Akko. 24 ottobre 1998
Quando Estelle Dufraisne senti bussare e apri la porta di casa sua, era gia molto tardi.
«Gerardo di Valnure si e messo a curiosare tra gli scavi di Porta Sant’Antonio», la informo subito l’uomo dai lineamenti duri.
«Credi che abbia visto l’iscrizione?»
«Temo proprio di si. Quando se n’e andato, e mi sono potuto avvicinare, l’iscrizione era stata ripulita, e li accanto c’era il pennello con cui era stato rimosso lo strato di polvere.»
«Se riesce a capire a che cosa si riferiscono quelle parole, potremmo trovarcelo alle calcagna.»
«Te l’avevo detto che quell’iscrizione era pericolosa, e che doveva essere rimossa.»
«Pensi che sarebbe stato facile, davanti a tutti quegli archeologi?»
«Fatto sta che adesso Gerardo di Valnure si stara chiedendo che cosa sia questo ‘Testamento’. Il testamento di Hugues de Payns, capisci? Il primo Gran Maestro dei Cavalieri del Tempio, il documento su cui si fonda il nostro Ordine. Guai se di Valnure dovesse scoprirlo. Dobbiamo fermarlo. Con qualsiasi mezzo.»
Gerardo era nella sua stanza al Palm Beach Hotel, immerso in profonde riflessioni. Com’era possibile che l’esistenza di quell’incisione non fosse mai stata divulgata? Non era infatti pensabile che l’avesse vista soltanto lui.
Ed era altrettanto impossibile che esperti archeologi avessero sottovalutato un reperto tanto importante. Decise che il mattino dopo sarebbe andato di nuovo dalla direttrice del museo. Che, oltre a tutto, dirigeva anche gli scavi nella citta vecchia. Quella donna non soltanto non lo convinceva, ma gli piaceva molto poco.
Bertrand de Rochebrune, probabilmente uno dei pochi Templari messisi in salvo da San Giovanni assediata, era fuggito recando con se un «Testamento». Un documento talmente importante da indurre il Gran Maestro Guillaume de Beaujeu a sottrarre un uomo alla difesa della citta perche lo mettesse in salvo.
Gerardo si lascio cadere di schianto sul letto, chiudendo gli occhi e riflettendo vorticosamente. Rimase qualche istante cosi, poi li riapri e si tiro a sedere di scatto. Che l’antico proprietario della medaglia fosse proprio Bertrand de Rochebrune, sbarcato nei pressi di Recanati dopo essere fuggito da Acri?
Il giorno dopo avrebbe gettato in faccia alla direttrice del museo la sua scoperta, e dalla reazione avrebbe capito se era al corrente o no dell’esistenza dell’iscrizione.
Ma il mattino seguente, mentre correva con la Land Rover presa a nolo sulla strada in discesa che portava alla citta, si vide venire incontro un camion. Immerso com’era nelle sue riflessioni, lo noto appena. Fu una sorta di sesto senso ad avvertirlo che all’improvviso il veicolo sbandava, invadendo la sua corsia.
Pigio istintivamente con tutte le forze sul freno, ma non successe niente: il pedale scese sino a fondo corsa senza che l’auto rallentasse. Giro disperatamente il volante.
5
Porto Recanati. 20 giugno 1291
Una folla era accorsa per salutare i crociati in partenza per la Francia. Bertrand era alla guida dei trenta soldati rimastigli fedeli. Shirinaze montava un mulo offerto dal marchese.
Accomiatandosi dal giovane Cavaliere con commosse parole di augurio, il gentiluomo italiano gli tese le braccia, stringendolo a se.
Bertrand corrispose di cuore all’abbraccio, quindi, liberatosi dalla stretta, prese la borsa di cuoio che teneva legata alla cintura e ne tolse una delle tre medaglie d’argento realizzate dall’incisore di patron Magri. «Vi prego», disse, «accettate questo modesto segno di riconoscenza per tutto cio che avete fatto per noi.»
Il marchese di Recanati strinse la medaglia nella sinistra, alzando la destra nell’ultimo saluto. «Il Signore sia con voi.» Bertrand si fece il segno della croce e sprono il destriero che lo stesso nobiluomo gli aveva venduto.
