contanti.»

«Non preferisce che li faccia versare su un conto corrente in una banca svizzera?»

«Dimentica che vivo e opero in Russia, signor Karnapolsky. Preferisco i contanti.»

«Un’ultima domanda, signor Bykov, ma se vuole puo non rispondere. I tagli di quelle pietre, seppure perfetti, non sono opera di strumenti odierni. E sapendo che provengono dal nostro Paese, mi chiedo… Insomma, gli unici che potevano permettersi gioielli del genere erano i Romanov. Mi sbaglio?»

«Le rispondero con la stessa franchezza. Ci sono buone possibilita che le cose stiano cosi.»

New York. Marzo 1992

Timothy Hassler era partito per uno dei sempre piu frequenti viaggi in Italia e Medio Oriente. La sua carriera nell’antiterrorismo stava procedendo a passi da gigante. Ma a Maggie non dispiaceva affatto essere sola: aveva moltissime cose da fare e bisogno di tranquillita.

Erano diverse sere che provava a concentrarsi, ma senza riuscire ad andare in trance. Nel corso di questi suoi esercizi aveva preso la buona abitudine di tenere acceso un registratore. Una sera, infatti, era caduta in uno stato di trance profonda e al risveglio non ricordava piu niente. Lo stato di spossatezza in cui la lasciavano questi esperimenti non le consentiva di farne a vuoto.

Questa volta pero, finalmente, la trance era venuta, e al risveglio riavvolse il nastro registrato. Senti scandire dalla voce di un bambino: «Sono Francisco, voi siete i Prescelti. Guarda indietro nel tempo e scoprirai il motivo. Il regno di Satana vuole impossessarsi del Seggio degli Apostoli. Per farlo non si fermera davanti a niente, nemmeno ad avvenimenti che potrebbero distruggere il mondo. Dovete fermare il Maligno. Guarda indietro nel tempo».

Il nastro era appena terminato, quando squillo il telefono.

«Non so se si ricorda di me», le disse una voce che non riusci a inquadrare. «Ci siamo conosciuti a casa di Mark Dooley. Sono Gerardo di Valnure.»

«Ah, si, certo che mi ricordo di lei, signor conte», rispose Maggie. «E un piacere saperla di nuovo a New York.»

«In realta sono venuto proprio per lei. Ovvero, meglio, per l’aiuto che posso forse ricevere da una straordinaria sensitiva come lei. Non riesco a decifrare un’iscrizione che ho scoperto nel corso di certi lavori su una pietra d’angolo nel mio castello di Piacenza, e chissa che… Possiamo vederci, signora Hassler?»

«Con piacere. Vuole venire a colazione da me domani? Non sono una gran cuoca, ma le dedichero volentieri tutto il tempo che riterra necessario.»

Il signorile italiano arrivo con un mazzo di rose rosse. Non era cambiato molto da quando Maggie lo aveva conosciuto, aveva soltanto i capelli e la barba piu in ordine. Vestiva un paio di pantaloni di velluto e un maglione di cachemire a girocollo. Un elegante foulard di seta spuntava dal colletto aperto della camicia.

A tavola parlarono del piu e del meno, ma non appena passarono in salotto, Gerardo di Valnure venne al dunque. «Come le ho detto, nel corso di certi lavori di restauro nel mio castello gli operai hanno involontariamente fatto crollare un muro molto antico. E nel ripulire le pietre per ricostruirlo esattamente com’era, e venuta alla luce questa.»

Cosi detto apri una busta, posando sul tavolino diverse fotografie ingrandite. Al centro di un riquadro si vedeva la croce templare, sottesa dalla figura stilizzata di un pesce e da un motto latino.

«Non si sforzi di leggerlo, signora Hassler. C’e scritto: Non nobis, Domine, non nobis, sed Nomini Tuo da gloriam. Nos perituri mortem salutamus.»

«Che cosa significa?»

«‘Non a noi, Signore, non a noi, ma al Tuo nome da gloria. Noi destinati a morire salutiamo la morte.’ La prima frase viene dai Salmi ed e, tra l’altro, diventata l’antico motto dei Templari, ma la seconda non l’ho mai sentita. Il primo dei simboli rappresenta una croce templare, del tutto simile a quelle scolpite nella roccia viva che adornano la galleria che porta alla Cappella della Vera Croce, sotto il Santo Sepolcro di Gerusalemme. Il secondo simbolo rappresenta invece un pesce stilizzato, un ideogramma che molti fanno risalire ai primi cristiani. Il termine arabo nasrani, che assomiglia molto a ‘nazareni’, ovvero ‘di Nazareth’, significa infatti ‘piccoli pesci’. Ma la singolarita di questa figura non risiede tanto nei significati quanto nella forma. Come vede, e costituita da due archi che combaciano a formare la testa del pesce e s’intersecano nel formare la coda. Guardi bene li.»

