assumera dopo di me questo arduo compito e per prevenire errori che potrebbero annullare ogni nostra fatica.»

Bertrand pronuncio ad alta voce queste parole, traducendole dal latino. Gli tremavano le mani: stava leggendo le ultime volonta del fondatore dell’Ordine. «Hugues de Payns rimase in Terrasanta fino a poco prima della morte», spiego dopo aver appoggiato sullo scrigno le pagine consunte. «Si dice», prosegui, «che nei primi nove anni della loro permanenza presso il re di Gerusalemme, lui e i suoi Cavalieri abbiano effettuato molti scavi. Secondo una leggenda, infatti, la reggia sarebbe stata edificata sopra il Tempio di Salomone. Nessuno sa pero con precisione che cosa cercassero, e sono sorte molte voci.»

Ripreso il manoscritto, Bertrand continuo a leggere: «Il mio massimo timore riguarda le possibili evoluzioni del nostro Ordine. Sapranno i futuri Cavalieri mantenere gli impegni di castita, poverta e obbedienza previsti dalla Regola che ci siamo imposti? Oppure cederanno a vizio e corruzione? Ma, quand’anche rettitudine e onesta cristiana permanessero, vedo altri possibili pericoli. L’Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo si rafforzera e trarra sostentamento e potenza dalle sue stesse fondamenta, diventando una pedina indispensabile per chi ha il potere. E quando Satana s’impossessera del Trono di Pietro, i sacri simboli cadranno nella polvere e l’influenza del Maligno schiaccera la potenza dei Cavalieri del Tempio. State in guardia, fratelli. Mose ha fatto uccidere migliaia di ebrei senza consultare Aronne, cui spettava pronunciare la sentenza. Cosi dicono le Sacre Scritture. Chi verra dopo di me dovra lottare per strappare il Trono di Pietro a Satana, e chi ha peccato perira fra atroci tormenti. Chi verra dopo di me dovra lottare sino alla morte per avere salva la vita eterna». Bertrand fece una breve pausa, poi scandi le parole con cui si chiudeva il testamento spirituale del primo Gran Maestro: «Nos perituri mortem salutamus».

Lorenzo di Valnure prese il documento e lo esamino con attenzione, soffermandosi in particolare sul suo precario stato di conservazione.

«Un documento cosi importante non puo andare perduto», disse. «E opportuno effettuarne alcune copie, caso mai l’originale dovesse subire un ulteriore degrado. Conosco un ottimo amanuense, al vicino convento. Perche ti rimetta dalle ferite occorreranno almeno dieci giorni. Quanto basta perche il monaco possa fare diverse copie.»

«Sono d’accordo. Ne basterebbero due, delle quali vorrei che una fosse custodita da te. Il viaggio per la Francia e insidioso. Se dovesse accadermi qualcosa, la consegnerai al Gran Maestro dei Templari, come ho giurato a Guillaume de Beaujeu.»

«Cosi sara, Bertrand. Hai la mia parola.»

Nel castello di Valnure i giorni trascorrevano sereni, e Bertrand dedicava buona parte del suo tempo a insegnare il francese a Shirinaze. La ferita alla spalla stava guarendo, e il momento di riprendere il viaggio si avvicinava rapidamente.

Finalmente, una calda mattina di luglio, la carovana si ricompose nella corte del castello. Il conte di Valnure abbraccio Bertrand.

«Dio ti accompagni, cugino.»

«Ti sono grato per tutto cio che hai fatto per noi, Lorenzo.»

L’amanuense era riuscito a effettuare tre copie del manoscritto originale. Come avevano deciso, Bertrand ne consegno una al cugino, e tenne per se le altre due con l’originale.

Lo stesso castello. Novembre 1998

Gerardo di Valnure cominciava a muovere i primi passi con l’aiuto di due stampelle. Si aggirava nella sua dimora come una tigre in gabbia.

«Bertrand de Rochebrune», continuava a ripetersi, «Bertrand de Rochebrune…» Un nome che gli risultava stranamente familiare.

Aveva consultato inutilmente tutti i volumi sui Cavalieri del Tempio raccolti negli anni, ma Bertrand de Rochebrune sembrava non aver lasciato tracce nella complessa storia dell’Ordine.

L’immobilita forzata lo faceva sentire impotente, e il tarlo rodeva sempre piu la sua mente. Qual era il «Testamento» che il Gran Maestro aveva affidato al Cavaliere, e, soprattutto, che cosa ne era stato di Bertrand de Rochebrune?

