qualcosa», grido uno dei muratori.
Gerardo fece i gradini a tre a tre. Le luci illuminavano una nicchia poco piu alta di un metro, all’altezza della vita di un uomo. Infilo con cautela la destra nella fessura e tasto l’incavo. Con un sussulto di emozione senti sotto le dita la forma cilindrica di un astuccio in pelle. Poi di un altro. Li estrasse entrambi con grande cautela, meravigliandosi del loro ottimo stato di conservazione, senza dubbio dovuto all’assenza di aria nel loro nascondiglio. Capi subito che si trattava di due custodie per pergamene.
Studio il sigillo spezzato di una delle due, ed ebbe un nuovo sussulto di emozione. La cera si era scurita, ma vi si leggeva ancora il motto
Luglio 1311
Il viaggio di ritorno era stato lungo e faticoso, complicato da venti poco favorevoli che avevano costretto le tre imbarcazioni templari a lunghi bordeggi. Ma dopo oltre sessanta giorni di navigazione avevano finalmente avvistato la terraferma. Le tre navi si erano ancorate in una rada riparata.
Bertrand de Rochebrune scese a terra con una scialuppa, accompagnato dallo scudiero e da cinque uomini. Non sapeva quale destino fosse toccato ai Templari, per cui non aveva indossato il candido mantello crociato.
Raggiunse il castello dei St Clair al calare della sera. Il ponte levatoio era ancora ammainato. Una sentinella gli sbarro il passo.
«Sono Bertrand de Rochebrune, amico di Jean Marie de Serrault, cugino del tuo signore.»
«Con chi volete parlare?»
«Con il signor de Serrault o con il barone St Clair.»
Dopo pochi istanti fu raggiunto nella corte da Jean Marie, che apri il viso in un sorriso di gioia, esclamando: «Amico mio. Non sapete quanto io sia felice di rivedervi dopo cosi tanto tempo».
Bertrand si accorse subito che le sue condizioni erano ulteriormente peggiorate. Il tremito alle mani era ormai costante e lo sguardo sfuggente, se non addirittura vacuo.
«Come temevo, da quando Bertrand e partito le cose sono cambiate», disse Luigi a Shirinaze, preoccupato. Si era appena incontrato con Raymond de Ceillac, il nuovo capo della comunita. «Quell’uomo non mi piace», continuo. «E ancora meno mi piacciono il modo in cui tratta gli indigeni e la sua bramosia di oro e argento. Spero che Bertrand torni presto, altrimenti rischiamo il peggio.»
«Ma no. De Ceillac e un combattente, e forse hai interpretato male i suoi modi rudi. E il Cavaliere piu anziano, e il comando gli spettava di diritto.»
«Conosco bene i suoi modi, e proprio per questo sono preoccupato. Ha istituito una sorta di giustizia sommaria, che colpisce tutti, ma soprattutto gli indigeni. Oggi ne ha fatto impiccare due, rei, secondo lui, di aver sottratto una pepita d’oro durante l’estrazione. Sta instaurando un regime di terrore. E alla fine non potra che danneggiare la nostra pacifica convivenza con i locali.»
«Anche l’atteggiamento degli indigeni e cambiato, pero. E credo di sapere perche.»
«Le donne, intendi?»
«Proprio. Al momento della partenza dall’Europa ce n’erano con noi soltanto cinque, oltre a me. Troppo poche per quasi settecento uomini, esclusi i Cavalieri del Tempio e gli ecclesiastici, votati alla castita. Era inevitabile che gli uomini si accompagnassero con le indigene, ma questo ha suscitato un malumore crescente.»
«E vero. Si dice addirittura che Raymond, violando i voti, abbia una relazione segreta con la figlia del capo del villaggio.»
Al grande tavolo sedevano Bertrand, St Clair e Jean Marie de Serrault. Le donne si erano educatamente allontanate dopo aver gustato con loro un ottimo pranzo a base di cacciagione.