«Sembra… sembra che i due archi compongano un nodo.»

«Bravissima. Ed e proprio il nodo a rappresentare la singolarita di questa figura. Un antico nodo marinaio detto, in italiano, gassa d’amante, il nodo piu usato nella marineria: solido, indissolubile, resistente alla piu forte delle trazioni ma allo stesso tempo facile da sciogliere per mani esperte, anche sotto sforzo.»

«Interessante, signor conte. Ma come posso aiutarla io, che di navigazione non so niente?»

«La pregherei di concentrarsi su queste fotografie e di aiutarmi a scoprire il mistero che sono convinto si celi dietro quella iscrizione. Ah, dimenticavo, tre dei Vangeli danno grande importanza alla ‘pietra d’angolo’: quelli di Matteo, Luca e Marco. In quest’ultimo si legge: ‘La pietra che i costruttori hanno scartata e diventata testata d’angolo: dal Signore e stato fatto questo ed e mirabile agli occhi nostri’.»

Gerardo di Valnure cito il versetto in italiano, poi guardo Maggie in tono di scusa, traducendolo alla meglio in inglese.

«Allora, mi aiutera, Maggie?»

Lei era gia convinta che pochi avvenimenti fossero affidati al caso, ma adesso ne aveva una conferma definitiva. Ancora una volta la sua strada s’incrociava con quella dei Cavalieri del Tempio. Per niente al mondo avrebbe rinunciato a cercare la luce anche per questo mistero.

Bergen. Norvegia. Marzo 1992

Dopo quindici giorni esatti il rompighiaccio era ancorato in rada al centro della baia. Appena salito a bordo, Iosif ando dal comandante Govaleck, che lo accolse con il consueto distacco.

«Si metta al lavoro, Bykov. Mi auguro che si sia ristabilito completamente. Domattina salpiamo molto presto. Si metta a rapporto con il nostromo per i suoi turni di guardia.»

Iosif scese nella sua cabina e chiuse nell’armadietto la borsa, quindi ando dal nostromo, da cui ricevette gli ordini che lo riguardavano.

Come compagno di turno gli fu dato Sojesk, e capi che il viaggio sarebbe stato tutt’altro che facile.

Era inquieto e scendeva spesso in cabina a controllare la borsa. Mentre ne usciva, al terzo giorno di navigazione, Sojesk gli si paro davanti.

«Soffri il mare, Bykov, o hai problemi d’intestino? Perche diavolo continui a scendere sotto coperta?»

«Quello che faccio non ti riguarda», rispose impulsivamente Iosif, piantandogli il pugno chiuso sotto il naso.

«Ehila, Bykov, che cosa ti prende? Ah, ah, mi sa che in quella cabina nascondi qualcosa. Eh? Anche il tuo sbarco a Bergen non e chiaro. E poi non sei un marinaio. Che cosa fai su questa nave?»

«Ti ho detto di farti gli affari tuoi, Sojesk», esclamo Iosif, tirandosi dietro la porta e chiudendola a chiave.

Qualche notte piu tardi, mentre montava di guardia in plancia, il suo sostituto lo raggiunse con una quindicina di minuti di anticipo. «Non riuscivo a dormire. Mi restituirai il favore», disse.

Lui lo ringrazio e scese verso la sua cabina, accorgendosi subito che la porta era socchiusa. Entro senza fare rumore. Sojesk era accovacciato, dandogli le spalle, con le mani affondate nel suo borsone da viaggio.

Iosif lo colpi con tutta la forza che aveva, prima che il marinaio potesse girarsi. Sojesk stringeva tra le mani tre mazzette di banconote. Il pugno lo centro alla base della nuca, facendolo stramazzare sul pavimento.

Iosif gli tolse le banconote di mano, mettendole di nuovo nel doppiofondo, quindi si occupo di lui. Capi subito che era morto.

La scomparsa di Sojesk fu notata soltanto il mattino dopo. Fatta effettuare una minuziosa ispezione a bordo, il comandante concluse che doveva essere caduto in mare durante il turno notturno di guardia.

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