«Mi porti all’ospedale», ordino in un inglese perfetto.
Quando finalmente arrivo nella camera di Gerardo, tiro un sospiro di sollievo: era mal ridotto, con una gamba fratturata e il viso pieno di escoriazioni, ma grazie al cielo era vivo.
«Giacomo!» riusci soltanto a esclamare Gerardo.
«Non affaticatevi, signor conte. Avrete tempo e modo di spiegarmi tutto.»
«Uno stupido incidente, Giacomo. Cosi almeno ha detto la polizia. Uno scontro frontale tra un’auto senza freni e un ignoto pirata della strada, scomparso subito.»
In quello stesso momento, a Roma, nella villa sull’Appia Antica, era in corso una nuova riunione segreta.
«Un uomo stava facendo domande sconvenienti su gravi questioni che riguardano le nostre origini», disse il Gran Maestro. «Abbiamo cercato subito di mettere freno alla sua curiosita, ma non e morto. Comunque le sue condizioni lo terranno alla larga da noi per un po’. Forse quanto basta perche la Vendetta si compia.»
Piacenza. 26 giugno 1291
«Chi siete?» chiese la guardia dalla torre, sporgendo la torcia per fare luce.
«Bertrand de Rochebrune, cugino dei signori di Valnure. Sono ferito e ho con me alcuni valorosi crociati e pellegrini sfuggiti all’assedio di San Giovanni d’Acri. Chiedo ospitalita.»
Pochi istanti piu tardi Bertrand era nella corte del castello e si vide correre incontro il conte Lorenzo di Valnure.
«Cugino», esclamo il castellano, abbracciandolo con affetto. «Ti abbiamo pianto tra i caduti di Acri.»
«San Giovanni e dunque caduta», prese mestamente atto Bertrand.
«Si, non ci sono stati superstiti, tranne poche persone che hanno potuto mettersi in salvo via mare. L’ho saputo da un amico, un mercante milanese che commercia con il Levante. Ma non avrei mai sperato che tra questi scampati ci fossi proprio tu.»
«E una storia lunga, ma se la tua benevolenza ci concedera qualche giorno di ospitalita, avro modo di ragguagliarti.»
«La mia casa e tua», replico Lorenzo di Valnure, stringendo il cugino in un nuovo abbraccio.
Un fanciullo elegante e delicato, sui nove anni, si teneva timidamente in disparte, divorando con lo sguardo il Cavaliere crociato, il cui leggendario mantello bianco frusciava nell’aria. Il conte lo chiamo a se. «Ecco Luigi», lo presento, «il mio secondogenito. Lo ricordi? Ai tempi della tua ultima visita aveva poco piu di quattro anni, ma ormai e quasi pronto per affrontare la vita.»
Bertrand fece un cordiale cenno di saluto al ragazzino, commentando: «Ha un fisico snello e forte. Tra qualche anno potrebbe diventare uno degli
«Dite davvero, Bertrand?» chiese il fanciullo con gli occhi sgranati.
«Vedremo, vedremo», taglio corto il padrone di casa. «Immagino che sarai stanco e affamato. Vieni nella mia casa, dove saremo felici di accudirti. E non preoccuparti per la gente che e con te. Ci pensera la servitu. Una volta riposato potrai raccontarmi le tue vicende.
«Ho visto che hai con te una piccola mora», continuo. «E il tuo bottino di guerra? Un po’ misero, direi, visto cio che si mormora sulle ricchezze dei Templari.»
«No, Lorenzo, e una bambina che ho salvato da una tempesta in mare, e ho deciso di tenerla con me. Visto che la sorte ha voluto affidarmela, sento il dovere di provvedere al suo futuro.»
I due cugini erano figli di sorelle e si assomigliavano, sebbene il conte di Valnure fosse di diversi anni piu anziano.
«Dicevi sul serio quando parlavi di ammettere mio figlio nell’Ordine?» chiese quest’ultimo quando si furono accomodati a tavola.