Il percorso si sarebbe mantenuto quasi pianeggiante fino a Piacenza, dove si sarebbero avviati per la Via Francigena: i sentieri di montagna percorsi dai pellegrini in viaggio dalla Francia per Roma e la Terrasanta. A Piacenza vivevano certi cugini di Bertrand, che avrebbero sicuramente offerto loro cibo e ospitalita.
Qualche giorno piu tardi, si erano appena addentrati in un fitto bosco di querce secolari e vegetazione bassa, tra gole profonde. Bertrand guidava il drappello d’avanguardia, l’altra meta dei crociati chiudeva il corteo. Al centro c’erano le donne e i bambini che avevano preferito aspettare di mettersi in viaggio sotto la loro protezione.
Improvvise come il lampo le frecce cominciarono ad abbattersi su di loro. Nell’istante di smarrimento che segui l’attacco, non fu facile capire da dove arrivassero.
Bertrand vide alcuni dei suoi cadere, prima di essere lui stesso raggiunto da una freccia alla spalla sinistra. La punta del dardo si conficco nel muscolo provocando una ferita non grave, ma molto dolorosa. Il giovane afferro il legno della freccia e lo spezzo in prossimita della punta, chiudendo gli occhi in una smorfia di dolore. Avrebbe pensato piu tardi a estrarla, adesso doveva soltanto vendere cara la pelle.
Riaperti gli occhi, vide spuntare sul sentiero Beranger in groppa a uno dei cavalli rubati al momento della diserzione. Portava ancora la divisa da crociato, con parte del corpo protetta dalla maglia metallica e dalla corazza. L’elmo era di foggia saracena, sottratto a un nemico ucciso in battaglia. Se lo vide venire addosso, seguito dai venti disertori che urlavano e mulinavano le armi.
Bertrand sguaino la pesante spada, facendola roteare sopra la testa, e colpi con gli speroni il fianco del suo destriero. I due cavalli si scontrarono in piena velocita, e la foresta fu scossa dal clangore delle armi che cozzavano. Il giovane Cavaliere fu disarcionato e rimase a terra qualche istante, confuso, mentre il veterano si apprestava a caricarlo di nuovo. Dalle fessure del suo elmo traspariva uno sguardo assassino.
De Rochebrune riusci a mettersi in ginocchio e a schivare abilmente l’assalto, quindi meno un fendente tenendo la spada sopra la testa. Il colpo centro l’avversario da dietro, tra le scapole, dove la pettorina della corazza attuti l’impatto, ma anche Beranger fu disarcionato. Si fronteggiarono in piedi, mulinando le spade.
Bertrand cerco di controllare la respirazione e di mantenere lucida la mente, quindi si butto in un affondo. Senti la lama penetrare nella carne del nemico, che, colpito alla gamba, barcollo aprendo la guardia. Era il momento di sferrare l’attacco finale. Il giovane paro un colpo di punta, poi compi una rotazione del busto, stringendo la spada con entrambe le mani. La lama sibilo nell’aria e colpi Beranger sul collo, protetto soltanto dalla maglia di ferro. La testa del disertore rotolo lontana, mentre il suo corpo si afflosciava a terra come un sacco vuoto.
Bertrand lo osservo soltanto un istante, poi si getto nuovamente nella mischia, ma i disertori, visto cadere il loro comandante, avevano ormai perso lo slancio iniziale e batterono in ritirata, lasciando una decina di morti sul campo.
«Siete ferito, signore?» chiese ansiosamente Paul, lo scudiero, arrivando di corsa con la spada ancora lorda di sangue.
«Niente di grave. Dovremo estrarre la punta della freccia e cauterizzare la ferita.»
Paul arrovento un coltello affilato ed estrasse la punta, incidendo la ferita per allargarla e penetrando a fondo con la lama. Bertrand aveva la fronte imperlata di sudore, ma non emise che pochi sommessi lamenti. Quando pero la lama rovente gli venne premuta sulla ferita per cauterizzarla, perse i sensi.
Il castello dei cugini di Piacenza distava ormai un solo giorno, e li il giovane Cavaliere avrebbe potuto trascorrere un tranquillo periodo di convalescenza.
Aeroporto di Haifa. Israele. 27 ottobre 1998
Appena smontato dal volo di linea, il maggiordomo del conte di Valnure fu costretto ad asciugarsi il sudore che colava dalla fronte stempiata. Aveva con se soltanto una borsa a tracolla e, superati finalmente i lunghi controlli di polizia, usci dall’aerostazione precipitandosi verso il primo taxi libero.