Era di nuovo a un punto morto. Eppure. Eppure… Dove aveva gia sentito il nome de Rochebrune? Per quanto si arrovellasse, non riusciva a ricordare. Ma continuava a sperare: era sicuro che, tenendo duro, prima o poi sarebbe arrivato alla soluzione dell’enigma.

«Dunque», ripete per l’ennesima volta ad alta voce. «A vestire l’abito di Cavaliere del Tempio erano giovani di nobile casata, prevalentemente francesi. Di norma secondo o terzogeniti, che non ereditavano il titolo ma tutt’al piu una dote che avevano l’obbligo di conferire all’Ordine. Spesso era loro affidata la cura dei beni conferiti, podere o castello che fosse, e ancor piu spesso il loro nome derivava dalla localita di cui avevano la signoria.»

Gli venne in mente un’ultima risorsa. Non nutriva grandi speranze, ma non si poteva mai sapere. Si sedette al computer e si connesse con quello che amava definire «il sapere universale»: Internet.

Scelto uno dei migliori motori di ricerca, digito l’espressione ‹DE ROCHEBRUNE› nella finestra di ricerca. La macchina gli rispose che compariva in tre siti.

Due di essi illustravano un maestoso picco delle Alpi Marittime, in Francia. Offrivano magnifiche randonnees su neve fresca e stupendi scenari di ghiacciaio. Ma il terzo…

«Il castello di Rochebrune», lesse, «forse un’antica dimora dei Templari, ha subito diverse ristrutturazioni nei secoli, e oggi e un albergo di gran lusso.»

«Dimora dei Templari!» grido Gerardo, facendo scorrere il testo sullo schermo con dita impazienti. Il castello era a qualche chilometro da Briancon.

Nella sua mente scatto un vaghissimo ricordo. Corse in biblioteca e prese da uno scaffale un antico volume.

Lo aveva puntigliosamente redatto il bisnonno, raccontandovi la storia della famiglia di Valnure fino alla sua epoca.

Lo sfoglio febbrilmente e finalmente trovo quel che cercava.

«Le due sorelle», lesse, «sposarono rispettivamente il conte Filiberto di Valnure e il marchese Gerard de Serre, signore di Briancon. Dalla prima unione nacque Lorenzo, dalla seconda due figli: Francois e Bertrand, cui fu assegnato in dote il castello di Rochebrune.»

Isola di Ruad. 14 aprile 1302

Il bel viso bruno di Shirinaze era incorniciato da capelli neri come la notte, che le scendevano fin sulle spalle con riccioli ribelli. Era alta per i suoi diciassette anni, e gli abiti non riuscivano piu a dissimulare le curve del suo corpo. Bertrand aveva ottenuto che rimanesse al suo fianco anche quando era stato comandato in una delle ultime roccaforti cristiane della Terrasanta.

Otto anni prima era diventato Gran Maestro dell’Ordine Jacques de Molay, che era vissuto a lungo a Cipro e conosceva bene le coste dominate dai mori. L’isola di Ruad era una rocca imprendibile, da dove i Templari, su navi veloci, compivano scorrerie nelle terre musulmane. Nel 1301 era stata donata all’Ordine da Bonifacio VIII proprio per farne una spina nel fianco dei mori.

Dopo aver trascorso alcuni anni a Cipro, Bertrand de Rochebrune era stato inviato al seguito di de Molay. Nel frattempo aveva mantenuto una fitta corrispondenza con il cugino Lorenzo di Valnure, tenendo anche fede alla promessa fattagli.

Il secondogenito di Lorenzo, infatti, il giovane Luigi, aveva iniziato da alcuni mesi il tirocinio per diventare sergente agli ordini di Bertrand e poi Cavaliere. Era un giovane focoso, e a Bertrand non era sfuggito lo sguardo con cui aveva osservato Shirinaze la prima volta che l’aveva vista.

Le quattro navi avanzavano in formazione. Quando gli uomini cominciarono a calare le scialuppe, la costa, nella parte meridionale di quella che un tempo si chiamava contea di Tripoli, era ancora distante. Una luna velata illuminava il bianco dei mantelli crociati.

Bertrand comandava un plotone di ottanta uomini. Non appena toccarono terra si avviarono in silenzio. Il nemico poteva essere vicino.

Вы читаете Profezia
Добавить отзыв
ВСЕ ОТЗЫВЫ О КНИГЕ В ОБРАНЕ

0

Вы можете отметить интересные вам фрагменты текста, которые будут доступны по уникальной ссылке в адресной строке браузера.

Отметить Добавить цитату