«Perche no? Non appena Luigi avra raggiunto l’eta, potra venire con me e imparare l’arte della cavalleria. Sembra forte e intelligente.»
«Infatti, e non sai quanto poco mi sorrida l’idea di chiuderlo in un convento, come sarebbe destinato dalla legge ereditaria. Sembra molto piu interessato alla vita avventurosa che a quella monastica. Ma suo fratello maggiore ereditera il titolo, e lui dovra scegliere tra diventare un prelato o un Cavaliere del Tempio.»
«Come del resto ho dovuto fare io a sedici anni. Sono a tua disposizione, cugino.»
La sera seguente, dopo un lunghissimo sonno ristoratore, Bertrand fu sollecitato a raccontare gli ultimi giorni di San Giovanni d’Acri e la sua fuga. Prima di essere spedito affettuosamente ma perentoriamente a dormire, il piccolo Luigi lo ascolto con una luce quasi febbricitante nello sguardo.
«Il Gran Maestro», si concluse la narrazione di Bertrand, «mi ha affidato un cofanetto, raccomandandomi, qualora fosse morto nell’assedio, di consegnarlo al suo successore.» «Un cofanetto? Che cosa contiene?» «Ho la chiave, ma non ho mai pensato di aprirlo.» «Su, apriamolo. Guillaume de Beaujeu e morto, e credo sia giusto tu sappia che cos’hai messo in salvo per il suo successore. Potrai difenderlo con maggior cognizione di causa.»
Bertrand rimase qualche istante meditabondo. Il Gran Maestro non gli aveva detto di non aprire il cofanetto, ma soltanto di consegnarlo integro al suo successore. Annuendo con espressione intenta, si alzo e ando a prenderlo.
Lo aprirono in preda a un’intensa curiosita. Non vi trovarono ricchezze o gioie, ma una cartellina in pelle con tre fogli di pergamena manoscritti. Recavano il sigillo di Hugues de Payns, fondatore dell’Ordine, morto il 24 maggio 1136.
Haifa. 3 novembre 1998
«Ti prego, Giacomo», disse Gerardo di Valnure dal suo letto d’ospedale, «ho bisogno che tu svolga alcune indagini per me. Credo di avere scoperto qualcosa d’importante, ma il quadro non mi e ancora chiaro.»
«Certo, signore, compatibilmente con le mie possibilita.»
«Niente di eccezionale, Giacomo. Soltanto alcune ricerche nella biblioteca del museo di Akko. Dovresti scoprire quale testamento di persona influente ci fosse nella citta antica, anche se dei documenti originari non esiste ormai quasi piu niente. Ma non si sa mai.»
«Cerchero di fare del mio meglio, signore.»
«Bravo. Tra tre giorni mi dimetteranno, e partiremo. Dopo di che potro fare ricerche piu approfondite.»
Poche ore piu tardi Estelle Dufraisne era nel suo ufficio al museo con l’uomo dai lineamenti duri.
«Quindi il nostro conte italiano non si e dato per vinto», disse questi.
«No, ha mandato una persona di sua fiducia a cercare qualcosa circa un non meglio identificato ‘Testamento’.»
«E sei sicura che da queste parti non ci sia niente al riguardo?»
«Niente, tranne l’iscrizione che Gerardo di Valnure ha gia visto.»
«E un osso duro. Sebbene abbia rischiato la pelle, continua a ficcare il naso.»
«Te l’avevo detto. E l’impressione che mi ha dato quando e venuto qui.»
«Comunque fra un paio di giorni lo dimetteranno, e tornera in Italia. Speriamo che si metta tranquillo, altrimenti dovremo agire, e questa volta il Gran Maestro non ci concedera di sbagliare.»
«Non credo che quell’uomo mollera la presa tanto facilmente.»
«Be’, chi e causa del suo mal…»
«… pianga se stesso», concluse freddamente Estelle Dufraisne.
Castello di Valnure. 27 giugno 1291
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