St Clair era sui trent’anni e, come il cugino Jean Marie, non era di grande prestanza fisica. I capelli biondi tendenti al rosso gli davano un aspetto quasi fanciullesco. Portava una barba rada e poco curata. Dai suoi occhi traspariva pero una forte energia.
«Da quella notte del 1307», disse Jean Marie, «la situazione e peggiorata sempre piu, anche se i sovrani a cui Filippo IV aveva rivolto l’invito a comportarsi come lui, sono stati molto piu moderati. Qui in Scozia, per esempio, l’invito e stato ignorato.
«Il giorno seguente alla cattura, Nogaret ha trasmesso i capi di accusa alla Facolta di Teologia della Sorbona per farli esaminare da una commissione. Pochi giorni dopo ha deposto lo stesso Gran Maestro de Molay, riuscendo ad accattivarsi la benevolenza di alcuni componenti della stessa commissione di luminari. Ma il piano architettato da Filippo con Nogaret e l’Inquisitore Imbert non poteva certamente trovare un ostacolo in loro.»
«Tuttavia il papa di Roma, per il quale siamo sempre stati pronti al sacrificio…» obietto Bertrand.
«Dal marzo del 1309, Clemente V ha stabilito la sua residenza ad Avignone, e non e che un fantoccio prigioniero del re di Francia, anche se all’inizio ha cercato di far valere la sua autorita per quanto concerne l’Ordine. Molti Templari sono stati torturati durante gli interrogatori dell’Inquisizione, e alcuni di loro hanno confessato colpe ignobili. Tanto e bastato a far prevalere le accuse di Filippo.»
«Che sarebbero?»
«Alleanza dei Cavalieri del Tempio con i saraceni per impadronirsi della Cristianita, adorazione di idoli infernali, ripudio della croce, pratiche di sodomia, magia nera e altro ancora.»
«Ma e assurdo», commento Bertrand con un filo di voce.
«Veramente assurdo», convenne il barone St Clair, sdegnato. «Ma, sotto tortura, lo stesso Gran Maestro de Molay ha ammesso colpe ignobili.»
«E morto?»
«No, ma se le accuse verranno confermate, rischia il rogo.»
«Ha rivelato anche la mia missione?»
«Ho raccolto le confidenze dei parenti di Geoffroy de Charney, a cui e stato concesso di curare le gravi ferite di de Molay e di un congiunto imprigionato con il Gran Maestro», rispose lo scozzese. «Sembra che de Molay sia stato crocifisso, e che gli siano state inferte tutte le ferite di Gesu. I boia dell’Inquisizione sono maestri nel mantenere l’imputato cosciente sin sulla soglia della morte. Ma nessuno dei Templari prigionieri ha mai parlato di voi o dei cofani che custodiamo in questo castello.»
«Credo addirittura che il Gran Maestro abbia deciso di ammettere quelle infamanti accuse proprio per difendere il vostro segreto», intervenne Jean Marie de Serrault.
«Si e dunque davvero sacrificato per questo», mormoro Bertrand.
«E un soldato, temprato dalle sofferenze. Ma il suo sacrificio e stato premiato. Una volta ottenuta la sua confessione, i giudici dell’Inquisizione non hanno indagato sulla destinazione della vostra flotta», convenne de Serrault.
«Da quello sciagurato giorno le cose sono precipitate, e il pontefice non fa niente per salvare i Cavalieri. Anzi, sembra addirittura che due cardinali abbiano interrogato il Gran Maestro a Chinon, confermando le accuse e rinviandolo a deporre davanti a una commissione creata
«Dobbiamo difendere i miei confratelli da questa infamia, salvarli», esclamo Bertrand con voce rotta dall’angoscia. Quindi, ritrovata la calma, continuo: «Quanti Cavalieri ancora liberi pensate che si possano radunare?»
«Quelli rifugiati in Scozia e Portogallo sono poco piu di duemila, ma non e detto che intendano unirsi tutti a voi. E comunque sono troppo pochi per fronteggiare l’esercito del re di Francia.»
«Sia come sia, non possiamo rimanere inerti di fronte a una simile ingiustizia», concluse Bertrand de Rochebrune in tono di sfida.