Inoltre, visto che gli incaricati di Sokolov avevano scandagliato tutta la zona mineraria, poteva essere che qualcuno avesse trovato quanto Igor vi aveva nascosto.
Aveva trascorso un’altra notte insonne a rileggere ancora una volta il
«Sei stato sveglio tutta notte?»
«Devo venirne a capo. Devo, capisci?»
«E diventata un’ossessione.»
«
Quel mattino Iosif arrivo in fabbrica molto presto. Il capannone per raggiungere le fornaci era deserto. Kaplan non si vedeva, rintanato nel suo ufficio. Iosif cerco di passargli davanti senza farsi notare, ma stava per imboccare la scala quando senti la voce biascicata del capo reparto, accompagnata dagli sgradevoli scricchiolii della mascella.
«Io non dimentico, Drostin. Non dimentico.»
Fece finta di non averlo sentito e comincio a scendere.
«Le notti che passi con quella puttana di bibliotecaria ti hanno fatto diventare sordo?» insistette la voce.
Iosif scatto. In un lampo percorse a ritroso i pochi scalini. Si precipito come una furia su Kaplan e lo colpi alla bocca dello stomaco con tutta la forza del pugno chiuso. L’uomo cadde a terra senza respiro, e lui rimase li, in preda a un furore glaciale, agitandogli il pugno davanti alla faccia.
«Adesso basta, Kaplan. Augurati che alle persone che mi sono care non capiti mai niente, altrimenti ti ammazzo. E non permetterti mai piu di nominare la mia donna, chiaro?»
Kaplan parve capire che la sua era la determinazione di un uomo disposto a uccidere e non pronuncio una sola parola.
New York. 20 dicembre 1986
Manhattan sembrava vestita a festa. Le decorazioni natalizie allietavano ogni angolo. Maggie Erriot camminava in fretta: non poteva fallire quel primo incarico.
Timothy l’aveva aiutata. L’FBI non riusciva a scoprire dove fosse scomparso un ricco finanziere della City. C’era chi parlava di rapimento, chi di fuga con la cassa e chi di omicidio.
All’indirizzo dell’FBI datole da Timothy — 26, Federal Plaza —, trovo ad aspettarla un uomo sulla sessantina, che si presento come il detective Lorens. Aveva i capelli grigi e portava sottili occhiali dorati. I tratti del viso tradivano un carattere bonario. All’FBI da trent’anni, ne aveva viste di tutti i colori, ma era la prima volta che si serviva di una medium.
Nonostante la gentilezza, non si perito quindi di manifestare immediatamente la sua opinione in merito.
«Suo marito ha insistito perche facessimo questo
E le descrisse minuziosamente il personaggio, le sue attivita, i suoi interessi. Quindi estrasse da una busta un paio di guanti di pecari chiaro, elegante, molto morbido al tatto.
«Come da sua richiesta le consegno un indumento di Fassion. Chissa che lei non riesca a fornirci qualche indizio: lo scomparso e un uomo importante, e i nostri superiori premono.»
Maggie torno a infilare i guanti nella busta e la mise nella borsetta.
«Mi mettero in contatto con lei entro una settimana, Lorens, comunque vadano le cose. Intanto la ringrazio per la sua cortesia e spero di guadagnare la sua fiducia.»
Lorens si alzo e le strinse la mano. Dietro la sua scrivania, appeso al muro, Maggie noto un gagliardetto dei New York Knicks firmato da diversi campioni di basket.
Il suo pensiero corse inevitabilmente a Pat e alle tante partite che lo aveva visto giocare, esultando dei suoi successi.
Ma chissa dov’era Pat Silver in quel momento.
Patrick Silver era precisamente a pochi isolati di distanza, nel piccolo appartamento affittato all’angolo tra la 50a Strada e la Avenue of Americas. Sistematosi davanti allo specchio, si guardo un’ultima volta e usci. L’appuntamento galante di quella sera lo riteneva molto importante.
Quando lei sali sulla Mercedes, si senti avvolgere dal suo profumo. Si congratulo con se stesso: era uscito di rado con una donna cosi bella. Ma lei, indicando gli interni lussuosi dell’auto, esplose in un risolino idiota. Lui decise di non farci caso, ma a mano a mano che procedevano verso il ristorante, non pote fare a meno di concludere che un’oca sarebbe forse stata piu intelligente.
A non molta distanza dalle sue irritate riflessioni, Maggie avrebbe voluto mettersi al lavoro appena tornata a casa, ma Timothy arrivo poco dopo di lei.
«Che cosa hai preparato di buono?» le chiese non appena ebbe appeso il soprabito nell’armadio.
«Ancora niente, Timothy: sono stata tutto il pomeriggio con Lorens.»
«Be’, poco male, era parecchio tempo che avevo intenzione di portarti in un bel ristorante. Che cosa ne dici di Le Cirque, nella 65a?»
«Ti hanno aumentato lo stipendio?» chiese lei, sorpresa.
Patrick entro in quello che molti consideravano il ristorante piu elegante di New York. La sua splendida accompagnatrice non poteva passare inosservata, e infatti diversi clienti si girarono a guardarla. Tra di loro, Pat vide una faccia nota. Pianto immediatamente in asso la bellissima oca e punto verso un tavolo, esclamando: «Maggie!»
Maggie si alzo e lo abbraccio.
«Pat, da quanto tempo non ci vediamo! Ti presento mio marito, Timothy Hassler.»
Patrick gli tese la mano con il suo sorriso piu smagliante, ma si vide rispondere da una fredda espressione di circostanza.
Parlarono per qualche attimo dei bei tempi, finche Maggie non lo interruppe: «Stai trascurando la bella signora con cui sei arrivato».
«Nessuna bella signora puo essere bella e signora come te», replico galantemente lui, baciandola sulle guance e accomiatandosi.
Fra i due scocco ancora la scintilla di un tempo. Un fremito, una vibrazione che nessuno all’infuori di loro poteva cogliere, ma che comunicava molte cose.
Per tutta la cena Pat non riusci a evitare di guardarla piu volte, provando un inesplicabile fremito di gelosia quando vide le mani di Maggie accarezzare quelle del marito.
Quanto a lei, continuo a sentire sulle guance per tutta la sera il profumo maschile di Patrick, anche quando fu tornata a casa. Ma s’impose di non pensarci.
Doveva mettersi al lavoro, studiare tutto cio che le aveva detto e consegnato il detective Lorens.
Ekaterinburg. 21 dicembre 1986
Iosif si era trasferito ormai da qualche tempo a vivere con Nadja. Essendo domenica, potevano dedicarsi completamente alla loro ricerca.
«Ricapitoliamo», disse. «La prima testimonianza raccolta da Sokolov e quella di Pavel Medvedev, il capo delle guardie esterne, un uomo che mio nonno conosceva bene, e infatti lo nomina nelle sue memorie.
«Un altro testimone importante e il custode del passaggio a livello 184, che ha affermato di aver notato, nel luglio 1918, un camioncino carico e scortato da soldati che si dirigeva verso la miniera dei Quattro Fratelli. Ricordava bene l’avvenimento, ma non la data precisa. Sapeva soltanto che il giorno dopo tutta la zona mineraria