trattamento ipnotico, spesso il soggetto rivive situazioni avvenute anni e addirittura secoli prima. Buona idea, Gerardo. Contattero uno degli esperti, che vive nel New Jersey, e provero con questo metodo.»
«Non vorrei esserle di peso, Maggie.»
«No, lo faccio volentieri. Come le ho detto, ho la singolare impressione che queste vicende siano in qualche modo legate ad altre che mi riguardano di persona.»
Maggie pero non parlo delle apparizioni del pastorello di Fatima. Non ci penso nemmeno. Non riteneva che avessero attinenza con la storia dei Templari.
Mosca. Settembre 1992
In quei pochi mesi Iosif Drostin e Chalva Tanzic avevano compiuto un forte salto di qualita nelle gerarchie della malavita organizzata russa. L’enorme disponibilita di contante in dollari aveva loro consentito di comperare a ottimo prezzo grosse quantita di armi messe sul mercato nero in seguito allo sfacelo dell’Armata Rossa. Avevano poi trovato con facilita i canali clandestini per rivenderle con nuovi, colossali profitti.
«Sei un genio, Iosif», disse Chalva. «E ho fatto bene a darti retta. Vendere armi e molto piu facile che gestire ragazze isteriche, e i guadagni non sono neppure paragonabili. Ce l’abbiamo fatta. Boris Semenov vuole parlare con noi.»
«Boris Semenov?»
«Esattamente. Il capo della piu grossa organizzazione russa per il traffico di armi. Ci ha invitato a cena.»
«Dove?»
«Nel miglior ristorante di Mosca. Al Fyodor, in Lubyanski Proezd. Fra tre giorni.»
«Uhm. Questa storia mi piace poco.»
«Sta’ tranquillo, ho preso le mie precauzioni. Otto uomini ci accompagneranno all’entrata del ristorante e resteranno li ad aspettarci. L’accordo con Semenov e che nessuno di noi sia armato. Secondo me ha capito chi siamo e vuole scendere a patti.»
Quella sera stessa Iosif invito una delle ragazze a cena nel ristorante dove si sarebbe tenuto l’incontro con Semenov, una ragazza nuova, bellissima e vistosa. Fece di tutto perche i clienti del ristorante guardassero soltanto quella splendida figlia del Don e non lui, e ci riusci. Fingendo di andare in bagno, nascose una pistola in un vaso antico che aveva l’aria di non essere mai stato pulito.
Un’auto con tre uomini precedeva quella in cui viaggiavano Tanzic e Drostin, un’altra li seguiva a breve distanza. Arrivati davanti al ristorante, gli uomini li circondarono facendo loro scudo.
Poco dopo arrivo una Mercedes blindata, da cui smonto Semenov. Sembrava molto meno preoccupato di loro: viaggiava con due sole guardie del corpo.
Furono fatti accomodare in un salottino privato, e prima di entrarvi Iosif controllo la posizione del vaso dove aveva nascosto la pistola. L’aveva scelta molto bene.
Semenov sorrise: «Prima di sederci a tavola e parlare di affari, voglio vedere se avete prestato fede ai patti. Posso perquisirvi? Potete fare altrettanto con me.
«Ho assistito alla vostra irrefrenabile ascesa», continuo non appena si furono seduti. «E devo ammettere che il vostro modo di operare mi piace molto, mi ricorda i miei inizi. Penso che ci sia spazio per tutti, ma credo anche che sia il caso di trovare un modo per dividerci il mercato senza pestarci i piedi a vicenda. No, Chalva?»
Tanzic sembrava affascinato. «Parole sacrosante, Semenov. Trovare un accordo con te interessa anche a noi.»
Nel corso della cena, aiutati dal vino francese e dalle grosse ciotole d’argento colme di caviale, i tre uomini raggiunsero l’accordo auspicato, dividendosi il territorio, i tipi di armi e i fornitori. Festeggiarono con una nuova bottiglia di vino, ordinata personalmente da Semenov.
«Questo Saran Nature», disse, «scende come l’acqua, ma come l’acqua stimola certi bisogni. Vi prego di scusarmi un solo istante.»
Mentre si alzava, Iosif lo scruto con gli occhi socchiusi: era un omino di scarsa statura, ma aveva lo sguardo di un cobra. No, di lui non ci si poteva fidare.
Pochi istanti dopo che Boris Semenov si era allontanato, nel salottino entrarono i due camerieri con piatti coperti da coprivivande d’argento.
Iosif avverti immediatamente il pericolo. Si getto sul piu vicino, travolgendolo, e si butto fuori dal salottino proprio mentre il secondo cameriere scoperchiava il piatto. Fece appena in tempo a urlare: «Buttati giu, Chalva, giu!» che la pistola con silenziatore del falso cameriere, estratta dal coprivivande, fece fuoco centrando Tanzic.
Tenendosi piegato in due, Iosif si precipito verso il vaso dove aveva nascosto la pistola, letteralmente pregando che non l’avesse trovata qualche inserviente. Intanto i due assalitori si erano precipitati alla porta del salottino e brandivano l’arma spalla contro spalla, scrutando in ogni direzione.
«Eccolo!» grido uno di essi, indicando Iosif che cercava riparo dietro un mobile della sala centrale.
Drostin senti i colpi secchi e vide le schegge di legno saltare a poca distanza dal suo volto. Il vaso con la pistola nascosta era a poca distanza. Coperto dal mobile, allungo il braccio e, toccando l’acciaio, si senti letteralmente sciogliere dal sollievo. Impugno la pistola.
Nella sala regnava il caos. Gli altri clienti stavano cercando riparo ovunque, rovesciando tavoli e sedie, le donne strillavano.
Iosif rimase immobile dietro il suo riparo, mentre i due falsi camerieri, convinti che lui e Tanzic non fossero armati, avanzavano allo scoperto. Li centro in pieno.
Quando torno a precipizio nel salottino, Chalva giaceva riverso sul fianco sinistro; al centro della sua fronte si vedeva un foro rosso dai contorni bruciacchiati. Era morto.
Iosif senti sparare anche in strada. I loro uomini erano sicuramente stati attaccati: Semenov aveva organizzato tutto alla perfezione. Ma non poteva rimanere li dentro. Usci all’esterno.
Quattro dei suoi giacevano a terra, gli altri si erano nascosti dietro la loro auto e cercavano di rispondere al fuoco che li stava bersagliando. Iosif riusci a raggiungerli.
«Presto, dobbiamo andarcene prima che ci ammazzino tutti!» grido aprendo la portiera dell’auto e buttandosi sul sedile di guida.
La pioggia di proiettili investi la fiancata opposta, ma il motore rispose docilmente al comando. L’auto parti con un tremendo stridore di gomme.
«Dov’e Chalva?» chiese infine uno degli uomini.
«Lo hanno ammazzato», rispose seccamente Iosif. Non aggiunse che Semenov l’avrebbe pagata cara. Non ce n’era bisogno. Quegli uomini lo conoscevano bene.
PARTE SECONDA
GLI UOMINI VESTITI DI FERRO
4

San Giovanni d’Acri. 5 aprile 1291
IL nuovo sultano d’Egitto al-Ashraf Khalil, figlio del defunto Qalawun, stava disponendo l’accampamento