effetti era proprio cosi, ma di Pat Silver non si vedeva traccia.
La cerimonia termino con il classico lancio del riso. Quando Derrick si avvicino alla sposa per baciarla, Maggie gli chiese sottovoce: «E Pat?»
«Nessuna notizia. Eppure mi aveva assicurato che sarebbe venuto.»
In quel preciso momento, senza giacca e con la cravatta da cerimonia slacciata, Patrick Silver era seduto al computer con un’espressione persino piu raggiante della sposa: era riuscito a scardinare i sistemi di sicurezza telematici della Investments Bonds Bank.
La scelta non era stata fatta a caso: la IBB non utilizzava un sistema telematico di tipo Home Banking, un sistema cioe che lavorava a compartimenti stagni, distinguendo gli utenti a seconda che fossero clienti od operatori interni.
Il sistema della banca era programmato per consentire due livelli diversi, a cui pero si accedeva attraverso la medesima porta: uno per i correntisti e l’altro per gli addetti della banca, dotati di propri codici segreti d’identificazione. Nel primo ogni correntista poteva operare soltanto sul suo conto; il secondo, invece, era il vero forziere telematico, dove gli operatori interni potevano effettuare bonifici, eseguire pagamenti, spostare somme di denaro e agire su ciascun conto.
E i fotogrammi delle operazioni del commesso di banca nel digitare la propria parola d’ordine segreta, proiettati al rallentatore, avevano dato a Pat Silver libero accesso al forziere della Investments Bonds Bank.
Il secondo motivo per cui aveva scelto quella banca era che vantava clienti tra i piu grossi gruppi industriali degli Stati Uniti. Quindi il flusso dei bonifici era, giornalmente, molto elevato. I movimenti contabili da lui effettuati si sarebbero persi tra i meandri delle statistiche giornaliere, non destando sospetti negli addetti al controllo della quadratura contabile quotidiana.
Gli occhi verdi di Pat fissi sullo schermo mandavano veri e propri lampi, riflettendo il chiarore proveniente dallo schermo. Con mani quasi tremanti stava facendo scorrere l’elenco dei correntisti, le loro disponibilita, i movimenti contabili, violandone i segreti.
Sapeva che un prelievo di somme consistenti non sarebbe passato inosservato. Ogni cliente della banca ricordava il saldo approssimativo del proprio estratto conto e le ultime operazioni effettuate. Se si fosse accorto di un prelievo mai effettuato, avrebbe immediatamente avvisato il personale e, nel giro di pochi giorni, lui si sarebbe trovato la polizia alla porta.
Quindi, secondo un’abitudine ormai vecchia, avrebbe prelevato al massimo un paio di dollari da ogni deposito. Una cifra irrisoria. Ma i conti correnti della Investments Bonds Bank erano oltre ventimila, per cui le sue potenzialita di prelievo si aggiravano attorno ai trenta-quarantamila dollari al giorno. E prima che qualcuno potesse accorgersi del giochetto sarebbe trascorsa qualche settimana.
Intanto tutti gli spiccioli racimolati con quella rapina telematica sarebbero stati bonificati sul conto del signor Denver presso l’altra filiale della Investments Bonds, da dove lui li avrebbe immediatamente prelevati in contanti.
Bonifico per bonifico, aveva gia quasi raggiunto la bella somma di diecimila dollari, quando si batte la mano sulla fronte.
«Il matrimonio di Maggie!» esclamo. Ma a quel punto era troppo tardi anche per presentarsi al pranzo di nozze.
Timothy Hassler si aggirava tra gli invitati con un sorriso smagliante. Troppo. Osservandolo, Maggie si senti scuotere da un tremito. Una specie di lampo accecante, in cui vide qualcosa di molto diverso da cio che aveva davanti. Non suo marito, ma un altro uomo. Si ripromise che non ne avrebbe mai parlato con nessuno.
Derrick le si avvicino. «Non riesco proprio a spiegarmi il comportamento di Pat. Non vorrei che c’entrassero le vecchie storie. Proprio in un momento come questo.»
«Quali vecchie storie?» chiese Maggie.
«Su, non far finta di niente. So benissimo che all’universita eravate pazzamente innamorati, sebbene nessuno di voi due lo abbia mai ammesso. Anche se… certamente… tra voi non c’e mai stato niente che…»
«Ma che cosa stai dicendo?» ribatte Maggie ridendo. «D’altra parte, se non c’e mai stato niente, la colpa e proprio tua, caro Derrick. Sempre tra i piedi. Sei comparso di punto in bianco anche nell’unico momento d’intimita che Pat e io abbiamo avuto. E li ci siamo dovuti fermare.»
Scoppio a ridere anche Derrick.
Non poteva sapere che, in quella sola prima giornata di «lavoro», Pat aveva gia racimolato piu di ventimilasettecento dollari.
Ekaterinburg. Giugno 1986