Roma. Una villa sull’Appia Antica. Marzo 1992

La morte di Danilo Greci, magnate dell’industria molto legato agli ambienti vaticani, aveva suscitato il cordoglio di prammatica ma scarso stupore, visto che il defunto aveva settantotto anni.

Attorno alla tavola ovale, pero, adesso c’erano soltanto dodici dei tredici componenti il Gran Consiglio. Mancava il Gran Maestro.

Salmodiata all’unisono la formula rituale, fu il Cavaliere Anziano a prendere la parola. «Purtroppo il Gran Maestro non e riuscito a portare a termine la sua opera, e la sua morte prematura ci lascia senza guida. Come prevede la nostra Regola, si procedera a una nuova elezione a voto segreto tra i membri del Consiglio.»

E al termine dello spoglio fu ancora lui ad annunciare con grande solennita il nome del nuovo Gran Maestro.

Questi si ando a porre a capotavola e annuncio: «Spetta a me l’onore di ridare dignita alla Cattedra di San Pietro. Io, ultimo tra gli eletti, accolgo questo incarico con grande onore e mi inchino dinanzi alla fiducia che i fratelli ripongono in me. La luce di Dio e con noi».

Ciascuno dei presenti estrasse il suo cordoncino e lo lego alla fune rossa disposta sul tavolo. Il nodo era lo stesso delle volte precedenti: una gassa d’amante.

Mosca. Marzo 1992

Senza profferire parola, Iosif sorrise e rovescio il contenuto del doppiofondo sul tavolo ancora imbandito.

Gli occhi di Tanzic parvero infiammarsi: «Ma… quanti sono, fratello?»

«Dieci milioni di dollari.»

«Dieci milioni di dollari?» gracchio l’altro, alzandosi di scatto come morso da una tarantola. «Sfido chiunque a trovare un russo piu ricco di noi in questo momento.»

«Non so come userai la tua parte, Chalva», continuo Iosif, «ma la mia intendo farla fruttare.»

«Parla, fratello, e ti seguiro ovunque.»

«Armi, Chalva, armi. Basta con puttanelle e affari meschini. Voglio entrare nel giro grosso.»

«Mmm… Ti ho gia detto che puo essere pericoloso, ma se pensi che sia la cosa giusta…»

«Soci?» taglio corto Iosif.

«Soci.»

New York. Giugno 1992

Maggie si era documentata a fondo sui riti e sulle imprese dei Cavalieri del Tempio. E aveva provato diverse volte a concentrarsi per cedere alla sensazione in modo da poterla controllare, ma con risultati confusi.

Le immagini che vedeva non sembravano appartenere al passato, ma piuttosto, in modo arcano, al presente. Una di esse, pero, si ripeteva stranamente: una fune rossa disposta in modo da raffigurare un pesce stilizzato. Vedeva chiaramente il nodo che assicurava le due estremita della corda, ma niente di piu.

Timothy era sempre piu infastidito e una sera, a tavola, le chiese seccamente: «Non ti sembra di esagerare?»

«In che senso?»

«Nel senso che, tra gli impegni televisivi e queste tue strampalate ricerche, mi trovo praticamente senza moglie.»

«Cerco di fare tutto durante le tue assenze, Timothy, proprio per non turbare il nostro equilibrio domestico. Anche se non posso negare che mi sembra sempre piu incerto.»

«Incerto? E non dipende da te?»

«No.»

«Vuoi dire che e colpa mia?»

«Voglio dire che se facessimo entrambi un esame di coscienza e ne parlassimo un po’… Invece tu arrivi e ti nascondi dietro il giornale.»

«Adesso basta!» sbotto suo marito. «Lavoro dieci ore al giorno e non torno a casa per sentirmi dire queste cose. Ti ricordo che e il mio lavoro…»

«Che cosa vuoi dire? Che sarebbe il tuo lavoro a concederci questo tenore di vita? Se permetti, da il suo contributo anche quella che tu continui a chiamare la mia occupazione saltuaria.»

«Si, certo, finche il mondo dell’occulto andra di moda. Ma poi?»

«Poi tornero a lucidare argenti, a sbattere tappeti e a farmi bella ogni sera per il maritino che torna a casa esausto a chiedere la sua cena.»

Timothy si alzo di scatto, tiro un pugno al centro della tavola facendo cadere alcuni piatti e bicchieri, che andarono in frantumi sul pavimento, e si chiuse in camera da letto al piano di sopra.

Maggie rimase impassibile. Raccolse i cocci da terra e si preparo un letto sul divano del salotto. L’indomani mattina avrebbe chiamato Gerardo di Valnure, in Italia, per riferirgli l’insuccesso delle sue attivita paranormali.

Quando scese per la prima colazione, Timothy aveva un’espressione cupa.

«Ti ho preparato uova e pancetta», disse lei, cercando di sfoderare un sorriso rappacificatore.

«Grazie», rispose semplicemente lui, senza guardarla.

«Non voglio vivere in questo clima, Timothy. Ti prego, cerchiamo di dimenticare quello che e successo ieri sera.» Quindi, visto che il marito non rispondeva, continuo: «Non credi che alla nostra famiglia manchi qualcosa?»

«Certo: una moglie che faccia la moglie e non rincorra i fantasmi.»

«Non rincorro i fantasmi, cerco soltanto di tenere sotto controllo queste sensazioni inspiegabili, che pero in molti casi sono state utili. Anche a te, non dimenticartelo. Comunque mi riferivo a un figlio. Non pensi che un figlio darebbe nuova vita al nostro rapporto?»

«Un figlio?» chiese Timothy, sbalordito. «Abbiamo tempo per pensarci.»

«E quando? Quando l’impegnatissimo Timothy Hassler trovera il tempo di valutare questa opportunita? Ho trentasei anni, ricordi? Non posso aspettare ancora molto.»

Maggie sapeva che la discussione si stava mettendo sui binari della sera prima, ma non era riuscita a trattenersi. Si, il loro rapporto era drasticamente cambiato. Pianto in asso il marito e si tappo in cucina, sbattendo la porta.

Quel pomeriggio chiamo Gerardo di Valnure in Italia, sperando che non fosse in giro per il mondo.

La costruzione del castello di Valnure risaliva alla prima meta dell’XI secolo, ma in seguito si erano succeduti diversi interventi di modifica. Gerardo occupava il piano superiore di quelle che un tempo erano le scuderie.

Rispose personalmente al telefono.

«Sono Maggie Hassler, conte di Valnure.»

«Maggie, che piacere.»

«Purtroppo non ho buone notizie. Temo che non riusciro a esserle d’aiuto. Ho provato diverse volte a concentrarmi, ma con scarsi risultati.»

«E un vero peccato, Maggie, lei costituiva la mia ultima speranza di riuscire a venire a capo di questo mistero. Sto effettuando altre ricerche, ma non cavo un ragno dal buco. Quindi siamo pari.»

«In realta… io vedo qualcosa. E sento uno strano legame con quelle vicende antiche, come se le avesse vissute un mio avo o… o un mio altro io, in un altro tempo. Ma le immagini che mi appaiono sembrano attuali, riferite ai nostri giorni.»

«Ha provato con la regressione? Sa che cos’e?»

«Certo, le ho dedicato due puntate della mia trasmissione. Gli esperti intervenuti hanno spiegato che, sotto

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